Il Disco Della Consacrazione Per Uno Dei “Nuovi” Fenomeni Della Chitarra. Albert Cummings – Believe

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Albert Cummings – Believe – Mascot/Provogue – 14-02-2020

Era quasi inevitabile che anche Albert Cummings, uno dei migliori chitarristi americani, prima o poi sarebbe approdato alla Mascot/Provogue: lui stesso ha detto di essere onorato per essere finito nella stessa etichetta di Joe Bonamassa, Walter Trout ed Eric Gales (e aggiungo io, decine di altri virtuosi della chitarra). Il nostro amico viene da Williamstown, Massachusetts e ha inciso finora non molti album (otto, compresi due live), visto che la sua carriera discografica ufficiale è partita solo intorno al 2000, quando aveva superato i 30 anni da tempo. “Scoperto” da Chris Layton e Tommy Shannon, a cui si era poi unito Reese Wynans, fu il primo musicista a registrare un intero album con i Double Trouble del suo idolo Stevie Ray Vaughan, dopo la scomparsa di quest’ultimo, e di cui quest’anno ricorre il 30° Anniversario dalla morte (come passa il tempo!): il disco From The Heart, uscito nel 2003, fu registrato proprio in Texas, con la produzione di Layton e Shannon. Da allora, quasi tutti i dischi successivi, usciti per la Blind Pig Records, sono stati prodotti da Jim Gaines https://discoclub.myblog.it/2012/09/13/un-ulteriore-virtuoso-della-6-corde-albert-cummings-no-regre/ , che torna dietro alla consolle anche per questo Believe, registrato in una delle mecche assolute della musica americana, i FAME Studios a Muscle Shoals, Alabama.

Nello stile di Cummings quindi per l’occasione, insieme all’immancabile blues, troviamo anche forti elementi soul, rock e country ( già presenti in dischi passati e nell’educazione musicale di Albert che nei primi passi fu però occupata dall’utilizzo del banjo e dalla passione per il bluegrass, poi sostituita dalla scoperta di SRV): il disco, in uscita il 14 febbraio, è probabilmente il migliore in assoluto di Cummings, che comunque raramente, se non mai, ha tradito le aspettative dei fan del blues elettrico, con una serie di album notevoli, dove accanto alle indubbie doti tecniche applicate alla sua Fender Stratocaster, si apprezza anche una eccellente vena di autore di canzoni, rendendolo una sorta di “cantautore” del blues-rock. Qualche cover ci scappa sempre, pochissime per la verità, Live esclusi, un B.B. King qui, un Merle Haggard là, e un brano di Muddy Waters, in tutti i suoi album, ma per il nuovo disco ce ne sono ben quattro (anzi  cinque), l’iniziale Hold On (manca I’m Comin’, ma il brano è proprio quello di Sam & Dave, scritto da Isaac Hayes), e per parafrasare potrei azzardare un  “I’m Cummings”, ma temo il linciaggio per la battuta, e quindi mi limito a dire che è una versione molto calda, in un florilegio irresistibile di fiati e voci femminili di supporto, con Albert che si conferma anche cantante di buona caratura , oltre che chitarrista sopraffino, con un assolo ”ispirato” da quel Duane Allman la cui immagine lo guardava dalle pareti degli stessi studi in cui si trovava lui in quel momento.

Già che siamo in tema di cover,  troviamo  pure una delicata e deliziosa Crazy Love di Van Morrison, trasformata in una bellissima deep soul ballad, anche grazie alla presenza del tastierista Clayton Ivey, uno di quelli che suonava ai tempi nei dischi prodotti a Muscle Shoals e proprio in chiusura di CD, una intensa e scoppiettante Me And My Guitar di Freddie King, con un assolo fiammeggiante che è un misto di tecnica raffinata e feeling. Venendo agli altri brani, come negli album precedenti le canzoni a livello di testi toccano i temi del working man (in fondo Cummings ha sempre lavorato in una azienda di costruzioni di famiglia), delle difficoltà economiche, questioni amorose e così via, niente trattati psicologici, ma uno sguardo sul quotidiano, con una attitudine compartecipe, mentre musicalmente il tema R&B e southern soul rimane anche nella ritmata Do What Mama Says, sempre con fiati, coriste e tastiere a profusione, mentre al solito la chitarra lavora di fino anche a livello di riff, con Red Rooster  (anche in questo caso se gli aggiungete Little è  quella di Howlin’ Wolf e Stones) che è un blues di quelli duri e puri, con una solista “cattiva” il giusto che impazza alla grande; Queen Of Mean è di nuovo un torrido “soul got soul” (?!?), il suono tra Stax e Hi records che usciva dai Fame Studios, e ancora oggi dai dischi di Delbert McClinton, Marc Broussard e altri praticanti del genere.

Con Get Out Of Here, che aggiunge elementi country e sudisti, sempre cantati con voce ricca di impeto e passione da Cummings, che comunque rilascia un torrido assolo dei suoi, tagliente, ripetuto e vibrante. Tra le cover in effetti c’è anche quella di My Babe, Willie Dixon via Little Walter, sempre con quello spirito “sudista” e “nero” che caratterizza tutto l’album, come ribadisce una ottima It’s All Good dove gli elementi country e soul sono ancora presenti negli arrangiamenti lussureggianti della produzione di Gaines che sfrutta al meglio i musicisti degli storici studi dell’Alabama, e Albert lavora comunque di fino con le eleganti volute della sua solista, che poi si scatena,  di nuovo con misura e classe, nel blues carnale Going My Way che cita nel testo il titolo dell’album, una visione ottimistica e piena di speranza “You can have anything you want, all you need to do is believe.” Lasciando all’eccellente Call Me Crazy il pezzo più blues, dove Cummings dà libero sfogo alla sua solista in un tour de force di grande intensità, con il wah-wah che impazza nel finale in omaggio al suo “maestro” Stevie Ray Vaughan. Un delle migliori uscite di inizio anno!

Bruno Conti

Supplemento Della Domenica: Ritorna Uno Dei Grandi Classici Del Blues Anni ’60, In Edizione Riveduta E Corretta! Magic Sam – Black Magic

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Magic Sam Blues Band – Black Magic (Deluxe) – Delmark/Ird

Questo è uno dei classici dischi di blues che si devono avere, uno di quelli da 4 stellette. Se poi, come ha fatto la Delmark, è stato pure rimasterizzato e potenziato con ben 8 tracce extra, di cui due inedite in assoluto, diventa indispensabile: bella anche la confezione digipack. Oltre a tutto gli altri sei brani, che sono alternate takes o brani non pubblicati, si trovavano solo su Magic Sam Legacy, una raccolta di materiale inedito uscita in CD nel 2008, e che forse non tutti hanno, ma acquistano ancora maggior significato aggiunti a queste sessions, registrate tutte tra  il 23 ottobre e il 7 novembre del 1968, proprio per questo Black Magic, e poi non utilizzate. Il disco fu il canto del cigno per Samuel Maghett, in arte Magic Sam, che sarebbe morto il 1° dicembre del 1969, pochi giorni dopo la pubblicazione dell’album, a soli 32 anni, in modo inatteso (per un attacco cardiaco), ma forse non imprevisto, visto il regime di vita che avevano molti musicisti all’epoca, a soli 32 anni. In seguito la sua leggenda è stata alimentata con molte pubblicazioni postume, ma a ben guardare, il musicista nato a Grenada, Mississippi, ma tipico rappresentante del West Side Blues di Chicago, in vita ha pubblicato solo due dischi, West Side Soul e questo Black Magic.

Mi lancio, con Freddie King, Buddy Guy e Otis Rush, è stato probabilmente uno dei più grande chitarristi della saga del blues elettrico di quegli anni: certo Albert King e B.B King erano anche grandi chitarristi, ma pure autori e cantanti sopraffini, delle vere icone nella storia delle 12 battute, Magic Sam, anche se era comunque un eccellente vocalist, verrà ricordato soprattutto come un formidabile solista https://www.youtube.com/watch?v=_7ZS22vc4Os . Il disco, prodotto da Bob Koester, che firma anche delle nuove note per la ristampa potenziata del CD, si avvale di un grandissimo gruppo di musicisti che suonano nell’album: Eddie Shaw, al sax tenore, Lafayette Leake al piano, Mighty Joe Young, alla seconda chitarra, Mac Thompson al basso e Odie Payne, Jr., alla batteria. Una (ri)edizione da mettere lì, religiosamente, sul vostro scaffale, a fianco del recente Live At The Avant Garde, June 22 1968, pubblicato sempre dalla Delmark nel 2013. Il suono, già buono nella versione originale da 10 brani, è stato ulteriormente migliorato, e quindi si possono godere a fondo le evoluzioni di Magic Sam e dei suoi amici: partenza sparata con la gagliarda e ritmata I Just Want A Little Bit, brano scritto da Roscoe Gordon, dove si iniziano da subito ad apprezzare anche le componenti R&B e soul presenti in grande copia nella musica di Maghett, eccellente voce di stampo soul, come viene ribadito nella incalzante You Belong To Me, un brano che ha profumi Stax, mentre What I Done Wrong, pur se ritmata, ha il classico suono Chicago Blues, con la chitarra dalle tinte semplici e lineari, ma sempre pronte a quel classico suono lancinante della scuola del blues urbano https://www.youtube.com/watch?v=m8f2eFHGD8E , poi ribadite nella cadenzata Easy Baby, che porta la firma di Willie Dixon, o nel tipico slow blues It’s All Your Fault, Baby, che viene dalla penna di Lowell Fulsom, con il solito cantato ricco di enfasi di Magic Sam, che, ben sostenuto da sax e piano, rilascia un assolo di una semplicità e di una classe disarmanti.

Same Old Blues è il classico di Don Nix,  brano che era anche nel repertorio di Freddie King e Jimmy Witherspoon, qui in una versione pimpante che ricorda molto il suono di dischi tipo Blues Jam At Chess dei Fleetwood Mac, mentre You Dont Love Me, Baby di William Cobb, senza il baby nel titolo, sarebbe diventato uno dei cavalli di battaglia dal vivo degli Allman Brothers, il riff inconfondibile è quello, ovviamente senza la potenza rock che gli avrebbero dato gli amplificatori Marshall da lì a poco. San-Ho-Zay, era uno degli strumentali tipici di Freddie King, sempre in bilico tra blues e R&B, con la chitarra di Magic Sam che disegna le sue perfette linee soliste; altro slow blues di quelli lancinanti è You Better Stop! You’re Hurting Me, tra le migliori interpretazioni in assoluto di Magic. Il disco originale si chiudeva sulla versione di Keep On Loviing Me, brano del “collega” Otis Rush, un bello shuffle dal suono cristallino. Tra le 8 bonus, molte alternate takes, What I Have Done Wrong, due volte, I Just Want A Little Bit, Same Old Blues, Everything’s Gonna Be Alright, uno dei suoi classici, che era uscito come singolo per la Cobra, e i due inediti assoluti, Keep On Doin’ What You’re Doin’,altro brano di puro Chicago Blues, e Blues For Odie Payne, uno slow strumentale dove si apprezza tutta la tecnica sopraffina di Magic Sam e dei suoi eccellenti comprimari. Per chi ama il blues, ribadisco, indispensabile, ma tutti ci facciano un pensierino!

Bruno Conti