Una Band Poco Conosciuta Ma Di Sopraffina Qualità. Dustbowl Revival – Is It You, Is It Me

dustbowl revival is it you, is it me

Dustbowl Revival – Is It You, Is It Me – Medium Expectations/Thirty Tigers

Quinto album per la band californiana, però con il leader del gruppo Zach Lupetin, originario di Chicago, benché trasferito prima a L.A., ed ora a Venice, sempre California, dove è basato  il collettivo musicale da metà degli anni 2000. Parlo di collettivo perché è curioso il modo in cui i vari musicisti sono venuti in contatto tra loro: Lupetin aveva piazzato un annuncio in rete su Craiglist, alla ricerca di musicisti appassionati come lui di Louis Armstrong, Bob Wills, Old Crow Medicine Show, Paul Simon, Aretha Franklin, e anche delle brass band di New Orleans, senza dimenticare Wilco, Lucinda Williams e persino Bruce Springsteen. Uno spettro sonoro come si vede molto ampio ed eclettico, ma alla fine hanno comunque risposto diversi spiriti affini, e dopo qualche anno di gavetta i Dustbowl Revival hanno reso onore alla propria ragione sociale: tra roots rock, con una forte connotazione swing, bluegrass, soul e con organici variabili sul palco, fino ad una quindicina di elementi.

Poi, con la pubblicazione del disco omonimo del 2017, la formazione si è assestata su otto musicisti, il disco è uscito per la produzione di Ted Hutt ( Old Crow Medicine Show, Lucero, ecc.), e il suono e l’attitudine, da quella di “moderni” praticanti della musica della Grande Depressione, anche folk e swing, ha aggiunto ulteriori elementi tipo Motown & Memphis soul,  e anche funky,che ora in questo nuovo Is It You, Is It Me, in uscita il 31 gennaio 2020, si cristallizzano in un suono sempre più eclettico,  grazie al nuovo produttore Sam Kassirer, alla console con Josh Ritter, Lake Street Dive, soprattutto questi ultimi, con il loro frizzante pop, rock, retro soul, presentano molte affinità con i “nuovi “ Dustbowl Revival, che si sono ridotti a sei/sette, ma ognuno suona una miriade di strumenti: dal bravissimo violinista Connor Vance, che duplica alla chitarra elettrica, Matt Rubin  tromba, flicorno e tastiere, Ulf Bjorlin al trombone e altri strumenti a fiato, l’eccellente batterista  Josh Heffernan, alle prese anche con una pletora di percussioni, raggiunto dal nuovo bassista Yosmel Montejo,  tutti al servizio delle due voci di Zach Lupetin, in primis e di Liz Beebe, che sono i cantanti del gruppo.

Come nelle deliziose volute tra soul e pop raffinatissimo di Dreaming, con le voci che si intrecciano in modo adorabile, mentre sullo sfondo imperversano fiati a go-go e il violino, la saltellante Enemy, con il trombone a dettare il groove, sembra quasi un brano di Amy Winehouse, se invece che al soul (o non solo) si fosse dedicata anche al vecchio jazz, con la voce di Liz Beebe che un poco la ricorda, sempre con fiati folleggianti in azione. Divertente e coinvolgente anche la spumeggiante Sonic Boom, dove organo e violino sostengono gli immancabili fiati, mentre Lupetin e Beebe sono sempre impeccabili https://www.youtube.com/watch?v=ga9tzinFJZk , la sognante I Wake Up, dalle atmosfere sixties e delicati intrecci vocali è un altro garbato esempio del loro stile unico, con Penelope che alza i ritmi, sempre piacevoli e coinvolgenti, retrò ma senza essere datati, e con arrangiamenti comunque intricati nella loro fruibilità. Get Rid Of You, su paesaggi sonori quasi “innocenti” ma partecipi, narra le vicende tragiche della sparatoria con relativo massacro alla Parkland High School in Florida dello scorso anno.

Mirror, con una chitarrina arpeggiata e poi la solita strumentazione rigogliosa è un altro perfetto esempio del loro pop in excelsis deo, seguito dalla più leggerina ma sempre squisita Ghost con qualche piccolo tocco caraibico innestato sulla parte cantata dalla Beebe, che poi lascia spazio ai ritmi marcianti di Nobody Knows (Is It You) tra New Orleans e il Paul Simon più euforico, per poi passare a una Runaway che parte mossa , si acquieta e poi si rianima, in continui cambi di tempo https://www.youtube.com/watch?v=b6acYpyRmjw . Just One Song è uno dei brani più “corali”, sia per l’uso perfetto delle voci quanto per l’arrangiamento incantevole e quasi minimale, dove affiora anche un pianoforte. Preceduto da una breve corale fiatistica arriva infine in chiusura  la dolcissima Let It Go, altro raffinato ed elegante esempio del la loro musica sofisticata, vivace e molto godibile, non unica ma sicuramente decisamente originale. Esce il 31 gennaio.

Bruno Conti