Un Ultimo Colpo Di Coda? Soul Asylum – Hurry Up And Wait

soul asylum hurry up and wait

Soul Asylum – Hurry Up And Wait – Blue Elan Records – CD Usa 17/04/2020 Europe 01-02-2020

Per chi scrive, la carriera dei Soul Asylum è stata contrassegnata da una serie di alti e bassi, una vicenda iniziata a Minneapolis nel lontano 1984 per merito dei leader carismatici Dave Pirner e Dan Murphy alle chitarre, Karl Mueller al basso, Pat Morley e poi Grant Young alla batteria. L’esordio con Say What You Will (84) lasciava intravedere il loro “genio” (infatti era prodotto dal concittadino Bob Mould degli Husker Du); disco seguito due anni dopo da Made To The Broken (86) uno dei primi album “pop” che conteneva un brano epico come Can’t Go Back, e nello stesso anno diedero alle stampe While You Were Out di impronta chiaramente “garage rock”, con il conclusivo e lungo blues-rock di Passing Sad Daydream, per poi arrivare alla consacrazione con Hang Time (88) con brani che spaziavano dall’hard-rock venato di blues di Little Too Clean, al rock’n’roll energico di Standing In The Doorway, fino al “boogie” sincopato di Jack Of All Trades, per poi chiudere gli anni ’90 con l’interlocutorio And The Horse They Rode In, di cui mi piace ricordare una fiaba rock come Gullible’s Travels.

Con Grave Dancers Union (92) arriva il successo planetario per merito di Runaway Train (senza dubbio la ballata più orecchiabile della loro carriera), per poi passare definitivamente al “mainstream” con album come Let Your Dim Light Shine(95) e Candy From A Stranger (98) con brani alla Bon Jovi, Police, John Mellencamp, Eagles, e affini, perdendo prima il pubblico e in seguito il contratto, con il gruppo che inevitabilmente si sfalda, e con Dan Murphy che con Jeff Tweedy dei Wilco, Gary Louris e Marc Perlman dei Jayhawks forma il supergruppo Golden Smog (autore di buoni lavori come Down By The Old Mainstream (96) e Weird Tales (98).

Dopo un disco dal vivo passato quasi inosservato After The Flood. Live From The Grand Forks Prom (04), Pirner a otto anni di distanza dall’ultimo lavoro in studio riforma la band pubblicando un bel disco come The Silver Lining (l’ultimo in cui suona il bassista Karl Mueller, in seguito morto per cancro), cosa che non si può dire del seguente Delayed Reaction (12), per poi finalmente tornare a fare una certa musica “sperimentale” con i brani di Change Of Fortune (16). Quando ormai avevo perso le loro tracce, i Soul Asylum si rifanno vivi con questo nuovo lavoro Hurry Up And Wait, che vede l’attuale “line-up” del gruppo sempre capitanata dal leader carismatico Dave Pirner alla chitarra e voce, Ryan Smith alla chitarra solista, Winston Roye al basso, e Michael Bland alla batteria, per 45 minuti di sano ed intenso rock e belle melodie da cantare, sotto la produzione di John Fields.

.L’apertura del disco con The Beginning è quello che ti aspetti dai Soul Asylum, come ai bei tempi, orecchiabile e diretta, e nello stesso tempo senza perdere un briciolo di impeto rock, per poi tornare alla normalità con il seguente If I Told You, brano che si ascolta volentieri ma nulla di più, mentre con la graffiante Got It Pretty Good il pensiero e la mente corrono a suono e ritmica degli anni ’80, e un altro pezzo acustico e tranquillo come Make Her Laugh, che si fa ricordare al primo ascolto.

Con la vibrante e energica Busy Signals ritroviamo un brano aggressivo, tirato, come nella loro migliore tradizione, seguito da una ballata contagiosa come Social Butterfly, con un bel suono armonioso, e dalla bellissima Dead Letter, una sentita ballata acustica piena di dolore e rimpianto, cantata con voce graffiante da Pirner (per ora per il sottoscritto è candidata a canzone dell’anno), per poi cambiare ancora ritmo con il “blues-rock” di Landmines, con il “riff” potente di chitarra e la band al meglio.

Si riparte con una ballata mid-tempo come Here Were Go dal suono acustico e contagioso, seguita da una sincopata e veloce Freezer Burn, e dalla boccata d’aria fresca con l’elettro-acustica Silent Treatment, per poi ritornare piacevolmente al suono grezzo degli anni ’80 con il “punk-rock” aggressivo di Hopped Up Feelin’, e andare a chiudere con un altro brano interessante, una ballata energica come Silly Things, che rimanda al “sound” della migliore tradizione americana.

Abbandonate le sonorità radicali degli esordi, i Soul Asylum (almeno fino Let Your Dim Light Shine) sono depositari di una discografia di tutto rispetto, poi complici le sbandate personali (vedi sotto la voce Dan Murphy) e la scomparsa del bassista Karl Mueller, la band si è infilata in un limbo da cui ha faticato molto per riemergere, e ora sono semplicemente una rock band che non ha perso il gusto per il rock’n’roll sporco e ruvido, ma che non disdegna di aggiungere elementi “pop”, ed è questo il caso di questo ultimo lavoro Hurry Up And Wait (a dir del vero di un paio di brani ne avrei fatto volentieri a meno), ma il resto non riesce a rovinare questo bel ritorno dei Soul Asylum, una grande band che certamente avrebbe meritato di più nel corso di una comunque lunga carriera.

Tino Montanari