L’Uomo Che Inventò Il Soul: Bonus Tracks. Sam Cooke – At The Copa/Ain’t That Good News

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Sam Cooke – At The Copa – ABKCO CD

Sam Cooke – Ain’t That Good News – ABKCO CD

Normalmente in questo blog, monografie a parte, vengono trattate solo uscite discografiche recenti, sia che si parli di dischi nuovi, ristampe, cofanetti o live d’archivio: oggi però vorrei fare uno strappo alla regola e riparare (in parte) alle due gravi mancanze del cofanetto di Sam Cooke The RCA Albums Collection, cioè i due album finali del grande cantante soul pubblicati in vita, Ain’t That Good News, registrato in studio, ed il live At The Copa, assenze pesanti anche perché stiamo parlando di due tra i migliori lavori di “Mr. Soul” (e dei quali sono ancora facilmente reperibili le ristampe rimasterizzate ABKCO del 2003). Per la verità la RCA nel 1965 fece uscire altri due album postumi intestati a Cooke, Shake e Try A Little Love, ma erano più che altro due compilation di materiale già edito, poche rarità ed addirittura pezzi risalenti al periodo Keen. Ecco dunque una breve disamina dei due dischi che invece sono indispensabili per completare adeguatamente la discografia del nostro.

Ain’t That Good News (1964). Splendido album, forse il migliore tra i lavori in studio di Cooke dopo l’inarrivabile Night Beat, un disco che lasciava prevedere un futuro luminosissimo ed invece sarà il suo canto del cigno. Qui troviamo due tra i suoi brani più belli e famosi: la gioiosa Another Saturday Night, deliziosa pop song dal mood quasi caraibico, e soprattutto la straordinaria A Change Is Gonna Come, una soul ballad stupenda e dal testo impegnato che diventerà giustamente una canzone-simbolo nella lotta per i diritti civili della minoranza afroamericana. Ci sono altri cinque pezzi usciti dalla penna di Sam: la splendida title track, vivace soul song con un banjo che la rende quasi country, la cadenzata Meet Me At Mary’s Place dal motivo irresistibile, la solare Good Times, tra le più belle del disco, l’orecchiabile e diretta Rome Wasn’t Built In A Day e lo squisito soul-pop di The Riddle Song. Tra i brani scritti da altri spiccano invece una scintillante versione a tutto swing del classico country Tennessee Waltz e l’elegante ballatona afterhours No Socond Time.

At The Copa (1964). Qualcuno in passato ebbe il coraggio di criticare questo album in quanto troppo pop (?) e pensato per un pubblico di bianchi (??): posso essere d’accordo che il postumo Live At The Harlem Square Club possa risultare più “crudo” ed in generale migliore, ma stiamo parlando di dettagli, in quanto anche qui siamo di fronte ad un album strepitoso. Registrato nel corso di due serate di luglio 1964 al Copacabana di New York, At The Copa vede il nostro accompagnato da una band di sei elementi (uno dei chitarristi è Bobby Womack) e dalla formidabile Copacabana Band, un’orchestra di fiati composta da una quindicina di elementi e condotta da Joe Mele. Inutile dire che Cooke ci regala una prestazione vocale pressoché perfetta, che inizia con una swingatissima The Best Things In Life Are Free degna del miglior Frank Sinatra seguita da Bill Bailey (canzone popolare di inizio secolo), un raffinatissimo brano jazzato proposto con classe immensa.

Il concerto presenta pezzi di Cooke (solo due peraltro: una coinvolgente Twistin’ The Night Away e la bella You Send Me proposta in un fantastico medley con Try A Little Tenderness – in anticipo di due anni su Otis Redding – e For Sentimental Reasons), la ripresa di un brano pubblicato su singolo (il traditional Frankie And Johnny, ancora tra jazz e swing), il blues di Jimmy Cox Nobody Knows You When You’re Down And Out, in veste 100% soul e cantato in maniera incredibile, una soffusa When I Fall In Love, eseguita con classe purissima, ed il trascinante gospel This Little Light Of Mine. Ma soprattutto il nostro introduce brani rigorosamente “bianchi” interpretandoli però alla sua maniera, sia che provengano dal mondo folk (If I Had A Hammer di Pete Seeger, trasformato in un perfetto errebi, ed una rilettura decisamente calda e piena d’anima di Blowin’ In The Wind di Bob Dylan) sia da quello country, con una vigorosa e soulful Tennessee Waltz.

Ora mi sento a posto con la mia coscienza, e spero nel mio piccolo di aver fatto giustizia alla figura di Sam Cooke, uno dei più grandi cantanti di sempre senza il quale la musica soul sarebbe esistita comunque, ma forse un po’ diversa da come la conosciamo.

Marco Verdi

L’Uomo Che Inventò Il Soul: Bonus Tracks. Sam Cooke – At The Copa/Ain’t That Good Newsultima modifica: 2020-02-29T11:26:53+01:00da bruno_conti
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