Jorma Kaukonen E Gli Hot Tuna: 50 Anni Tra Blues E Rock, Parte II.

jorma kaukonen 1974

Seconda parte.

Il disco “acustico”.

jorma kaukonen quah

Quah – Grunt 1974 ***1/2

Registrato in un lungo arco di tempo, tra l’ottobre del 1972 e il maggio del 1974, Quah doveva avere una facciata di canzoni dedicate a Jorma Kaukonen e la seconda a Tom Hobson, chitarrista e cantante molto meno noto, che fu il motivo per cui molti dei brani della seconda facciata, con l’eccezione di due, furono reincisi aggiungendo i contributi di Jorma. Il risultato è comunque quello di un altro piccolo classico, un disco dove alle chitarre acustiche in molti pezzi vengono aggiunti violini, violoncelli, viole, anche sezioni archi complete, senza rendere il disco troppo baroccheggiante o zuccherino. Nella ristampa rimasterizzata in CD del 2003, per arricchirlo ulteriormente, vengono aggiunte quattro tracce extra con Tom Hobson. Un album tra folk e blues, prodotto da Jack Casady, dove spiccano la malinconica e bellissima Genesis, gli immancabili blues del Rev. Gary Davis, I’ll Be All Right e l’ondeggiante In Am The Light Of This World, ma anche la sognante Song For The North Star, che grazie agli arrangiamenti di archi sembra quasi un brano di Nick Drake. Tra i contributi di Tom Hobson spicca il country di Sweet Hawaiian Sunshine, con un bel dobro aggiunto al picking delle due acustiche.

La svolta elettrica 1974-1977.

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Nei quattro anni successivi, arriverà in formazione un nuovo batterista, Bob Steeler, e il suono si farà decisamente più duro, quasi hard-rock atratti, a parte nell’ancora ottimo The Phosphorescent Rat ***1/2, uscito a gennaio del 1974, l’ultimo registrato con Piazza alla batteria, ed un sound meno granitico, album di cui si ricordano l’ottima I SeeThe Light, la deliziosa Letter To the North Star, già registrata come Lord Have Mercy per Quah, la tirata Easy Now, la lirica Corners Without Exit, con fiati e archi aggiunti, l’eccellente In The Kingdom, un paio di strumentali acustici, tra cui l’immancabile brano del Reverendo Gary Davis. America’s Choice ***1/2 del 1975 , anche se più “lavorato” come suono è comunque ancora un buon disco, l’iniziale Sleep Song, la tirata Funky #7 con Steeler che picchia come un ossesso e Kaukonen che va di wah-wah , la cover di Walkin’ Blues, Invitation che ricorda vagamente i pezzi rock di Lou Reed e l’hendrixiana I Don’t Wanna Go non sono male.

Yellow Fever *** ancora del 1975 alza ulteriormente la manopola del volume, la cover di Baby What You Want Me To Do è durissima, mentre Hot Jelly Roll Blues non è male, in Free Rein torna il sound da power trio, più West,Bruce & Laing che Cream, Sunrise Dance With The Devil vira decisamente sull’hard rock e anche in Bar Room Crystal Ball sembrano quasi i Black Sabbath, e in Half-Time Saturation i Thin Lizzy, niente di male perché Kaukonen e Casady sono due musicisti con i fiocchi, però… Hoppkorv **1/2 del 1976, oltre ad essere ancora più duro, ogni tanto sfocia anche nel banalotto, anche se qualche brano che si salva c’è sempre, per esempio la delicata Watch The Noth Wind Rise.

hot tuna double dose

Hot Tuna – Double Dose 1978 ***1/2

Invece nel 1978 esce il doppio dal vivo Double Dose, registrato a San Francisco nell’agosto del 1977, durante il loro ultimo Tour, prima di sciogliere la band e si tratta di un grande Live, uno di quelli “storici” degli anni ’70. Prodotto da Felix Pappalardi (con l’aiuto di un esordiente Don Gehman), che fece molti overdubs in studio, anche con notevoli ritocchi delle parti vocali di Kaukonen, con la prima facciata del vecchio vinile acustica, e le altre tre con la formazione elettrica, aumentata dal solito Nick Buck alle tastiere. I quattro pezzi acustici sono Winin’ Boy Blues, Keep Your Lamps Trimmed And Burning, il bellisimo vecchio brano dei  Jefferson  Embrionic Journey e la rara Killing Time In the Crystal City.

Nella parte elettrica ottime versioni di I Wish You Would, Genesis che anche in versione full band non perde il suo fascino, Talkin’ About You di Chuck Berry, con il sound d’insieme che ricorda molto il Lou Reed di Rock’n’Roll Animal, Funky #7 molto migliore della sua controparte in studio, la sinuosa, come titolo, Serpent Of Dreams, la cover a tutto wah-wah di Bowlegged Woman, Knock Kneed Man di Bobby Rush, e l’uno-due con le sempre splendide I See The Light e Watch The North Wind Rise, oltre al finale blues-rock con I Can’t Be Satisfied di Muddy Waters. Meno di 80 minuti in tutto ma comunque un grande album.

A questo punto Jorma Kaukonen inizia una carriera solista diciamo non esaltante, con qualche disco di buona qualità ma niente per cui entusiasmarsi.  Jorma del 1979, solo voce e chitarre acustiche ed elettriche se lo ricordano in pochi, Barbeque King, l’ultimo per la RCA del 1981, e poi una sequenza  di dischi poco significativi, tra cui si salvano l’acustico Too Hot To Handle del 1985, che contiene due canzoni reincise per la buona reunion omonima del 1989 dei Jefferson Airplane. A proposito di reunion, dignitosa quella degli Hot Tuna per Pair A Dice Found, che contiene una versione di Eve Of Destruction di Barry McGuire, e i due Live At Sweetwater registrati in California nel 1992, con Michael Falzarano alla seconda chitarra, fino al piacevole Steady As She Goes, prodotto da Larry Campbell, che suona anche nel disco, pubblicato dalla Red House nel 2011 (e nel 2019 ci sarà un tour per festeggiare i 50 anni del gruppo). Tra gli album come solista, molto bello Blue Country Heart, un disco del 2002 influenzato dal bluegrass dove suonano Sam Bush, Jerry Douglas, Byron House e Bela Fleck, River Of Time del 2009, ancora prodotto da Campbell, e registrato a Woodstock negli studi di registrazione di Levon Helm, che appare anche in due brani. A oggi l’ultimo disco di Jorma Kaukonen è l’eccellente Ain’t In No Hurry, uscito nel 2015 sempre per la Red House, che conferma la ritrovata forma del nostro.

Vedremo cosa ci riserverà il futuro.

Bruno Conti