Stevie Nicks – Live In Concert: The 24 Karat Gold Tour – BMG Rights Management 2CD
A parte la sua gloriosa militanza all’interno dei Fleetwood Mac, la carriera solista di Stevie Nicks si avvicina ormai ai 40 anni, essendo Bella Donna, il suo disco di debutto al di fuori del gruppo che le ha dato la fama, targato 1981. Eppure in queste quattro decadi le testimonianze ufficiali dal vivo della bionda singer-songwriter fino a poco tempo fa si limitavano a The Soundstage Sessions del 2009, un live album a mio parere poco riuscito perché troppo breve (appena dieci canzoni) e per nulla rappresentativo della carriera della cantante di Phoenix, oltre ad essere troppo “perfetto” ed in sostanza prodotto in modo da sembrare un disco in studio. E’ quindi con soddisfazione che ho accolto l’uscita di questo Live In Concert: The 24 Karat Gold Tour, un doppio CD che è in pratica il primo vero disco dal vivo di Stevie, un album registrato come da titolo durante il tour del 2016 e 2017 susseguente al suo ultimo lavoro in studio 24 Karat Gold.
I diciassette brani contenuti in questo live vanno quindi a ricreare idealmente un concerto completo, pur essendo stati registrati nel corso di varie date (non specificate nel booklet interno), e vedono la Nicks accompagnata da una solidissima band capeggiata dal noto chitarrista e sessionman Waddy Wachtel, una mezza leggenda che ha suonato con chiunque, e con il contributo di Carlos Rios alla seconda chitarra, Ricky Peterson e Darrell Smith alle tastiere, Sharon Celani e Marilyn Martin ai cori e con la sezione ritmica formata da Al Ortiz al basso e Drew Hester alla batteria. Live In Concert è dunque un live album molto piacevole e ben fatto, che riepiloga in maniera soddisfacente buona parte della carriera della Nicks, la quale dal canto suo è ancora in possesso di una grande voce e di un carisma immutato: essendo però molti dei suoi pezzi più noti risalenti agli anni ottanta, qua e là il suono è un po’ gonfio e con un uso massiccio di sintetizzatori, ma fortunatamente sono episodi in netta minoranza rispetto al totale dei brani e perciò non vanno a scalfire più di tanto il giudizio finale.
La maggior parte dei pezzi appartiene ai primi due album di Stevie, Bella Donna e The Wild Heart (i migliori), come Gold And Braid che apre la serata in maniera potente e con Wachtel che piazza subito un assolo ficcante, la splendida Stop Draggin’ My Heart Around, che anche senza Tom Petty & The Heartbreakers rimane una grande canzone rock, un bel medley tra le due title tracks, l’ottima Enchanted, vivace ed orecchiabile pop-rock caratterizzato da un eccellente uso di pianoforte e chitarra e, nei bis, la trascinante Edge Of Seventeen, forse la più famosa tra le canzoni di Stevie fuori dai Mac, qui in una robusta versione di quasi dieci minuti. Per contro, la popolare Stand Back con tutti quei synth non mi è mai piaciuta e mai mi piacerà, e lo stesso vale anche per If Anyone Falls (peccato per l’assenza di After The Glitter Fades, forse la più bella ballata solista della Nicks). Dall’album in promozione, 24 Karat Gold, abbiamo la rockeggiante Belle Fleur, non male anche se forse già sentita, il robusto errebi di Starshine, suonato con indubbio vigore, e la tenue If You Were My Love, brano lento di discreta fattura.
Dal poco noto disco del 2011 In Your Dreams i nostri propongono la rock ballad elettroacustica New Orleans ed il toccante slow pianistico Moonlight (A Vampire’s Dream), otto minuti densi di lirismo che la cantante dedica a Prince; Stevie poi va a ripescare addirittura un pezzo dal rarissimo album Buckingham/Nicks (mai ristampato ufficialmente in CD, e sarebbe ora di farlo), cioè Crying In The Night, piacevole rock song chitarristica molto California anni 70. Chiaramente ad un concerto della Nicks uno si aspetta anche qualche brano dei Fleetwood Mac, e Stevie non delude, proponendo una tonica e coinvolgente rilettura di Gypsy, le sempre splendide Gold Dust Woman (notevole versione di oltre undici minuti con un crescendo di grande effetto, forse l’highlight dello show) e Rhiannon, il cui famoso riff di chitarra iniziale viene accolto da un boato; la delicata Landslide chiude in maniera intima ed emozionante un concerto quindi molto piacevole, degno di una grande e spesso sottovalutata artista come Stevie Nicks.
Marco Verdi