Raffinato Blue-Eyed Soul Dal Regno Unito. Paul Carrack – Soul Shadows

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Paul Carrack – Soul Shadows – Carrack-UK/Proper 

Tamla Motown, Philly Sound, sono i primi termini che mi vengono in mente ascoltando questo nuovo album di Paul Carrack, uno dei migliori vocalist attualmente in circolazione nella scena musicale inglese, forse un po’ demodé con il suo blue-eyed soul elegante e raffinato, ma indubbiamente piacevole da ascoltare; Carrack, di recente, ha partecipato ai concerti d’addio di Clapton alla Royal Albert Hall, e il vecchio “Manolenta” gli ha lasciato cantare You Are So Beautiful, un pezzo che tutti ricordano per la versione di Joe Cocker, ma in effetti viene dal repertorio di Billy Preston, altro grande tastierista e cantante a cui Carrack in un certo senso si può accostare, facendo i dovuti distinguo. Anche Carrack è sulla scena da tantissimi anni, fin dagli inizi anni ’70, quando faceva del jazz-rock progressive con i Warm Dust, ma poi il suo nome è sempre rimasto legato agli Ace, e al loro grande successo How Long, in quanto probabilmente il prototipo delle canzoni del nostro, da allora ad oggi, melodico, con la giusta quota di soul e R&B, un pizzico di rock quando serve, una voce melliflua e dalla perfetta intonazione, usata con profitto nel precedente Rain Or Shine, il disco di covers del 2014 dove si era lanciato nella difficile arte del crooner http://discoclub.myblog.it/2014/04/13/che-strano-disco-paul-carrack-rain-or-shine/ , senza dimenticare mai la sua passione per il soul, che per l’occasione del nuovo album traspare fino dal titolo del disco, Soul Shadows.

Per l’occasione Paul Carrack ha scritto 10 delle undici canzoni che compongono il nuovo album, lasciando alla cover finale del brano di Bobby “Blue” Bland Share Your Love With Me il compito di “timbrare” con una firma d’autore un album che si lascia ascoltare con grande scorrevolezza. Non ci sono voli pindarici, brani che possono fare gridare al capolavoro, ma la classe del nostro riesce comunque ad evitare che il disco scivoli nel “bland-rock” banale di gente come Bublé, Mick Hucknall o l’ultimo Rod Stewart, anche se a tratti ci si avvicina pericolosamente. Carrack suona tutti gli strumenti, con l’eccezione della batteria affidata al figlio Jack,  e, in un brano, del sax nelle capaci mani di Pee Wee Ellis, il leggendario collaboratore di James Brown e Van Morrison; in sei brani è presente anche una piccola ma ben utilizzata sezione archi e fiati, che allarga lo spettro sonoro dei brani e in Bet Your Life Chris Difford, vecchio datore di lavoro di Paul negli Squeeze, aggiunge la sua firma per un pezzo che profuma di Motown primi anni ’70, come peraltro molti altri brani del disco.

Dall’iniziale Keep On Lovin’ You, che ha anche tracce del Philly Sound citato all’inizio, grazie ai fiati e agli archi usati con costrutto, una Sleep On It che potrebbe insegnare una o due cose ai paladini del “nu soul”, anche se qui si rischia per un eccesso calorico di zuccheri; molto meglio la nostalgica Sweet Soul Legacy che cita alla lettera nel testo Sam & Dave, Jackie Wilson, James Brown e nella costruzione sonora il grande Sam Cooke. In tutti i brani le tastiere di Carrack, soprattutto organo, ma anche piano, acustico ed elettrico, sono una delizia per i padiglioni auricolari degli appassionati di questa musica. Ogni tanto si scivola verso le ballate melodiche, forse troppo melodrammatiche, tipo Let Me Love Again, ma poi si risale subito con la sferzata rock’n’soul di Too Good To Be True, dove l’organo e il breve solo al piano elettrico di Paul rievocano il tocco inconfondibile del vecchio Billy Preston (qualcuno ha detto Get Back? Oh yes!). In Watching Over Me fanno capolino persino una chitarra acustica e una armonica per un brano dal sapore “caampagnolo” che rievoca certi passaggi alla Rod Stewart dei tempi che furono, anche se la voce è diversa. That’s How I Feel è una ballatona notturna e Late At Night, con il suo piano elettrico in evidenza vira verso lidi funky-rock, sempre ricchi di sapori soul, poi ribaditi nella ritmata Say What You Mean dove Carrack sfodera il suo timbro vocale più “nero”, prima di congedarci con Share Your Love With Me, la splendida ballata di Bobby Bland che deve essere stata uno degli ascolti preferiti e formativi del giovane Van Morrison.

Bruno Conti