Un Disco “Californiano” Per Una Veterana Di Nashville. Elizabeth Cook – Aftermath

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Elizabeth Cook – Aftermath – Agent Love/Thirty Tigers CD

Elizabeth Cook, singer-songwriter originaria della Florida, ha raggiunto nel 2020 i venti anni di carriera, due decadi nelle quali si è costruita un discreto seguito di fans grazie anche alla conduzione di uno show alla radio abbastanza popolare ed al fatto di essersi esibita per più di 400 volte alla mitica Grand Ole Opry di Nashville. I suoi sei album pubblicati tra il 2000 ed il 2016 hanno venduto bene pur non avendo raggiunto cifre stellari, e questo è dovuto principalmente al fatto che Elizabeth ha sempre voluto proporre una country music di qualità, certo con un occhio alla fruibilità radiofonica ma senza ricorrere a sonorità pop commerciali, anzi al contrario facendo spesso uso di arrangiamenti di stampo rock. Un chiaro esempio in tal senso è il nuovo album di Elizabeth, Aftermath (che arriva a quattro anni da Exodus Of Venus https://discoclub.myblog.it/2016/08/13/recuperi-estivi-gruppetto-voci-femminili-3-se-country-voglio-dischi-cosi-elizabeth-cook-exodus-of-venus/ ), un disco che più che country ha influenze pop-rock californiane, con una produzione solida a cura di Butch Walker ed un suono forte ed elettrico.

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La Cook è una brava songwriter e possiede una voce personale e grintosa, e questo nuovo lavoro mi ha ricordato in parte l’ultimo album di Margo Price, non come qualità di canzoni che qua è leggermente inferiore ma come tipo di sonorità: ogni tanto Elizabeth si fa prendere un po’ la mano ed in un paio di pezzi il sound è un po’ gonfio, ma va detto che non si scivola mai sotto il livello di guardia. L’iniziale Bones per esempio è quasi spiazzante, in quanto siamo di fronte ad una rock song elettrica dalle pieghe quasi psichedeliche e con un riff di stampo orientaleggiante, il tutto suonato con vigore da un manipolo di sessionmen sconosciuti ma indubbiamente validi https://www.youtube.com/watch?v=x3acSKlelJk . Con Perfect Girls Of Pop si ritorna con i piedi per terra per un pop-rock chitarristico dal ritmo spedito e melodia orecchiabile (il sound è di chiara matrice californiana, figlio di Tom Pettyhttps://www.youtube.com/watch?v=bAFyqfH36v0 , Bad Decisions è un midtempo cadenzato ancora tra pop e rock con un refrain immediato e strumentazione classica: non mi straccio le vesti se il suono è poco country, dal momento che stiamo comunque parlando di musica di qualità https://www.youtube.com/watch?v=J-rDhujsw60 .

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Daddy, I Got Love For You è una ballata davvero splendida sfiorata ancora dal rock ma con un motivo decisamente toccante ed un bel pathos di fondo  , a differenza della mossa Bayonette che ha un approccio strumentale godibile a base di piano e slide e la solita linea melodica piacevole che mette tutti d’accordo, mentre la limpida ed evocativa These Days ha un’atmosfera più country grazie al bellissimo uso della steel in sottofondo: la vedrei bene in un moderno film western. Stanley By God Terry è pop-rock di classe, ancora con la California sullo sfondo (praticamente ho tracciato il ritratto di Stevie Nickshttps://www.youtube.com/watch?v=XU71cez1y7A , Half Hanged Mary è l’ennesima rock song ben costruita, eseguita in maniera impeccabile e cantata con voce espressiva, When She Comes è più attendista e meno appariscente, ma dopo un paio di ascolti “arriva” anche lei. Il CD si chiude dopo cinquanta godibili minuti con Thick Georgia Woman, altro accattivante brano a metà tra rock e pop ed un mood trascinante https://www.youtube.com/watch?v=gaOI5djV36k , la languida ballata Two Chords And A Lie, nettamente la più country del lotto https://www.youtube.com/watch?v=mWDE4zrJQnM , e l’inatteso finale a tutto folk per voce e chitarra di Mary, The Submissing Years, un talkin’ vecchio stile con un chiaro rimando allo stile del grande John Prine, fin dal titolo che fa riferimento alla nota Jesus, The Missing Years. Bel disco, Mrs. Cook.

Marco Verdi