A Sorpresa, Dalla Finlandia, Ecco Una Nuova Grande Voce Blues! Ina Forsman.

ina forsman

Ina Forsman – Ina Forsman – Ruf Records/Ird 

Il rock finlandese ha regalato al mondo gli Hanoi Rocks, un gruppo glam rock rispettato da tutti, se vogliamo i Leningrad Cowboys, sulla scia dei film di Aki Kaurismaki, molte band metal, su tutte Nightwish e Stratovarius tra le tante, in ambito blues citerei Erja Lyytinen di cui mi sono occupato in passato (ricordo sempre che il termine non ha connotati mafiosi, sono tutti ancora vivi quelli di cui mi sono “occupato, per il Buscadero nel caso, ma non sul Blog), nel folk aggiungerei Mirel Wagner, comunque cantanti soul e blues mancavano all’appello. Ora la lacuna viene colmata da Ina Forsman, giovane vocalist emergente, che a giudicare dalla foto di copertina uno potrebbe scambiare per una sorta di Rhianna bianca, ma vi assicuro è molto più brava: ha già alle spalle un album con la Helge Tallqvist Band,  CD inciso quando aveva circa 18 anni e distribuito a livello indipendente in Finlandia, disco dove affrontava classici del soul e del blues con piglio gagliardo, pezzi di Etta James, Koko Taylor, Ruth Brown, Muddy Waters e via andare https://www.youtube.com/watch?v=CNI5y-d93z8 .

Per questo esordio omonimo, su Ruf Records, la Forsman si è scritta tutti i brani, con vari collaboratori finlandesi, unica eccezione la cover di I Want A Little Sugar In My Bowl di Nina Simone, ma poi saggiamente è andata a Austin, Texas a registrare il disco: prodotto da Mark “Kaz” Kazanoff, che suona anche il sax e arrangia e guida la sezione fiati, l’album si avvale pure di due ottimi chitarristi come Derek O’Brien e Laura Chavez (che suona la solista nei dischi di Candye Kane ed è considerata uno dei migliori talenti delle ultime generazioni), oltre ad una pattuglia di eccellenti musicisti locali. L’unica concessione al recente passato è la presenza del suo mentore Helge Tallqvist all’armonica. E la ragazza canta, capperi se canta! Una voce sulla falsariga delle varie Beth Hart, Dana Fuchs, Susan Tedeschi, oltre alle grandissime citate poc’anzi, magari più come tipo di approccio che per la potenza vocale, anzi, se proprio dovessi scegliere una voce a cui accostarla forse sarebbe quella di Amy Winehouse (anche nell’aspetto esteriore, con tatuaggi a volontà), un timbro appassionato ma con una certa indolenza voluta, si lascia guidare dai vecchi marpioni che la accompagnano e il risultato fa ben sperare per la prosecuzione della stirpe delle Soul/Blues singers. Vedremo se poi non si perderà per strada ma per ora ci siamo.

I titoli ovviamente ai più (me compreso che li leggo sul libretto) non diranno nulla, visto che sono tutte nuove composizioni, ma Hanging Loose, con il suo giro di basso grasso e funky, la batteria sincopata, i fiati che pompano di gusto, non ha nulla da invidiare ai piccoli classici minori del passato, la chitarra pungente di Laura Chavez e il piano insinuante di Nick Connolly sono il valore aggiunto di un brano che predispone subito bene l’ascoltatore. Pretty Messed Up è un deep south mid-tempo soul interpretato alla grande dalla Forsman che ha un notevole feeling con le proprie canzoni, con echi addirittura del grande Van Morrison, il tocco dell’assolo di flauto nella parte centrale è una piccola chicca. Bubbly Kisses ha una atmosfera jazzy e notturna, tra contrabbasso, piano e batteria “spazzolata”, oltre ad una tromba con la sordina che fa molto New Orleans anni ’20, e lei canta veramente bene, con classe e grande padronanza vocale. Farewell ricorda quel soul 2.0 in cui Amy Winehouse era maestra, rispetto per le tradizioni ma quel piccolo tocco di irriverenza che fa tendenza, leggeri tocchi reggae nella ritmica e latini nei fiati che avvolgono il tutto e l’armonica di Tallqvist che aggiunge una piccola quota blues.

Che si ampia nel bellissimo lento che risponde al nome di Don’t Hurt Me Now, uno slow blues percorso nuovamente dall’eccellente lavoro della solista della Chavez e dell’organo di Connolly. Anche il blues texano più ortodosso viene affrontato con piglio sbarazzino nella eccellente Talk To Me, ma secondo me è nelle ballate appassionate come Now You Want Me Back dove si apprezza maggiormente il talento già formato di questa giovane cantante, che se la cava alla grande anche nei ritmi più mossi di una Devil May Dance Tonight dove la somiglianza con la Winehouse anche a livello di risultati è impressionante. E pure in Before You Go Home il parallelo regge, sembra quasi di ascoltare una Valerie Part 2, ma senza timori di plagi o copiature, siamo solo sulla stessa lunghezza d’onda. Poi c’è anche il tempo per scatenarsi in una mossa e divertente No Room For Love, a tutto fiati e poi di raccogliersi di nuovo in una versione intensa e sentita, solo voce e piano, del classico di Nina Simone I Want A Little Sugar In My Bowl, con tanto di assolo di sax di Mark Kazanoff. La ragazza ha la voce, il talento https://www.youtube.com/watch?v=CH4FYfmI9Zc, il fisico e pure le canzoni e il disco è veramente bello. Ve lo consiglio caldamente! Fra poco sarà anche nella nuova edizione della Blues Caravan della Ruf con Tasha Taylor Layla Zoe https://www.youtube.com/watch?v=3-yMNdsS1d0

Bruno Conti