E Questo Da Dove Spunta? Blue Oyster Cult – Live ‘83

blue oyster cult live '83

Blue Oyster Cult – Live ’83 – Real Gone/Sony CD

Pensavo sinceramente di non dovermi più occupare dei Blue Oyster Cult per un bel po’, soprattutto dopo che lo scorso anno c’è stata una vera e propria invasione di ristampe, live inediti e la pubblicazione dell’album The Symbol Remains https://discoclub.myblog.it/2020/10/14/e-finalmente-e-arrivato-il-dessert-blue-oyster-cult-the-symbol-remains/ . Invece mi trovo qua oggi a parlare di un altro “nuovo” CD dal vivo della band americana intitolato semplicemente Live ’83, che però non fa parte del progetto di rilancio dell’Ostrica Blu operato dall’etichetta nostrana Frontiers https://discoclub.myblog.it/2021/01/31/e-dopo-il-dessertcaffe-e-ammazzacaffe-blue-oyster-cult-a-long-days-nightlive-at-rock-of-ages-festival-2016/ , bensì è una pubblicazione a parte della Real Gone (e relativa al materiale dell’epoca Sony), messa fuori probabilmente ad hoc per sfruttare l’onda lunga della rinnovata popolarità del gruppo. Live ’83 non è un album che coglierà di sorpresa i fans più sfegatati del quintetto newyorkese, in quanto si tratta della versione ufficiale di uno dei concerti più “bootlegati” dei nostri, vale a dire quello tenutosi il 24 luglio 1983 al Perkins Palace di Pasadena, California, durante le battute finali del lungo tour di due anni seguito alla pubblicazione nel 1981 di Fire Of Unknown Origin, tour che all’epoca aveva già avuto nell’82 una testimonianza ufficiale con Extraterrestrial Live.

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Ebbene, Live ’83 non è di certo inferiore al disco appena citato, in quanto vede all’opera un gruppo decisamente “roadato” (scusate il tristissimo gioco di parole) ed in forma brillante, che intrattiene il pubblico californiano per quasi ottanta minuti di solido hard rock classico e senza il benché minimo accenno di ballate (lo show non è completo, mancano tre brani che curiosamente erano tutte anteprime dell’album The Revolution By Night che sarebbe uscito da lì a pochi mesi). Il gruppo era formato per quattro quinti da membri originali (Eric Bloom, Donald “Buck Dharma” Roeser, Joe Bouchard ed Allen Lanier), con l’aggiunta del batterista Rick Downey che nell’81 aveva sostituito Albert Bouchard, e come spesso capita vede Roeser fare la differenza con una eccellente performance chitarristica ad alto tasso adrenalinico, che lo conferma vero leader della band: lo show non è quindi inferiore a quelli interessati dai vari live usciti nel 2020, anche se la qualità di registrazione non è allo stesso livello (non è un suono da bootleg, ma neppure all’altezza degli standard richiesti ad un album dal vivo pubblicato nel 2021). La setlist concede molto poco all’allora ultimo disco e si concentra quasi totalmente sugli anni settanta del gruppo, in particolare i primi tre album, a partire da Stairway To The Stars, un boogie decisamente chitarristico con Roeser che inizia ad arrotare di brutto, seguita dalla potente Harvester Of Eyes, hard rock song che più classica non si può.

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La scaletta alterna brani popolari come Hot Rails To Hell, Cities On Flame With Rock And Roll e l’immancabile (Don’t Fear) The Reaper, ad altri meno esplorati come la pulsante Workshop Of The Telescopes https://www.youtube.com/watch?v=CTUULoK6NrM , il rock’n’roll all’ennesima potenza Before The Kiss, A Red Cap e la solida ed incalzante 7 Screaming Dizbusters. Fire Of Unknown Origin è rappresentato dall’orecchiabile Burnin’ For You, tra i pezzi più noti della band, e dalla coinvolgente ed immediata Joan Crawford, con un’ottima prestazione di Lanier al pianoforte. Infine, non mancano le rarità, come Born To Rock che è tratta dall’unico lavoro di Buck Dharma come solista (un pezzo dalla ritmica pressante e solita notevole prestazione da axeman del chitarrista, anche se come songwriting il brano non è il massimo) e due cover in cui Roeser è ancora il protagonista assoluto: il classico degli Steppenwolf Born To Be Wild (dove però appare un synth un po’ inutile) e soprattutto una Roadhouse Blues dei Doors da paura, dieci minuti molto intensi che da soli valgono gran parte del prezzo richiesto per il CD, con in mezzo anche un breve accenno a Love Me Two Times https://www.youtube.com/watch?v=FmOu8qGu5UQ . Un altro buon live d’archivio per i Blue Oyster Cult, anche se stavolta spero sul serio che sia l’ultimo per almeno due anni.

Marco Verdi

E Questo Da Dove Spunta? Blue Oyster Cult – Live ‘83ultima modifica: 2021-03-08T10:32:51+01:00da bruno_conti
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