E Questa Sarebbe Una Edizione Deluxe? Neil Young – After The Gold Rush 50

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Neil Young – After The Gold Rush 50 – Reprise/Warner CD

Il 2020 appena trascorso ha visto un Neil Young molto attivo dal punto di vista discografico: a parte il secondo volume degli Archivi che è stato l’apice delle varie pubblicazioni abbiamo avuto il leggendario unreleased album Homegrown (che però poi è stato inserito anche nel cofanettone degli Archives, creando così un poco gradito doppione), l’EP registrato in lockdown The Times ed il doppio Greendale Live con i Crazy Horse. Per quest’anno ci sono già in calendario diverse cose, tra cui altri due live (Way Down In The Rust Bucket ancora con il Cavallo Pazzo e l’acustico Young Shakespeare) e l’inizio di una serie di Bootleg Series sempre dal vivo, anche se al momento non sono state annunciate date di pubblicazione (ma proprio ieri mentre scrivevo queste righe il buon Neil ha confermato che il doppio Way Down In The Rust Bucket uscirà il 26 febbraio).

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lo scorso dicembre però il cantautore canadese, avendo forse deciso che non aveva inondato abbastanza il mercato, ha fatto uscire una versione deluxe per i 50 anni del suo famoso album del 1970, After The Gold Rush, cosa insolita per lui dal momento che né l’esordio Neil Young né il seguente Everybody Knows This Is Nowhere avevano beneficiato dello stesso trattamento. C’è un problema però, grosso come una casa, e cioè che chiamare deluxe una ristampa (ok, in digipak) aggiungendo appena la miseria di due bonus tracks, delle quali solo una inedita, necessita di una buona dose di fantasia per non dire faccia di tolla. E chiaro comunque che è sempre un piacere immenso riascoltare un disco epocale, che molti considerano il migliore di Young (io posso essere d’accordo, anche se sullo stesso piano ci metto Harvest e forse Rust Never Sleeps), un album inciso assieme ai suoi consueti collaboratori dell’epoca, cioè i Crazy Horse al completo (Danny Whitten, Billy Talbot e Ralph Molina), Nils Lofgren, l’amico Stephen Stills, Jack Nitzsche e Greg Reeves, oltre a Bill Peterson che suona il flicorno in un paio di pezzi e prodotto insieme al fido David Briggs.

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After The Gold Rush è principalmente un disco di ballate, e la magnifica trilogia all’inizio è uno splendido esempio in tal senso: Tell Me Why https://www.youtube.com/watch?v=sSWxU-mirqg , la title track (uno dei più bei lenti pianistici di sempre) https://www.youtube.com/watch?v=d6Zf4D1tHdw  e Only Love Can Break Your Heart, tre classici assoluti del songbook del Bisonte e del cantautorato in generale https://www.youtube.com/watch?v=364qY0Oz-xs . Ma anche le meno note Birds e I Believe In You sono due ballad fantastiche, completate dalla malinconica e riuscita cover di Oh Lonesome Me di Don Gibson. Detto di due piacevoli bozzetti di poco più di un minuto ciascuno (Till The Morning Comes e Cripple Creek Ferry), l’album non dimentica comunque il Neil Young rocker, con la tesa Don’t Let It Bring You Down https://www.youtube.com/watch?v=eVy1h2FcRiM  e soprattutto le mitiche Southern Man (dal famoso e controverso testo, al quale i Lynyrd Skynyrd risponderanno con Sweet Home Alabama) https://www.youtube.com/watch?v=-KTpIQROSAw  e When You Dance I Can Really Love.

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Le due bonus tracks riguardano due versioni della stessa canzone, vale a dire l’outtake Wonderin’, un gustoso e cadenzato honky-tonk: la prima era già uscita sul volume uno degli Archivi, mentre la seconda (più rifinita, dal tempo più veloce ed in definitiva migliore) è inedita https://www.youtube.com/watch?v=2hE5w-2sz-w . Tutto qui? Ebbene sì, ma se avete dei soldi da buttare via a marzo uscirà una versione a cofanetto con l’album in LP a 180 grammi ed un 45 giri con le due takes di Wonderin’, il tutto alla “modica” cifra di 90-100 euro! Attendiamo dunque pubblicazioni più stimolanti da parte di Neil Young, anche se è abbastanza evidente che se per qualche strana ragione non possedete After The Gold Rush, questa è l’occasione giusta per riparare alla mancanza.

Marco Verdi

Ecco Il Disco Dal Vivo Che Aspettavamo Da 46 Anni! Neil Young & Stray Gators – Tuscaloosa

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Neil Young & Stray Gators – Tuscaloosa – Reprise/Warner CD

Mentre scrivo queste righe mancano pochissimi giorni all’inizio dell’estate, e come volevasi dimostrare anche questa volta il secondo volume degli archivi di Neil Young non si è visto (se vi ricordate, lo scorso anno il musicista canadese aveva ipotizzato una pubblicazione primaverile). In compenso però il “Bisonte” non manca mai di far filtrare comunque qualcosa dalla sterminata quantità di registrazioni inedite del suo passato: questa volta è il turno di Tuscaloosa, un CD dal vivo che documenta parte di un concerto di Neil con gli Stray Gators durante la tournée di Harvest, inciso nel 1973 al Memorial Auditorium della località del titolo, in Alabama. A quell’epoca la popolarità di Young era ai massimi livelli, in quanto Harvest, uscito nel 1972, era fino a quel momento il suo album più famoso e più venduto in assoluto (e lo è ancora oggi), e quindi c’era parecchia trepidazione alla notizia che l’anno seguente l’ex Buffalo Springfield avrebbe pubblicato il suo primo live album ufficiale tratto dal tour promozionale seguente.

In quegli anni purtroppo non era ancora nota una delle caratteristiche principali del nostro, cioè la sua tendenza a non dare (quasi) mai al pubblico quello che vuole, e così il disco che era uscito, Time Fades Away, non era risultato per nulla rappresentativo del rassicurante suono country-rock di Harvest: non solo non conteneva nessun pezzo da quel disco, ma neppure da quelli precedenti. Infatti Time Fades Away era composto esclusivamente da brani inediti (cosa inaudita per l’epoca), ed in più caratterizzati da un suono duro e spigoloso, per nulla adatto ai passaggi radiofonici: nessuno allora sapeva che quell’album sarebbe stato il primo tassello della cosiddetta “trilogia del dolore”, un anno prima di On The Beach e due prima di Tonight’s The Night (Neil forse si pentì di quella mossa, ed in un certo senso la rinnegò dato che Time Fades Away vedrà solo nel 2017 la sua prima edizione in CD). Ora, dopo 46 anni, Neil rimette le cose a posto con Tuscaloosa, un live album strepitoso con un Bisonte in forma smagliante, che esegue alla perfezione una scaletta stavolta perfettamente equilibrata tra brani oscuri e pezzi famosi, ma con una performance rilassata e ricca di feeling, e non nervosa e scorbutica come nel disco del 1973.

Ad accompagnarlo sono i già citati Stray Gators, un gruppo formidabile che non ha il suono roboante dei Crazy Horse ma una maggiore duttilità e disponibilità ad adattare lo stile anche a brani più roots: Ben Keith alla steel guitar, Jack Nitzsche al piano e la sezione ritmica formata da Tim Drummond al basso e Kenny Buttrey alla batteria. Undici canzoni per 52 minuti di musica (avrei anche accettato qualcosa in più, non mi offendevo di certo), con tutti i dischi pubblicati fino ad allora da Neil gratificati da almeno una canzone, con l’eccezione di Everybody Knows This Is Nowhere. La serata si apre con un brano tratto dal primo album di Young, una versione intima e molto intensa di Here We Are In The Years, eseguita da Neil in perfetta solitudine con la chitarra acustica; After The Gold Rush è rappresentata proprio dalla title track, suonata come al solito al pianoforte: rilettura strepitosa, tra le più belle mai sentite, resa ancora più toccante dalla voce fragile del nostro che pare sul punto di spezzarsi in un paio di passaggi. Ecco salire sul palco gli Stray Gators, ed ovviamente viene dato grande spazio a Harvest (a differenza di quanto accadde su Time Fades Away), a partire da una vibrante Out On The Weekend, praticamente perfetta e forse ancora più convinta che in studio, per proseguire con due splendide versioni della title track e del super classico Heart Of Gold (e la reazione del pubblico fa venire giù il teatro).

E poi una Old Man da brividi lungo la schiena (con Keith grande protagonista alla steel) e, nel finale, una grandissima Alabama (non poteva mancare vista la location), tra le ballate rock più belle del songbook del canadese, interpretazione lirica e piena di pathos. Infine abbiamo quattro brani all’epoca inediti, due che finiranno su Time Fades Away (la frenetica ed elettrica title track, eseguita con grinta ed un approccio quasi dylaniano e di gran lunga migliore di quella uscita nel 1973, e la conclusiva Don’t Be Denied, cadenzata e chitarristica ma anche fluida e rilassata, ed anche inspiegabilmente sfumata nel finale) e due che andranno addirittura su Tonight’s The Night due anni dopo, cioè il sanguigno country-rock Lookout Joe (che in realtà anche in origine era una outtake di Harvest, e quindi con gli Stray Gators al posto dei Crazy Horse) ed una roboante New Mama, rock song elettrica e spigolosa ma coinvolgente. Tuscaloosa è uno dei migliori live album di Neil Young, tra archivi ed uscite “normali”: peccato solo che non sia doppio.

Marco Verdi

Il Secondo Cofanetto Della Serie Archives O Magari Il Nuovo Album Con I Crazy Horse? Ma Quando Mai: Per Il 7 Giugno Neil Young Annuncia Un “Nuovo” Live Del 1973 Con Gli Stray Gators Tuscaloosa.

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Neil Young + Stray Gators – Tuscaloosa – Reprise/Rhino – 07-06-2019

Mesi fa Neil Young aveva annunciato per maggio l’uscita del secondo box della serie Archives, ma mancando tre giorni direi che a questo punto sembra alquanto improbabile l’uscita e a nessuno è dato sapere quando avremo il piacere di vederlo pubblicato. Ma poi il canadese un paio di settimane fa ha fatto sapere che erano pronte almeno 11 canzoni nuove e sarebbe entrato a giorni in studio con i Crazy Horse (tra l’altro nella nuova formazione con Nils Lofgren che ha sostituito il dimissionario Frank “Poncho” Sampedro che lascia il gruppo dopo quasi cinque decadi di onorata carriera). E quindi, direte voi, ecco che viene annunciata la data per il nuovo disco di studio, il primo dai tempi di Psychedelic Pills del 2012 con i Crazy Horse: ovviamente, se avete letto il titolo del Post, non è così, l’annuncio c’è stato, ma per la pubblicazione di un concerto inedito registrato il 5 Febbraio del 1973 all’Università di Tuscaloosa in Alabama, accompagnato dagli Stray Gators, ovvero Tim Drummond, Kenny Buttrey, Jack Nitzsche e Ben Keith. Il disco è stato prodotto dallo stesso Neil Young con Elliot Mazer.

Un concerto particolare e comunque di notevole interesse, dove Young esegue un brano tratto dal primo album, mentre il grosso delle canzoni viene da After The Gold Rush Harvest, ma c’è anche la title track di Times Fades Away che uscirà solo a fine 1973 e dei brani che poi verranno pubblicati su Tonight’s The Night solo nel 1975. Quindi esibizione particolarmente interessante di cui vi riporto la tracklist completa qui sotto:

1. Here We Are In The Years
2. After The Gold Rush
3. Out On The Weekend
4. Harvest
5. Old Man
6. Heart Of Gold
7. Time Fades Away
8. Lookout Joe
9. New Mama
10. Alabama
11. Don’t Be Denied

Anche per oggi è tutto: nei prossimi giorni, tra l’altro, anche altre notizie su varie ristampe di prossima uscita, tra cui il nuovo cofanetto di Bob Dylan Rolling Thunder Revue: The 1975 Live Recordings di cui è stata ufficializzata la data sempre per il 7 giugno, ma non è ancora definitiva la lista dei brani contenuti nei 14 CD e il prezzo indicativo che avrà il box.

Bruno Conti