Indovinate Un Po’ “Chi” E’ Tornato A Fare Dischi! The Who – WHO

the who - who cdthe who who deluxe

The Who – WHO – Polydor/Universal CD

Uno degli eventi musicali del 2019 è indubbiamente il nuovo album in studio degli Who, che come saprete più che una vera band sono ormai da anni un duo formato dal cantante Roger Daltrey e dal chitarrista Pete Townshend, dato che gli ex compagni scomparsi prematuramente Keith Moon e John Entwistle, non sono mai stati rimpiazzati con musicisti facenti ufficialmente parte del gruppo. E’ abbastanza sorprendente che la band britannica abbia dato un seguito all’ormai lontano Endless Wire del 2006, in quanto sembrava che a Townshend non interessasse più scrivere nuove canzoni (ed infatti anche la sua carriera solista è ferma a Psychoderelict del 1993) mentre Daltrey, che ultimamente è molto attivo (lo splendido Going Back Home del 2014 con Wilko Johnson, il buon As Long As I Have You dello scorso anno https://discoclub.myblog.it/2018/06/15/la-voce-e-la-grinta-sono-quelle-di-un-trentenne-ma-pure-il-disco-e-bello-roger-daltrey-as-long-as-i-have-you/  e di recente anche la versione live orchestrale di Tommy) non è mai stato e mai sarà un songwriter.

La seconda sorpresa è che WHO (questo il titolo del CD, rigorosamente maiuscolo) è probabilmente il miglior lavoro della band negli ultimi 40 anni: detto così potrebbe sembrare un’esagerazione, ma se poi andate a vedere durante le ultime quattro decadi i nostri hanno pubblicato solo i non eccelsi Face Dances e It’s Hard negli anni ottanta, nulla nei novanta ed il già citato Endless Wire, discreto ma niente più, come unico nuovo album del millennio corrente. WHO invece è un buon album, un lavoro in cui Townshend dimostra di avere ancora la voglia e la capacità di scrivere belle canzoni, cosa assolutamente non scontata quando hai più di 50 anni di carriera sulle spalle; non siamo dalle parti del capolavoro, qualche brano è di livello inferiore rispetto ad altri, ma il tutto è suonato alla grande ed il feeling è quello dei giorni migliori. E poi Daltrey ha ancora una voce magnifica, forte e pulita come se avesse ancora trent’anni. I nostri hanno fatto le cose in grande anche dal punto di vista grafico, affidandosi a Peter Blake (l’uomo dietro la storica copertina di Sgt. Pepper), che ha messo a punto un collage di immagini che comprendono Chuck Berry, Mohammed Ali, Batman e Robin, oltre a riferimenti a dischi del passato dei nostri tipo il flipper di Pinball Wizard ed i baked beans di Sell Out ed all’estetica Mod tipica dei sixties (anche se il risultato finale somiglia parecchio all’edizione del decennale di Stanley Road di Paul Weller).

Ovviamente sono della partita sia il bassista Pino Palladino che il batterista Zak Starkey (figlio di Ringo Starr), da anni con Pete e Roger anche dal vivo, ma al basso troviamo anche Guy Seyffert ed ai tamburi Joey Waronker, figlio del noto produttore Lenny, Matt Chamberlain e Carla Azar, mentre alle tastiere siede l’ex Heartbreaker Benmont Tench. L’album inizia in maniera potente con All This Music Must Fade, un brano tipico con gli stacchi chitarristici per i quali gli Who vanno famosi, Palladino e Starkey che cercano di non far rimpiangere Entwistle e Moon e l’ugola tonante di Daltrey in primo piano: forse non è una canzone rivoluzionaria, ma il suono è quello giusto. Un preambolo pianistico alla Pinball Wizard introduce la tonica Ball And Chain, sorta di rock-blues fatto alla maniera dei nostri, tosto, chitarristico, roboante e coinvolgente; I Don’t Wanna Get Wise è una rock song diretta e decisamente orecchiabile, con Roger che canta come ai bei tempi ed una strumentazione forte e pulita; Detour è grintosa e presenta un gran lavoro di percussioni ma come canzone è forse la meno riuscita del disco, mentre Beads On One String è una limpida e distesa ballata dal motivo di presa immediata, con elementi rock sempre ben presenti e Roger che dimostra di non essere solo uno screamer.

Hero Ground Zero è una rock’n’roll song potente e decisamente bella, impreziosita da una orchestrazione che la rende ancora più epica, e ha il passo delle cose migliori dei nostri, e pure Street Song, pur non raggiungendo lo stesso livello, è un pezzo di grande forza e vigore ed è dotato di un buon refrain. I’ll Be Back è l’unica traccia cantata da Townshend, una pop ballad d’atmosfera gradevole e di buona fattura pur se diversa dallo stile abituale del gruppo, mentre con Break The News torna Roger per un bellissimo folk-rock elettroacustico, diretto e trascinante: tra i brani migliori del CD. Finale con Rockin’ In Rage, ballata pianistica che in breve si trasforma in un grintoso e travolgente rock’n’roll, e con She Rocked My World, che ha quasi il sapore di una bossa nova ma non sfigura affatto. Esiste anche una versione deluxe dell’album con tre brani in più (This Gun Will Misfire, Got Nothing To Prove, Danny And My Ponies), che in realtà erano dei demo di canzoni inedite, scritte da Townshend in epoca diverse: la prima una canzone sul controllo degli armamenti, dovrebbe provenire dal periodo di Psychoderelict, il secondo è un pezzo registrato nel 1966 per gli Who, non utilizzato all’epoca, a cui è stata aggiunto recentemente una ulteriore strumentazione https://www.youtube.com/watch?v=f2FZmbB7B-M  e nella terza sembra che Pete usi un vocoder, comunque tutti e tre i brani con Townshend alla voce solista, tre pezzi che comunque non spostano il giudizio finale.

Un giudizio decisamente positivo.

Marco Verdi

Indovinate Un Po’ “Chi” E’ Tornato A Fare Dischi! The Who – WHOultima modifica: 2019-12-15T13:37:37+01:00da bruno_conti
Reposta per primo quest’articolo