Sam Cooke E Curtis Mayfield Avrebbero Approvato. Robert Cray Band – That’s What I Heard

robert cray that's what i heard

Robert Cray Band – That’s What I Heard – Nozzle Records/Jay-Vee Productions

Sono passati circa tre anni dal precedente album Robert Cray & Hi Rhythm, che aveva portato il musicista della Georgia in trasferta ai leggendari Royal Studios di Memphis, per un tuffo in una delle mecche della soul music https://discoclub.myblog.it/2017/05/06/si-rinnova-la-tradizione-del-blues-e-del-soul-robert-cray-robert-cray-hi-rhythm/ , questo nuovo That’s What I Heard, sempre in compagnia del fido Steve Jordan, che ormai affianca Robert Cray come produttore da parecchi anni (dal 2014 e per gli ultimi tre album, più il disco del 1999 Take Your Shoes Off), conferma questa “svolta” decisamente orientata verso il soul, che senza dimenticare il blues, sembra diventato sempre più lo stile principale verso cui hanno indirizzato la loro musica Cray e Jordan: non per nulla proprio il produttore ha parlato di un disco alla Sam Cooke, dove, come ricorda il titolo, il nostro amico va a rivisitare anche una serie di canzoni che sono state seminali negli anni della sua giovinezza.

Alcuni brani noti, ma non celeberrimi, altri meno, oltre a sette canzoni nuove scritte per l’occasione, cinque da Cray: non ci sono più i musicisti della Hi Rhythm Section, che avevano accompagnato Cray nel 2017, ma Robert ritorna ad utilizzare la sua Band, in particolare lo storico bassista Richard Cousins, con lui dal 1980, ovviamente Jordan alla batteria, che si alterna con Terence F. Clark, l’ottimo Dover Weinberg alle tastiere, Chuck Findley a tromba e trombone e Trevor Lawrence al sax, oltre alle (ai?) Craylettes alle armonie vocali e Ray Parker, chitarrista aggiunto. Il risultato finale è delizioso, una vera panacea per i padiglioni auricolari danneggiati da copiose dosi di “musica di plastica” che aleggiano nell’etere, oltre al coronavirus: qui parliamo solo di musica autentica, che sia quella dei brani originali di Robert, come pure delle cover scelte con cura. Anything You Want, il primo singolo, è uno dei classici blues alla Cray, mosso e pungente, con eccellente lavoro della solista, contrappuntata dall’organo di Weinberg https://www.youtube.com/watch?v=OcmtxxNOg4w , a seguire la prima cover, Burying Ground, un brano di Don Robey scritto per i Sensational Nightingales, interpretato con il giusto fervore gospel dal nostro, in ricordo di quelle mattinate passate ascoltando e cantando in famiglia quel tipo di musica: le Craylettes (uso l’articolo femminile, ma le voci maschili sono predominanti nel tipico call and response) si “agitano” sullo sfondo in modo adeguato, comunque grande interpretazione.

Deadric Malone, che è poi sempre Don Robey, lo pseudonimo di quando scriveva per il blues e il R&B, e You’re The One è proprio uno straordinario errebì con fiati cantato in modo divino alla Sam Cooke da un ispiratissimo Robert Cray; un rotondo giro di basso di Cousins introduce This Man, un’altra delle composizioni originali di Cray, con l’organo che tira la volata alla chitarra per un pezzo veramente super funky nel suo andamento. A proposito di funky, più dalle parti del soul, ottima anche la cover della melliflua You’ll Want Me Back, una canzone di Curtis Mayfield, dove Robert si lancia anche in alcuni falsetti, ben spalleggiato dai backing vocalists e dai fiati di Findley e Lawrence https://www.youtube.com/watch?v=dZrWVlCnmLM , mentre Hot un altro originale di Cray, rimane sempre nell’ambito dei brani dal groove mosso e scandito, con il pianino di Weinberg che sottolinea il ritmo, mentre la chitarra rilascia un altro assolo pungente e incisivo sottolineato dai fiati sincopati e dall’organo. Promises You Can’t Keep è il risultato della collaborazione di uno strano trio, Steve Jordan, Kim Wilson e Danny Kortchmar, una malinconica ballata agrodolce su un amore che finisce, con Steve Perry che aggiunge le sue armonie vocali all’accorato canto di Robert, che conferma il suo stato di grazia in questo brano, e distilla anche magiche noti dalla sua chitarra, mentre i fiati colorano l’assieme https://www.youtube.com/watch?v=7rwB8tHpxgE .

To Be With You è un accorato omaggio allo scomparso Tony Joe White, di cui Cray aveva interpretato un brano in ciascuno degli ultimi due album, altra ballata sopraffina in puro stile deep soul, con organo scivolante e assolo misurato di chitarra. My Baby Likes To Boogaloo, come anticipa il titolo, è una danzereccia ripresa di un oscuro brano di tale Don Gardner, ovvero come si ballava negli anni ‘60, seguita dall’ultimo contributo di Cray You Can’t Make Me Change, un blues after hours soffuso e notturno, molto raffinato, con assolo in punta di dita. Altro brano nuovo che non è una cover è la canzone firmata dall’amico Cousins insieme a Hendrix Ackle, una accoppiata già presente nei precedenti CD, A Little Less Lonely, sofisticata ma non memorabile, anche se ci permette di gustare un altro impeccabile assolo di chitarra, mentre anche Do It fa parte della categoria delle cover “oscure”, un pezzo del repertorio primi anni ‘70 di Billy Sha-Rae, cantante minore della scena funky di Detroit, nell’originale suonava la chitarra un giovanissimo Ray Parker, che per l’occasione rivisita la sua parte spingendo Robert verso l’assolo più lancinante del CD in un tripudio di funky.

Forse non un capolavoro assoluto, ma un solido album di soul “moderno”, inteso nel significato più nobile del termine, Sam Cooke probabilmente avrebbe approvato alcune prestazioni vocali splendide ed ispirate di Cray.

Bruno Conti

Sam Cooke E Curtis Mayfield Avrebbero Approvato. Robert Cray Band – That’s What I Heardultima modifica: 2020-04-02T10:36:15+02:00da bruno_conti
Reposta per primo quest’articolo