Una Line-Up Durata Pochissimo, Ma Abbastanza Per Farci Un Cofanetto! Frank Zappa – The Mothers 1970

frank zappa the mothers 1970

Frank Zappa – The Mothers 1970 – Zappa/Universal 4CD Box Set

A pochi mesi di distanza dal bellissimo box The Hot Rats Sessions, che celebrava i 50 anni appunto dell’album Hot Rats https://discoclub.myblog.it/2020/01/18/cofanetti-autunno-inverno-17-uninfornata-completa-di-topi-caldi-frank-zappa-the-hot-rats-sessions/ , gli eredi di Frank Zappa hanno deciso di omaggiare le cinque decadi trascorse dal 1970 con un altro cofanetto (questa volta più piccolo, in formato “clamshell”): The Mothers 1970 prende in esame un periodo molto particolare della carriera del musicista americano, in quanto mette in evidenza una delle formazioni meno conosciute delle Mothers Of Invention, e di sicuro quella durata meno, appena sette mesi (da maggio a dicembre). Zappa infatti aveva sciolto la sua famosa backing band prima di Hot Rats (che uscì infatti come disco solista), ma decise di riformarla nella primavera del 1970, richiamando il tastierista Ian Underwood, unico membro originale, ed aggiungendo il noto batterista inglese Aynsley Dunbar (già nei Bluesbreakers di John Mayall, ed in seguito con un lungo elenco di musicisti, tra i quali David Bowie, Lou Reed ed i Journey), il bassista Jeff Simmons (che fu la “causa” della poca durata del gruppo, in quanto fu il primo a lasciarlo), il pianista George Duke (che resterà con Zappa fino al 1976) e soprattutto i due vocalist Mark Volman e Howard Kaylan, entrambi ex Turtles e che da lì a poco inizieranno una carriera di successo in duo come Flo & Eddie.

In sette mesi questa line-up delle Mothers riuscirà comunque a registrare un disco, Chunga’s Revenge, e ad andare in tournée, ed oggi possiamo anche noi fruire di un assaggio di quell’intenso periodo appunto con questo cofanetto, che ci presenta quattro CD completamente inediti, il primo in studio e gli altri tre dal vivo. Diciamo subito che se siete dei neofiti per quanto riguarda Zappa, o comunque non dei fans assoluti, The Mothers 1970 forse non è la proposta dalla quale cominciare, in quanto all’interno troviamo poco della musica, per esempio, di Hot Rats, ma anche i famosi live di Halloween e al Roxy sono su un altro pianeta. Qui infatti le lunghe composizioni zappiane, talvolta perlopiù strumentali, lasciano spazio a brani più brevi e nei quali i membri del gruppo si divertono a fare caciara buttandola quasi sul comico, rendendo il tutto forse più fruibile da un punto di vista musicale ma in generale di minor spessore. Comunque non è che tutto il cofanetto sia all’insegna del cazzeggio, anzi i momenti di grande musica non mancano specie nel primo dischetto (quello in studio), che si occupa delle sessions che porteranno poi a Chunga’s Revenge (e che come ingegnere del suono avevano un giovane e non ancora famoso Roy Thomas Baker), anche se le takes qui presenti sono tutte inedite e soprattutto riguardano brani che non finiranno sul disco con la sola eccezione di Sharleena, una raffinata pop ballad quasi canonica e perfino orecchiabile.

Ci sono ben tre versioni di Wonderful Wino (una con la basic track e due con Frank voce solista), una godibile rock song sfiorata dal blues che nel 1976 verrà reincisa per l’album Zoot Allures; da segnalare anche due takes della potente Red Tubular Lighter, entrambe contraddistinte dalle evoluzioni chitarristiche di Frank (che, giova ricordarlo, alle sei corde era un portento), il jazz-rock di Lola Steponsky, tra coretti idioti, improvvisazioni strumentali “free” ed assolo finale di batteria, e due jam sessions di otto minuti l’una intitolate rispettivamente Envelopes e Giraffe. Il secondo dischetto presenta per la prima volta in via ufficiale il famoso (e più volte bootlegato) concerto registrato per il programma televisivo olandese Piknik, arrotondando il tutto con cinque pezzi provenienti da uno show a San Rafael in California. Brani in gran parte più brevi del solito in cui vengono coniugati cabaret e grande musica come solo Zappa sapeva fare, con momenti di assoluta leggerezza quando non ilarità e canzoni dagli elementi quasi sixties, doo-wop e pop (Concentration Moon, The Air, Dog Breath, You Didn’t Try To Call Me, il blues demenziale What Kind Of Girl Do You Think We Are?, la trascinante Bwana Dik), alternate a pezzi in cui l’abilità strumentale la fa da padrona (Wonderful Wino, Call Any Vegetable e la prima e seconda parte di King Kong, con grande prestazione di Underwood all’organo).

Come finale, un’inattesa e rigorosa cover del classico dei Turtles Happy Together, chiaro omaggio a Volman e Kaylan (e l’ovazione del pubblico che non crede alle sue orecchie – Frank non era solito suonare brani altrui dal vivo – vale da sola il CD). Il terzo e quarto dischetto documentano altre performance tratte da varie locations del medesimo tour, ricavate in parte da nastri al limite del rovinato ed in parte dal registratore portatile dello stesso Zappa, ma devo dire che è stato fatto un lavoro egregio in quanto il suono è assolutamente professionale. Lo stile è lo stesso del secondo CD, con tanti brani brevi ed alcuni appena accennati e pochi casi in cui le Madri si producono in lunghe jam (ancora Call Any Vegetable e King Kong, ma anche una sorprendente rilettura di Gris Gris di Dr. John). In mezzo a frizzi e lazzi però ci sono diversi pezzi “seri”, come il rock quasi psichedelico di Pound For A Brown, con chitarra ed organo protagonisti, la cadenzata Trouble Every Day, il vibrante blues elettrico Road Ladies, le evoluzioni chitarristiche della purtroppo breve Portuguese Fenders e della notevole Guitar Build ’70, la tonica e adrenalinica Easy Meat, sempre con lo strumento del leader in bella mostra, e lo splendido jazz-rock Turn It Down, un coinvolgente muro del suono di ragguardevole potenza.

Sono già aperte le scommesse su come la famiglia Zappa celebrerà l’anno prossimo il cinquantenario del 1971: io punto un euro sulla versione “definitiva” del progetto 200 Motels, anche se in cuor mio non mi dispiacerebbe la pubblicazione finalmente ufficiale del famoso concerto di Montreux interrotto per “smoke on the water”.

Marco Verdi

Cofanetti Autunno-Inverno 5. Tutto Il Necessario Per Una Festa “Mostruosa”! Frank Zappa – Halloween 73

frank zappa halloween 73

Frank Zappa – Halloween 73 – Zappa Records/Universal 4CD Box Set

L’appuntamento con un live tratto dagli sterminati archivi del grande Frank Zappa è ormai diventata una piacevole abitudine, e così a pochi mesi dall’edizione del quarantennale di Zappa In New York mi trovo a parlare ancora del musicista di Baltimore e del nuovo box messo sul mercato dagli eredi https://discoclub.myblog.it/2019/04/23/era-matto-come-un-cavallo-ma-anche-un-grandissimo-musicista-frank-zappa-zappa-in-new-york-deluxe-edition/ : Halloween 73. Zappa amava molto Halloween, addirittura la elesse a sua festività preferita, e dal 1972 fino alla metà degli anni ottanta i suoi concerti del 31 Ottobre (ed in alcuni casi anche i giorni appena precedenti) divennero un must all’interno delle sue tournée. Nel 2017 è uscito il bellissimo Halloween 77, un triplo CD che ha avuto anche una configurazione in cofanetto con tanto di maschera orrorifica di Frank, ma con il contenuto musicale riversato unicamente su una chiavetta USB (i tre CD erano un “estratto” dei sei concerti completi presenti sulla pen drive). Ora la Zappa Records ha fatto lo stesso con i due concerti del 31 Ottobre 1973 (uno pomeridiano ed uno serale, come era d’uso allora), riproponendo il box con un’altra maschera + guanti di Frankenzappa (un mostro a metà quindi tra il nostro e Frankenstein) ma stavolta con le musiche incise su quattro CD, con i due show completi sui primi tre e le prove sul quarto: il tutto completamente inedito (c’è anche una versione singola, intitolata Halloween 73 Highlights).

Quindi come già è successo due anni fa se vi siete accaparrati per tempo questo cofanetto (uscito il 25 Ottobre), avrete la possibilità di mascherarvi per la vigilia di Ognissanti, ma stavolta non dovete ricorrere ad un computer per riuscire ad ascoltare la musica. I concerti di Halloween di Zappa erano praticamente un’esclusiva della città di New York, dove si svolsero dal 1974 al 1984, ma i primi due anni si tennero a Passaic, in New Jersey (1972) ed appunto nel 1973 all’Auditorium Theater di Chicago. Il contenuto musicale del box (che comprende oltre al costume anche il solito bel libretto) è come d’abitudine decisamente ad alto livello, in quanto il nostro era sì un cazzaro di prima categoria (e dal vivo questo risaltava particolarmente), ma era soprattutto un finissimo e colto uomo di musica, oltre che chitarrista straordinario. In Halloween 73 Frank è circondato dalla consueta super band, che nonostante in questa configurazione fosse con lui da appena un mese ha un suono forte e compatto come se suonasse con lui da anni: George Duke alle tastiere e voce, Napoleon Murphy Brock alla voce solista (quando non canta Frank), sax e flauto, Tom Fowler al basso, il grande Chester Thompson alla batteria, Ralph Humphrey pure ai tamburi, Bruce Fowler al trombone e Ruth Underwood a marimba, vibrafono e percussioni, importantissime nel sound della band.

I due concerti sono come al solito decisamente godibili pur non avendo Zappa in repertorio brani particolarmente facili, ed il suono è la consueta miscela di rock e jazz con qualche sconfinamento nel blues e nel pop (un pop sui generis, stiamo sempre parlando di Zappa), con molti pezzi suonati in medley ed una maggioranza di parti strumentali rispetto a quelle cantate: Frank poi era un intrattenitore nato, ed un maestro a suonare quello che voleva lui nel modo in cui voleva lui, ma riuscendo ugualmente a coinvolgere e divertire il pubblico (e poi in quel periodo la sua popolarità era in aumento, in quanto aveva appena dato alle stampe Overnite Sensation, uno dei suoi album più accessibili, e stava per bissare con la pubblicazione nel 1974 di Apostrophe, dal quale farà due canzoni in anteprima durante lo show serale). Il primo CD comprende nella quasi totalità il concerto pomeridiano che, dopo un’introduzione semiseria dei membri della band da parte di Frank inizia con una Pygmy Twylyte energica e molto godibile nonostante la melodia non proprio canonica, seguita da The Idiot Bastard Son e dalla vibrante Cheepnis, all’epoca ancora inedita. Lo spettacolo alterna brani molto brevi che sono poco più di un divertissement strumentale (The Eric Dolphy Memorial Barbecue, King Kong, T’Mershi Duween, The Dog Breath Variations) a classici del songbook zappiano come l’irriverente Penguin In Bondage, la diretta Uncle Meat che si fonde con RDNZL, due pezzi dallo sviluppo piuttosto “free” (ma il gruppo suona alla grande), la solida Don’t You Ever Wash That Thing?, tra rock e jazz e ricca di spunti strumentali interessanti, la divertente Montana, tra le più note del nostro.

I due pezzi finali del primo show sono posti all’inizio del secondo CD: una monumentale Dupree’s Paradise di 19 minuti, in cui tutti quanti danno prova di essere musicisti eccezionali (e c’è anche un accenno di scat vocale), e la sarcastica e bluesata Dickie’s Such An Asshole (altri 10 minuti), “dedicata” all’allora presidente Richard Nixon. Lo spettacolo serale è anche più lungo, ed occupa la restante parte del secondo dischetto e tutto il terzo, con una scaletta che ricalca solo in parte quella del primo show (Dickie’s Such An Asshole qui è strepitosa, con un Zappa formidabile alla chitarra). Innanzitutto ci sono i due brani in anteprima da Apostrophe dei quali accennavo prima, la cadenzata e potente Cosmik Debris, un pezzo con elementi blues pur avendo Zappa una concezione del blues tutta particolare, e soprattutto la fluviale Farther O’Blivion, che è un tipico esempio di come Frank modificava i brani on stage: infatti questa canzone su Apostrophe durerà poco più di due minuti, mentre qui è divisa in due parti per 19 minuti complessivi!

Altri pezzi non suonati nel primo show sono la fluida I’m The Slime, una lunga Big Swifty, altra palestra per le imprevedibili evoluzioni della band, la bizzarra Inca Roads, che inizia come un brano jazz confidenziale cantato però in maniera idiota da Duke e poi si sviluppa fluida e distesa, con una grandissima prestazione dello stesso Duke al piano elettrico, per finire con un medley che comprende Son Of Mr. Green Genes, King Kong e Chunga’s Revenge, altri 16 minuti di musica assolutamente creativa nobilitata da una notevole performance chitarristica del leader. Il quarto CD come già accennato contiene le prove effettuate dai nostri il 20 e 21 Ottobre, undici canzoni che verranno poi suonate il 31 (ottime Penguin In Bondage, il medley tra Uncle Meat e RDNZL, Farther O’Blivion e Big Swifty), tutte eseguite senza cazzeggiamenti e con estrema professionalità (tranne che per Inca Roads, nella quale ad un certo punto la band non riesce neanche più a suonare dal tanto ridere, e Cosmik Debris), ed anche un brano che non verrà ripreso, Magic Fingers, che è tra l’altro uno dei più diretti e fruibili.

Buon Halloween a tutti, dal sottoscritto e dalla “maschera” di Frank Zappa.

Marco Verdi

Lucida Follia E Grande Musica! Franz Zappa & The Mothers – The Roxy Performances

zappa mothers roxy

Frank Zappa & The Mothers – The Roxy Performances – Zappa Records/Universal 7CD Box Set

Riuscire a districarsi nella discografia di Frank Zappa era già complicato quando il geniale musicista italo-americano era ancora tra noi, ma dopo la sua morte (avvenuta nel 1993) è diventato praticamente impossibile, tra ristampe, pubblicazioni di concerti inediti e materiale d’archivio. Negli ultimi anni poi la sua famiglia, che detiene i diritti delle sue opere, ha messo sul mercato una lunga serie di proposte (alcune per la verità in vendita solo online), e molte di esse riguardano dischi dal vivo: il punto più alto fino a pochi mesi fa secondo chi scrive è stato lo splendido Halloween ’77, uscito sul finire dello scorso anno (mi riferisco al triplo CD, non alla chiavetta USB con costume zappiano allegato) https://discoclub.myblog.it/2017/10/01/e-questo-occhio-al-formato-e-alla-confezione-frank-zappa-halloween-77-costume-boxset-e-altre-amenita-famigliari/ . Ma ora la Zappa Records pubblica uno dei vari Santi Graal per i fans di Frank, e cioè la versione completa dei famosi concerti del nostro (con gli inseparabili Mothers Of Invention) tenuti nel Dicembre del 1973 al Roxy Theatre di Hollywood, riuniti in un pratico boxettino di 7 CD intitolato The Roxy Performances, che oltre a più di otto ore di musica offre anche un bel libretto con saggi di Joe Travers (giornalista e scrittore da sempre “zappiano”), della poetessa Jen Jewel Brown e del rocker Dave Alvin, entrambi presenti all’epoca a quei concerti.

zappa roxy and elsewherezappa mothers roxy box

Una piccola parte di questo materiale era già uscito all’epoca sull’album Roxy & Elsewhere, ed in seguito su un paio di volumi della serie You Can’t Do That On Stage Anymore (e più di recente sul CD Roxy By Proxy), ma questa è la prima volta che vengono presentati al completo tutti e quattro i concerti del 9 e 10 Dicembre (all’epoca ogni giorno c’era uno show pomeridiano ed uno serale), più rehersals, soundcheck ed altre chicche. Zappa non è mai stato un musicista convenzionale, la sua visione a 360 gradi era avanti di almeno vent’anni, al pari dei suoi testi ironici e corrosivi, ed il palco era il suo ambiente ideale: in questi CD la scaletta non cambia molto tra una serata e l’altra, ma c’è da dire che i concerti di Zappa raramente si assomigliavano tra loro. I suoi detrattori lo hanno sempre presentato come poco più di un cabarettista, ma Frank aveva un quoziente intellettivo superiore alla media, ed una cultura musicale (e non) smisurata, che lo portava a circondarsi di musicisti formidabili (e pure lui, non dimentichiamolo, era un chitarrista della Madonna): in questo box suona gente del calibro di George Duke (voce e tastiere), Tom Fowler (basso), Bruce Fowler (trombone), Napoleon Murphy Brock (voce, sax e flauto) ed il grande Chester Thompson alla batteria. E Zappa era un intrattenitore consumato, il primo a divertirsi on stage era lui, ma nello stesso tempo era in grado di offrire uno spettacolo all’insegna della grande musica, mescolando con disinvoltura rock, blues, jazz, funky e free music, e riuscendo a coinvolgere il pubblico in mille modi diversi.

Il primo CD inizia con il concerto pomeridiano del 9, uno show godibilissimo e per nulla ostico, a partire dall’iniziale Cosmik Debris, undici minuti tra blues e jazz (con qualche stranezza), con Frank che gigioneggia alla grande. Altri highlights del primo spettacolo sono la tonica Pygmy Twylyte, brano rock deciso ed elettrico con tendenza alla jam, la solida e funkeggiante Penguin In Bondage, un vibrante medley tra Uncle Meat e RDNZL, molto libero e suonato alla grande, e la nota ed irresistibile Montana, con le liriche fuori di testa che parlano di uno che vuole aprire una fabbrica di filo interdentale. Il secondo CD, a parte l’iniziale e strepitosa jam elettrica Dickie’s Such An Asshole che chiude il concerto del pomeriggio, è dedicato allo show della prima sera, uno spettacolo in parte diverso dagli altri tre, con punte come la raffinata Inca Roads (cantata da Duke), musica seria ma testo idiota, la complessa ma godibilissima Don’t You Ever Wash That Thing, piena di stop & go e cambi di ritmo, o la splendida Big Swifty (i Phish devono molto a questo tipo di suono, sentire per credere). I CD numero 3, 4 e 5 si occupano dei due concerti del 10 (a parte i primi tre brani del terzo dischetto, che presenta i tre pezzi conclusivi della serata del 9, con una monumentale Be-Bop Tango di diciotto minuti): lo show pomeridiano ha come momento topico una straordinaria Dupree’s Paradise di ventuno minuti oltre ad una liquidissima Cosmik Debris ed una scintillante Pygmy Twylyte (caspita se suonano), mentre l’ultimo concerto offre un mix di canzoni dei precedenti tre, forse nella loro versione più convincente, con RDNZL, una frenetica Echidna’s Arf (Of You) e la solita folle Be-Bop Tango su tutte.

Il sesto CD presenta quattro brani tratti dalle prove, in cui i nostri cazzeggiano ancora di più che durante il concerto, un brano inedito (That Arrogant Dick Nixon, titolo eloquente), e nove pezzi tratti dalle sessions ai Bolic Studios che avrebbero dovuto essere parte di un film che non uscì mai (ed è stato pubblicato in forma diversa dal concetto originale solo in anni recenti), ed anche qui sono più delle prove che vere canzoni, anche se spicca fra tutte Nanook Rubs It, folle e gradevole al tempo stesso. Infine, il settimo CD è il soundcheck dell’8 Dicembre, che doveva fornire anche le immagini al fantomatico film, ed è contraddistinto da una colossale Pwgmy Twylte di ben 35 minuti (divisa in due parti), nella quale i nostri fanno il bello e cattivo tempo, e due ottime Don’t You Ever Wash That Thing (in medley con la ficcante Orgy, Orgy, parodia di Louie Louie) e Penguin In Bondage, con grande assolo chitarristico di Frank.

Se anche non siete dei fans accaniti di Frank Zappa, ma volete farvi una discografia selezionata del baffuto musicista, questo box dovrebbe stare nella vostra lista, anche per il costo tutto sommato non esagerato (meno di sessanta euro).

Marco Verdi

Uscite Prossime Venture (E Presenti) 7. Un Altro Cofanetto D’Archivio: Zappa/Mothers – The Roxy Performances

zappa mothers roxy zappa mothers roxy box

Frank Zappa & The Mothers Of Invention – The Roxy Performances – 7 CD Zappa Records/Universal – 02-02-2018 USA/23-03-2018 Europe

Non sono passati neppure quattro mesi dal precedente box dedicato all’opera di Frank Zappa ed ecco un altro consistente cofanetto dedicato al materiale Live del baffuto chitarrista. Questa volta il formato è normale (niente chiavette USB, costumi di Halloween e stranezze varie come in http://discoclub.myblog.it/2017/10/01/e-questo-occhio-al-formato-e-alla-confezione-frank-zappa-halloween-77-costume-boxset-e-altre-amenita-famigliari/), ma si tratta pur sempre di sette CD estratti dai concerti tenuti con le vecchie Mothers Of Invention al Roxy di Los Angeles/Hollywood tra il 9 e il 10 Dicembre del 1973, più alcune prove di studio e dal vivo registrate nei giorni precedenti e successivi. Si tratta del materiale da cui venne estratto il celebre doppio vinile Roxy And Elsewhere, uno dei migliori album dal vivo del primo periodo zappiano.

zappa roxy and elsewhere

La variazione parziale del titolo ricorrente del Post, da future a presenti, è dovuta al fatto che l’uscita del cofanetto è differenziata negli Stati Uniti, dove è già stato pubblicato il 2 febbraio, e in Europa (Italia compresa) dove invece sarà disponibile solo del 23 marzo. E per le strane e perverse logiche del mercato discografico cambia di parecchio anche il prezzo: negli States costa circa 50 dollari (poco più dei nostri 40 euro), mentre l’edizione europea dovrebbe costare oltre 70 euro: a chi pensa, allora me lo compro in America, sappia che però poi sarà costretto a pagare le imposte e i diritti doganali, oltre alla spedizione, per cui alla fine si viene a pagare più o meno la stessa cifra della futura uscita nazionale, fate bene i vostro calcoli. E questa dei prezzi differenziati degli stessi prodotti distribuiti dalle multinazionali è veramente spesso incomprensibile: se prendiamo il box di Forever Changes dei Love, di cui al precedente Post, costerà viceversa 50-60 euro in Europa e 90 dollari negli USA, in base a quale logica non ci è chiaro, forse perché per scegliere i prezzi utilizzano i bambini bendati, ora disoccupati, in quanto sostituiti da sistemi digitali, delle vecchie estrazioni del lotto, che estraevano dall’urna il bussolotto con il numero, mentre al momento vengono inserite delle cifre a casaccio da cui ricavare il prezzo. Estremizzo molto, ma ogni tanto mi chiedo se il sistema non sia questo!

Ma torniamo al cofanetto: la formazione che accompagna Zappa è una delle migliori edizioni del suo gruppo di sempre, alle tastiere George Duke, al basso Tom Fowler, trombone Bruce Fowler, tenor sax, flauto e voce Napoleon Murphy Brock, percussioni e vibrafono Ruth Underwood e doppia batteria con Ralph Humphrey e Chester Thompson, voce e chitarra ritmica Jeff Simmons, Don Preston sintetizzatore  Walt Fowler, tromba. Ecco la lista completa dei brani contenuti nei sette CD.

DISC 1
12-9-73 Show 1
1. Sunday Show 1 Start 4:59 
2. Cosmik Debris 11:33 
3. “We’re Makin’ A Movie” 3:16 
4. Pygmy Twylyte 9:08 
5. The Idiot Bastard Son 2:19 
6. Cheepnis 3:44 
7. Hollywood Perverts 1:07 
8. Penguin In Bondage 5:54 
9. T’Mershi Duween 1:56 
10. The Dog Breath Variations 1:44 
11. Uncle Meat 2:29 
12. RDNZL 5:14 
13. Montana 7:49 
14. Dupree’s Paradise 15:25 
TT: 76:43

DISC 2
1. Dickie’s Such An Asshole 10:29 
12-9-73 Show 2
2. Sunday Show 2 Start 4:08 
3. Inca Roads 8:27 
4. Village Of The Sun 4:19 
5. Echidna’s Arf (Of You) 4:01 
6. Don’t You Ever Wash That Thing? 13:22 
7. Slime Intro :59 
8. I’m The Slime 3:34 
9. Big Swifty 9:01 
TT: 58:25

DISC 3
1. Tango #1 Intro 3:50 
2. Be-Bop Tango (Of The Old Jazzmen’s Church) 18:12 
3. Medley:
King Kong 
Chunga’s Revenge 
Son Of Mr. Green Genes 9:46 
12-10-73 Show 1
4. Monday Show 1 Start 5:31 
5. Montana 6:57 
6. Dupree’s Paradise 21:26 
7. Cosmik Intro 1:05 
8. Cosmik Debris 8:05 
TT: 74:57

DISC 4
1. Bondage Intro 1:52 
2. Penguin In Bondage 6:54 
3. T’Mershi Duween 1:52 
4. The Dog Breath Variations 1:48 
5. Uncle Meat 2:29 
6. RDNZL 4:59 
7. Audience Participation – RDNZL 3:08
8. Pygmy Twylyte 4:05 
9. The Idiot Bastard Son 2:21 
10. Cheepnis 4:49 
11. Dickie’s Such An Asshole 10:21
12-10-73 Show 2
12. Monday Show 2 Start 5:13 
13. Penguin In Bondage 6:33 
14. T’Mershi Duween 1:52 
15. The Dog Breath Variations 1:46 
16. Uncle Meat 2:28 
17. RDNZL 5:11 
TT: 67:50

DISC 5
1. Village Of The Sun 4:05 
2. Echidna’s Arf (Of You) 3:54 
3. Don’t You Ever Wash That Thing? 6:56 
4. Cheepnis – Percussion 4:08 
5. “I Love Monster Movies” 2:10 
6. Cheepnis 3:35 
7. “Turn The Light Off”/Pamela’s Intro 3:59 
8. Pygmy Twylyte 7:23 
9. The Idiot Bastard Son 2:22 
10. Tango #2 Intro 2:01 
11. Be-Bop Tango (Of The Old Jazzmen’s Church) 22:08 
TT: 62:46

DISC 6
1. Dickie’s Such An Asshole 15:39
Bonus Section: 12-10-73 Roxy Rehearsal
2. Big Swifty – In Rehearsal 2:50 
3. Village Of The Sun 3:13 
4. Farther O’Blivion – In Rehearsal 5:34 
5. Pygmy Twylyte 6:17 
Unreleased Track
6. That Arrogant Dick Nixon 2:19 
12-12-73 Bolic Studios Recording Session
7. Kung Fu – In Session 4:50 
8. Kung Fu – with guitar overdub 1:17 
9. Tuning and Studio Chatter 3:38 
10. Echidna’s Arf (Of You) – In Session 1:22 
11. Don’t Eat The Yellow Snow – In Session 9:49 
12. Nanook Rubs It – In Session 5:41 
13. St. Alfonzo’s Pancake Breakfast – In Session 2:46 
14. Father O’Blivion – In Session 2:31 
15. Rollo (Be-Bop Version) 2:36 
TT: 70:31

DISC 7
12-8-73 Sound Check/Film Shoot

1. Saturday Show Start 2:20 
2. Pygmy Twylyte/Dummy Up* 20:25 
3. Pygmy Twylyte – Part II 14:25 
4. Echidna’s Arf (Of You) 3:42 
5. Don’t You Ever Wash That Thing? 6:01 
6. Orgy, Orgy 3:39 
7. Penguin In Bondage 6:30 
8. T’Mershi Duween 1:53 
9. The Dog Breath Variations 1:45 
10. Uncle Meat/Show End 4:01 
TT: 64:46

Ok, alcuni pezzi sono ripetuti più volte ma come è noto Frank Zappa e soci eseguivano raramente (o mai) lo stesso brano in versioni del tutto simili, per cui gli appassionati avranno di che godere ancora una volta, senza dimenticare che comunque esiste anche il DVD Roxy The Movie e la relativa colonna sonora. Viene ora solo richiesta una breve pausa per il “fair play finanziario”: non si possono spremere i fan oltre un certo limite.

Bruno Conti

E Oggi Ci Ha Lasciato Anche Al Jarreau, Una Delle “Più Grandi Voci” Degli Ultimi 50 Anni. Aveva 76 Anni

jarreau-slide3

Nel giorno del Post Sanremo, si parla solo di quello (e mi verrebbe un bel chi se ne frega, ma mi trattengo, ops l’ho detto!), ci ha lasciato, in quella che ormai pare una epidemia irrefrenabile e senza fine, anche Al Jarreau, voce tra le più straordinarie prodotte dalla musica degli ultimi 50 anni: un cantante in possesso di un prodigioso baritono naturale, in grado di saltare da una nota all’altra in una frazione di secondo, a suo agio nel jazz, nel pop, nel soul e nel R&B, grande interprete di brani altrui, ma anche autore in proprio, i suoi tre iniziali album di studio degli anni ’70 e lo strepitoso album live del 1977 Look To The Rainbow rimangono tra i più fulgidi esempi dell’uso della voce umana nella musica cosiddetta “leggera”.

A suo agio sia nel cantato “melodico” come nell’uso dello scat, e quindi in grado di emulare praticamente qualsiasi strumento musicale, Jarreau, a mio parere, era soprattutto un formidabile interprete di ballate. Memorabile rimane la sua versione di Your Song di Elton John, una delle più belle “cover” di tutti i tempi, versione di una bellezza disarmante.

Solo questa canzone gli varrebbe l’imperitura gratitudine degli amanti della bella musica, ma quei tre dischi sono splendidi: We Got By, Glow e All Fly Home. Poi negli anni a seguire, e fino ad oggi, avrebbe registrato altri album molto piacevoli a partire da This Time del 1980,  passando per Breakin’ Away, il suo più grande successo commerciale, giunto fino al nono posto delle classifiche americane, e molti ancora, fino a  My Old Friend: Celebrating George Duke, l’ultimo disco del 2014, in cui celebrava la musica del celebre tastierista americano, suo grande amico. Ha fatto anche musica “commerciale” più leggera, ma pur sempre con l’uso di quello splendido strumento che era la sua voce e anche una serie di album dal vivo, spesso incredibili grazie alle sue straordinarie abilità di showman e ad una simpatia contagiosa e irresistibile. Senza dimenticare i sette Grammy vinti. E comunque nei video acclusi a questo breve ricordo la musica parla per lui!

al jarreau

La morte è avvenuta oggi a Los Angeles, nell’ospedale dove era ricoverato da qualche giorno, a causa delle conseguenze della polmonite contratta qualche tempo fa (e che già lo aveva colto nel recente passato), aggravata dalle convulsioni collegate alla malattia. Quindi noi lo salutiamo e gli auguriamo che riposi in pace per sempre anche lassù, magari ci faccia sapere se c’è ancora posto, visto che purtroppo la situazione ultimamente sta diventando sempre più complicata per i musicisti.

Bruno Conti