Stevie Ray Vaughan 1954-1990. 30 Anni Fa Ci Lasciava L’Ultimo Guitar Hero, Parte II

Seconda parte.

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Stevie Ray Vaughan & Double Trouble – Texas Flood – 1983 Epic ****1/2

Il disco arriva “solo” al 38° posto delle charts USA, ma vende oltre 2 milioni di copie nel mondo: non male per un disco di blues-rock in power trio, in un’epoca, gli anni ‘80, dove purtroppo imperava altra musica. L’album è uno dei “debutti” classici del rock. Molte canzoni le abbiamo appena descritte nella prima parte dell’articolo, Love Struck Baby, Pride And Joy e Texas Flood poste in sequenza in apertura sono un incipit veramente superbo per il disco, per non dire della potente cover di Tell Me di Howlin’ Wolf e di quella di Testify degli Isley Brothers, altri portatori sani di “hendrixismo”, con alcuni critici che scrissero che Vaughan era il miglior chitarrista ad uscire dal Texas dai tempi di Johnny Winter.

Nella seconda facciata troviamo Rude Mood un altro dei suoi tipici velocissimi boogie shuffles strumentali, la ritmata cover di Mary Had A Little Lamb di Buddy Guy, un’altra delle sue influenze primarie, l’intenso slow blues Dirty Pool, la saltellante I’m Crying dedicata ad una precedente girlfriend e il raffinato e sognante strumentale Lenny, dedicato alla moglie, nonché nome di una delle sue chitarre. Nella edizione in CD del 1999 vengono aggiunte 4 bonus, la splendida Tin Pan Alley registrata in studio, con sublime uso di timbri e livelli, e dal vivo al Palace di Hollywood il 20/9/83 Testify, Mary Had A Little Lamb e la esplosiva cover di Wham, di un altro dei suoi maestri Lonnie Mack.

Se volete fare tombola l’ideale sarebbe prendere la versione in doppio CD uscita per la Legacy nel 2013, che aggiunge un concerto inedito a Philadelphia del 20/10/83, ma toglie i 3 brani del concerto a L.A., misteri delle case discografiche, però ci sono due cover di Jimi fantastiche, Voodoo Child /Slight Return e un medley con una commovente Little Wing e Third Stone From The Sun. Texas Flood rimane il suo capolavoro assoluto. Però altri dischi molto belli ne ha fatti parecchi, a partire da uno che scopriremo solo 9 anni dopo la sua morte: la testimonianza dell’incontro con un altro maestro.

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Albert King & Stevie Ray Vaughan – In Session – 1999 Stax Records ****1/2

In quel periodo, per rimanere in ambito musicale, e parafrasando il Barbiere Di Siviglia, “Tutti lo cercavano, tutti lo volevano”, per cui il 6 Dicembre del 1983 si reca negli studi di una stazione televisiva a Hamilton, nell’Ontario, per registrare uno special che documenta il suo incontro con un altro dei giganti del Blues, Albert King, una delle sue grandi influenze. Vaughan aveva 29 anni, King 60: all’inizio Albert non voleva fare lo spettacolo perché non sapeva chi fosse Stevie Ray, poi si ricordò che era “Little Stevie”, un ragazzino che veniva spesso ai suoi concerti in Texas, ma forse è la solita leggenda metropolitana, per fare spettacolo, visto che i due avevano suonato insieme all’Antone’s nel 1977. Il “concerto” è condotto da Albert King che utilizza gran parte del suo repertorio, oltre ad usare la propria band, ma lascia ampio spazio per le divagazioni soliste di SRV, che esegue anche due suoi brani, Pride And Joy, dove canta anche, e Texas Flood, presente solo nella versione in DVD.

Sarebbe inutile dire (ma lo stiamo dicendo) che l’incontro  si rivelò una vera delizia, con i due che si integrarono a meraviglia, anche chiacchierando tra un brano e l’altro, come due vecchi amici. Tutto il concerto fu splendido ma brillano soprattutto le versioni di Call It Stormy Monday, soffusa all’inizio e poi in un crescendo entusiasmante, con i due che se le suonano di santa ragione, una superba Pride And Joy con Albert che se la gode, una pantagruelica Blues At Sunrise, che King ricorda di avere suonato anche con Jimi Hendrix, sfidando Vaughan a suonarla come lui, e Janis Joplin, dove il Blues raggiunge livelli siderali. Eccellenti anche Match Box Blues e la conclusiva Don’t Lie To Me. Due maestri in azione. Poco dopo, a gennaio 1984, Stevie Ray entra in studio per registrare

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Couldn’t Stand The Weather – 1984 Epic ****

Registrato ai Power Station di New York il disco è un altro grande successo per SRV, sia di critica, che di pubblico (solo 31° posto delle classifiche ma 1.000.000 di copie vendute): 4 pezzi originali e 4 cover, ma al solito la versione da avere è quella Deluxe in doppio CD della Legacy Edition, con quasi due ore di musica complessiva. Nel disco originale brillano la citata Scuttle Buttin’, l’energica title track, la cover della blues ballad di Guitar Slim The Things (That) I Used To Do, entrambe con il fratello Jimmie alla chitarra ritmica, ovviamente Voodoo Child (Slight Return) del suo idolo Jimi Hendrix, la massima influenza del texano che dichiarò “Non sono nemmeno sicuro che lui suonasse la chitarra, suonava la musica”.

Ottime anche la travolgente Cold Shot e lo slow blues preternaturale di Tin Pan Alley, il primo brano registrato per l’album, con Hammond presente in studio che esclamò “Non potrai mai suonarla meglio, era meravigliosa”! Tra le tantissime chicche nelle bonus Come On (Part III), Hide Away, The Sky Is Crying, Wham e Little Wing. Nel secondo CD c’è uno splendido concerto allo Spectrum di Montreal dell’agosto 1984.

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Sempre in quel periodo, il 4 ottobre del 1984, verrà registrato un concerto alla Carnegie Hall di New York, con John Hammond a presentare il suo pupillo, il CD uscirà postumo come Live At Carnegie Hall – 1997 Epic ****1/, un concerto formidabile per una serata speciale, con molti ospiti, il fratello Jimmie Vaughan, Dr.John, George Rains alla batteria e la vecchia amica Angela Strehli che canta C.O.D, oltre ad una sezione fiati, guidata da Greg Piccolo. Secondo molti è il più bel Live di Stevie Ray Vaughan (e ce ne sono tra cui scegliere): suono eccezionale e performance superba, power trio sound all’ennesima potenza, come se un TIR ti venisse addosso: Scuttle Buttin’ e Testify aprono le operazioni alla grande, poi arriva Love Struck Baby, una rara Honey Bee, la scandita Cold Shot, Letter To My Girlfriend dell’amato Guitar Slim, dove arriva la sezione fiati e sembra di essere andati in trasferta a New Orleans.

Stessa ambientazione sonora per il torrido lentone Dirty Pool, con pianino di Mac Rebennack e fratello Jimmie aggiunti, Pride And Joy con fiati è libidinosa, e anche The Things That I Used To Do, sempre di Guitar Slim, è dominata da un ispiratissimo Stevie Ray che divide le parti di chitarra con Jimmie Vaughan, mentre nella successiva e rara C.O.D. di Leo Gooden cede il microfono alla pimpante Angela Strehli, mentre Dr. John è all’organo.

Iced Over, detta anche Collins’ Shuffle, è il tributo a Albert Collins preso con grande ritmo, che poi si placa nella soave Lenny, da solo all’elettrica, prima del congedo con la turbolenta Rude Mood, di nuovo in solitaria.

Nel frammento il consumo di droghe per lui e Shannon si è fatto massiccio, SRV trova sempre più difficile concentrarsi sulla musica, e si decide per la registrazione del disco successivo di aggiungere Reese Wynans alle tastiere e a marzo a Dallas si entra in studio per

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Soul To Soul – 1985 Epic ***1/2

Le critiche non sono buonissime, non c’è la versione Deluxe, ma una Legacy che aggiunge un paio di bonus: comunque un disco rispettabile, che si apre sull’orgia wah-wah della hendrixiana Say What, bene anche la fiatistica Look At Little Sister, con un ottimo Wynans al piano, un altro di quei blues lenti in cui Stevie era maestro come Ain’t Gone ‘n’ Give Up on Love, con assolo di grande finezza, buone ma non entusiasmanti le altre canzoni, con l’eccezione del brano di Hendrix Come On (Part III) a tutto wah-wah e la conclusiva splendida ballata di Earl King Life Without You.

Nelle tracce extra spicca il fantastico medley hendrixiano Little Wing/Third Stone From The Sun che varrebbe mezza stelletta in più. A questo punto, come parte del loro contratto, SRV e i Double Trouble devono un nuovo album alla Epic e decidono di registrare un doppio dal vivo estratto da tre date a Austin e Dallas nel luglio 1986: il problema è che tutti, a questo punto compreso anche Layton, per dirla con parole chiare, sono dei “drogati persi”, e il risultato è una serie di concerti caotici, dove la qualità delle esibizioni è scarsa, tanto che ci saranno parecchie sovraincisioni per tappare i buchi, anche tecnici, delle registrazioni.

Il disco esce il 15 novembre come

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Live Alive – 1986 2 LP Epic ***

Ed è il più “brutto” tra i tanti dischi dal vivo della carriera di Vaughan: intendiamoci, in quel periodo ci furono parecchi altri concerti dalla qualità” scadente”, anche negli anni a venire, e benché la disintossicazione dalle droghe venne iniziata quasi subito, ci sarebbe voluto un lungo periodo prima di tornare in forma. Se aggiungiamo che a gennaio del 1987 la moglie Lenny chiese il divorzio (anche se, senza cadere nel pettegolezzo, diciamo che frequentandolo per 13 anni, pure lei non era immune da problemi di dipendenza), ottenendo anche una ingiunzione che proibiva a Stevie di scrivere e registrare nuove canzoni per almeno due anni, il periodo non fu tra i migliori per Vaughan; un ricordo personale è la serata del luglio 1988 al Palatrussardi di Milano, dove SRV si esibì insieme ai Los Lobos (gli unici da salvare) e ai Pogues di Shane MacGowan, dando vita ad una sorta di festival degli strafatti, questa almeno fu la mia impressione, unita alla “ottima” acustica della location.

Tornando al doppio ufficiale, che mi sono risentito per scrivere questo articolo, oggi il disco rimasterizzato a tratti non suona neppure male, anche se sembra quasi un disco di studio (con il pubblico lontanissimo), tra i brani apparsi nel frattempo in repertorio Superstition, I’m Leaving You (Commit a Crime), un brano attribuito a Howlin’ Wolf, ma che forse non era suo, almeno con questo titolo, vi risparmio i distinguo dei vari critici, visto che la canzone è abbastanza buona, Willie The Wimp del bravo Bill Carter e le “solite” Pride And Joy, Texas Flood, Voodoo Child e Life Without You (esclusa dalla versione in CD, solo su cassetta e LP, ma reinserita nella versione presente nel box Complete Epic Recordings Collection , di cui parliamo a fine articolo, visto che sarebbe quella da avere se volete tutta l’opera di SRV su Sony).

Dopo il divorzio, finalmente un ex tossico ed alcolizzato, Stevie entra in studio a Memphis e poi a L.A, tra gennaio e marzo del 1989, per registrare quello che sarà il suo ultimo disco ufficiale di studio.

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In Step – 1989 Epic ****1/2

Vaughan scrive parecchie nuove canzoni, molte con il suo co-autore Doyle Bramhall, anche lui reduce da un percorso di disintossicazione, unite alle solite cover scelte con cura. Il risultato è un ottimo album, appena inferiore all’esordio Texas Flood. Apertura affidata al Boogie R&R di The House Is Rockin’ che sembra un pezzo dei Blasters, con la band scatenata, in particolare Reese Wynans al piano, ottima anche Crossfire, scritta da Bill Carter insieme agli altri Double Trouble, canzone fiatistica (i Texicali Horns) dal retrogusto R&B, eccellente anche Tightrope, con un suono funky ben evidenziato dal produttore Jim Gaines.

Non manca il blues à la SRV di Let Me Love You, un brano di Willie Dixon e il “bluesazzo” lento e torbido di Leave My Girl Alone, dell’amato Buddy Guy. Travis Walk è uno dei suoi classici scatenati strumentali con il plus del piano di Wynans, mentre l’autobiografica Wall Of Denial è un altro ottimo esempio del suo stile inconfondibile e pure Scratch-N-Sniff, altro boogie scatenato certifica la ritrovata vena, assolo con wah-wah e slide incluso.

L’altro brano con fiati è una cover di Love Me Darlin’ di Chester Burnett aka Howlin’ Wolf, blues di quelli tosti, lasciando al raffinatissimo strumentale finale Riviera Paradise il compito di illustrare quella che avrebbe potuta essere una futura svolta jazz, con un superbo assolo in punta di dita. Le bonus della ristampa in CD del 1999 prevedono 4 tracce dal vivo, tra cui una colossale ripresa di Life Without You che segnalano la forma ritrovata.

Durante il tour del 1990 SRV apre varie volte per Eric Clapton, inclusa l’infausta data a Alpine Valley del 26 agosto, dove il mattino del 27 agosto troverà la morte. Pochi giorni dopo, il 25 settembre viene pubblicato il disco registrato con il fratello

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Vaughan Brothers – Family Style – 1990 Epic ***1/2

Sull’onda emotiva della notizia della morte il disco arriva fino al 7° posto delle classifiche Usa. Ma non è un gran disco, anche se, risentito oggi, non è poi malaccio; prodotto da Nile Rodgers, blues non ce n’è molto, a parte l’iniziale Hard To Be, che ricorda i migliori Fabulous Thunderbirds, Good Texan che ricorda molto gli ZZ Top, la frenetica Long Way From Home e la conclusiva tiratissima Brothers. Ma alcuni brani non si possono sentire: lo strano strumentale Hillbillies From Outer Space, Telephone Song e Baboon/Mama Said che sembrano delle outtakes degli Chic, ottimi i chitarristi ma il resto…

Jimmie Vaughan in memoria del fratello compila una eccellente antologia di materiale inedito registrato tra il 1984 e il 1989.

Stevie Ray Vaughan & Double Trouble – 1991 Epic The Sky Is Crying ****

A dispetto del materiale proveniente da tante fonti diverse, il secondo disco postumo di Stevie Ray sembra un album fatto e finito, con una serie di brani, tra cui alcuni fenomenali, del tutto all’altezza della sua eredità sonora. Dall’ottima Boot Hill, passando per una lancinante versione del classico di Elmore James The Sky Is Crying , attraverso la scatenata Empty Arms, una suggestiva e splendida versione strumentale di Little Wing del suo maestro Jimi Hendrix, quasi alla pari dell’originale, usata inseguito in alcuni spot pubblicitari,

una compattissima dello strumentale Wham del conterraneo Lonnie Mack. E ancora May I Have a Talk with You un altro slow blues d’annata di Howlin’ Wolf, per non dire di Close To You un Willie Dixon scritto per Muddy Waters, lo strumentale jazz Chitlins Con Carne di Kenny Burrell, un altro chitarrista che SRV ammirava moltissimo. Un ulteriore strumentale So excited tipico del Vaughan appunto più eccitato per le 12 battute classiche del blues e l’unico brano acustico della sua carriera, una intima Life By The Drop registrata nel 1989 per l’ultimo album.

*NDB Se avete letto il mio articolo sul Buscadero, purtroppo per un errore in fase di stampa è saltato questo ultimo paragrafo, che per giusta completezza ripristino in questo Post, scusandomi per li disguido non dipendente dalla mia volontà.

Esistono molte antologie del nostro amico, ma se volete farvi un regalo di Natale l’ideale sarebbe acquistare

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The Complete Epic Recordings Collection – 12 CD Epic 2014 *****

Costa intorno ai 50 euro e ci sono tutti gli album della discografia ufficiale di Stevie Ray Vaughan, senza bonus o versioni deluxe, ma con aggiunti A Legend In The Making—Live At The El Mocambo ****, altro fantastico concerto dal vivo registrato al leggendario locale canadese nel 1983 per un broadcast radiofonico, con una colossale Texas Flood e due dischi intitolati Archive Volume 1 e 2 che raccolgono tutto il materiale inedito poi pubblicato a livello bonus, inclusi i pezzi di The Sky Is The Crying.

Non ci sono state particolari celebrazioni (anzi nessuna) per il 30° Anniversario della sua morte, e quindi ho pensato di rimediare con questo articolo, ma ascoltando questo cofanetto magari ci mancherà un po’ meno.

Bruno Conti

 

Stevie Ray Vaughan 1954-1990. 30 Anni Fa Ci Lasciava L’Ultimo Guitar Hero, Parte IIultima modifica: 2020-12-04T11:44:39+01:00da bruno_conti
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