Il Lungo Addio: Un Doppio Sguardo Nel Passato Della Grande Band Scozzese. Runrig – One Legend-Two Concerts

runrig two concerts

Runrig – One Legend-Two Concerts: Live At Rockpalast 1996 & 2001 – MIG/WDR 4CD/2DVD Box Set

Il lungo addio alle scene dei Runrig, storica folk-rock band scozzese (una vera istituzione in patria), dovrebbe essersi definitivamente chiuso con il live celebrativo The Last Dance uscito nel 2019 https://discoclub.myblog.it/2019/10/14/e-con-questo-bellissimo-live-siamo-davvero-giunti-forse-al-gran-finale-runrig-the-last-dance-farewell-concert/ , ed è perciò con grande piacere che accogliamo questo One Legend-Two Concerts, ennesimo episodio della fortunata serie Live At Rockpalast che documenta concerti del passato in terra di Germania trasmessi all’epoca in televisione. Come suggerisce il titolo, questa volta i tipi della Rockpalast hanno fatto le cose in grande, pubblicando ben due concerti completi dei Runrig sia in versione audio che video, per un totale di quattro CD e due DVD in un pratico box in confezione clamshell. Il cofanetto ci presenta quindi il gruppo delle Ebridi in due momenti diversi della carriera, a Dusseldorf il 3 febbraio 1996 ed a Colonia il 15 dicembre 2001, due serate che vedono il gruppo in momenti molto diversi nonostante ci siano solo cinque anni tra uno show e l’altro https://www.youtube.com/watch?v=lAN01onpzQU .

runrig one legend two concerts 1

Lo spettacolo del 1996 infatti è uno degli ultimi con il leader e cantante storico Donnie Munro, che da lì a poco abbandonerà la band per entrare in politica, mentre quello del 2001 vede alla voce solista Bruce Guthro, che ha guidato il gruppo fino allo scorso anno: c’è anche un cambio di tastierista (Brian Hurren al posto di Peter Wishart), mentre il chitarrista Malcolm Jones, il percussionista Calum MacDonald e la sezione ritmica formata da Rory MacDonald e Iain Bayne sono al loro posto in entrambe le serate. Lo stile però rimane lo stesso (con una leggera preferenza da parte mia per il secondo show), brani folk-rock elettrici e trascinanti, veri e propri inni per i fans del gruppo, alternati a ballate profonde e suggestive, con una qualità compositiva di alto livello che ci fa perdonare un’occasionale magniloquenza nei toni: la grandezza del gruppo si vede anche dal fatto che, a distanza di appunto soli cinque anni, le due scalette hanno brani al 90% diversi, con sole tre ripetizioni (Skye, Flower Of The West e Loch Lomond). Per la verità l’inizio del primo concerto non è dei migliori, in quanto l’uno-due tra Day In A Boat e Nothing Like The Sun sembra più musica new age che rock, ma le cose migliorano subito con la roccata City Of Lights, forse un po’ ruffiana ma trascinante al punto giusto e dotata di una di quelle melodie che hanno fatto la fortuna del gruppo.

Runrig_concert

Altri highlights di uno show che vi farà comunque trascorrere due ore piacevoli (ripeto, a parte qualche tentazione radiofonica i Runrig erano una grande band) sono la deliziosa Rocket To The Moon, dal refrain irresistibile, l’intensa Road And The River, ballata dai toni solenni, il medley The Mighty Atlantic/Mara Theme https://www.youtube.com/watch?v=4YjxnvMLfwg , con splendido assolo chitarristico finale  , la classica The Greatest Flame, uno slow pianistico coi fiocchi, la saltellante ed Irish-oriented Healer In Your Heart, dal motivo corale che lascia il segno, l’evocativa ed orecchiabile Only The Brave ed uno strepitoso finale, tre canzoni per 25 minuti di musica, con la potente Alba, la lunga e fluida Flower Of The West e la popolare Loch Lomond (il loro primo successo) in una notevole versione di quasi nove minuti, un pezzo che anche il pubblico tedesco mostra di conoscere a memoria https://www.youtube.com/watch?v=mV5D3hdYcNo .

runrig one legend two concerts 2

Il secondo concerto come ho già detto presenta una setlist molto diversa, ma la sostanza non cambia: grandi canzoni alternate ad altre più normali, ma con l’innata capacità dei nostri di trascinare il pubblico, e Guthro che ha una voce più diretta di Munro ed uno stile meno declamatorio. Tra i brani più coinvolgenti ci sono l’arioso folk-rock Saints Of The Soil https://www.youtube.com/watch?v=KjEGNCCn0eE , le suggestive ballate Book Of Golden Stories e One Thing, il gaelic rock di A Dh’Innse Na Firinn, la pulsante Protect And Survive, altra melodia vincente, la strepitosa Every River, una delle loro ballate più emozionanti, le travolgenti gighe rock Pride Of The Summer (con un verso improvvisato in tedesco) e An Sabhal Aig Neill, il singalong di The Stomping Ground e gli straordinari nove minuti di Maymorning, con Guthro che gioca ad improvvisare Jingle Bells https://www.youtube.com/watch?v=4TzNLxz_Er8 . Finale con il solito inno Loch Lomond e, visto che siamo a dieci giorni da Natale, un breve accenno a Silent Night  .

runrig one legend two concerts 3

Nella discografia dei Runrig gli album dal vivo non mancano di certo, ma questo One Legend-Two Concerts è indubbiamente difficile da bypassare.

Marco Verdi

Due Splendidi Tributi Ad Altrettante Icone Del Country. Parte Seconda: Willie Nelson

willie nelson american outlaw cd dvd

VV.AA. – Willie Nelson: American Outlaw – Blackbird 2CD – 2CD/DVD

Dopo aver parlato dello splendido concerto-tributo a Merle Haggard, oggi mi occupo dell’analoga operazione dedicata a Willie Nelson, uno show all-star svoltosi anche questo alla Bridgestone Arena di Nashville ma il 12 gennaio del 2019. Rispetto all’omaggio a Merle qui c’è una differenza “abbastanza” importante, e cioè che là si pagava il giusto tributo ad un grande artista scomparso esattamente un anno prima, mentre nel caso di Nelson il festeggiato è ancora vivo e vegeto, e soprattutto è presente sul palco per tutta la seconda metà del concerto. E, seppur di poco, questo doppio CD (volendo anche con DVD) è superiore anche a quello dedicato a Haggard, sia per la tracklist che comprende anche classici non scritti da Willie ma da lui interpretati in passato, sia per il cast che è ancora più di alto profilo che nel primo caso. La house band è come al solito guidata dal bassista Don Was, e comprende fra gli altri la bella e brava Amanda Shires al violino, Jamey Johnson e Audley Freed alle chitarre, il maestro della steel guitar Paul Franklin e lo storico partner di Nelson Mickey Raphael all’armonica.

chris-stapleton-emmy-lou-harris-added-to-willie-nelson-tribute-concert

Un concerto quindi da godere dalla prima all’ultima canzone, con diverse prestazioni di altissimo livello. Come nei concerti di Willie si comincia con Whiskey River, canzone trasformata quasi in un southern rock dal vocione di Chris Stapleton e da un accompagnamento strumentale robusto https://www.youtube.com/watch?v=xJlw93PLCRY ; Lee Ann Womack fornisce una performance trascinante e piena di grinta con l’honky-tonk Three Days (e che voce), mentre la coppia Steve Earle-Margo Price ci delizia con un ottimo medley di puro country’n’roll tra Sister’s Coming Home e Down At The Corner Beer Joint https://www.youtube.com/watch?v=bUyVRoL0FT0 . Altro medley, stavolta fra I Thought About You Lord, Time Of The Preacher e Hands On The Wheel, con i due figli di Willie, Lukas e Micah Nelson, al centro del palco (e se la cavano splendidamente, con l’ugola di Lukas che sembra davvero una versione giovane di quella del padre); poi arriva Nathaniel Rateliff che si conferma un grande vocalist con una formidabile rilettura del classico di Leon Russell A Song For You https://www.youtube.com/watch?v=0V8MpRmsmFg . Il duo Lyle Lovett-Ray Benson rilegge Shotgun Willie mescolando in maniera goduriosa rock, blues e gospel https://www.youtube.com/watch?v=wUsviEoiKcc , Vince Gill va sul velluto con la sua voce morbida, e Blue Eyes Crying In The Rain sembra scritta apposta per lui, mentre il classico di Ray Charles (ma l’ha fatta anche Willie) Georgia On My Mind brilla di nuova luce nelle sapienti mani di Jamey Johnson, in una versione che è puro southern soul https://www.youtube.com/watch?v=C7XIHrP1o2w .

willie-nelson george strait

Ed ecco proprio Willie, che insieme ai coniugi Susan Tedeschi e Derek Trucks ci regala una strepitosa City Of New Orleans di Steve Goodman (ma come canta Susan!) https://www.youtube.com/watch?v=JNS9-EHwS5k , e vengono seguiti dagli Avett Brothers in una travolgente ripresa bluegrass di Bloody Mary Morning suonata ai mille all’ora e dalla brava Norah Jones che insieme ai Little Willies si conferma artista raffinata con una swingata ed elegante I Gotta Get Drunk. Il primo CD si chiude con Jack Johnson che propone la sua Willie Got Me Stoned, niente di speciale, ed Eric Church che non è un fenomeno ma con Me And Paul se la cava abbastanza bene. Le undici canzoni del secondo dischetto vedono tutte quante il padrone di casa protagonista di una serie di duetti: la voce di Willie non è più quella di un tempo, a volte sembra quasi non arrivarci più, ma questo paradossalmente rende il tutto ancora più emozionante e vero. La languida Crazy viene riproposta insieme a Dave Matthews, la cui voce non ho mai potuto soffrire molto, mentre la gustosa honky-tonk song After The Fire Is Gone vede il nostro insieme a Sheryl Crow, ed il risultato è già migliore. La stupenda Pancho & Lefty è rifatta insieme alla meravigliosa Emmylou Harris  https://www.youtube.com/watch?v=FnFGYNPK5g4 (scusate gli aggettivi, ma sono innamorato di Emmylou da quando i miei ormoni hanno iniziato a fare il loro dovere), ed i due vengono raggiunti da Rodney Crowell che porta in dote la fulgida Till I Gain Control Again https://www.youtube.com/watch?v=UCSmqi2-uXk .

Willie-Nelson-American-Outlaw-Blackbird-Presents-Show-20190113-Timmermans-2780

E’ il momento di un incontro di leggende (texane), in quanto sale sul palco Kris Kristofferson che intona la sua Me And Bobby McGee con Willie che fa da backing vocalist: puro carisma (c’è anche Church, ma c’entra come i cavoli a merenda); Jimmy Buffett porta nella serata un po’ di Caraibi con una versione solare dell’evergreen di Jimmy Cliff The Harder They Come, mentre Always On My Mind (successo di Elvis ma anche di Willie) vede Nelson fare un po’ di fatica con la voce, ma ci pensa Stapleton ad aiutarlo, con Trucks che ricama sullo sfondo per una rilettura decisamente toccante. Arriva George Strait che prima duetta con il nostro sulle note della sua recente hit Sing One With Willie https://www.youtube.com/watch?v=nBilEaAM5Go , e poi fa le veci di Waylon in una solida e vigorosa Good Hearted Woman https://www.youtube.com/watch?v=S4k4TZAQdyg . Finale altamente coinvolgente con tutti quanti on stage per la sempre splendida On The Road Again https://www.youtube.com/watch?v=UpEAQEz-EN8  ed una pimpante Roll Me Up And Smoke Me When I Die, titolo perfetto per chiudere una serata dedicata ad uno degli ultimi fuorilegge rimasti.

Marco Verdi

Tra Texas E Louisiana Un Altro “Sfizioso” Artista Di Culto Da Scoprire. Johnny Nicholas – Mistaken Identity

Johnn+y-Nicholas mistaken identity

Johnny Nicholas – Mistaken Identity – Valcour Records

Nel CV di Johnny Nicholas una delle prime cose che viene evidenziata è quella di essere stato un componente degli Asleep At The Wheel: ma poi se approfondiamo scopriamo che Nicholas ha fatto parte della band solo dal 1978 al 1981, apparendo in un disco, il pur ottimo Served Live, dove cantava alcuni brani e suonava chitarra ritmica, piano e armonica, non in un ruolo di primo piano. Questo non per dire che non sia bravo, tutt’altro, ma quanto spesso le biografie siano fuorvianti. Il buon Johnny appartiene anche lui alla categoria dei “diversamente giovani”, avendo ormai superato i 70 anni; una lunga carriera che negli inizi di metà anni ‘60 lo vede nel Rhode Island con la Black Cat Blues Band insieme a Duke Robillard, poi passando brevemente per la California, arriva a Chicago e suona con Big Walter Horton e Robert Lockwood Jr., in seguito di nuovo nel Rhode Island in una band con Ronnie Earl, a questo punto arriva l’esperienza con gli Asleep, ma anche “visite musicali” dalle parti della Louisiana, e che ti fa poi il buon Johnny?

JohnnyNicholas 1

Si ritira per dieci anni per formare e crescere una famiglia, si apre una stazione di servizio, trasformata in ristorante, nel Sud del Texas, ma a inizio anni ‘90 torna alla musica blues, accompagnando Johnny Shines e Snooky Pryor, e proseguendo nella propria carriera solista, che ad oggi consta di otto album, non conosciutissimi ma tutti di buona fattura, benché di non facile reperibilità. Ed eccoci arrivati a questo Mistaken Identity, prodotto dal vecchio amico della Louisiana, il maestro di cajun Joel Savoy, registrato quasi tutto in presa diretta con una piccola pattuglia di ottimi musicisti texani, Scrappy Jud Newcomb (del giro Austin dei Loose Diamonds) a chitarre e mandolino, il bravissimo bassista Chis Maresh (di recente nel Live di David Grissom) e il batterista John Chipman, più alcuni ospiti tra cui spiccano Max e Josh Baca a bajo sexto e accordion, Chris Stafford e Eric Adcock alle tastiere e un gruppetto di vocalist aggiunti.

Johnny nicholas 2

Genere musicale potremmo dire blues contemporaneo, con forti componenti roots: Nicholas si scrive quasi tutte le canzoni, con l’eccezione di una bellissima cover di River Runs Deep del compianto Stephen Bruton, posta in chiusura e che da sola vale quasi l’acquisto, un piccolo capolavoro di equilibri sonori, una ballata soffice e sinuosa che profuma di Sud, dove la slide della resonator di Nicholas interagisce con organo e la chitarra di Newcomb e con la voce vissuta ma sicura dello stesso Johnny https://www.youtube.com/watch?v=fmModwL0kZE  Il resto del disco è a tratti decisamente più bluesato, dall’elettrica e grintosa She Stole My Mojo con elementi di southern rock, tra bottleneck e armoniche insinuanti, a Mule And The Devil, più polverosa e sottile, tra mandolini, clavinet, il violino di Savoy e l’armonica con un’aria pigra e indolenta che rimanda sempre alle amate atmosfere roots https://www.youtube.com/watch?v=dUY2lVS44AQ , con il resto della band a far quadrare il cerchio del suono. Spark To A Flame inserisce anche elementi country e l’uso di voci femminili per completare un quadro sonoro più complesso, dove strumenti acustici ed elettrici si intrecciano con grande facilità https://www.youtube.com/watch?v=W3y994qiQ38 , mentre la title track, con un pianino barrelhouse a guidare le danze, sembra uscire da qualche disco di New Orleans, con tocchi R&B e soul, rimandi a Dr. John e JJ Cale, entrambi maestri del laidback sound, e anche qualche tocco sardonico di Randy Newman nella voce di Nicholas https://www.youtube.com/watch?v=4ep4GBzrO0E .

JOHNNY_NICHOLAS_FEAT-1

Deliziosa pure Guadalupe’s Prayer dove bajo sexto e chitarre acustico mi hanno ricordato il suono di un altro grande “sudista di culto” come Grayson Capps  . I Wanna Be Your Baby è un bel blues-rock sempre pigro e indolente, ma con le chitarre decisamente presenti https://www.youtube.com/watch?v=NphjhMBTJY8 , e nella divertente Tight Pants si vira verso il R&R e ritmi molto più mossi e trascinanti, per farsi di nuovo riflessivi e malinconici in una storia tipica della Louisiana come She Didn’t Think Of Me That Way, nella quale l’accordion di Josh Baca e il resonator aggiungono ulteriori tocchi bajou a questa incantevole ballata https://www.youtube.com/watch?v=RKSE9JYkGWc , con Highway 190 che oscilla tra coretti doo-wop e old school R&R, un po’ Chuck Berry e un po’ Fats Domino, comunque assai godibile, come peraltro tutto il disco, della serie non solo blues: da scoprire.

Bruno Conti

Il 2020 Non E’ Ancora Finito: Il Giorno Di Natale E’ Morto Tony Rice, Maestro Del Bluegrass.

tony rice 1

Questo maledetto 2020 è agli sgoccioli, ma non ha ancora terminato di far sentire in maniera nefasta la sua presenza: tre giorni dopo la scomparsa di Leslie West dobbiamo infatti registrare un’altra grave perdita nel mondo della nostra musica, in quanto il giorno di Natale si è spento all’età di 69 anni (pare di infarto mentre si faceva il caffé, ma erano anni che si trascinava vari problemi di salute) David Anthony Rice, meglio conosciuto come Tony Rice, chitarrista acustico sopraffino ed uno dei musicisti più influenti di sempre in ambito bluegrass https://www.youtube.com/watch?v=-GdfCNKuJzo . Nato in Virginia ma cresciuto in California in una famiglia che mangiava pane e musica, il giovane Tony si interessa da subito al genere bluegrass che è anche il preferito dal padre Herb, ed in particolare all’opera dei Kentucky Colonels, band nella quale milita il futuro Byrd Clarence White. Diventato in pochi anni un eccellente chitarrista, Rice nel 1970 si sposta in Kentucky dove entra a far parte prima dei Bluegrass Alliance ed in seguito dei New South di J.D. Crowe, un gruppo in cui militano anche nomi del calibro di Jerry Douglas al dobro e Ricky Skaggs al mandolino, violino e voce: il loro omonimo album del 1974 è considerato uno dei capolavori del bluegrass dell’epoca.

tony-rice-600x315-cropped

In particolare il nome di Rice (i cui tre fratelli sono ugualmente musicisti) inizia a circolare nell’ambiente grazie alla sua notevole abilità chitarristica, sviluppata per mezzo della tecnica del “flatpicking”, che consiste nel colpire le corde ad una ad una col plettro tenuto tra pollice ed indice. In pochi anni quindi Tony diventa un musicista molto richiesto ed entra a far parte del David Grisman Quintet, con il quale registra tre album tra il 1977 ed il 1981 ponendo quindi anche il suo marchio nella nascita e sviluppo della cosiddetta “Dawg Music” https://www.youtube.com/watch?v=x05z27blg80 ; ma Rice è anche un abile cantante e quindi comincia a costruirsi una carriera sia come solista che come capo del Tony Rice Unit, attraverso una serie di pregevoli album pubblicati in uno spazio di tempo molto ampio, dal 1973 al 2000 https://www.youtube.com/watch?v=TFBWOvSuCE8 . Come se ciò non bastasse, nel 1981 forma la Bluegrass Album Band, un supergruppo con Crowe, Todd Phillips, Doyle Lawson e Bobby Hicks, i quali si occupano di riprendere classici del passato di gente come Bill Monroe, Lester Flatt, Earl Scruggs, Ralph Stanley ed altri: The Bluegrass Album non è un successo di vendite (nulla nel corso della carriera di Rice lo sarà), ma i cinque si divertono a tal punto da pubblicare ben cinque seguiti fino al 1996  https://www.youtube.com/watch?v=8VEmXV8Dx_4.

Tony-Rice

Instancabile, Tony riesce a trovare il tempo di registrare due pregevoli album con Norman Blake, altrettanti con i suoi fratelli a nome, appunto, The Rice Brothers, di unirsi a Grisman ed a Jerry Garcia per l’ottimo The Pizza Tapes (inciso nel 1993 e pubblicato nel 2000 https://www.youtube.com/watch?v=TXi5Wh_uDKQ ) e, tra il 1997 ed il 2001, di incidere tre splendidi lavori insieme al fratello Larry Rice, Chris Hillman e Herb Pedersen (Rice, Rice, Hillman & Pedersen: Out On The Woodward, Rice, Rice, Hillman & Pedersen e Runnin’ Wild, uno più bello dell’altro https://www.youtube.com/watch?v=DX0880QYhI8 ). Dulcis in fundo, nel nuovo millennio si unisce ad un altro grande chitarrista, Peter Rowan, per due album, l’ultimo dei quali (Quartet, 2007) è anche l’ultima testimonianza su disco della sua sublime tecnica chitarristica https://www.youtube.com/watch?v=tyfRpnvbW8I .

Rest in peace, old pickin’ man.

Marco Verdi

Due Splendidi Tributi Ad Altrettante Icone Del Country. Prima Parte: Merle Haggard Sing Me Back Home

sing me back home the music of merle haggard

VV.AA. – Sing Me Back Home: The Music Of Merle Haggard – Blackbird 2CD – 2CD/DVD

La Blackbird Records, erichetta responsabile in passato di bellissimi album tributo registrati dal vivo (dedicati a Jerry Garcia, Kris Kristofferson, Mavis Staples, Gregg Allman, Waylon Jennings, Charlie Daniels, Dr. John, Emmylou Harris, Levon Helm e John Lennon), ha deciso quest’anno di regalarci ben due operazioni analoghe, dedicate e altrettante autentiche leggende della country music: Merle Haggard e Willie Nelson. Oggi mi occupo del primo dei due omaggi Sing Me Back Home: The Music Of Merle Haggard, un concerto registrato alla Bridgestone Arena di Nashville (e pubblicato sia in doppio CD che con DVD allegato) in una data che non poteva che essere il 6 aprile, che è il giorno sia di nascita che di morte del countryman californiano: per l’esattezza siamo nel 2017, un anno dopo la scomparsa di Merle e giorno del suo ottantesimo compleanno. La house band è un mix tra gli Strangers, gruppo che era solito accompagnare Merle dal vivo, e musicisti come Don Was, Sam Bush ed il figlio del festeggiato, Ben Haggard, e durante lo show vediamo scorrere una serie impressionante di grandi nomi e possiamo ascoltare diverse performance d’eccezione.

ben haggard

La serata si apre proprio con Haggard Jr., che con una bella voce profonda ci regala una languida What Am I Gonna Do (With The Rest Of My Life) https://www.youtube.com/watch?v=xz1__9ITpGA  e, insieme ad Aaron Lewis, Heaven Was A Drink Of Wine; la stagionata Tanya Tucker ha ancora grinta da vendere e lo dimostra con una bella ripresa dell’honky-tonk The Farmer’s Daughter, e ancora più avanti con gli anni sono il mitico Bobby Bare, alle prese con un’ottima I’m A Lonesome Fugitive https://www.youtube.com/watch?v=yJEJQCDZOMU , e Connie Smith, che con voce giovanile propone una limpida rilettura di That’s The Way Love Goes. John Anderson è un grande, e la sua Big City, gustosa e ritmata honky-tonk song, è tra le più riuscite di questa prima parte https://www.youtube.com/watch?v=Vt1P-5tOLXM , mentre Toby Keith un grande non è ma ha quantomeno esperienza e con il repertorio giusto, nella fattispecie il medley Carolyn/Daddy Frank, se la cava bene; Buddy Miller è bravissimo sia come singer/songwriter che come chitarrista, e lo fa vedere con una splendida Don’t Give Up On Me in pura veste country-gospel, il duo Jake Owen/Chris Janson propone la lenta Footlights, discreta, e Lucinda Williams che poteva apparire un po’ fuori contesto fornisce invece una prestazione egregia con una scintillante Going Where The Lonely Go https://www.youtube.com/watch?v=brj50wVvmCc .

Mandatory Credit: Photo by Invision/AP/Shutterstock (9242003x) Bobby Bare performs at the concert "Sing me Back Home: The Music of Merle Haggard" at the Bridgestone Arena, in Nashville, Tenn Sing me Back Home: The Music of Merle Haggard - Show, Nashville, USA - 6 Apr 2017

Mandatory Credit: Photo by Invision/AP/Shutterstock (9242003x)
Bobby Bare performs at the concert “Sing me Back Home: The Music of Merle Haggard” at the Bridgestone Arena, in Nashville, Tenn
Sing me Back Home: The Music of Merle Haggard – Show, Nashville, USA – 6 Apr 2017

Il primo CD si chiude in netto crescendo con l’ottimo Jamey Johnson, grande voce e solida imterpretazione dell’intensa Kern River, gli Alabama che non mi sono mai piaciuti molto ma qui centrano il bersaglio con una toccante Silver Wings acustica e corale, Hank Williams Jr. che affronta I Think I’ll Just Stay Here And Drink come se fosse una sua canzone (quindi roccando in maniera coinvolgente), la meravigliosa Loretta Lynn che va per i 90 ma dà ancora dei punti a tutti con una vispa Today I Started Loving You Again, ed i Lynyrd Skynyrd al completo che non possono che suonare la travolgente Honky Tonk Night Time Man, brano di Haggard che dagli anni 70 eseguono sui palchi di tutto il mondo https://www.youtube.com/watch?v=JIqPW5w54UE .

Mandatory Credit: Photo by Invision/AP/Shutterstock (9242003ad) Rodney Crowell performs at the concert "Sing me Back Home: The Music of Merle Haggard" at the Bridgestone Arena, in Nashville, Tenn Sing me Back Home: The Music of Merle Haggard - Show, Nashville, USA - 6 Apr 2017

Mandatory Credit: Photo by Invision/AP/Shutterstock (9242003ad)
Rodney Crowell performs at the concert “Sing me Back Home: The Music of Merle Haggard” at the Bridgestone Arena, in Nashville, Tenn
Sing me Back Home: The Music of Merle Haggard – Show, Nashville, USA – 6 Apr 2017

(NDM: sulla confezione del doppio CD è indicato anche Rodney Crowell con You Don’t Have Very Far To Go, ma non c’è…. ma è nel DVD) Il secondo dischetto si apre subito alla grande con gli Avett Brothers che rileggono in modo superbo la classica Mama Tried, tra gli highlights della serata https://www.youtube.com/watch?v=uCoPrCoMmis , e prosegue sulla stessa lunghezza d’onda con John Mellencamp ed una fantastica White Line Fever, puro folk-rock elettrificato https://www.youtube.com/watch?v=GUlhKT0KMKY ; Kacey Musgraves si cimenta con grazia ma anche grinta con Rainbow Stew, mentre il povero Ronnie Dunn che già non è un genio vede la sua It’s All In The Movies letteralmente spazzata via da un ciclone chiamato Billy Gibbons, prima nell’insolita veste di honky-tonk man con una tonica The Bottle Let Me Down e poi in coppia con Warren Haynes, un altro carrarmato, in una potente e bluesata Workin’ Man Blues, solo due voci e due chitarre elettriche fino al formidabile finale accelerato e full band https://www.youtube.com/watch?v=ZUqnt_JGNLc .

miranda lambert sing me back home

Dierks Bentley se la cava abbastanza bene con l’ariosa If We Make It Through December, puro country, e precede le due donzelle Sheryl Crow (Natural High) e Miranda Lambert (Misery And Gin), brave entrambe https://www.youtube.com/watch?v=scy80IjpqII , ed il grandissimo Willie Nelson che duetta con Kenny Chesney nel capolavoro di Townes Van Zandt Pancho And Lefty (che fu un successo negli anni 80 proprio per Willie e Merle): versione davvero commovente https://www.youtube.com/watch?v=Lhs62F6YmkU . Di leggenda in leggenda, ecco Keith Richards che ci delizia con il superclassico Sing Me Back Home nel suo tipico stile sgangherato ma pieno di feeling https://www.youtube.com/watch?v=LwqzhbjrcnA ; “Keef” viene raggiunto ancora da Willie per una tersa Reasons To Quit e poi cede il posto a Toby Keith che al cospetto di Nelson è un nano ma riesce a non sfigurare nell’elettrica e spumeggiante Ramblin’ Fever. Gran finale con tutti sul palco per Okie From Muskogee, inno anti-hippies criticatissimo all’epoca ma canzone strepitosa.

willie nelson keith richards merle haggard

Un tributo splendido quindi, giusto e dovuto omaggio ad una vera leggenda della nostra musica. Una sola domanda però: dove cippalippa era Dwight Yoakam?

Marco Verdi

Il Signor Voight Si E’ Fatto In Tre! Chip Taylor – In Sympathy Of A Heartbreak/Dad & The Monkey/NY To Norway & Back

chip taylor 2020

Chip Taylor – In Sympathy Of A Heartbreak – Train Wreck CD

Chip Taylor – Dad & The Monkey – Train Wreck CD

Chip Taylor – NY To Norway & Back – Train Wreck CD

James Wesley Voight, più conosciuto come Chip Taylor, negli ultimi anni è diventato uno dei miei cantautori preferiti. Il suo stile pacato, le sue ballate profonde e toccanti cantate con voce calda e pastosa sono in grado di scaldarmi il cuore anche più quanto non facciano certi suoi colleghi maggiormente famosi e blasonati. Nel nuovo millennio Taylor ha anche preso un discreto ritmo nella pubblicazione di dischi nuovi, mantenendo tranquillamente la media di un album all’anno, e quindi mi ero stupito che dopo l’ottimo Whiskey Salesman del 2019 non ci fossero più notizie da parte del vecchio Chip https://discoclub.myblog.it/2019/07/06/quantita-e-qualita-non-sbaglia-un-colpo-chip-taylor-whiskey-salesman/ . Una rapida ricerca sul sito della sua etichetta, la Train Wreck Records, mi ha subito chiarito il dubbio, e ho scoperto che il nostro nel corso del 2020 ha pubblicato ben tre album differenti, tutti assolutamente senza alcuna promozione ed anche abbastanza difficili da reperire (sono in vendita solo sul sito citato poc’anzi), tre dischi senza grandi differenze stilistiche tra loro ma con genesi abbastanza diverse.

chip taylor in sympath of a heartbreak

In Sympathy Of A Heartbreak, che avrebbe dovuto essere il vero e proprio nuovo lavoro di quest’anno (ed è uscito inizialmente solo come download ma recentemente è stato stampato anche fisicamente) è stato ultimato verso la fine del 2019 e pubblicato nei primi mesi del 2020, Dad & The Monkey è stato completato appena prima che il Covid sconvolgesse le vite di tutti e messo in commercio molto prima del previsto, mentre NY To Norway & Back è, come recita il sottotitolo Songs From The Lockdown, una sorta di “instant record” figlio della pandemia. Cominciamo dal primo: In Sympathy Of A Heartbreak è un vero e proprio lavoro a due tra Chip, che canta e suona la chitarra acustica, ed il suo abituale collaboratore Goran Grini, musicista norvegese di origini slave che si occupa di tutti gli altri strumenti. Ballate lente, meditate e profonde nel tipico stile quasi sussurrato di Taylor, il cui modo di porgere i brani tra cantato e talkin’ è in grado di provocare più di un brivido lungo la schiena. Le mie preferenze tra le undici canzoni del CD vanno alla toccante title track e Together We’re Not Much, entrambe per voce, chitarra, piano e feeling enorme, la splendida It’s Hard To Sing This Song (ma sentite la voce, se non vi suscita emozioni è un vostro problema https://www.youtube.com/watch?v=FbzrGIXXHcc ), la breve ma intensa Thank You For The Offer, cantata quasi sottovoce, la bellissima Bad Bus Ride, con Grini che stende un background sonoro perfetto nella sua essenzialità https://www.youtube.com/watch?v=uRt5X0RnJ14 , le deliziose Little Girl In Blue e Senseless.

chip taylor dad & the monkey

Dad & The Monkey è invece un album pieno di canzoni autobiografiche come spesso Chip è uso fare, brani ispirati alla figura del padre Elmer e suonati con una strumentazione più elettrica (che non vuol dire rock), grazie anche all’ottima chitarra del fido John Platania ed al basso elettrico di Tony Mercadante (mentre qui Grini si limita agli archi sintetizzati in due pezzi, e non c’è la batteria https://www.youtube.com/watch?v=3U1dhxEmsN4 ). Le migliori sono la folkeggiante title track, cantata con voce ancora più calda del solito, Whatever Makes, dalla melodia semplice e lineare che somiglia vagamente a quella di Across The Borderline di Ry Cooder https://www.youtube.com/watch?v=FHl4q48XPTg , OK Guy, in cui Chip scandisce il ritno con delle…monete, le preziose Rockin’ Chair e Cowboy Music, con Platania che suona in punta di dita, le commoventi Other Days Like This e One More Night With Shadows e la quasi country Hey Joan Somebody.

chip taylor ny to norway & back

NY To Norway & Back è invece stato concepito in pieno isolamento, ed il titolo “spoilera” come sono avvenute le registrazioni: Chip ha inciso dei demo per voce e piano elettrico (e la chitarra in un brano solo), li ha inviati per email in Norvegia a Grini, il quale ha aggiunto parti di basso, organo e mellotron e li ha poi rispediti al mittente. Ed il disco, nonostante gli arrangiamenti più spogli che mai (o forse proprio grazie a ciò) è probabilmente il migliore dei tre, dieci bozzetti di pura poesia musicale e di grande forza interiore, con diversi momenti emozionanti. Qualche titolo, ma potrei citarli tutti: I Find Myself Looking At You https://www.youtube.com/watch?v=O57w8UxxxkU , In My New Beautiful World, Wounded, Easter Morning, Buy A Whiskey For A Friend  https://www.youtube.com/watch?v=bjK2SB26AHc e Which Wants What (formidabile quest’ultima, da pelle d’oca https://www.youtube.com/watch?v=NZY0h35cK34 ). Chip Taylor non delude mai, e questi tre dischi sono un perfetto modo di trascorrere le prossime serate festive (tanto per cambiare chiusi in casa): sinceratevi solo di avere a portata di mano un buon whisky, ma si possono ascoltare anche sorseggiando una bibita analcolica, la qualità non diminusice.

Marco Verdi

Nonostante Sia Di Provenienza E Fonti Dubbie, Comunque Svelate, Un Gran Bel Doppio CD. Beausoleil – Evangeline Waltz

beausoleil evangeline waltz

BeauSoleil Avec Michael Doucet – Evangeline Waltz – 2 CD Sunset Boulevard

Avviso per i naviganti: ormai per recensire alcuni CD di determinate etichette bisogna trasformarsi in detective degni di Nero Wolfe, Sherlock Holmes o Hercule Poirot (visto che parliamo di un CD in lingua francese). Credevo che i miei amici della Cleopatra fossero insuperabili nella cripticità dei contenuti di alcune loro uscite, ma almeno di solito pubblicano materiale proveniente da registrazioni di loro proprietà. Ma alla Sunset Boulevard si sono superati: questo doppio CD presentato come una registrazione recente in un piccolo locale di New Orleans per festeggiare i 45 anni di carriera dei BeauSoleil, in effetti proviene da ben altre fonti. Ci ho messo quasi più tempo a capire le date di queste registrazioni che ad ascoltarle: aiuta il fatto che all’accordion sia presente lo straordinario Jimmy Breaux, ritirato dalle scene ad inizio 2010 (!), inserito nella formazione della band a sei, con Michael Doucet, leader supremo, a voce, violino, chitarra e fisa aggiunta, il fratello David Doucet, alla chitarra e seconda voce, Billy Ware percussioni e Tommy Alesi batteria, infine Mitch Reed, basso, violino, banjo e chitarre.

beausoleil evangeline waltz digipack

Poi per deduzione, dai titoli delle canzoni, almeno quelli giusti, si risale, faticosamente, alle fonti, che sono, nel caso del primo CD, la parte audio del DVD allegato come bonus a Make The Veiller uscito per la Fuel 2000 nel 2009, mentre il secondo CD riporta la parte audio, sempre da un DVD, ovvero Kings Of Cajun Music, uscito in DVD nel 2008, ma con registrazioni probabili di inizio anni ‘90. Fine dell’indagine: veniamo alle note liete, come è stato detto da altri, ma lo confermo, i BeauSoleil sono “The Best Cajun Band” nel mondo, e in questi due concerti lo dimostrano ampiamente, forse l’unico combo che può competere con loro è quello del grande Zachary Richard. Se aggiungiamo che il tutto, per fortuna, è inciso decisamente bene, direi che, superata l’inquietudine per il tentativo di truffa, si può fare assolutamente un pensierino sull’acquisto, anche se, viste le premesse, non è che come prezzo te lo tirano addosso. Il primo CD si apre con un contagiosa Acadian Two-Step dove i vorticosi intrecci tra il violino di Doucet e la fisa di Breaux sono fantastici e anche le parti della acustica di fratello David e il cantato di Michael sono notevoli https://www.youtube.com/watch?v=WiFTbR-ZNvg , La Valse De Port Arthur è una brano più lento e meditato di grande fascino, mentre il frenetico Tu Peu Pas Me Refuser è un altro pezzo cajun che dimostra la maestria assoluta della band https://www.youtube.com/watch?v=exOiCstAaQ4 .

beausoleil make the veiller

E così via si procede in una alternanza di brani lenti e veloci che illustrano il repertorio del gruppo della Louisiana, la cadenzata Plus Tu Tournes con richiami alla cultura creola e anche un ottimo lavoro delle chitarre, Que Tortue che evidenzia le parentele con le gighe celtiche, KLFY Waltz con elementi country western https://www.youtube.com/watch?v=MIqByLG4JSE , in Sur Le Courtableu anche abbondanti spruzzate di bluegrass e ritmi Zydeco, Evangeline Waltz come da titolo è un bel valzerone https://www.youtube.com/watch?v=cLq9mkrAKXM , mentre Chanson D’Acadie ricorda certe canzoni di Zachary Richard, e poi ci sono altri pezzi di derivazione folk, Le Reel De Nez-Pique, Le Jig Francais https://www.youtube.com/watch?v=PqoDhL6rFX4 , oltre a brani dove la fisa è l’elemento principale come Madame Soustain o la briosa Jeunes Filles De La Campagne, insomma vivacità, allegria e classe non mancano.

beausoleil kings of cajun music

Il 2° CD come detto ci porta indietro nel tempo come registrazione, e anche il zydeco sembra avere più spazio, Freeman’s Zydeco, con il guizzante violino di Michael, Grand Mamou, la strepitosa Zydeco Gris-Gris https://www.youtube.com/watch?v=wJK3mEF1Zn8 , The Mardi Gras Song, tutte con lunghe parti strumentali spesso affidate al doppio violino solista, in Menage A Trois Reels, Reel De Dennis McGee, L’Amour Ou La Folie, Pauline https://www.youtube.com/watch?v=exOiCstAaQ4 , Chez Seychelles, sembra spesso di ascoltare i gruppi del folk britannico come i primi Fairport meno rock con il violino di Dave Swarbrick in evidenza (e Michael Doucet non ha nulla da invidiargli, come pure Jimmy Breaux se la batte con John Kirkpatrick), l’Albion Band o anche gli Steeleye Span. Insomma se volete fare un bell’excursus nel repertorio dei BeauSoleil questo Evangeline Waltz, nonostante le “false generalità”, potrebbe essere un buon punto di partenza e anche i fan del genere e della band della Louisiana troveranno pane per i loro denti.

Bruno Conti

Un Nuovo Cofanetto “A Puntate” Per David Bowie. Volume 2: No Trendy Réchauffé

david bowie no trendy réchauffé

David Bowie – No Trendy Réchauffé – Parlophone/Warner CD – 2LP

Secondo appuntamento con il box “a rate” Brilliant Live Adventures, che raccoglierà sei concerti che David Bowie tenne negli anni 90, anche se per la maggior parte dei fans il cofanetto, nel senso di contenitore dei CD o LP, rischia di restare virtuale in quanto è esaurito praticamente da subito (e lo facevano pure pagare). Ad ottobre era uscito Ouvrez Le Chien, che documentava uno show del Duca Bianco a Dallas nel 1995 durante il tour di Outside, mentre oggi mi occupo di No Trendy Réchauffé, dedicato ad una serata sempre dalla stessa tournée ma inerente alla parte europea, e precisamente quella del 13 dicembre 1995 al National Exhibition Centre di Birmingham, ultimo concerto di quell’anno e che sarebbe dovuto uscire all’epoca come live album ma poi non se ne fece più niente (ancora non si sa nulla del terzo volume, che è previsto entro fine 2020, ma voci di corridoio indicano Something In The Air, un live del 1999 già uscito l’estate scorsa solo come download).

david bowie no trendy réchauffé back

Facendo parte dello stesso tour ed essendo stato registrato esattamente due mesi dopo lo show di Dallas, questo No Trendy Réchauffé ha parecchi punti di contatto con Ouvrez Le Chien: in primis la band, che è la stessa (e nella quale spiccano i due chitarristi Reeves Gabriels e Carlos Alomar, la bassista e cantante Gail Ann Dorsey ed il pianista Mike Garson), ed in secondo luogo la setlist, che è per circa metà identica. Infatti questa serata a Birmingham condivide con Dallas ben otto canzoni, tutte in versioni abbastanza simili: Look Back In Anger, The Voyeur Of Utter Distruction (As Beauty), The Man Who Sold The World, I Have Not Been To Oxford Town, Breaking Glass, Teenage Wildlife, Under Pressure e We Prick You. Come punto a favore di questo secondo volume mi sembra di notare una maggiore amalgama di gruppo, un Bowie più convinto e grintoso ed un suono più potente e coinvolgente, tutte cose che rendono quindi No Trendy Réchauffé leggermente superiore a Ouvrez Le Chien. Ci sono sei canzoni diverse rispetto al primo volume (sarebbero sette, ma una come vedremo tra poco è ripetuta), che partono con Scary Monsters (And Super Creeps) in una versione molto energica e nervosa, quasi pressante e decisamente più rock che sul disco originale del 1980, grazie anche all’apporto chitarristico di Gabriels.

david bowie no trendy réchauffé center

Hallo Spaceboy è un brano ancora dalla ritmica sostenuta ed un mood abbastanza straniante ed ossessivo, anche se una delle qualità di Bowie era quella di riuscire a rendere sufficientemente fruibili anche pezzi all’apparenza ostici: in fondo al concerto i nostri la suonano di nuovo per quello che nelle intenzioni doveva essere il videoclip del nuovo singolo, immagini che però poi non verranno usate. La funkeggiante Strangers When We Meet è molto più diretta ed orecchiabile, una pop song di classe tipica di Bowie con qualche rimando a Heroes https://www.youtube.com/watch?v=TOz4G01rjYU , mentre la lenta The Motel dopo un inizio piuttosto cupo si sviluppa distesa e viene impreziosita da un eccellente uso del pianoforte da parte di Garson. Restano ancora da menzionare la danzereccia Jump They Say, non esattamente una grande canzone, e la classica Moonage Daydream (uno dei brani di punta di Ziggy Stardust https://www.youtube.com/watch?v=BWEnkX0fgoY ), che invece è splendida ed è ulteriormente migliorata da una strepitosa coda chitarristica di Gabriels, nella parte che in origine era di Mick Ronson.

Marco Verdi

Un Ritorno Al Passato Per Il Grande Cantautore…Purtroppo Anche Nel Suono! Neil Diamond – Classic Diamonds

neil diamond classic diamonds

Neil Diamond With The London Symphony Orchestra – Classic Diamonds – Capitol/Universal CD

Una delle ultime mode del mercato discografico, specie in prossimità delle feste natalizie, è prendere incisioni originali di grandi artisti e rivestirle con arrangiamenti orchestrali registrati ad hoc, quasi sempre con risultati discutibili se non di cattivo gusto. L’onore, sia fa per dire, di questo tipo di operazione è stato riservato ad Elvis Presley (tre volte), Roy Orbison, Buddy Holly (l’unica ben fatta a mio parere), ma anche con cantanti ancora più o meno in attività ma sempre con tracce vocali “vintage”, come Rod Stewart, Beach Boys ed Aretha Franklin (poco prima della sua scomparsa), mentre al momento di scrivere queste righe è in uscita un episodio analogo dedicato a Johnny Cash, uno che ha sempre fatto dell’essenzialità del suono una ragione di vita e che quindi non aveva certo bisogno di orchestrazioni. Uno che invece in un certo tipo di sonorità ci ha sempre sguazzato mani e piedi è Neil Diamond, che solo in anni recenti ha intrapreso un percorso di canzoni arrangiate in maniera più sobria grazie all’aiuto di Rick Rubin, che ha rilanciato nel 2005 la sua carriera proprio come aveva fatto con Cash negli anni novanta.

neil diamond classic diamonds 1

Ma in passato il cantautore newyorkese aveva quasi sempre badato più alla forma che alla sostanza, annegando i suoi brani in un mare di melassa (tranne che negli esordi degli anni sessanta ed in qualche album qua e là, come Beautiful Noise del 1976, prodotto da Robbie Robertson) a discapito delle canzoni stesse, che avrebbero meritato una mano più leggera in quanto il nostro come songwriter non ha mai avuto paura di nessuno. Quest’anno il presidente della Capitol Records, Steve Barnett, ha avuto l’idea di pubblicare un disco con alcuni evergreen di Diamond arrangiati con un’orchestra, ma questa volta si è deciso di coinvolgere lo stesso artista per fargli incidere le parti vocali ex novo. Diamond ha ancora una grande voce nonostante il Parkinson che lo ha costretto al ritiro dai concerti (ma che evidentemente non gli impedisce di cantare), e si è prestato volentieri all’operazione, nella quale è stata coinvolta la London Symphony Orchestra https://www.youtube.com/watch?v=rp80xRD1U-E , un gruppo filarmonico di 70 elementi che si è riunito negli studi di Abbey Road a registrare nuove partiture sotto la produzione di Walter Afanasieff, uno che nel suo curriculum ha dei nomi che mi tremano i polsi solo a scriverli: Mariah Carey, Celine Dion (c’era lui dietro la consolle in My Heart Will Go On), Kenny G ed i New Kids On The Block.

neil-diamond-wallpapers-news-1605876877107593

Il problema principale di Classic Diamonds sono quindi gli arrangiamenti, decisamente melensi e magniloquenti, in cui spesso la voce di Neil è accompagnata solo dall’orchestra e senza chitarre o sezione ritmica rendendo l’ascolto a lungo andare piuttosto pesante: è un peccato dal momento che le grandi canzoni non mancherebbero, titoli che non hanno bisogno di presentazioni come Beautiful Noise, I Am…I Said, I’m A Believer, Holly Holy, Love On The Rocks e Sweet Caroline   ma la veste sonora greve affossa tutto come in Hello Again o nella già citata I’m A Believer, che è rallentata all’inverosimile diventando una ballata soporifera https://www.youtube.com/watch?v=HfmmZUVPf00 , o le ridondanti Song Sung Blue e America https://www.youtube.com/watch?v=_HM5FOXWeBo . Alcuni pezzi erano già poco digeribili nelle loro versioni originali (September Morn, You Don’t Bring Me Flowers, Play Me), e questo trattamento non può che peggiorare le cose. Alla fine gli episodi migliori sono quelli in cui l’orchestra non è troppo invadente o quando la voce del leader è affiancata da una strumentazione “rock” (termine da prendere con le molle), come nel caso di I Am…I Said, Holly Holy, con un bel coro gospel alle spalle (forse la rivisitazione più azzeccata), Love On The Rocks, che se lasciamo da parte l’arrangiamento è una ballata coi fiocchi, o la conclusiva Sweet Caroline, che comunque la si faccia rimane una grande canzone https://www.youtube.com/watch?v=_HM5FOXWeBo .

neil diamond classic diamonds 2

Classic Diamonds è dunque l’ennesima operazione voce/orchestra poco riuscita, e piacerà solo ai fans del Neil Diamond più sdolcinato ed enfatico.

Marco Verdi

In Ritardo Ma Ci Siamo: Il Meglio Del 2020 Secondo Disco Club, Parte IV

best of 2020

Quarta ed ultima classifica dei migliori dischi dell’anno, con il solito dito alzato verso il 2020, temperato dal fatto che la posto oggi che è il giorno di Natale. Come tutti gli anni mi avvalgo del fatto di essere il titolare del Blog e quindi come è consuetudine la lista del Best è molto ricca ed articolata, con una selezione abbondante di titoli scelti tra le uscite dell’anno, nuove uscite e ristampe sfiziose. Sempre come d’abitudine la prima parte è la lista “ufficiale” che poi verrà pubblicata anche sul Buscadero di Gennaio, non in ordine di preferenza, ma rigorosamente alla rinfusa e anche dopo quello che avevo scelto nel momento preciso in cui l’ho compilata, in seguito naturalmente si sono affacciate altre decine di titoli che mi sono piaciuti tra quelli usciti nel 2020, e li trovate qui sotto, anche se a un certo punto ho dovuto frenarmi perché l’elenco stava raggiungendo dimensioni bibliche, comunque eccoli qui.

Best Of The Year 2020

Migliori Dischi

bruce springsteen letter to you

Bruce Springsteen – Letter To You

https://discoclub.myblog.it/2020/10/17/lo-springsteen-del-sabato-finalmente-e-tornata-la-vera-e-street-band-esce-il-23-ottobre-bruce-springsteen-letter-to-you/

bob dylan rough and rowdy ways 2 cd

BoB Dylan – Rough And Rowdy Ways

tom petty wildflowers and all the rest

Tom Petty – Wildflowers And All The Rest

mary chapin carpenters the dirt and the stars

Mary Chapin Carpenter – The Dirt And The Stars

https://discoclub.myblog.it/2020/08/13/poca-polvere-sotto-i-tappeti-e-tante-stelle-luccicanti-a-scaldare-i-nostri-cuori-mary-chapin-carpenter-the-dirt-and-the-stars/

laura marling song for our daughter

Laura Marling – Song For Our Daughter

https://discoclub.myblog.it/2020/07/18/altra-uscita-monca-solo-in-download-cd-e-vinile-previsti-a-settembre-comunque-un-album-veramente-molto-bello-laura-marling-song-for-our-daughter/

mary coughlan life stories

Mary Coughlan – Life Stories

https://discoclub.myblog.it/2020/10/10/un-altro-grande-disco-di-una-delle-piu-belle-voci-irlandesi-mary-coughlan-life-stories/

dion blues with friends

Dion – Blues With Friends

walter trout ordinary madness

Walter Trout – Ordinary Madness

https://discoclub.myblog.it/2020/08/30/continua-il-filotto-di-ottimi-dischi-per-lomone-di-ocean-city-new-jersey-walter-trout-ordinary-madness/

david bromberg band big road

David Bromberg Band – Big Road

https://discoclub.myblog.it/2020/05/07/ma-allora-qualche-disco-fisico-esce-ancorae-che-disco-david-bromberg-band-big-road/

joe bonamassa royal tea front

Joe Bonamassa – Royal Tea

https://discoclub.myblog.it/2020/10/24/saluti-da-londra-abbey-road-joe-bonamassa-royal-tea/

Forse, dopo un paio di mesi dall’uscita e alla luce di alcuni riascolti, non lo inserirei più tra i migliori in assoluto, comunque rimane un buon album per il sottoscritto.

blackie and the rodeo kings king of this town

Blackie And The Rodeo Kings – Kings Of This Town

https://discoclub.myblog.it/2020/03/09/il-supergruppo-canadese-ci-regala-un-altro-disco-splendido-blackie-and-the-rodeo-kings-king-of-this-town/

victor wainwright memphis loud

Victor Wainwright And The Train – Memphis Loud

https://discoclub.myblog.it/2020/07/07/piccolo-genietto-della-musica-degli-states-ma-grande-musica-victor-wainwright-and-the-train-memphis-loud/

Una delle sorprese dell’anno, ma non per me che ho apprezzato particolarmente anche i precedenti, da sentire assolutamente!  

Ristampe Dell’Anno

richard & linda thompson hard luck stories front

Richard And Linda Thompson – Hard Luck Stories

https://discoclub.myblog.it/2020/09/12/richard-linda-thompson-la-coppia-regina-del-folk-rock-britannico-box-hard-luck-stories-parte-ii/

joni mitchell archives vol.1 front

Joni Mitchell – Archives Vol. 1

https://discoclub.myblog.it/2020/11/07/una-grande-folksinger-muove-i-primi-passi-ecco-la-recensione-del-box-joni-mitchell-archives-volume-1-the-early-years-1963-1967/

cream goodbye tour live 1968

Cream – Goodbye Tour Live 1968

https://discoclub.myblog.it/2020/03/18/anche-con-alcune-piccole-magagne-comunque-un-cofanetto-imperdibile-cream-goodbye-tour-live-1968/

neil young archives vol. 2

Neil Young – Archives II

 

Ed Ecco Tutto Il Resto

 

jimi hendrix Miami_Pop_Festival_album_cover

Jimi Hendrix – Live In Maui

drive-by truckers the new ok

Drive-By Truckers – The New OK

https://discoclub.myblog.it/2020/12/23/il-secondo-disco-del-2020-anche-meglio-del-precedente-drive-by-truckers-the-new-ok/

albert cummings beleive

Albert Cummings – Believe

sonny landreth blacktop run

Sonny Landreth – Blacktop Run

marcus king el dorado

Marcus King – El Dorado

lucinda williams good souls better angels

Lucinda Williams -Good Souls Better Angels

https://discoclub.myblog.it/2020/04/24/sferzate-blues-e-ballate-elettriche-urticanti-dalla-citta-degli-angeli-lucinda-williams-good-souls-better-angels/

shelby lynne shelby lynne

Shelby Lynne – Shelby Lynne

https://discoclub.myblog.it/2020/04/16/si-conferma-una-delle-cantautrici-piu-lucide-brave-e-coinvolgenti-in-circolazione-shelby-lynne-shelby-lynne/

jason isbell reunions

Jason Isbell & The 400 Unit – Reunions

teseky brothers live at the forum

Teskey Brothers – Live At The Forum

https://discoclub.myblog.it/2020/05/22/questo-disco-lo-conferma-ormai-il-nuovo-soul-arriva-anche-dallaustralia-teskey-brothers-live-at-the-forum/

willie nile new york at night

Willie Nile – New York At Night

ruthie foster big band live at the paramount

Ruthie Foster Big Band – Live At The Paramount

eileen rose muscle shoals

Eileen Rose – Muscle Shoals

https://discoclub.myblog.it/2020/05/14/il-titolo-dice-tutto-e-il-contenuto-lo-conferma-alla-grande-eileen-rose-muscle-shoals/

pretenders hate for sale

Pretenders – Hate For Sale

https://discoclub.myblog.it/2020/07/20/torna-la-creatura-di-chrissie-hynde-con-il-miglior-disco-dagli-anni-80-pretenders-hate-for-sale/

nadia reid out of my province

Nadia Reid – Out Of My Province

emma swift blonde on the tracks

Emma Swift – Blonde On The Tracks

rose city band summerlong

Rose City Band – Summerlong

matt berninger serpentine prison

Matt Berninger – Serpentine Prison

grayson capps south front street

Grayson Capps – South Front Street

https://discoclub.myblog.it/2020/09/01/una-sorta-di-antologia-rivisitata-per-celebrare-un-grande-cantautore-grayson-capps-south-front-street-a-retrospective-1977-2019/

shemekia copeland uncivil war

Shemekia Copeland – Uncivil War 

https://discoclub.myblog.it/2020/11/09/probabilmente-la-vera-erede-della-grandi-voci-nere-del-passato-shemekia-copeland-uncivil-war/

dirty knobs wreckless abandon

Dirty Knobs – Wreckless Abandon

Chris_Stapleton_Starting_Over

Chris Stapleton – Starting Over

native harrow closeness

Native Harrow – Closeness

https://discoclub.myblog.it/2020/11/29/la-conferma-di-una-delle-piu-intriganti-band-americane-a-guida-femminile-native-harrow-closeness/

Sempre a mio modesto parere un’altra delle più belle sorprese dell’anno.

jimmy buffett life on the flipside

Jimmy Buffett – Life On The Flip Side

michael mcdermott what in the world

Michael McDermott – What In The World 

allman betts band bless your heart

Allman Betts Band – Bless Your Heart 

dave alvin from an old guitar

Dave Alvin – From An Old Guitar

reckless jelly jackpot americana american girls

Reckless Kelly – American Jackpot/American Girl

https://discoclub.myblog.it/2020/07/23/la-band-texana-non-lascia-ma-raddoppia-e-pubblica-uno-dei-loro-migliori-album-in-assoluto-reckless-kelly-american-jackpotamerican-girls/

george thorogood live in boston 1982

George Thorogood – Live In Boston 1982 

terry allen just like moby dick

Terry Allen & The Panhandle Mystery Band – Just Like Moby Dick

E Per Finire Tre Dischi Che (Quasi) Non Esistono
O meglio sono usciti solo per il download o a tirature super limitate

cowboy junkies ghosts

Cowboy Junkies – Ghosts

https://discoclub.myblog.it/2020/04/12/una-sorpresa-nelluovo-di-pasqua-cowboy-junkies-ghosts/

phish sigma oasis

Phish – Sigma Oasis

https://discoclub.myblog.it/2020/12/01/un-grandissimo-disco-che-per-ora-non-esiste-phish-sigma-oasis/

gillian welch & david rawlings all the good times are past & gone

Gillian Welch & David Rawlings – All The Good Times Are Past Gone

https://discoclub.myblog.it/2020/07/14/un-ritorno-a-sorpresa-ma-molto-gradito-anche-se-per-il-cd-bisognera-aspettare-gillian-welch-david-rawlings-all-the-good-times/

Direi che è tutto, alla prossima.

Bruno Conti