Un Disco “Anomalo”, Acustico, Per Il Chitarrista Di Washington, D.C. Tom Principato & Steve Wolf – The Long Way Home

tom principalo & steve wolf the long way home

Tom Principato & Steve Wolf – The Long Way Home – Powerhouse Records 

Un disco acustico di Tom Principato? Ebbene sì, registrato in duo con Steve Wolf, bassista con cui Principato ha spesso condiviso in passato palchi e dischi, per l’occasione impegnato al contrabbasso. Un disco particolare, raffinato, notturno, forse ancor di più direi autunnale (vista la stagione verso cui ci avviamo), composto da otto tracce strumentali, una sorta di “vacanza” fuori stagione dal consueto blues-rock degli album di Principato, non ultimo l’ottimo CD+DVD Live And Still Kickin’ uscito all’incirca un paio di anni or sono http://discoclub.myblog.it/2016/01/15/studio-o-dal-vivo-sempre-gran-chitarrista-tom-principato-live-and-still-kickin/ . E anche il mood musicale è molto differente, niente travolgenti cavalcate a colpi di chitarra elettrica, a metà strada tra il miglior Clapton e Roy Buchanan, ma un disco felpato, minimale, molto jazzato, dove emergono anche le influenze del Danny Gatton più intimista, quello per cui Wolf aveva suonato e prodotto anche uno dei suoi dischi più famosi Redneck Jazz Explosion.

tom principalo & steve wolf the long way home back

Ma questa volta, come detto, il mood è molto più rilassato ed acustico, Principato abbandona la sua Fender elettrica per suonare una Gibson hollow-body con corde di nylon e Steve lo segue con il suo contrabbasso dal suono caldo ed avvolgente, ogni tanto rispondendo con delle cascate di note in libertà al continuo lavoro della solista di Tom. In alcuni brani vengono utilizzate anche delle piccole percussioni per dare una maggiore coloritura e corposità all’atmosfera sonora, ad esempio nell’iniziale Thought Of You, per il resto limpida e dalla dolcissima melodia, dove il contrabbasso risponde anche a livello solista agli interventi ricchi di tecnica e feeling della chitarra del nostro amico, oppure nella più mossa Midnight Groove, dove lo stile molto laidback dei due protagonisti si anima in alcune progressioni dove si apprezza ancor di più la tecnica sopraffina dei due musicisti americani. E’ chiaramente un disco di jazz, non aspettatevi digressioni rock o blues (forse appena un filo), per fare un richiamo per i non jazzofili potrebbe rimandare a certe cose acustiche e raccolte di Pat Metheny (che ha spesso elogiato Principato), o a gente come Kevin Eubanks o Earl Klugh, che però sfocia quasi nell’easy listening, ovviamente Django Reinhardt è un altro nome di riferimento, anche se lo swing non sembra rientrare negli ingredienti di questo The Long Way Home.

Forse si potrebbero ricordare pure certe cose dei trii di McLaughlin, Al Di Meola, Larry Coryell, ma senza l’elemento flamenco di Paco De Lucia, e comunque in quel caso e in quei dischi il virtuosismo corale e l’interscambio tra i musicisti raggiunge livelli strepitosi e frenetici, qui neppure sfiorati, quindi diciamo che è solo per inquadrare l’atmosfera dell’album; Tres Dias Mas, forse qualche elemento latino lo aggiunge, ma è appena accennato, mentre Very Blue potrebbe rimandare ad uno standard come Goodbye Pork Pie Hat, trasposto per una chitarra acustica ed un contrabbasso e Mi Solea con un uso più accentuato delle percussioni evidenzia di nuovo elementi latineggianti quasi alla Santana, nei suoi brani strumentali più melodici. Tango’d Up In The Blues gioca sul titolo di un brano di Dylan per ammiccare più alla malinconia e alla tristezza del tango, che alle 12 battute classiche con Wolf impegnato in un breve solo di contrabbasso; la vivace Back Again And Gone invece qualche elemento di blues e di un rock molto morbido lo inserisce, con la conclusiva Nancy che sfiora anche lo stile di gente come Davy Graham o il Bert Jansch dei Pentangle. Quindi occhio alla penna, qui Robert Johnson o Eric “Manolenta” non c’entrano per nulla, vi dovete rivolgere al live o ai dischi precedenti per ritrovare il Master of the Telecaster!

Bruno Conti