Anche Willie Nile Ha Il Suo Pregevole E Meritato Tribute Album! Various Artists – Willie Nile Uncovered

willie nile uncovered

Various Artists – Willie Nile Uncovered – 2 CD Paradiddle Records

Un album tributo, per di più di ottimo livello come quello che vado a descrivervi, Willie Nile se lo meritava davvero! Il sottotitolo di Willie Nile Uncovered, Celebrating 40 Years Of Music, rende bene l’idea, ma sarebbe stato opportuno aggiungere l’aggettivo Great, perché di grande musica (rock, folk, cantautorale, definitela come più vi piace) il songwriter nato a Buffalo settantadue anni fa ne ha prodotta veramente tanta. Se poi consideriamo le sue immense doti di performer, l’innata capacità di salire su un palco e trascinare qualunque tipo di audience verso l’entusiasmo più puro con la forza e il lirismo delle sue canzoni, diventa scontato ritenere che Willie sia diventato a ragione un punto di riferimento importante per le ultime generazioni di musicisti rock e folk. Per realizzare questo sentito omaggio, l’equipe dell’etichetta indipendente Paradiddle ha assemblato un cast di tutto rispetto, interpellando sia personaggi assai noti, nonchè amici e coetanei di Willie, sia gruppi e solisti emergenti, tutti o quasi con la comune caratteristica di aver svolto gran parte o tutta la propria carriera in quel particolarissimo microcosmo rappresentato da New York City e i suoi dintorni.

Alla Grande Mela Nile ha dedicato parecchie delle sue migliori canzoni, anche nel recente New York At Night https://discoclub.myblog.it/2020/05/20/dopo-40-anni-di-grandi-canzoni-unaltra-splendida-new-york-city-serenade-willie-nile-new-york-at-night/ , e ovviamente alcune le ritroviamo riproposte nel tributo, strutturato in due CD, per un totale di ventisei brani (25 in realtà perché uno si ripete con due diverse versioni). Per mia comodità, suddivido i partecipanti in due gruppi, le vecchie glorie, con nomi illustri nell’ambito del rock e del folk, e gli sconosciuti ai più, tra cui troviamo già tante belle sorprese, al punto da stimolare la ricerca, anche se non facile, di loro precedenti produzioni. Sul primo dischetto si mettono in bella mostra cinque band emergenti dotate di buon sound ed idee, a cominciare dai Leland Sundries, quintetto di Brooklyn, che rivisitano The Day I Saw Bo Diddley In Washington Square inserendo degli incisi ritmici tipici del protagonista del titolo (pensate a Mona o Not Fade Away) ottenendo un effetto notevole. Oppure i Quarter Horse di Long Island che rifanno When Levon Sings (dedicata al compianto Levon Helm) con un adeguato sound elettroacustico e il mandolino in primo piano a condurre la danza. Gli XL Kings ripescano dal mitico disco d’esordio di Willie That’s The Reason, con una discreta atmosfera sixties, ma meglio fanno gli Iridesense con History 101, mostrando grinta e personalità da vendere, guidati dalla brava vocalist Tara Eberle.

Chiude la cinquina una vecchia conoscenza dei locali di Long Island, il chitarrista Russ Seeger, che coi suoi Four Amigos ci regala una vivida versione della bellissima On Some Rainy Day. Tra i solisti troviamo una buona rappresentanza femminile, a cominciare dalla brillante Emily Duff, che, come una novella Michelle Shocked, ripropone Hell Yeah facendone una sorta di gospel acustico, con tamburello e bottleneck. Caroline Doctorow possiede una voce fresca come l’acqua di un ruscello di montagna e rifà con adeguata intensità la malinconica Lonesome Dark Eyed Beauty. Jen Chapin, figlia del famoso songwriter Harry Chapin, vanta buoni precedenti in ambito folk e jazz e qui ci offre una sentita cover per chitarra e voce di una ballad certo non tra le più note del vasto catalogo di Nile, The Crossing (era su American Ride). Annie Mark, cantautrice roots-rock, introduce col banjo la scoppiettante Everybody Needs a Hammer dandone una versione discreta che non sfiora però la trascinante forza dell’originale. Tra i maschietti, invece, si mettono in luce il giovane Pete Mancini (quattro album alle spalle) con una tonica ed efficace Asking Annie Out, Allen Santoriello che trasforma House Of A Thousand Guitar in una divertente honky tonk ballad e il veterano Gene Casey (definito the premier barroom troubadour of Eastern Long Island) che non sfigura riproponendo in stile Johnny Cash quel piccolo capolavoro che è American Ride.

Se grazie ai piccoli calibri l’operazione può già dirsi riuscita, dopo i nomi che ora comincio ad elencarvi vi convincerete che questo Willie Nile Uncovered vale assolutamente la spesa., non indifferente. Richard Barone, già leader della new wave band The Bongos, noto anche come produttore e regista teatrale, si confronta con l’inno Street Of New York e ne realizza una versione piacevole irrobustita da chitarre e batteria, arricchita pure da un godibile video. Niente a che vedere però con il pathos dell’originale, per sola voce, piano e armonica. Alcuni dei vecchi amici di Willie, conosciuti all’inizio della carriera, negli anni in cui frequentava il Greenwich Village esibendosi nei più noti locali, hanno voluto omaggiare il suo talento compositivo, primo fra tutti John Gorka, che mette tutta la sua immensa classe nella limpida rivisitazione di I Don’t Do Crazy Anymore. Lucy Kaplansky, di cui vi invito a riscoprire l’intera discografia, fa scorrere più di un brivido con una versione per solo piano, voce e archi della liricissima When The Last Light Go Out On Broadway, mentre il valentissimo Richard Shindell reinterpreta da par suo la commovente On The Road To Calvary dedicata dal suo autore alla tragica e prematura fine di Jeff Buckley.

Un secondo trittico cantautorale di notevole spessore vede protagonisti Rod Picott, Slaid Cleaves e Dan Bern: il primo scandisce con voce calda e partecipe le parole di Looking For Someone, su un arrangiamento ridotto all’osso, il secondo si avvale di una bella lap steel guitar per aggiungere un ulteriore tocco romantico alla dolce Sideways Beautiful e il terzo dà un po’ di fuoco alle polveri con la bella cavalcata elettrica Life On Bleeker Street, rumorosa e nostalgica rivisitazione della vita trascorsa nel Village. Detto che il bravo Nils Lofgren si cimenta in una vibrante (ma un tantino troppo ampollosa) versione di All God’s Children, il cui testo a parer mio andrebbe insegnato nelle scuole, vado ad introdurvi l’ultimo trittico di interpreti che a parer mio fanno arrivare al top questa già ottima raccolta. Elliott Murphy, solo per il fatto che da tanti anni ormai risiede a Parigi, non poteva che scegliere Les Champs Elysees di cui converte la furia quasi punk in pacato humor, reinventandola come una ballad acustica con tanto di azzeccatissimo trio d’archi sullo sfondo e il solito prezioso intervento chitarristico di Olivier Durand. Chapeau, monsieur Murphy!

Vagabond Moon è il primo grande rock anthem di Willie Nile sempre presente nei suoi concerti come lo è Born To Run in quelli del Boss. Rallentarla fino a farla diventare una gospel song, come fa qui il redivivo Kenny White (cantautore newyorkese di culto), potrà sembrare a molti un sacrilegio, ma funziona, eccome se funziona! L’uso delle voci e del piano è splendido, pregevoli gli interventi di hammond, mandolino e chitarra elettrica, una cover davvero da applausi.

Come merita applausi pure James Maddock, (di cui da poco è uscito il nuovo brillante CD No Time To Cry, a breve la recensione sul Blog) che trasforma in oro tutto ciò che tocca, compresa la deliziosa She’s Got My Heart, che interpreta con il consueto timbro roco spezzacuori e un arrangiamento perfetto. Ho tenuto per ultimo non a caso il leone inglese Graham Parker che si impadronisce del live anthem One Guitar come fosse una cosa sua, cavalcando il pezzo con l’energia di un ventenne, un vero esempio di illuminata longevità artistica. Cosa che manca totolmente al simpatico bassista della band di Willie Johnny Pisano, a cui è stata data l’occasione di registrare una sua versione reggae della suddetta One Guitar, più inutile che dannosa. Né questa né la scialba When One Stands interpretata da tale Henroy Vassell, che cerca, senza riuscirci, di fare il verso a Garland Jeffreys, possono inficiare il giudizio più che positivo su questo doveroso tributo a uno dei più grandi autori di rock stories dei nostri tempi. God bless Willie Nile!

Marco Frosi

Anche Willie Nile Ha Il Suo Pregevole E Meritato Tribute Album! Various Artists – Willie Nile Uncoveredultima modifica: 2020-09-10T14:44:23+02:00da bruno_conti
Reposta per primo quest’articolo