Si Conferma Una Delle Cantautrici Più Lucide, Brave E Coinvolgenti In Circolazione. Shelby Lynne – Shelby Lynne

shelby lynne shelby lynne

Shelby Lynne – Shelby Lynne – Everso Records/Thirty Tigers – 17-04-2020

Come è capitato di scrivere in passato sul Blog parlando di altri dischi di Shelby Lynne, la cantante di Quantico, Virginia, oltre ad essere una interprete in possesso di una delle più belle voci della scena musicale americana, è anche una cantautrice di grande spessore, con una lunga carriera alle spalle, iniziata nel lontano 1988, il cui ultimo capitolo in solitaria era l’eccellente I Can’t Imagine del 2015, ma che poi nel 2017 ha pubblicato in coppia con la sorella Allison Moorer un raffinato disco di cover di altri autori (con un solo brano firmato dalle due) https://discoclub.myblog.it/2017/08/12/un-ottimo-esordio-per-due-promettenti-ragazze-shelby-lynne-allison-moorer-not-dark-yet/ . Pochi mesi fa la Moorer ha rilasciato un bellissimo e sofferto album intitolato Blood che per la prima volta toccava esplicitamente la loro drammatica storia familiare https://discoclub.myblog.it/2019/11/18/un-disco-bellissimo-nato-in-conseguenza-di-uninfanzia-terribile-allison-moorer-blood/ , ora è il turno di Shelby di presentarci la sua nuova fatica discografica, dal titolo semplice ma significativo di Shelby Lynne. Il disco prende spunto, ed è stato in parte registrato, durante le riprese del film indipendente When We Kill The Creators, non ancora uscito e realizzato dalla regista, sceneggiatrice e paroliera Cynthia Mortsua attuale compagna, che è stata co-autrice con la Lynne di circa metà delle liriche delle canzoni incluse nell’album https://www.youtube.com/watch?v=1ut_5lqS4ro : per la realizzazione la stessa Lynne ha poi registrato quasi tutte le parti musicali, suonando piano, chitarra, basso, batteria, tastiere, persino il sax , lasciando solo le principali parti delle tastiere a Mimi Friedman, Ed Roth, Billy Mitchell e soprattutto Benmont Tench. 11 canzoni in tutto, registrate in diversi periodi, di cui più della metà durante le riprese del film, nel quale Shelby appare anche come attrice.

Strange Things apre splendidamente le operazioni, un brano intenso e variegato, cantato con grande partecipazione, e con un tema musicale che mi ha ricordato a tratti la melodia di Ballad Of A Thin Man di Bob Dylan, con un suono caldo ed avvolgente; I Got You, con la voce della Lynne potenziata dal multitracking, ha un profumo blue eyed soul, ritmato ma soffice, sempre con la bella voce della nostra amica che naviga su un tappeto di tastiere e una sezione ritmica in parte sintetica ma “umana”. Love Is Coming è più notturna e soffusa, rarefatta, con la musica che risalta più per sottrazione, affidandosi soprattutto all’uso della voce, protagonista assoluta, Weather è una ballata pianistica classica, direi confidenziale, con tocchi quasi di gospel profano, voci di supporto appena accennate ma decisive, e un crescendo sempre affascinante della elegante vocalità di Shelby. Revolving Broken Heart, quasi sussurrata, si avvale dell’uso di una chitarra acustica, di piano e tastiere e le solite stratificazioni vocali che creano una atmosfera intima e raffinata, quasi privata, dove i sentimenti sono dolorosi e quasi malinconici, splendida. Off My Mind, ricorda quelle interpretazioni classiche di cantanti come Dusty Springfield o Laura Nyro, bianche ma che amavano molto la musica nera, e anche la Lynne dimostra di saper maneggiare con maestria la materia.

Don’t Even Believe In Love rimane sempre in questo ambito, ma con una maggiore scansione ritmica, il soul di Memphis incontra il country e l’Americana, in una ballata mid-tempo dal sottile fascino “sudista” dove l’interpretazione vocale è ancora una volta superba, e mi sentirei di azzardare (anche se non ho le note) che l’organo è quello magistrale di Benmont Tench. Sempre sofferta e rarefatta anche My Mind’s Riot dove la Lynne mette a nudo i suoi sentimenti in un brano dove la chitarra acustica e il piano vengono raggiunti da un sassofono suonato con grande perizia dalla stessa Shelby, che poi ci regala una ballata magnifica, solo voce e piano, la superba ed assertiva Here I Am, quasi desolata ma con sentori di speranza, che quasi essudano dalla interpretazione maiuscola, vulnerabile, ma ricca di forza. The Equation, con i suoi quasi sette minuti, è il brano più lungo dell’album, sempre giocato sull’interscambio tra una chitarra acustica, pianoforte ed organo, ma anche con una chitarra elettrica che incombe sullo sfondo e poi irrompe nell’arrangiamento complesso del brano, meno lineare, più intricato e tortuoso del resto del disco, che si chiude con Lovefear (tutto attaccato), un breve sketch di 1:40 ancora dai retrogusti errebì e che conferma il pregevole valore complessivo di questa nuova fatica della Lynne.

Esce domani, venerdì 17 aprile.

Bruno Conti

Tra Soul E Country, Una Bravissima Nuova Cantante E’ In Città! Yola – Walk Through Fire

yola walk trough fire

Yola – Walk Through Fire – Easy Eye Sound CD

Album di debutto per una nuova, bravissima cantante, originaria di Bristol, in Inghilterra, ma con il cuore musicale ben piantato in America. Yola (nome d’arte di Yolanda Quartey), ex lead vocalist del gruppo Phantom Limb, ha esordito come solista nel 2016 con l’EP Orphan Offering, ed in seguito è stata notata da Dan Auerbach, leader dei Black Keys, musicista geniale e produttore tra i più richiesti del momento (Dr. John, Ray LaMontagne, Grace Potter, The Pretenders), che l’ha voluta con sé nei suoi studi Easy Eye Sound di Nashville. Insieme i due hanno scritto una bella serie di canzoni, collaborando alla stesura anche con grandi nomi come il pianista Bobby Wood (già con Elvis), l’abituale collaboratore di John Prine Pat McLaughlin, oltre al leggendario Dan Penn. Il risultato di questa collaborazione è Walk Through Fire, un disco splendido che ci fa conoscere una cantante dalla voce formidabile e con una notevole forza interpretativa, un piccolo gioiello di country-got-soul che è pane per i denti di Auerbach, perfettamente a suo agio con questo tipo di sonorità tra pop, errebi, soul e country molto fine anni sessanta/inizio settanta, come già dimostrato nel suo bellissimo album solista Waiting On A Song e nel sorprendente Goin’ Platinum di Robert Finley.

Ma Walk Through Fire non è solo produzione, in quanto ci sono soprattutto Yola con le sue canzoni e la sua grande voce, un talento che qualcuno ha già paragonato ad un incrocio tra Aretha Franklin e Glen Campbell, mentre altri, parlando del rapporto tra l’artista ed il suono del disco, ha scomodato addirittura il mitico Dusty In Memphis di Dusty Springfield. Io sono abbastanza d’accordo con entrambi i paragoni, ed aggiungerei una rimembranza della giovane Mavis Staples nei pezzi più gospel. Nomi importanti quindi, ma Yola è una cantante con il suo stile e la sua personalità, ed in questo lavoro, grazie anche all’eccellente lavoro di Auerbach, il suo talento viene fuori alla grande. Come ciliegina, abbiamo diversi sessionmen di gran nome: oltre ai già citati McLaughlin e Wood (ed allo stesso Auerbach), troviamo il noto Nashville Cat Charlie McCoy all’armonica, il grande mandolinista Ronnie McCoury, lo steel guitarist Russ Pahl (grande protagonista del disco), la sezione ritmica di Dave Roe (Johnny Cash) e Gene Chrisman (Aretha ed Elvis, tra i tanti), per finire con le armonie vocali di Vince Gill. Faraway Look apre il CD nel modo migliore, con una deliziosa soul ballad che ci fa ammirare da subito la splendida ugola di Yola, ed un arrangiamento in puro stile pop orchestrale, non ridondante ma anzi perfetto per il crescendo melodico del ritornello.

Shady Grove è una squisita pop song d’altri tempi, di stampo bucolico e con una strumentazione cucita alla perfezione intorno alla voce formidabile di Yola, in cui spiccano pianoforte e violino. Ride Out In The Country è splendida, una ballata country-soul di ampio respiro, con una bellissima linea melodica, ottimi interventi di chitarra elettrica ed un organo caldo alle spalle. Un piano elettrico ed una languida steel introducono l’intensa It Ain’t Easier, country ballad di notevole livello, impreziosita dalla solita prestazione vocale impeccabile della ragazza, che aggiunge l’elemento soul; la title track è ancora più country, ed è una delle più belle, un brano cadenzato in cui Yola sembra proprio la Staples, con un coro che aggiunge un sapore gospel: la canzone poi è strepitosa di suo, e si sente che è quella in cui ha collaborato Penn. Che dire di Rock Me Gently? Un’altra deliziosa pop song che mi ricorda i primi Bee Gees  (i migliori), ed anche l’arrangiamento sta da quelle parti, con però steel e banjo che riportano tutto a Nashville; mi piace molto anche Love All Night (Work All Day), altra country tune mossa e scorrevole, con il consueto motivo che colpisce al primo ascolto ed un accompagnamento ricco in cui spiccano chitarra elettrica, piano ed ancora la magnifica steel di Pahl.

La breve e lenta Deep Blue Dream è puro soul, Lonely The Night invece è una grandiosa pop song dal chiaro sapore sixties, arrangiata con la solita finezza (la mano di Auerbach è evidente), mentre Still Gone è un errebi solare e decisamente godibile. Il CD termina con Keep Me Here, brano soul intenso e romantico, e con la scintillante Love Is Light, altro brano pop di lusso e contraddistinto da un gusto melodico non comune, ennesimo gioiellino di un album bello e sorprendente. Dan Auerbach si sta costruendo passo dopo passo una reputazione da produttore di livello eccelso, ma con una cantante come Yola il suo lavoro è stato certamente più facile.

Marco Verdi