Henry McCullough – Hell Of A Record: Un “Ultimo” Ricordo, A Seguito Della Sua Recente Scomparsa!

henry mccullough

Henry McCullough  – Hell Of A Record – Silverwolf Music         

Henry McCullough è stato uno dei nomi storici del pop e del rock britannico, nato nell’Irlanda del Nord nel 1943: prima negli anni ’60 con gli Eire Apparent, una band di buono spessore che aveva lo stesso management di Jimi Hendrix, con il quale furono spesso in tour https://www.youtube.com/watch?v=338eGI8y2pc . Ma poi si è ritagliato uno spazio nella musica che conta come membro della Grease Band, il gruppo che accompagnò Joe Cocker nei suoi anni migliori (esibizione di Woodstock inclusa) e di cui fu la chitarra solista anche nell’omonimo album del 1971 https://www.youtube.com/watch?v=7WMLRuSyWBg . Nel 1972 entrò a far parte dei Wings di Paul McCartney, con cui aveva già collaborato all’album Ram, e rimase solo per Red Rose Speedway (suo l’assolo di My Love), il disco del 1973 https://www.youtube.com/watch?v=InoG6rhZZRE .

Poi negli anni ’70 una onesta carriera da sessionmen, con la punta della partecipazione all’album The Rock di Frankie Miller (una occasione per ricordare anche questo grande e sfortunato cantante, da tempo malato, https://www.youtube.com/watch?v=GpRg88VUbE8 e nello stesso anno, il 1975, il suo primo album solista, Mind Your Own Business, bissato nel 1984 da questo Hell Of A Record, distribuito brevemente anche in CD dalla etichetta Line, e in seguito alcuni altri album a nome proprio, fino al 2012, quando è stato colpito da un infarto che lo ha lasciato da allora incapace di lavorare, e anche dato per morto dalla televisione irlandese. Purtroppo il 14 giugno scorso ci ha lasciato anche lui.

Ammetto di non conoscere molto della Silverwolf Music che ha ristampato questo CD, con delle note assai scarne che riportano solo i nomi dei musicisti e i titoli dei brani e relativi autori: comunque il disco è piacevole ma nulla più, una serie di brani firmati dallo stesso Henry McCullough, che suona la chitarra, il mandolino e canta, più alcune cover, un paio di brani country, uno di Hank Williams e uno degli Shelton Brothers, oltre ad una versione reggae/country (giuro) di Can’t Help Falling In Love che non entrerà negli annali della musica che conta, con una pedal steel (Troy Klontz) molto in evidenza https://www.youtube.com/watch?v=iq3HkJlqdAc . Diciamo che il genere, a grandi linee è country, forse potrebbe rientrare nel pub-rock (ma Brinsley Schwarz e soci sono stati su ben altri livelli).

Per quanto un brano come Shining Star, con il violino di Shelby Eicher in primo piano assieme all’organo di Dick Simms e all’acustica di Henry, ha un suo fascino di country “straccione” e minimale, anche se i coretti femminili te li raccomando. Per il resto Here We Go Again sembra un pezzo di Albert Lee, Tears On Your Face ha qualche eco della vecchia Grease Band, misto a JJ Cale, e sempre quel tocco country, ma la voce, per usare un eufemismo, non è particolarmente memorabile, Whispering Love e Down In The Amusements profumano appena di pub-rock, mentre Foolish Heart, fosse stata cantata dal suo vecchio datore di Joe Cocker forse avrebbe fatto un altro effetto. Too Upset To Say Goodbye è un valzerone country di nuovo con uso di pedal steel e fiddle e in Just Because con McCullough al mandolino si cerca di ricreare, senza troppo successo, il sound dei vecchi Heads, Hands & Feet. In definitiva sarebbe un CD da due stellette ma per rispetto di una onorata carriera ne andrebbe aggiunta una di stima, ma il disco non è memorabile comunque, ha fatto di meglio nella sua carriera.

Bruno Conti