Arriva Il Blues, Con Una Valanga Di Amici! Joe Louis Walker – Blues Comin’ On

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Joe Louis Walker – Blues Comin’ On – Cleopatra Blues

Anche se nell’ambito del blues, causa sempre tardivi debutti, si viene spesso considerati “giovani” anche in età matura, è pur vero che Joe Louis Walker ormai i 70 anni li ha raggiunti e anzi il giorno di Natale del 2020 ne compie 71, per cui possiamo inserirlo a diritto nella categoria veterani. Nativo di San Francisco, era già attivo nella scena musicale della Bay Area negli anni ‘60, insieme al suo compagno di stanza ed amico Mike Bloomfield, suonando sin da allora sul palco con i grandi, John Lee Hooker, Willie Dixon, Muddy Waters, anche Jimi Hendrix, poi dopo una lunga parentesi seguita al conseguimento della laurea, si è dedicato ad altre attività, pur mantenendo una passione per il gospel, fino al suo ritorno con il primo lavoro solista del 1986, il notevole Cold Is The Night. Da allora non si è più fermato e attraverso una ventina di album, spesso ottimi e alcuni che sfioravano l’eccellenza assoluta, si è costruito la reputazione di uno dei migliori chitarristi e vocalist della “nuova” scena blues, diciamo la terza generazione, quella più elettrica ed influenzata profondamente anche dal rock.

Blues Comin’ On è il secondo album che esce per la Cleopatra Blues (uhm!) dopo il DVD+CD dello scorso anno Viva Las Vegas Live: come è usanza della etichetta californiana Walker è stato circondato da un impressionante numero di ospiti per questo nuovo disco e perfino i miei amici della Cleopatra non sono riusciti a fare troppi danni. Non è tutto oro che cola quello che esce dai dodici brani del CD, ma si tratta di un album consistente e che conferma l’eclettico approccio del nostro alle 12 battute, con ampie concessioni al rock, al soul, al R&B e al funky, e magari non si raggiungono i livelli di Everybody Wants A Piece nominato ai Grammy nel 2016 https://discoclub.myblog.it/2015/10/13/il-solito-joe-louis-walker-quindi-bello-everybody-wants-piece/  o dei due precedenti usciti per la Alligator, ma siamo di fronte ad una prova più che soddisfacente. Non è dato di sapere quando e dove è stato registrato il tutto, ma visto che i nomi dei musicisti che suonano nei brani sono abbastanza ricorrenti, in particolare il bassista John Bradford e il batterista Dorian Randolph, con Eric Finland alle tastiere, si ha l’impressione che non si tratti dal solito materiale raffazzonato che spesso la Cleopatra assembla, ma di un progetto definito.

Certo la pletora di ospiti difficilmente si sarà trovata insieme per incidere lìalbum, ma il risultato finale, come detto, è sovente di ottima qualità: Walker in alcune interviste ha detto che il testo del brano di apertura Feed The Poor, che tocca temi sociali, era di Jorma Kaukonen, ma leggendo i credits sul CD vengono riportati come autori Gabe Jagger e Joe Louis Walker, comunque questo non inficia il livello del brano, uno dei migliori, tra rock, soul e derive psych. con il vecchio Hot Tuna sempre gagliardo alla solista, spesso in modalità wah-wah. Molto bella anche la title track, firmata da Dion Dimucci, in pieno trip creativo dopo il suo recente album https://discoclub.myblog.it/2020/06/17/un-altro-giovanotto-pubblica-uno-dei-suoi-migliori-album-di-sempre-dion-blues-with-friends/ , che divide anche la parte vocale con Walker, mentre alla chitarra solista troviamo un ispirato e pungente Eric Gales, aiutato da Waddy Wachtel, senza dimenticare Tom Hambridge alla batteria; Someday, Someway è una gradevole e melliflua gospel soul ballad cantata in duetto con Carla Cooke, la figlia del grande Sam, niente per cui stracciarsi le vesti, benché Lee Oskar dei War fa del suo meglio all’armonica.

E anche il super funky The Thang firmato dallo stesso JLW, al di là di alcune gagliarde evoluzioni chitarristiche di Jesse Johnson, vecchio chitarrista dei Time di Prince, non resterà negli annali, decisamente meglio l’elettroacustica Old Time Used To Be, dove il nostro unisce le forze con Keb’ Mo’ alla slide e John Sebastian all’armonica, in blues che profuma di blues delle radici, grazie anche al contributo di Bruce Katz al piano (pard di Joe nel recente Journeys To The Heart Of The Blues https://discoclub.myblog.it/2020/06/17/un-altro-giovanotto-pubblica-uno-dei-suoi-migliori-album-di-sempre-dion-blues-with-friends/ ). Anche Come Back Home è l’occasione per riascoltare il vecchio leone di Detroit Mitch Ryder, ancora in gran forma in un ficcante brano tra errebì e rock, non male anche il Chicago Blues di Bobby Rush Bowlegged Woman, Knock-Kneed Man dove Walker ci dà dentro di gusto con i colleghi Waddy Watchel, Rick Estrin e Bruce Katz, mentre non resto convinto a fondo neppure dal secondo contributo di Carla Cooke, una Wake Me, Shake Me, cantata bene, ma a tratti troppo “leccata”, al di là di un ottimo solo di JLW.

Lonely Weekends, il classico di Charlie Rich, prevede la presenza di David Bromberg, un country blues got gospel molto godibile anche se irrisolto, non si capisce perché dopo tre minuti l’ultima parte viene sfumata per oltre un minuto, misteri della Cleopatra; Seven More Steps è l’occasione per ascoltare una inedita accoppiata con Albert Lee, in un buon pezzo di impronta rock, e anche la pur sanguigna Uptown To Harlem, l’ospitata con l’altro ex componente dei Time Jellybean Johnson, non brilla per originalità. Temevo il peggio per la cover finale di 7 & 7 Is il classico dei Love, vista la presenza come vocalist aggiunto di Charlie Harper, il vecchio cantante del gruppo punk UK Subs, che francamente mi chiedevo cosa c’entrasse, e invece risulta uno dei brani migliori del disco, grazie anche alla presenza come secondo solista del grande Arlen Roth, e che conferma il buon livello complessivo del CD, a parte quei pochi piccoli passi falsi, avvalorando la statura di artista di culto di Joe Louis Walker.

Bruno Conti

Arriva Il Blues, Con Una Valanga Di Amici! Joe Louis Walker – Blues Comin’ Onultima modifica: 2020-07-30T11:06:32+02:00da bruno_conti
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