Tra Canada E California, Un Disco Niente Male. The Once – Time Enough

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The Once – Time Enough – The Once/Factor CD

The Once sono un trio di musicisti canadesi, originari di Terranova, in circolazione più o meno da un decennio, e con quattro album ed un EP alle spalle. Sono stati paragonati ad una via di mezzo tra i Cowboy Junkies (per il fatto di avere una cantante femminile, Geraldine Hollett) ed i Blue Rodeo (per gli elementi californiani nel sound). Io sinceramente, dopo aver ascoltato il loro nuovo album Time Enough, ho trovato poche somiglianze con entrambi i gruppi, mentre invece diversi elementi del loro suono mi hanno fatto venire in mente i Fleetwood Mac nella formazione classica con Lindsay Buckingham e Steve Nicks, sia per le sonorità che comunque qualcosa di californiano hanno, sia per il fatto che anche gli altri due membri della band, i polistrumentisti Phil Churchill ed Andrew Dale, si alternano saltuariamente come voce solista alla Hollett, e tutti e tre insieme creano delle ottime armonie, che sono tra i punti di forza del loro suono.

La seconda parte del disco è più riflessiva, più cantautorale, in un certo senso più “canadese”, ma l’insieme del CD è molto piacevole e di buon impatto: nove canzoni tra pop, rock e folk che non hanno momenti di stanca o tentennamenti, anzi in alcuni casi vengono toccati punti abbastanza elevati di creatività, grazie anche ad una strumentazione ricca ma mai ridondante. A proposito di California, basta sentire l’opening track per trovarci già in zona Fleetwood Mac, un pop-rock raffinato ed orecchiabile in cui cori, melodia ed arrangiamento hanno molto da spartire con la band di Rumours. Anche meglio Before The Fall, una rock ballad elettrica dall’incedere insinuante, un ritornello corale di sicuro impatto ed un crescendo finale emozionante, in cui si respira ancora aria di Golden State. Ancora pop di classe, e di nuovo con i Mac in mente, con Any Other Way, un pezzo dallo sviluppo intrigante ed il solito gusto per le melodie dirette; Lead Me Lover è caratterizzata da una ritmica pulsante e da un motivo nuovamente a più voci, anzi in cui le voci sono protagoniste assolute e l’accompagnamento strumentale è quasi di raccordo: il risultato finale è affascinante.

La lenta Another Morning è più rarefatta, quasi eterea, e si ricollega alle tipiche atmosfere canadesi, pur mantenendo uno stile ben definito, You Don’t Love Me prosegue con lo stesso mood, anche se il brano è più acustico e dalle sonorità più dirette, con la voce espressiva di Geraldine ancora in primo piano ed una confezione raffinata, mentre Foreign Shore è quasi folk, delicata, con un motivo di alto profilo ed un arrangiamento semplice ma delizioso, tra le migliori del disco, grazie anche ad un suggestivo assolo chitarristico ed alla partecipazione di una piccola sezione fiati. Chiusura con la bucolica We Look Back, pochi strumenti ed il solito bell’uso delle armonie vocali, e con la toccante Some Lies, con una melodia di indubbio pathos, anch’essa tra le più riuscite di un album comunque bello, personale e, perché no, sorprendente.

Marco Verdi

“Mini” Nel Formato, Ma Non Nei Contenuti E Nella Durata: L’Altro Blue Rodeo. Greg Keelor – Last Winter

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Greg Keelor – Last Winter – Warner Music Canada

A pochi mesi dall’uscita dell’album solista di Jim Cuddy https://discoclub.myblog.it/2018/03/08/anche-senza-il-suo-pard-abituale-sempre-un-gran-bel-sentire-jim-cuddy-constellation/ , ecco arrivare la risposta del suo pard nei Blue Rodeo Greg Keelor: entrambi hanno rilasciato delle prove piuttosto convincenti, ma mentre Cuddy aveva scelto un sound ed un approccio molto vicino a quello della sua band, ovvero un country-rock solare e a tratti chitarristico, grazie anche alla presenza nel disco di ben tre componenti del gruppo canadese, Keelor ha optato per un suono più malinconico e meditativo, come ricorda il titolo del l’album, anche se il CD esce alle soglie dell’estate, pur essendo stato registrato nel marzo del 2017. La quinta prova solista del musicista nordamericano esce sotto la forma dell’EP o mini CD, infatti comprende solo quattro brani, ma per ben 34 minuti di musica: il punto di contatto nei due dischi è rappresentato dalla presenza del chitarrista e multistrumentista  Jim Bowskill degli Sheepdogs, che suona tutti gli strumenti a corda e ha curato anche gli arrangiamenti degli archi.

Il nostro amico Greg, che nella foto interna sfoggia il lungo barbone bianco da Babbo Natale che ne caratterizza l’immagine da qualche tempo, è sempre stato l’anima più meditabonda e riflessiva dei Blue Rodeo, ma comunque spesso ha scritto e collaborato anche alle sarabande chitarristiche del quintetto canadese. Da quando però i suoi problemi di udito causati dal tinnito ne hanno limitato l’uso della chitarra elettrica, ha virato ancor di più la sua musica verso un approccio più intimista e raccolto, anche se, come dimostrano le quattro canzoni presenti in Last Winter, il suono rimane sempre pieno ed avvolgente, caratterizzato dalla sua voce profonda, piana e vissuta, dove c’è ampio spazio per le solite improvvisazioni strumentali tipiche delle sue canzoni migliori. E le quattro presenti in questo EP rientrano tutte in questa categoria: quattro lunghe ballate, tutte sugli otto/nove minuti , tempi quieti e dilatati, con la presenza costante del piano e dell’organo, che da subito risalta nella stupenda Gord’s Tune dedicata al recentemente scomparso leader dei Tragically Hip Gord Downie, e che nelle tematiche musicali e nel testo ricorda anche un brano proprio di Downie Bobcaygeon, dedicato ad una piccola comunità dell’Ontario (anche se mi risulta strano, perché Downie è morto ad ottobre 2017, mentre il disco di Keelor sarebbe stato registrato a marzo di quell’anno).

Ma al di là di  eventuali sfasature spaziotemporali il brano è bellissimo, contemplativo e sentimentale, con Bowskill che lavora di fino con la chitarra e soprattutto la pedal steel, mentre gli archi e le tastiere aggiungono ulteriore profondità al sound, e la presenza della sezione ritmica è discreta e minimale, come pure le armonie vocali di Bowskill, a conferma dell’aria malinconica e nostalgica del brano. City Is A Symphony non sposta l’equilibrio sonoro, che se possibile si fa ancora più disadorno ed essenziale, con il pianoforte strumento guida, anche se dopo qualche minuto entrano di nuovo gli archi, una batteria elettronica per una volta non fastidiosa e una chitarra elettrica appena accennata che sottolinea la voce dolente di Keelor e gli arrangiamenti si fanno più complessi.

Early In the Morning è l’unico brano non a firma Keelor, si tratta di una vecchia canzone di Noel “Paul” Stookey, che si trovava sul primo album di Peter, Paul & Mary del 1962, che dal breve brano folk originale si trasforma in una mini sinfonia di otto minuti, dove un organo quasi da chiesa sottolinea l’aria solenne  e sospesa di questa bellissima ballata, dolce ed insinuante, mentre le armonie vocali di Ashley Moffatt le conferiscono una ulteriore solennità. Per chiudere rimane 3 Coffins (Tre Bare), altro brano diciamo non allegrissimo, dove l’uso del Weissenborn e dell’hurdy-gurdy di Bowskill porta una mistica quasi indianeggiante a tempo di lento raga, mentre gli archi e le tastiere amplificano l’aria cogitabonda e spirituale della canzone ed evidenzia lo spirito globale e complessivo non facile ma affascinante di questo (mini)album.

Bruno Conti

Dal Vivo Sono Veramente Bravi! Wild Feathers – Live At The Ryman

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The Wild Feathers  – Live At The Ryman – 2 CD Warner/Maverick               

Al primo album, quello omonimo del 2013, non dico che avevo gridato al miracolo http://discoclub.myblog.it/2013/09/15/ho-visto-il-futuro-del-rock-n-roll-e-il-suo-nome-e-the-wild/ , ma mi erano parsi una delle nuove band più fresche ed eccitanti in circolazione, tra quelle che meglio di altre erano state in grado di mischiare il rock classico, con ampie spruzzate country, echi di Stones, Allman, Jayhawks, Ryan Adams, Tom Petty, anche gli Avett Brothers, poi con il secondo album, Lonely Is A Liifetime, prodotto sempre da Joy Joyce, l’asticella del suono si era spostata in parte verso un approccio più bombastico, commerciale, fatto in serie, simile ai passi falsi recenti di formazioni tipo Mumford And Sons, The Head And The Heart (sempre con Joyce dietro la consolle), pur mantenendo comunque alcune caratteristiche del proprio sound, tipo l’approccio R&R, le belle armonie vocali e una capacità di scrivere brani dalle melodie consistenti http://discoclub.myblog.it/2016/05/26/presente-passato-del-rock-and-roll-the-wild-feathers-lonely-is-lifetime/ . Quindi li attendevo con curiosità alla prova del doppio dal vivo, prova quasi infallibile per un artista o una band che vuole dimostrate le proprie qualità e la capacità di stare su un palco (dico quasi, perché per esempio di recente i NEEDTOBREATHE, che nel 2015 avevano pubblicato un ottimo doppio Live From The Woods, lo hanno seguito con una tavanata galattica come il recente Hard Love http://discoclub.myblog.it/2016/11/08/invece-veramente-brutto-needtobreathe-hard-love/ ).

Ma questo rimane nel futuro,  concentriamoci sul presente, ovvero questo doppio CD dal vivo, registrato in uno dei templi riconosciuti e deputati della country music, il mitico Ryman Theatre di Nashvile, che negli ultimi anni ospita spesso anche formazioni rock. Il quartetto texano si presenta sul palco con una ampia selezioni di brani tratti dai due dischi precedenti, diciassette canzoni in tutto: l’apertura è affidata ad una splendida Help Me Out, tratta del recente Lonely Is A Lifetime, con i loro eccellenti incroci vocali, sia a livello armonie, sia delle diverse voci soliste che si intrecciano, mentre il jingle jangle e gli assoli ripetuti delle chitarre fanno dimenticare l’arrangiamento pomposo del disco di studio. Overnight, il brano di apertura del secondo album, ricordava molto il sound dei Jayhawks, e nella dimensione live conferma la sua validità, riff e ritmi coinvolgenti, grande country-rock della vecchia scuola, anche un approccio “antemico”, ma nella migliore accezione del termine, guitar music della più bell’acqua, e pure Backwoods Company, dal primo album,a livello riff non scherza, una via dei mezzo tra Petty e gli Allman, grinta e sostanza. If You Don’t Love è la prima pausa di riflessione nel concerto, una pop ballad molto raffinata, che ricorda i primi U2, mossa e con un ritornello facile da ricordare, seguita da Don’t Ask Me To Change, sempre ricca di sfumature pop-rock di gran classe, mentre Got It Wrong è un’altra tipica canzone del loro repertorio, “cantabile” e con un approccio avvolgente e assai godibile, con i soliti controcanti corali di grande effetto.

Hard Times è uno dei brani oltre i sei minuti dove la band mostra il proprio spirito più R&R, con chitarre e tastiere in libertà, in continuo crescendo, e questi suonano, ragazzi. Sleepers è un altro dei pezzi del secondo album che viene liberato da quel “big sound” fasullo a favore di una maggiore freschezza, poi gli oltre otto minuti di Goodbye Sound, uno dei pezzi migliori dell’ultimo disco, come dicevo nella recensione del CD mi ricorda le cose migliori di Blue Rodeo o Jayhawks, intrecci di chitarre e tastiere, oltre alle voci che armonizzano in modo perfetto, una pedal steel aggiunta e una gran coda strumentale a chiudere il cerchio. Molto piacevoli e consistenti anche Into The Sun e Happy Again, soprattutto la seconda, veramente tirata e con un gran riff; per non parlare di Left My Woman un’altra delle loro classiche ballate elettroacustiche in crescendo.. E siamo solo al terzo brano del secondo CD, a questo punto tocca a American, altro notevole brano dal flavor anni ’70, con chitarre e ritmiche galoppanti quasi stonesiane, poi a Lonely Is A Lifetime, un pezzo solo voci e chitarre acustiche, prima del gran finale che si apre con How, un altro dei brani dell’ultimo album che cresce nella vibrante versione Live, come pure la splendida The Ceiling in una versione monstre di oltre sette minuti, con chitarre e voci che girano a mille, prima di congedarci con la poderosa Hard Wind, altro brano R&R ricco di sostanza ed energia. Per il momento basta e avanza, dal vivo sono veramente bravi, per il futuro vedremo!

Bruno Conti

Il Resto Del Meglio Secondo Disco Club. Annata Musicale 2016, Parte II

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Eccoci alla seconda parte della lista dei migliori dischi del 2016, secondo il vostro Blogger preferito, spero!

michael kiwanuka love & hate

Michael Kiwanuka – Love And Hate

felice brothers life in the dark

Felice Brothers – Life In The Dark

aaron neville apache

Aaron Neville – Apache

joe bonamassa blues of desperationjoe bonmassa live at the greek theatre 2 cd

Joe Bonamassa – Blues Of Desperation

Joe Bonamassa – Live At The Greek Theatre

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Ryley Walker – Golden Sings That Have Been Sung

kiefer sutherland down in a hole

Kiefer Sutherland – Down In The Hole

Fabrizio Poggi Texas-Blues-Voices

Fabrizio Poggi And The Amazing Texas Blues Voices

steepwater band shake your faith

Steepwater Band – Shake Your Faith

james maddock jimmy immy live in italia

James Maddock/David Immergluck – Jimmy/Immy w/Alex Valle Live In Italia

kenny neal bloodline

Kenny Neal – Bloodline

jack ingram midnight motel

Jack Ingram – Midnight Motel

seth walker gotta get back

Seth Walker – Gotta Get Back

dwight yoakam swimmin' pools

Dwight Yoakam – Swimmin’ Pools, Movie Stars…

parton harris ronstadt the complete trio collection

Dolly Parton/Emmylou Harris/Linda Ronstadt – The Complete Trio Sessions

reckless kelly sunset motel

Reckless Kelly – Sunset Motel

nick cave skeleton tree

Nick Cave & The Bad Seeds – Skeleton Tree

led zeppelin complete bbc sessions front

Led Zeppelin – The Complete BBC Sessions

frankie miller's double take front

Frankie Miller’s Double Take

luke winslow-king i'm glad trouble don't last always

Luke Winslow-King – I’m Glad Trouble Don’t Last Always

bob weir blue mountain

Bob Weir – Blue Mountain

phish big boat

Phish – Big Boat

leonard cohen you want it darker

Leonard Cohen – I Want It Darker

nitty gritty dirt band circlin' back

Nitty Gritty Dirt Band – Circlin’ Back Celebrating 50 Years

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Richard Lindgren – Malmostoso

dear jerry celebrating the music of jerry garcia 2 cd

Dear Jerry – Celebrating The Music Of Jerry Garcia

madeleine peyroux secular hymns

Madeleine Peyroux – Secular Hymns

david bromberg band the blues, the whole blus and nothing but the blues

David Bromberg Band – The Blues, The Whole Blues And Nothing But The Blues

melissa etheridge MEmphis rock and soul

Melissa Etheridge – Memphis Rock And Soul

joanne shaw taylor wild

Joanne Shaw Taylor – Wild

otis clay live in switzerland

Otis Clay – Live In Switzerland, 2006

john prine for better, or worse

John Prine – For Better, Or Worse

the shelters

The Shelters – The Shelters

tim buckley lady, give me your key

Tim Buckley – lady, give me your key

life and songs of emmylou harris

The Life & Songs Of Emmylou Harris CD+DVD

planxty between the jigs and the reels

 Planxty – Betwen The Jigs And The Reels A Retrospective CD+DVD

stevie nicks bella donna

Stevie Nicks – Bella Donna

jimmy ragazzon songbag

Jimmy Ragazzon – SongBag

blue rodeo 1000 arms

Blue Rodeo – 1000 Arms

townes van zandt's last set

Lowlands And Friends Play Townes Van Zandt’s Last Set

Rolling Stones - Blue & Lonesome cd

Rolling Stones – Lonesome and Blues

Direi che è tutto. Ho lasciato fuori qualcosa da queste due liste (e da quella “ufficiale” dell’11 dicembre)? Può essere, ma credo di avere di avere quasi esagerato. In attesa delle prime uscite targate 2017 e comunque con aggiornamenti giornalieri del Blog su uscite passate e future.

Bruno Conti

 

 

Ancora Una Volta Degni Della Loro Fama! Blue Rodeo – 1000 Arms

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Blue Rodeo – 1000 Arms – TeleSoul Records Canada

Ogni appassionato della buona musica ha una predilezione particolare per un gruppo o un solista, al di fuori dei grandi nomi più ricorrenti: il sottoscritto ce l’ha, tra gli altri, per i canadesi Blue Rodeo. Chi legge queste pagine virtuali avrà visto sempre giudizi più che lusinghieri di chi scrive per la band di Jim Cuddy e Greg Keelor, che considero una delle migliori in assoluto di quelle uscite nell’ultimo trentennio (come si vede dai video non sono più dei giovanotti), tra i migliori eredi della grande tradizione che ha avuto soprattutto nella Band l’esempio più fulgido nell’ambito Americana, country-rock, roots music, come diavolo volete chiamarlo, in generale tra i gruppi provenienti dal continente nord-americano. Dopo l’eccellente Live At Massey Hall dello scorso anno http://discoclub.myblog.it/2015/12/06/dei-migliori-album-dal-vivo-del-2015-blue-rodeo-live-at-massey-hall/ , i Blue Rodeo tornano con questo 1000 Arms, il loro quattordicesimo album di studio, che conferma una rinnovata verve del quintetto canadese, dopo le derive un filo più bucoliche del peraltro ottimo In Our Nature http://discoclub.myblog.it/2013/11/14/festeggiano-25-anni-e-spiccioli-di-carriera-con-un-grande-di/ , e del successivo album di carattere natalizio http://discoclub.myblog.it/2014/12/07/il-solito-disco-natalizio-blue-rodeo-merrie-christmas-to-you/ . Il gruppo raramente ha sbagliato un colpo, con loro si va a colpo quasi sicuro Nell’album in questione appare per l’ultima volta il membro aggiunto (ma in pratica fisso nella band da 17 anni) Bob Egan, sopraffino suonatore di pedal steel e mandolino fin dai tempi di Palace Of Gold. Ovviamente il gruppo ruota soprattutto intorno alle canzoni, alle voci e armonie vocali di Cuddy e Keelor, ma anche il secondo chitarrista (con Cuddy) Colin Cripps e il tastierista Michael Boguski contribuiscono con i loro tocchi di finezza al risultato finale, oltre al dancing bass inimitabile del veterano Bazil Donovan.

Al solito Jim Cuddy è quello dalla voce più solare, giovanile, che rimanda a Paul Cotton o Richie Furay dei Poco, mentre Greg Keelor ha un timbro più roco e crepuscolare, anche se il meglio lo danno, come di consueto, negli splendidi intrecci vocali che sono il loro marchio di fabbrica. E le canzoni di qualità non mancano neppure in questa occasione: che sia il country-rock riflessivo dell’iniziale splendida Hard To Remember, con il marchio di Keelor, tocchi jingle-jangle quasi byrdsiani, quelle armonie vocali immancabili e un suono caldo ed avvolgente https://www.youtube.com/watch?v=j44YVch6Qbk , oppure una solare I Can’t Hide This Anymore, un brano di Cuddy, che con il suo mandolino e le chitarre acustiche ed elettriche, sembra uscito da uno dei primi dischi dei Poco o degli Eagles. Molto bella anche la mossa Jimmy Fall Down dove fa capolino anche una armonica https://www.youtube.com/watch?v=dg0B_-eX-6I  o la riflessiva Long Hard Life, dove Jim Cuddy racconta di una relazione finita male con la consueta passione. Rabbit’s Foot di nuovo a guida Keelor, vira decisamente verso il rock, sembra un pezzo, e pure di quelli belli, di Tom Petty con gli Heartbreakers, di nuovo chitarre tintinnanti, ritmi incalzanti e intrecci vocali splendidi, fino ad un break chitarristico da manuale; 1000 Arms è una delle consuete ballate strappacuore di Cuddy, con la pedal steel sugli scudi, come se il country-rock degli anni ’70 non fosse mai tramontato.

Dust To Gold viceversa è uno di quei pezzi più “lunatici” ed ombrosi di Greg Keelor, con la pedal steel, l’organo e il piano a sottolineare l’atmosfera più cupa della canzone, sempre infiorata dalle loro armonie vocali inconfondibili https://www.youtube.com/watch?v=E4ZhU8aQEZ4 . Superstar, con un corno francese ad arricchire il sound, è uno dei consueti tuffi di Cuddy nell’amato songbook beatlesiano, a passo di carica e con una melodia accattivante, controcanti vorticosi ed interventi chitarristici e pianistici ficcanti https://www.youtube.com/watch?v=SXDSLFQv5NI ; Mascara Tears con Cuddy al Wurlitzer, è pero un brano crepuscolare di Keelor che sembra uscire da On The Beach di Neil Young, tra pedal steel e organo “piangenti”. Can’t Find My Way Back To You, un altro resoconto su un amore finito male di Cuddy (sono sfortunati questi ragazzi!) ha però una bella melodia vivace e mossa, ancora con tocchi younghiani, ma anche aperture country-blues deliziose, mentre So Hard To See è un’altra delicata ballata, questa volta di impianto decisamente acustico, con una spennellata di guitar-synth che fa le veci di una sezione archi e il piano e le chitarre acustiche a caratterizzarne il sound. A chiudere il solito pezzo epico che i Blue Rodeo ci riservano sempre per il gran finale: The Flame è uno dei loro classici brani in crescendo, firmato da Keelor (anche se sul disco tutte le canzoni sono marchiate Cuddy-Keelor), un organo quasi doorsiano, la solita pedal steel e le chitarre che scaldano l’atmosfera nella vibrante parte centrale strumentale. Gran finale per un ottimo album, ancora una volta degno della loro fama.

Bruno Conti

Tra Presente E Passato Del Rock And Roll! The Wild Feathers – Lonely Is A Lifetime

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The Wild Feathers – Lonely Is A Lifetime – Warner Bros

Parlando del precedente omonimo album dei Wild Feathers http://discoclub.myblog.it/2013/09/15/ho-visto-il-futuro-del-rock-n-roll-e-il-suo-nome-e-the-wild/ , uscito tre anni fa nel 2013, scherzando, ma non troppo, avevo parlato di futuro e presente del R&R optando poi per un salomonico: “ho visto una band tra presente e passato del rock and roll, si chiamano le Piume Selvagge”! E per quel album, grazie alla sua fusione di suoni che ricordavano, senza essere troppo pedissequi, gente come Allman Brothers, Tom Petty, la Band, Jayhawks, Stones, Neil Young e molti altri, ci stava. Perché poi il sound era fresco e piacevole, gli intrecci vocali riusciti, anche grazie alla brillante produzione di Jay Joyce  e quindi il tutto, senza sfiorare il plagio diretto, aveva una piacevole sensazione di déja vu, o già sentito. Ma poi l’album ha faticato ad arrivare nei primi 100 posti delle classifiche di Billboard, non riuscendoci, e la band (texana, ma di stanza a Nashville), incidendo per una major come la Warner e dovendo affrontare “il difficile secondo album” ha ceduto un po’ al compromesso, schiacciando in alcuni brani il pedale su un mix di suoni più aggressivi, quell’insieme più “bombastico” da alternative-indie rock da classifica che impera sul mercato americano, e il produttore Joyce, che nel primo album era stato meno “commerciale”, ha indugiato troppo in sonorità più cariche di tastiere, tipo l’ultimo Zac Brown Band, Carrie Underwood o Eric Church, che sono stati i suoi ultimi clienti.

Poi i nostri amici, in particolare Ricky Young, Taylor Burns e Joel King, che scrivono tutti i brani, e si alternano come voci soliste e armonizzano spesso anche insieme, con gusto e classe, sono comunque freschi e vivaci, e brani come l’iniziale Overnight, sono piacevolissimi e coinvolgenti, con un risultato che ricorda quello appunto dei Jayhawks più scanzonati o di gente come Toad The Wet Sprocket, Band Of Horses, Delta Spirit, i primi Kings Of Leon (ma a tratti anche gli ultimi), persino gli Avett Brothers più elettrici, i continui rilanci e soli di chitarre elettriche nel brano, sono, beh, “elettrizzanti”! Sleepers è già più “lavorata”, con quel big sound ricordato, tastiere avvolgenti, voci cariche di eco ed effetti, tipo anche gli ultimi Mumford And Sons, come pretende l’industria discografica, musica da macchina o da ascoltare sull’Ipod (se lo avete), ma che mantiene, a fatica, una sua certa dignità grazie agli ottimi intrecci vocali del gruppo, che non è uno di quelli creati a tavolino nei talent show. La lunghissima Goodbye Song, oltre 8 minuti, risolleva le sorti, con una bella intro di organo e chitarre acustiche, su cui si inserisce una pedal steel avvolgente, suonata da Preston Wimberly, un pezzo che ricorda le migliori cose, di nuovo, dei già citati Jayhawks, grazie all’eccellente lavoro vocale dei membri della band, e ai continui e ficcanti inserti chitarristici che hanno addirittura un retrogusto alla David Gilmour nella lunga parte strumentale, veramente bella, che ricorda pure i migliori Blue Rodeo.

Don’t Ask Me To Change, sempre godibile e frizzante, è più melodica e con inserti pop, ma di quello di buona grana, anche se a momenti si affacciano gli U2 o i Kings Of Leon più commerciali, ma c’è molto di peggio in giro, e comunque le chitarre sono sempre presenti a rivitalizzare le canzoni. Nell’alternanza tra brani più commerciali e pezzi più rock, Happy Again appartiene alla seconda categoria, un bel groove tirato, le solite chitarre che viaggiano e quell’aria country-rock, con rimandi a Petty, Ryan Adams e alla buona musica americana in generale. Niente male anche Leave Your Light On, sempre grintosa e “riffata”, per quanto con quei tocchi commerciali che rischiano di rovinare il tiro poderoso del sound, mentre la corale Help Me Out soccombe in parte al big sound più volte evocato, con la batteria che scandisce fin troppo il tempo, con la title-track, la dolce Lonely Is A Lifetime, solo voci e chitarre acustiche, che è un’oasi di tranquillità nei ritmi rock dell’album. Molto piacevole anche On My Way, sempre con quel suono a tratti troppo carico e forse più “omologato” rispetto al disco precedente. Gli ultimi due brani, Into The Sun, non brutta ma sentita mille volte e Hallelujah, con batteria e tastiere elettroniche ad affiancare una solitaria chitarra acustica, molto di maniera nel suo andamento pop, frenano gli slanci rockistici del resto dell’album. Diciamo promossi, ma con riserva: al di là del proclama “This Is Rock and Roll” con cui vengono pompati sul mercato americano!

Bruno Conti

Ecco Il Meglio Del 2015 Secondo Disco Club. Blogger E Collaboratori Per Iniziare!

i tre pensatori

Siamo arrivati in quel periodo dell’anno in cui si fa il “giochino” dei migliori dell’anno, ovviamente parliamo di musica e dischi nello specifico: i gusti del Blog, se leggete abitualmente, li conoscete, comunque quest’anno, come vedete sopra, si sono riuniti non uno ma tre pensatori e il risultato state per leggerlo, così se magari qualcosa vi era sfuggito potete rimediare e in ogni caso, andando a ritroso, trovate più o meno tutti i dischi di cui si parla sotto, esaminati per esteso (e quelli per mancano magari verranno recuperati). A seguire, nei prossimi giorni, in una serie di Post, come tutti gli anni, ci sarà anche una disamina delle classifiche di fine anno di alcune delle riviste musicali e Blog specializzati internazionali più famosi e/o interessanti. Partiamo quindi con i tre collaboratori fissi di Disco Club e le nostre liste del Best del 2015. Inizia il sottoscritto, che poi si riserva di integrare questa lista che è quella ufficiale (ma ristretta) che andrà anche sul Buscadero, preparata al volo e dove mancano molti altri di quelli che considero i “migliori” dell’anno, comunque per partire, questo è quanto: come sempre sono in ordine casuale, né cronologico, né di posizione e neppure alfabetico:

Top 10

blue rodeo live at massey hall

 Blue Rodeo  Live At Massey Hall

 joe bonamassa muddy wolf 2 cdjoe bonamassa muddy wolf 2 dvd

Joe Bonamassa Muddy Wolf At Red Rocks

 eric clapton slowhand at 70 live at royal albert hall

Eric Clapton Slowhand At 70 Live At Royal Albert Hall

 decemberists what a terrible worlddecemberists florasongs

Decemberists What A Terrible World, What A Beautiful World + Florasongs

james mcmurtry complicated game

James McMurtry Complicated Game

 patty griffin servant of love

Patty Griffin Servant Of Love

 beth hart better than home

Beth Hart Better Than Home

richard thompon still 

Richard Thompson Still

 amy helm didn't it rain

Amy Helm Didn’t It Rain

 warren haynes ashes and dust

Warren Haynes & Railroad Earth Ashes And Dust

 

Ristampe:

 bob dylan the cutting edge bootleg series vol.12

Bob Dylan Bootleg Series vol. 12 The Cutting Edge

 bruce springsteen the ties that bind

Bruce Springsteen The Ties That Bind: The River Collection

Bruno Conti

 

Questo è quanto, per il momento, da Milano, Lombardia, passiamo ora a Valenza Po, Piemonte con le liste di Marco Verdi:

BEST OF 2015

 warren haynes ashes and dust

Disco Dell’Anno: WARREN HAYNES & RAILROAD EARTH – Ashes & Dust

 tom russell tthe rose of roscrae

Piazza D’Onore: TOM RUSSELL – The Rose Of Roscrae

Gli Altri 8 Della Top Ten:

richard thompon still

RICHARD THOMPSON – Still

 anderson east delilah

ANDERSON EAST – Delilah

 nathaniel rateliff and the night sweats

NATHANIEL RATELIFF & THE NIGHT SWEATS – Omonimo

 decemberists what a terrible world

THE DECEMBERISTS – What A Terrible World, What A Beautiful World

 tom jones long lost

TOM JONES – Long Lost Suitcase

 chris stapleton traveller

CHRIS STAPLETON – Traveller

 darlene love introducing

DARLENE LOVE – Introducing Darlene Love

 sonics this is the sonics

THE SONICS – This Is The Sonics

 

Quelli che..per un pelo:

ryan bingham fear and saturday night

RYAN BINGHAM – Fear And Saturday Night

 jimmy lafave night tribe

JIMMY LAFAVE  – The Night Tribe

 james mcmurtry complicated game

JAMES MCMURTRY – Complicated Game

 

 bob dylan the cutting edge bootleg series vol.12 18 cdgrateful dead 30 trips boxbruce springsteen the ties that bind

La Ristampa: BOB DYLAN – The Bootleg Series 12: The Cutting Edge Super Deluxe (con menzione d’onore per il box live da 80 CD dei Grateful Dead e per il box di The River del Boss, che avrebbero vinto la categoria a mani basse in qualunque altra annata)

roger waters the wall dvd

DVD/BluRay: ROGER WATERS – The Wall

beatles 1 dvd

THE BEATLES – 1+

https://www.youtube.com/watch?v=NjgvF2KbDbM

Concerto: BOB DYLAN – Milano Arcimboldi

https://www.youtube.com/watch?v=ocmJCrOz2pU

Canzone: WARREN HAYNES – Spots Of Time

NATHANIEL RATELIFF – I Need Never Get Old

 eric clapton slowhand at 70 live at royal albert hall

Disco Live: ERIC CLAPTON – Slowhand At 70 (se consideriamo il box dei Dead una ristampa)

La Cover: BOB DYLAN – That Lucky Old Sun

 dave cobb producer

Il Produttore: DAVE COBB

La Rivelazione: ANDERSON EAST

sufjan stevens carrie & lowell 

La Delusione: SUFJAN STEVENS – Carrie & Lowell (viste le recensioni entusiastiche un po’ ovunque, mi aspettavo di meglio…un disco per me monocorde ed un tantino soporifero, con canzoni che dopo un po’ sembrano tutte uguali). *NDB Ma A livello internazionale si trova in molte liste di fine anno, quindi de gustibus…

bill wyman back to basics

Disco Da Evitare: BILL WYMAN – Back To Basics

jeff lynne live hyde park dvd

Piacere Proibito: JEFF LYNNE’S ELO – Live In Hyde Park

 allman brothers idlewild south

Occasione Perduta: ALLMAN BROTHERS BAND: Idlewild South Box (intendiamoci, grandissimo disco ed il Ludlow Garage è un grandissimo live, ma forse, se davvero non c’erano inediti di studio, si poteva mettere un concerto inedito e tenersi il Ludlow per una ristampa futura)

17th Annual Critics' Choice Movie Awards - Show

Personaggio Dell’Anno: sicuramente Bob Dylan che, con estrema nonchalance, prima pubblica Shadows In The Night, un disco in cui reinventa mirabilmente una manciata di canzoni incise da Frank Sinatra, poi piazza il colpo da k.o. con quello che forse è il suo miglior Bootleg Series di sempre.

them the complete

Evento Dell’Anno “Bello”: la notizia che, finalmente, Van Morrison dovrebbe (con l’irlandese il condizionale è d’obbligo) aver dato l’ok alle ristampe potenziate di tutto il suo catalogo.

b.b. king dead

http://discoclub.myblog.it/2015/05/17/profeti-sventura-se-ne-andato-anche-b-b-king-1925-2015/

Evento Dell’Anno “Brutto”: la morte di B.B. King

Marco Verdi

 

E, last but not least, da Villanterio (PV), Lombardia ecco il meglio del 2015 secondo Tino Montanari (* NDB Ci sono anche alcuni titoli usciti nel 2014, ma visto che è un “classico” di tutti gli anni, sorvolo):

warren haynes ashes and dust

Disco Dell’Anno

Warren Haynes & Railroad Earth – Ashes & Dust

Canzone Dell’Anno

Waifs – 6000 Miles

Cofanetto Dell’Anno

Fabrizio De Andrè In Studio (14 CD + Libro)

Fotheringay nothing more

Ristampa Dell’Anno

Fotheringay – Nothing More: The Collected Fotheringay

cold and bitter tears ted hawkins

Tributo Dell’Anno

Ted Hawkins & Friends – Cold And Bitter Tears

Disco Rock

Decemberists – What A Terrible World, What A Beautiful World

waifs beautiful you

Disco Folk

Waifs – Beautiful You

asleep at thw wheel still the king

Disco Country

Asleep At The Wheel – Still The King

paul kelly merri soul sessions

Disco Soul

Paul Kelly – Paul Kelly & The Merri Soul Sessions

joe bonamassa muddy wolf 2 cd

Disco Blues

Joe Bonamassa – Muddy Wolf At Red Rocks

Disco Jazz

Danilo Rea – Something In Our Way

Disco World Music

Dom La Nena – Soyo

nathaniel rateliff and the night sweats

Rhythm & Blues

Nathaniel Rateliff – Nathaniel Rateliff & The Night Sweats

needtobreathe live from the woods

Disco Live

Needtobreathe – Live From The Woods

de gregori amore e furto

Disco Italiano

Francesco De Gregori – Amore e Furto

another-day-another-time cd

Colonna Sonora

Another Day, Another Time: Celebrating The Music Of Inside Llewyn Davis

railroad earth live red rocks

Dvd Musicale

Railroad Earth – Live At Red Rocks

GLI ALTRI

Jimmy LaFave – The Night Tribe

James McMurtry – Complicated Game

ryan adams live carnegie hall

Ryan Adams – Live At Carnegie Hall

foy vance live at bangor abbey

Foy Vance – Live At Bangor Abbey

otis taylor hey joe opus

Otis Taylor – Hey Joe Opus Red Meat

leonard cohen can't forget

Leonard Cohen – Can’t Forget A Souvenir Of The Grand Tour

richard thompon still

Richard Thompson – Still

Tom McRae & The Standing Band – Did I Sleep And Miss The Border

greg trooper live at the rock room

Greg Trooper – Live At The Rock Room

paul brady vicar st, sessions vol.1

Paul Brady – The Vicar St.Sessions Vol.1

 

beth hart better than home

Beth Hart – Better Than Home

bettye lavette worthy

Bettye Lavette – Worthy

brandi carlile the firewatcher's daughter

Brandi Carlile – The Firewatecher’s Daughter

natalie merchant paradise is there

Natalie Merchant – Paradise Is There: The New Tiger

romi mayes devil on both shoulders

Romi Mayers – Devil On Both Shoulders

dar williams emerald

Dar Williams – Emerald

shawn colvin uncovered

Shawn Colvin – Uncovered

eva cassidy nightbird

Eva Cassidy – Nightbird

6PAN1T-C PSD

Michelle Malone – Stronger Than You Think

darlene love introducing

Darlene Love – Introducing Darlene Love

 

 point quiet way and needs

Point Quiet – Ways And Needs Of A Night Horse

orphan brigade soundtrack

Orphan Brigade – Soundtrack To A Ghost Story  *NDB Bellissimo, una delle “sorprese” di fine anno, su questo ci torniamo di sicuro!

session americana pack up the circus

Session Americana – Pack Up The Circus

Continental Drifters – Drifted: In The Beginning & Beyond

blue rodeo live at massey hall

Blue Rodeo – Live At Massey Hall

lee harvey osmond beautiul scars

Lee Harvey Osmond – Beautiful Scars

black sorrows endkess sleep

Black Sorrows – Endless Sleep

Eels – Eels Royal Albert Hall

lucero all a man should do

Lucero – All A Man Should Do

ballroom thieves a wolf in the doorway

Ballroom Thieves – In Wolf In The Doorway.

Tino Montanari

Direi che per oggi è tutto, nei prossimi giorni, per arrivare al Natale, inserirò anche il meglio di riviste e siti internazionali, oltre alla seconda (e forse terza) parte del mio Personal Best, senza comunque tralasciare le solite recensioni, magari con “recuperi e sorprese” dell’anno che si sta per concludere, alla prossima.

Bruno Conti

Uno Dei Migliori Album Dal Vivo Del 2015! Blue Rodeo – Live At Massey Hall

blue rodeo live at massey hall

Blue Rodeo – Live At Massey Hall – Warner Music Canada 

I Blue Rodeo sono una delle migliori band canadesi all time https://www.youtube.com/watch?v=y3C1SWVquXA , non per nulla sono nella Hall Of Fame musicale del loro paese, insieme a gente come Leonard Cohen, Neil Young, Joni Mitchell, Oscar Peterson, Bruce Cockburn e pochi altri, hanno vinto 11 Juno Awards (l’equivalente canadese dei Grammy, ed è un record assoluto) grazie ai tredici album di studio e ai quattro Live pubblicati. Dopo oltre 30 anni di carriera la qualità dei loro dischi non sembra scemare e se forse non hanno più raggiunto i vertici stellari dei primi album, titoli come Diamond Mine, Lost Together e Five Days In July, dischi dove la grande tradizione della musica canadese, quella discendenza che da Neil Young e dalla Band arriva a miriadi di band venute dopo: uno stile terso ed avvolgente, malinconico e coinvolgente, con tratti del country-rock migliore, roots music ed Americana, armonie vocali degne dei migliori Beatles o della Band ricordata, una capacità strumentale che non sfocia mai nel virtuosismo fine a sé stesso, ma che soprattutto nei dischi dal vivo ha la capacità a tratti di mandarti vampate di piacere al cervello. E in questo Live At Massey Hall ci sono due o tre brani che fanno questo effetto.

Forse ho esagerato, ma gruppi come quello di Jim Cuddy e Greg Keelor sono merce rara, due autori e due voci che si intrecciano e si differenziano in modo perfetto: Cuddy è quello dalla voce più squillante e dal mood compositivo più brillante e vivace, Keelor, con la voce più bassa ed arrochita dal passare degli anni è più malinconico e meditativo, ma è proprio l’unione dei due stili, che sono anche interscambiabili, che spesso rende affascinanti le loro canzoni. Nel caso di questo Live, registrato alla mitica Massey Hall di Toronto nel corso del tour 2014 per promuovere l’album In Our Nature, tutti gli elementi citati sono presenti, con la band, ampliata a sette elementi, da quando Keelor per problemi all’udito non può più suonare l’elettrica nei concerti, ha aggiunto altri due chitarristi all’organico ed è diventata una vera macchina da guerra, con Cuddy e Colin Cripps che si dividono gli assolo, mentre Bob Egan, ex Wilco, a pedal steel, mandolino, banjo, dobro e chitarra provvede ad un eccellente lavoro di coloritura del suono, aiutato dalla tastiere scintillanti di Michael Boguski  e dalla solida sezione ritmica con il nuovo entrato Glenn Milchem alla batteria e il veterano Basil Donovan al basso, che ogni tanto si lancia in mirabili momenti solisti, come nella parte finale della conclusiva Lost Together.

Tutto il concerto è fantastico,  ben cinque brani dall’ultimo eccellente In Our Nature http://discoclub.myblog.it/2013/11/14/festeggiano-25-anni-e-spiccioli-di-carriera-con-un-grande-di/ , ma anche molti classici dal passato, a partire dall’iniziale Head Over Heels (era su Five Days In July), con l’armonica quasi dylaniana di Jim Cuddy e un train sonoro degno del miglior country-rock grazie alla pedal steel di Egan,, subito con le armonie vocali che ti avvolgono e ti cullano; Rose Coloured Glasses era sul primissimo Outskirts, più malinconica e riflessiva, cantata da Keelor, con un jingle-jangle quasi byrdsiano, seguita da Bad Timing (sempre su Five Days In July), una stupenda ballata romantica con uso di fisarmonica, mentre Disappear è uno dei quattro brani che superano gli otto minuti, un pezzo rock splendido, chitarristico, con tanto di finto finale da chansonnier francese con la voce che allontanandosi dal microfono “scompare”, prima di lasciare spazio ad una lunga coda strumentale, dove il piano di Boguski rievoca certi pezzi epici di Springsteen. New Morning Sun e Tara’s Blues, sono due bellissime ballate estratte dall’ultimo In Our Nature, come pure Tell Me Again un piacevole e scanzonato brano country e la deliziosa When The Truth Comes Out, dove Cuddy siede al piano.

Finita la sezione dedicata al presente della band è la volta di uno classici assoluti dei Blue Rodeo, quella Diamond Mine che dava il titolo al loro album più bello, una versione “epica”, di oltre nove minuti, continui intrecci di chitarre elettriche e tastiere di grande fascino, e un finale strumentale in crescendo, uno dei momenti dove quasi ti viene da alzare il pugnetto, anche se si trovi a migliaia di chilometri e a due anni di distanza da quando il tutto accadeva, grande musica, che prosegue con Girl Of Mine, sempre dallo stesso disco, illustra il lato più gentile e riflessivo, prima di After The Rain, che era su Casino, altra perla dal loro songbook, degna della Band, di nuovo con Cuddy al piano e quelle armonie vocali incredibili da gustare a fondo. La raccolta e melancolica Paradise, è il quinto e ultimo brano tratto da In Our Nature, cantato con passione da Keelor, mentre l’armonica di Cuddy e il piano di Boguski cesellano note. Gran finale con una magnifica Five Days In May che rivaleggia con le più belle canzoni di Neil Young, per la sua tersa e cristallina bellezza, di nuovo florilegi di piano (fantastici), organo e armonica, prima di una jam chitarristica da brividi a concludere il tutto. Ma il concerto non finisce qui: sale sul palco la Devin Cuddy Band (il gruppo del figlio di Jim) per una corale e meravigliosa Lost Together, un brano dall’impianto vocale sontuoso che conclude in gloria un Live che conferma la band canadese tra i segreti meglio custoditi del rock internazionale, al di fuori dei confini del natio Canada. Da non perdere!

Bruno Conti