Un Moderno Hippie Sfida Il Triste Tempo Del Covid. Israel Nash – Topaz

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Israel Nash – Topaz – Desert Folklore Music/Loose Records

Per fortuna in questi travagliati anni duemila il mestiere del cantautore non sembra esser passato di moda, almeno in America, con una nuova generazione di talenti che, disco dopo disco, si stanno mettendo in luce grazie alla loro musica e alle loro personali visioni della realtà contemporanea. Ognuno di voi, certo, avrà la sua personale lista di preferiti, nella mia posso citare Jonathan Wilson, Drew Holcomb, Jason Isbell, Griffin House, Will Hoge e, last but not least, Israel Nash (all’inizio noto anche per un secondo cognome, Gripka), di cui vado a descrivervi l’ultimo album, Topaz. Anticipato alla fine dello scorso anno dall’omonimo EP con cinque brani scaricabili online, questo nuovo lavoro ha preso la sua forma definitiva dopo una lunga gestazione nello studio personale di Nash ad Austin, luogo dove il songwriter originario del Missouri si è stabilito da parecchio tempo. Gli anni degli esordi newyorkesi appaiono lontani, a giudicare da come si presenta l’amalgama sonoro che caratterizza Topaz, successore diretto dei precedenti Lifted del 2018 e Silver Season del 2015, già contraddistinti da quel sound denso e stratificato che qualcuno ha voluto definire cosmic country, dove si vuol far convergere il prog dei Pink Floyd bucolici modello Obscured By Clouds con la delicata patina di psichedelia presente nel roots rock targato Laurel Canyon.

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Paragoni legittimi, tuttavia anche a un ascolto distratto non si può fare a meno di notare l’influenza più rilevante tra tutte, quella di Neil Young e dei suoi gioielli che dagli anni settanta non hanno mai cessato di ispirare le successive generazioni di musicisti. Il brano di apertura, Dividing Lines, mostra il lato più pinkfloydiano di Israel col suo lisergico crescendo, il ruolo determinante della pedal steel guitar suonata dall’ottimo Eric Swanson e l’uso potente dei cori femminili, le bravissime Jenny Carson e Rockyanne Bull https://www.youtube.com/watch?v=VBvy2f9Tdr8 . La morbida Closer è immediatamente accattivante, ancora pedal steel, banjo e armonica a guidare una melodia sognante che sembra perdersi nella vastità degli orizzonti texani https://www.youtube.com/watch?v=OcqFPn8-7zs . La chitarra di Adrian Quesada, leader dei Black Pumas e coproduttore di Topaz, dà l’avvio al turgido soul di Down In The Country, dove ha modo di mettersi in luce l’accompagnamento fiatistico in puro stile Stax dell’ensemble Afrobeat Hard Proof https://www.youtube.com/watch?v=6lluZL-So7Y . In Southern Coasts le campionature ritmiche non rovinano l’atmosfera contemplativa del pezzo, impreziosito nel finale da un bel fraseggio di chitarre https://www.youtube.com/watch?v=KJbRNq18PmU , mentre Stay cattura subito per le sue note calde ed avvolgenti, soul ballad purissima che potrebbe ambire al ruolo di singolo da classifica, sfruttando ancora un brillante uso dei fiati e dell’elettrica di Quesada https://www.youtube.com/watch?v=dykiv1T5-FQ .

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Canyonheart è talmente younghiana che potrebbe essere scambiata per un outtake di Harvest o After The Gold Rush, col suo incedere indolente e l’armonica che accarezza l’anima insieme a banjo e steel guitar https://www.youtube.com/watch?v=X0BePC-qJL0 . Ancora l’ombra del grande canadese si stende sul robusto tessuto melodico di Indiana, (o Alabama, mi verrebbe quasi da cantare!) https://www.youtube.com/watch?v=VA0KKfm1hUA  che si stempera nella contemplativa bellezza della successiva Howling Wind. Tanta spiritualità ed introspezione potrebbero indurci a pensare che Nash viva sospeso nel suo mondo dominato dalle suggestioni di Madre Natura, lontano dalla realtà contingente. A smentire quest’idea arriva la struggente Sutherland Spring, rievocazione della strage compiuta nel novembre 2017 nella chiesa battista dell’omonima località da parte dello squilibrato Devin Patrick Kelley che uccise ventisette persone e ne ferì altre venti. Ogni strumento contribuisce alla resa di questa allucinante vicenda, facendo di questa drammatica ballad uno dei vertici dell’album https://www.youtube.com/watch?v=KZVeal2qbjY . Pressure, con la sua bella enfasi fiatistica in chiave southern soul https://www.youtube.com/watch?v=jA6vEP2rL4o , chiude degnamente un disco piacevolissimo e rigenerante, ricco di sonorità azzeccate e suggestioni meditative, facendo di Israel Nash non più solo una promessa ma un sicuro protagonista della musica che amiamo.

Marco Frosi

Un Moderno Hippie Sfida Il Triste Tempo Del Covid. Israel Nash – Topazultima modifica: 2021-03-29T17:47:48+02:00da bruno_conti
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