Un Concentrato Di Energia Sudista. Arkansas Dave – Arkansas Dave

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Arkansas Dave – Arkansas Dave – Big Indie CD

Arkansas Dave, al secolo David Pennington (nel nome d’arte si cela la sua provenienza – anche se da anni vive in Texas – ma Arkansas Dave era anche il soprannome di Dave Rudabaugh, un fuorilegge vissuto nella seconda metà del 1800) è un esordiente, ma ha già un background musicale notevole, essendo stato per diverso tempo il secondo chitarrista della touring band del grande bluesman Guitar Shorty. Ma Dave non fa blues, è cresciuto a pane, country e southern rock, e la sua musica è il risultato di queste influenze: dopo aver scritto una manciata di canzoni per il suo debut album, le ha incise ad Austin con la sua backing band (Will McFarlane, chitarra, Clayton Ivey, organo, Bob Wray, basso, Justin Holder, batteria e Jamie Evans, pianoforte), ma poi, dopo averle riascoltate, ha pensato mancasse qualcosa, ed allora è andato nei mitici FAME Studios a Muscle Shoals, in Alabama, e ha impreziosito diversi brani con la strepitosa sezione fiati locale. Il risultato è Arkansas Dave, un bellissimo album di southern soul, suonato e cantato alla grande, e con una serie di canzoni di qualità sorprendente per un esordio.

In certi momenti la fusione del suono della band con quello dei fiati mi fa venire in mente i lavori recenti di Nathaniel Rateliff, anche se qui siamo più dalle parti del soul sudista e manca la parte errebi e funky. Comunque un disco altamente godibile, che sembra il frutto di un artista già esperto e non quello di un debuttante. L’album inizia ottimamente con Bad At Being Good, una rock song potente, con un’accattivante miscela tra chitarre ruspanti, sezione ritmica formato macigno e fiati pieni di calore, un muro del suono poderoso e dal feeling enorme. On My Way è un classico boogie, ruvido e diretto, con organo e fiati che provvedono a fornire un bel suono “grasso” (e non manca un ottimo assolo chitarristico): un uno-due veramente micidiale, ma le frecce all’arco di Dave non sono certo finite qui. Decisamente trascinante anche Think Too Much, dallo sviluppo intrigante, con una slide sinuosa ed un mood contagioso, Bad Water sembra il Joe Cocker dei bei tempi, ma sotto steroidi, con uno stile a metà tra boogie e soul, la lenta ed insinuante Chocolate Jesus sa di blues polveroso del Mississippi, fino al momento in cui entrano i fiati a dare un tono dixieland, mentre con Squeaky Clean siamo in pieno territorio southern blues, sporco e limaccioso quanto basta.

Il disco è bello, creativo e ricco di spunti ed idee interessanti: The Wheel è una ballata nella più pura tradizione dei grandi gruppi del sud, epica ed evocativa, con uno splendido ma purtroppo breve finale strumentale, l’attendista Rest Of My Days ha una linea di basso molto pronunciata ed una melodia interessante anche se non “arriva” subito, mentre Jubilee è uno slow fluido e disteso dalle sonorità calde. In Something For Me si fanno risentire i fiati ed il pezzo, un soul molto intenso e cantato benissimo https://www.youtube.com/watch?v=D76_Jt8gh-U , ha qualcosa che rimanda al suono di The Band e alla scrittura di Robbie Robertson, ed anche Diamonds è un bellissimo brano intriso di southern sound, con un notevole crescendo ritmico ed un coro quasi gospel: tra le più riuscite. Il CD, una vera sorpresa, termina con l’acustica e sognante Hard Times https://www.youtube.com/watch?v=nIGbMLbx5gY  e con la tenue e toccante Coming Home, ballata in puro stile gospel-rock. Gran bel dischetto, Arkansas Dave è uno da tenere d’occhio, e secondo me pure dal vivo è in grado di dire la sua.

Marco Verdi