Uno Splendido Omaggio Al Country Texano Anni Settanta. Steve Earle & The Dukes – So You Wannabe An Outlaw

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Steve Earle & The Dukes – So You Wannabe An Outlaw – Warner CD – Deluxe CD/DVD

Dopo il piacevole ma piuttosto disimpegnato disco di duetti con Shawn Colvin di un anno fa http://discoclub.myblog.it/2016/06/21/buon-debutto-nuovo-duo-shawn-colvin-steve-earle-colvin-earle/ , torna Steve Earle con uno degli album più belli della sua ormai più che trentennale carriera. So You Wannabe An Outlaw è un CD di brani originali che, come lascia intuire il titolo, è anche un sentito tributo ad una certa musica country texana dei seventies, meglio conosciuta come Outlaw Music, che aveva i suoi massimi esponenti in Willie Nelson, Waylon Jennings e Billy Joe Shaver, un country robusto ed elettrico e non allineato con i precisi dettami commerciali di Nashville. Ma questo album è anche un omaggio di Steve alla sua gioventù, ed ai suoi primi passi come songwriter, quando venne preso dal grande Guy Clark sotto la sua ala protettiva (e Guy viene ricordato in una delle canzoni più intense del disco). Dal punto di vista sonoro So You Wanna Be An Outlaw è il lavoro più country di Earle da moltissimi anni a questa parte, se escludiamo il disco The Mountain inciso con la Del McCoury Band (che però era molto più legato ai suoni folk appalachiani), ed è forse il primo album a ricollegarsi direttamente ai due suoi fulminanti dischi d’esordio, Guitar Town ed Exit 0. Il suono è robusto, con Waylon come influenza principale, la produzione è dell’ormai inseparabile Richard Bennett, e la band che lo accompagna, oltre a qualche ospite che vedremo, sono i fedeli Dukes, che nella formazione attuale comprendono Chris Masterson alla chitarra solista, Eleanor Whitmore al violino e mandolino, Kelley Looney al basso, Brad Pemberton alla batteria, Ricky Ray Jackson alla steel e Chris Clark alle tastiere e fisarmonica.

E le canzoni di Steve sono, ripeto, tra le migliori che il nostro ha messo su CD da molti anni a questa parte, cosa ancora più significativa dal momento che il musicista texano d’adozione fa parte di quella ristretta schiera di artisti che non ha mai sbagliato un disco. L’album inizia benissimo con la title track, robusta country song che fa molto Waylon & Willie, in cui Earle fa la parte di Jennings e Willie Nelson fa…sé stesso, accompagnati dai Dukes in maniera energica con grande uso di steel e violino, ma anche di chitarre elettriche. Molto bella anche Lookin’ For A Woman, tempo cadenzato, melodia fluida e solare, voce del nostro leggermente arrochita e solito gran gioco di chitarre https://www.youtube.com/watch?v=eaj4iv58s0E ; The Firebreak Line è un delizioso rockabilly elettrico, gran ritmo e Steve pimpante come non lo sentivo da anni, mentre News From Colorado è una delicata ballata di stampo acustico (scritta assieme all’ex moglie Allison Moorer), dominata dalla voce imperfetta ma vissuta del leader. La tonica If Mama Coulda Seen Me ha poco di country, in quanto è un rock’n’roll tra il Texas e gli Stones, anche se il motivo sembra davvero uscire dalla penna di Waylon, Fixin’ To Die non è il classico di Bukka White ma un brano originale dallo stesso titolo, ed anche qui la base è blues, ma ad alta gradazione rock, di sicuro il pezzo meno in linea con le atmosfere del disco, mentre This Is How It Ends è un duetto con Miranda Lambert (che è anche co-autrice del brano), una squisita country ballad dal ritmo spedito e melodia cristallina, tra le più belle del CD.

The Girl On The Mountain, ancora lenta ed intensa, e con violino e steel più languidi che mai, precede due scintillanti honky-tonk, You Broke My Heart (con Cody Braun dei Reckless Kelly al violino) e la più elettrica Walkin’ In L.A., nella quale partecipa il leggendario countryman texano Johnny Bush con il suo vocione, due pezzi decisamente riusciti e godibili, che verrebbero approvati anche da uno come Dwight Yoakam. Il country elettrico di Sunset Highway, il più vicino come suono ai primi due album di Steve, ed il toccante e sentito omaggio a Guy Clark di Goodbye Michelangelo, chiudono positivamente il CD “normale”: sì, perché esiste anche una versione deluxe che, oltre ad un DVD aggiunto (con dentro il making of, il videoclip della title track ed un commento canzone per canzone da parte di Steve), presenta quattro brani in più, quattro cover scelte appunto nel repertorio dei tre più famosi Outlaws citati prima, ovvero Waylon, Willie e Shaver. Di quest’ultimo Steve propone Ain’t No God In Mexico, mentre di Nelson vengono scelte le poco note Sister’s Coming Home e Down At The Corner Beer Joint (unite in medley), e l’altrettanto oscura Local Memory, mentre di Waylon abbiamo la famosa Are You Sure Hank Done It This Way, rifatta alla grande da Steve, con spirito da vero rocker. L’ho già detto ma è doveroso ripeterlo: So You Wannabe An Outlaw è un grande disco, uno dei migliori di sempre di Steve Earle.

Marco Verdi

Se Ne E’ Andato, Silenziosamente Come Era Vissuto: Un Ricordo Di Steve Young

steve-young

Si allunga sempre di più la lista: è scomparso giovedì 17 marzo in quel di Nashville, all’età di 73 anni, Steve Young, un nome che forse pochi ricordano, è stato uno dei creatori del cosiddetto “outlaw country” (ma non solo): nel 1969 registrò sul primo album Rock, Salt & Nails, quella che sarebbe divenuta la sua signature song, Seven Bridges Road, poi resa celebre nel 1980 dalla versione che apparve sul Live degli Eagles, nell’arrangiamento con cinque parti armoniche vocali, creato per primo dal grande cantautore inglese Iain Matthews https://www.youtube.com/watch?v=mt2IFaCwTKk .

steve young rock salt nails

Non fu ovviamente la sua unica grande canzone, nel secondo album Seven Bridges Road (che ripresentava il brano, poi ripreso da molti altri nel corso degli anni, oltre al citato Matthews, anche Joan Baez, Rita Coolidge, Tracy Nelson, Carter Family, Dolly Parton e nel 2007 da Alan Jackson nel suo Live At Texas Stadium insieme a George Strait Jimmy Buffett) c’erano altre canzoni splendide tra cui Lonesome, On’ry And Mean (resa celebre da Waylon Jennings) Montgomery In The Rain, in un disco registrato con la crema dei musicisti country di Nashville, quelli migliori, Ma nel primo disco, ricordato poc’anzi, suonavano, tra i tanti, James Burton, Gram Parsons, Gene Clark, Chris Etheridge, Richard Greene Bernie Leadon.

steve young seven bridges road

Nel 1975 fu uno dei protagonisti di quel meraviglioso film che si chiamava Heartworn Highways (insieme a Guy Clark, David Allan Coe, Townes Van Zandt, ed ai giovani Rodney Crowell, John Hiatt Steve Earle ,oltre a moltissimi altri che vedete qui sotto nella pellicola)!

Ha circolato poco in DVD, ma se lo trovate in giro non lasciatevelo sfuggire, perché è stupendo. https://www.youtube.com/watch?v=vnryXNLRhhk Negli anni ’70 Steve Young ha pubblicato altri splendidi album come Honky Tonk Man (1975), Renegade Picker (1976) No Place To Fall (1978), ma anche in tutte le decadi successive ha lasciato il segno con una serie di dischi considerati dalla critica tra i migliori del genere e quasi sempre con vendite vicine allo zero, meritandosi l’appellativo ad honorem di “beautiful loser” (e rientrando a pieno diritto nella categoria “Carbonari” che trovate in questo Blog) . L’ultimo disco, un Live registrato nel 2006 e pubblicato l’anno successivo, Stories Round The Horseshoe Bend, lo vede in veste acustica ripercorrere alcuni dei suoi brani migliori, oltre ad altri brani del suo repertorio da folksinger countrty, che rappresentava ciò che in fondo era stato.

steve young stories round

Mi sembrava giusto e doveroso ricordarlo, anche se in ritardo,  a tre giorni dalla sua dipartita. Nelle parole citate dal figlio Jubal Lee Young e tratte da quell’ Alabama Highway che potete ascoltare sopra: “‘Turn supernatural, take me to stars and let me play. I want to be free, Alabama highway.’!

Bruno Conti