Il Ritorno Dell “Aquila” Texana! Don Henley – Cass County

don henley cass county

Don Henley – Cass County – Capitol CD – Deluxe Edition

Don Henley, batterista, cantante e co-leader, insieme a Glenn Frey, degli Eagles, cioè una delle band più popolari del pianeta, da solista non è mai stato molto prolifico: solo cinque dischi (compreso l’ultimo) in 35 anni, cioè da quando le Aquile si sono separate (prima della reunion del 1994), e ben quindici anni lo separano dal precedente Inside Job. Di Cass County (titolo che deriva dal luogo da cui proviene Don, in Texas) si vociferava ormai da un paio d’anni, ed ora è finalmente disponibile in due versioni, normale con dodici brani e deluxe con sedici (che è quella di cui vado a parlarvi), e se Inside Job era un buon disco di rock californiano, qui indubbiamente siamo su un livello superiore.

 

La caratteristica principale di Cass County è di essere un disco di musica country, ma non country-rock alla maniera delle Aquile, proprio country classico: una serie di ballate perlopiù lente, dove dominano chitarre, piano e steel (oltre alla voce sempre bellissima di Henley), suonate, come si suole dire, in punta di dita, da un manipolo di veri e propri fuoriclasse, tra cui l’ex Heartbreaker Stan Lynch (che produce il disco e scrive con Don la maggior parte delle canzoni), Glenn Worf, Gregg Bissonette, l’ottimo chitarrista Steuart Smith (che nella live band degli Eagles ha preso il posto di Don Felder), Jerry Douglas, Greg Morrow e Dan Dugmore, mentre Don non suona nessuno strumento, neppure la batteria, occupandosi soltanto di cantare, riuscendoci piuttosto bene. Neppure gli Eagles avevano mai fatto un disco tutto di country, eppure Don non solo se la cava come il più consumato dei country singers, ma porta a termine un lavoro che si pone tra i più riusciti del genere in tutto il 2015: oltre alle canzoni una segnalazione la merita il suono, davvero scintillante, e, come ulteriore ciliegina, una quantità di ospiti d’onore veramente impressionante (che nominerò man mano), artisti che danno lustro ad un disco che però avrebbe retto benissimo anche senza di loro.

L’album parte con una cover di Tift Merritt, scelta sorprendente se consideriamo la statura di Henley rispetto alla pur brava musicista texana: Bramble Rose è una dolce country ballad, lenta e meditata, dall’ottimo impatto emotivo e nobilitata dalle voci (cantano una strofa a testa) di Miranda Lambert e soprattutto di sua maestà Mick Jagger (anche all’armonica), che con tutto il rispetto per Henley quando apre bocca fa salire la temperatura. The Cost Of Leaving vede la partecipazione di un’altra leggenda, cioè Merle Haggard, ma il brano, uno slow intenso e toccante, si regge sulle sue gambe, anche se Hag aggiunge carisma; No, Thank You, con la voce e la chitarra di Vince Gill, è invece un gustosissimo rockin’ country, elettrico e decisamente coinvolgente. Waiting Tables (con Jamey Johnson e Lee Ann Womack), è un perfetto country-rock di stampo californiano, un pezzo solare che più degli altri starebbe bene in un disco delle Aquile https://www.youtube.com/watch?v=9jNA5pLMjEs , mentre Take A Picture Of This è una ballata ad ampio respiro, con un deciso sapore sixties ed una melodia ben costruita. Too  Far Gone (scritta da Billy Sherrill e portata al successo da Lucille Starr), che vede ancora Johnson alle armonie, stavolta con Alison Krauss, è un puro honky-tonk d’altri tempi, con il piano in evidenza ed uno stile figlio di George Jones; That Old Flame (in duetto con Martina McBride) ha un ritmo pulsante ed un ottimo crescendo, un pezzo meno country e più rock, anche se torniamo subito in zona ballad con una cover bucolica e cristallina del classico di Jesse Winchester, The Brand New Tennessee Waltz, con Don che canta come sa e regala emozioni a palate.

Siamo appena a metà CD, ma il resto prosegue sullo stesso livello: Words Can Break Your Heart ospita Trisha Yearwood, ed il brano è una rock ballad solida e vibrante, subito seguita da When I Stop Dreaming, un classico dei Louvin Brothers, nel quale il nostro divide il microfono con Dolly Parton, e la canzone, un country che più classico non si può, è uno dei più riusciti del lavoro. L’intensa Praying For Rain è un chiaro esempio di songwriting maturo che trascende i generi, Too Much Pride è ancora honky-tonk deluxe, mentre She Sang Hymns Out Of Tune, una hit di Harry Nilsson scritta da Jesse Lee Kincaid, è uno scintillante valzerone texano che Don canta con l’ausilio di due terzi delle Dixie Chicks, cioè le sorelle Martie Maguire ed Emily Robison, dette anche Court Yard Hounds https://www.youtube.com/watch?v=4QHkhiWEUyg . Non avevamo ancora incontrato Lucinda Williams, ed ecco che la troviamo armonizzare con la sua caratteristica voce nella fluida Train In The Distance; l’album termina con la gentile A Younger Man, suonata e cantata con la consueta classe, e con Where I Am Now, elettrica e potente, in assoluto la più rock del disco. (NDM: esiste una versione del CD in esclusiva per la catena Target con due brani ancora in più, che però non ho ascoltato: It Doesn’t Matter To The Sun (con Stevie Nicks) https://www.youtube.com/watch?v=jKe7AusIgo4  e Here Comes Those Tears Again).

Stabilito quindi che Cass County è il miglior disco da solista di Don Henley, può essere giudicato il migliore solo album di un Eagle in assoluto? Direi di sì, anche se a dire il vero non ci voleva molto.

Marco Verdi

Ed Ecco Il Tributo. One More For The Fans – Lynyrd Skynyrd

one more for the fans lynyrd cdone more for the fans lynyrd dvd

Lynyrd Skynyrd & Friends – One More For The Fans – 2 CD – 2 DVD – Blu-ray Ear Music/Edel – Solo per il mercato USA Loud & Proud Records 2CD+DVD 24-07-15

Dopo una lunga pausa riprendiamo la rubrica delle anticipazioni discografiche, per il momento con un titolo, ma nei prossimi giorni conto di rendervi conto di molte uscite estive, alcune prossime, altre più a lunga gittata. Per iniziare parliamo di questo tributo ai Lynyrd Skynyrd.

In passato ne sono usciti moltissimi, country, rock, dal vivo, in studio, alcuni belli, altri decisamente meno, ma questo One More For The Fans, mi sembra uno dei meglio riusciti, se non il migliore in assoluto di quelli usciti fino ad oggi. Come vi dicevo un paio di giorni fa nella recensione del doppio CD al Rockpalast http://discoclub.myblog.it/2015/07/16/attesa-del-tributo-vecchio-concerto-dal-vivo-lynyrd-skynyrd-sweeet-home-alabama-rockpalast-1996/, ormai della formazione originale è rimasto solo Gary Rossington alla solista, gli altri sono Johnny Van Zant, voce, Rickey Medlocke, anche lui chitarra solista, Johnny Colt al basso, Peter Keys alle tastiere e gli ultimi arrivati Michael Cartellone alla batteria e Mark Mateijka alla terza solista, che sono quelli che mi convincono meno e, secondo me, hanno reso troppo hard il sound della band negli ultimi anni (vedi i due album di studio, Last Of A Dyin’ Breed God And Guns, non a caso usciti per i “metallari” della Roadrunner e anche il Live From Freedom Hall del 2010, non era memorabile, suono troppo duro e risaputo).

Ma in questa serata del 12 novembre dello scorso anno al mitico Fox Theatre di Atlanta, Georgia, finanziata con il crowfunding dalla band ed in uscita il 24 luglio per la loro etichetta Loud And Proud negli Stati Uniti (dove ci sarà anche una versione con i 2 CD insieme al DVD) e per Ear Music/Edel in Europa, tutta funziona a meraviglia, anche grazie al cast notevole che è stato assemblato per l’occasione. Ecco artisti e titoli:

1. Whiskey Rock A Roller – performed by Randy Houser
2. You Got That Right – performed by Robert Randolph & Jimmy Hall
3. Saturday Night Special – performed by Aaron Lewis
4. Workin’ For MCA – performed by Blackberry Smoke
5. Don’t Ask Me No Questions – performed by O.A.R.
6. Gimme Back My Bullets – performed by Cheap Trick
7. The Ballad of Curtis Loew – performed by moe. & John Hiatt
8. Simple Man – performed by Gov’t Mule
9. That Smell – performed by Warren Haynes
10. Four Walls of Raiford – performed by Jamey Johnson
11. I Know A Little – performed by Jason Isbell
12. Call Me The Breeze – performed by Peter Frampton
13. What’s Your Name – performed by Trace Adkins
14. Down South Jukin’ – performed by Charlie Daniels & Donnie Van Zant
15. Gimme Three Steps – performed by Alabama
16. Tuesday’s Gone – performed by Gregg Allman
17. Travelin’ Man – performed by Lynyrd Skynyrd With Johnny and Ronnie – Ronnie on big screen
18. Free Bird – performed by Lynyrd Skynyrd
19. Sweet Home Alabama – performed by Lynyrd Skynyrd and the entire line-up

Come vedete, ormai è una consuetidine, alla fine del tributo salgono sul palco anche i Lynyrd Skynyd stessi, con la trovata scenica dei due fratelli, Johnny e Ronnie (sul grande schermo), che duettano in Travelin’ Man, prima di lanciarsi in una ottima versione di Free Bird e nella classica Sweet Home Alabama, con tutto il cast sul palco. Non tutto luccica, ma mi piaiono buone le versioni di You Got That Right con Robert Randolph e Jimmy Hall dei Wet Willie, gli O.A.R. con una versione muscolare, ma ben eseguita di Don’t Ask Me No Questions e al sottoscritto piace anche la rilettura di Working For MCA dei Blackberry Smoke. Ottima, e non poteva essere diversamente, The Ballad Of Curtis Loew di John Hiatt (visto recentemente in gran forma a Milano) accompagnato dalla jam band dei moe., come pure la Simple Man dei Gov’t Mule di Warren Hayes, che poi esegue come solista anche That Smell. Notevole anche la versione acustica, che conclude il primo CD, di Four Walls Of Raiford di un Jamey Johnson dalla voce prorompente.

Parlando sempre di cantanti-chitarristi anche Jason Isbell con I Know A Little e un sorprendente Peter Frampton, in grande spolvero con Call Me The Breeze, mantengono elevato il livello qualitativo. E pure Gregg Allman, accompagnato alle armonie vocali dalle McCrary Sisters, rilascia una versione di Tuesday’s Gone da antologia, anche grazie alla house band guidata da Don Was, anche al basso, con Sonny Emory alla batteria e Jimmy Hall, voce e armonica. Le altre versioni non sono brutte, alcune caciarone, alcune troppo country (non male gli Alabama con Gimme Three Steps), ma forse si poteva trovare di meglio, anche Randy Houser è comunque molto buono. Comunque il tutto, unito al gran finale, fa sì che questo One More For The Fans sia un disco da avere, una grande festa del southern rock, magari per metterlo sullo scaffale di fianco al giustamente più  celebrato One More From The Road.

Bruno Conti

Ne Vale La Pena (Se Riuscite A Trovarlo), Un Altro Giorno A Nashville! Willie Nelson & Friends Live At Third Man Records

willie nelson live frontwillie nelson live back jpeg

Willie Nelson & Friends – Live At Third Man Records – Third Man Records 2LP

Willie Nelson, nella sua lunghissima carriera, non ha mai centellinato le uscite discografiche, sia in studio che dal vivo: se per quanto riguarda gli album in studio lo standard è sempre stato abbastanza alto (con qualche momento di appannamento, specie negli anni ottanta quando incideva per la Columbia), nei dischi live più di una volta è affiorata una certa routine, a stento mascherata da duetti con ospiti più o meno prestigiosi.

Questo Live At Third Man Records è però su un altro livello: inciso lo scorso anno negli studi di Nashville dell’etichetta di proprietà di Jack White per celebrare i suoi 80 anni, vede un Willie in gran forma rivisitare con vigore e freschezza alcune pagine storiche del suo repertorio (e non solo), con la compagnia di diversi amici di cui non vi rivelo ora l’identità per non rovinarvi la sorpresa.

Il problema, se di problema possiamo parlare, è che il disco, pubblicato solo in doppio vinile ed inciso su tre lati anziché quattro, è ordinabile soltanto sul sito della Third Man Records, come già altri live analoghi usciti nel recente passato.

Willie Nleson Vault17mainlg

L’etichetta di White, tra le più dinamiche ed interessanti del panorama indie, opera infatti in tre canali ben precisi: quello delle normali uscite discografiche in CD (come i comeback albums di Wanda Jackson e Loretta Lynn, entrambi prodotti da White, e l’ultimissimo delle Haden Triplets), la ripubblicazione in tiratura limitata su vinile colorato e glow in the dark di alcuni leggendari singoli della Sun Records, e buon ultimo questa serie di album live incisi negli studi di Detroit e Nashville, quasi tutti disponibili solo in vinile (oltre ad un bel numero di artisti alternativi non molto noti, come Dex Romweber Duo, Nobunny e The Jacuzzi Boys, troviamo anche gente come i Drive-By Truckers, la stessa Jackson, i Raconteurs ed il grande Jerry Lee Lewis, quest’ultimo reperibile facilmente anche in CD su Amazon).

willie nelson live group

Tornando a Willie, ribadisco che la qualità di questo live album vale lo sforzo di procurarselo, in quanto ci troviamo di fronte ad un musicista straordinario, uno di quelli di cui hanno buttato via lo stampo, accompagnato da una band che lo segue ad occhi chiusi (l’inseparabile Mickey Raphael, vecchi marpioni come Fats Kaplin e Phil Madeira, l’esperto batterista Marco Giovino e Dominic Davis, bassista di fiducia di White), e con una serie di canzoni a cinque stelle.

(NDM: Willie non è nuovo a questo tipo di auto-celebrazioni: vent’anni fa uscì, solo in VHS, lo splendido The Big Six-O, sorta di festa per i sessant’anni con ospiti del calibro di Bob Dylan – la loro Pancho & Lefty da sola valeva l’acquisto – Paul Simon, Ray Charles, Waylon Jennings e Lyle Lovett. Una ristampa in DVD sarebbe oltremodo gradita http://www.youtube.com/watch?v=2yL7r7-Ic9k .)

La serata si apre con l’unico brano che vede Willie senza ospiti: si tratta di una scintillante versione di Roll Me Up And Smoke Me When I Die, un tipico honky-tonk texano, fluido e coinvolgente, con assolo continui di violino, steel, piano e Nelson stesso con la sua mitica Trigger.

Poi sale sul palco Ashley Monroe, alla quale toccano due grandi brani: Angels Flying Too Close To The Ground, dove canta solo lei, e soprattutto Blue Eyes Crying In The Rain, con Willie super alla chitarra e la fisa in sottofondo che le dona un tocco mexican.

Ashley è bravina, ma sicuramente si poteva puntare più in alto (tipo Emmylou Harris).

willie nelson live norah jones

Poi arriva Norah Jones ed il livello sale: grande fan di Nelson (i Little Willies nascono proprio come omaggio al grande texano), Norah delizia la platea con la classicissima Funny How Time Slips Away, nella quale il suo tocco elegante dà al pezzo un tocco jazzato con cui Willie va a nozze (ricordatevi il disco in duo con Wynton Marsalis), e poi con la vivace I Gotta Get Drunk, dove però è Nelson a fare la parte del leone (e che brava che è la band) http://www.youtube.com/watch?v=C9b50PMeCf4 .

willie nelson live neil young

Ed ecco il momento centrale dello show: sale sul palco nientemeno che Neil Young, che esegue con grande feeling (ma non avevo dubbi) la bella ma poco nota Sail Away (era sul mitico Rust Never Sleeps) e la stupenda (è una delle mie preferite in assoluto del Bisonte) Long May You Run http://www.youtube.com/watch?v=uQH-L78clJw : Neil fa tutto in perfetta solitudine e con Willie che lo accompagna alla chitarra, ma non alla voce.

Inutile dire che gli applausi fanno venire giù la sala.

La languida Far Away Places ospita sul palco la prezzemolina per antonomasia, cioè Sheryl Crow: la bella ex moglie di Lance Armstrong quando vuole è anche brava, e stasera fa la sua parte con grande rispetto e senso della misura http://www.youtube.com/watch?v=0q3ZdKny6IM .

Whiskey River di solito apre i concerti di Willie, ma questa sera è posta verso la fine, e vede tutti gli ospiti sul palco (con l’aggiunta di Jamey Johnson, mica un pirla qualunque) a rendere omaggio al barbuto texano: è una festa, e quindi chiudiamo gli occhi se c’è qualche stonatura o se qualcuno va fuori tempo http://www.youtube.com/watch?v=HiVunqkZ1RM .

willie nelson live leon russell

Un altro “gigante” in arrivo: Leon Russell, che nel 1979 aveva inciso un intero album con Willie (One For The Road), tornato in auge anche grazie ad Elton John, presta il suo vocione per il suo classico A Song For You (*NDB il video dell’80° non l’ho trovato, va bene anche quello dei 70, con Ray Charles? http://www.youtube.com/watch?v=2UW4ELmVD9M e per una godibile versione molto country’n’roll dell’evergreen di Elvis Heartbreak Hotel.

willie nelson live jack white

Si chiude con i due padroni di casa, cioè Willie e Jack White, insieme per una delicata Red Headed Stranger.

“Roll Me Up” 
“Angel Flying Too Close To The Ground” – with Ashley Monroe (Unreleased)
“Blue Eyes Crying In The Rain” – with Ashley Monroe
“Funny How Time Slips Away” – with Norah Jones
“I Gotta Get Drunk” – with Norah Jones (Unreleased)
“Sail Away” – with Neil Young (Unreleased)
“Long May You Run” – with Neil Young
“Far Away Places” – with Sheryl Crow
“Whiskey River” – with Neil Young, Ashley Monroe, Sheryl Crow, Norah Jones, Jamey Johnson
“A Song For You” – with Leon Russell
“Heartbreak Hotel” – with Leon Russell (Unreleased)
“Red Headed Stranger” (Broadcast Version) – with Jack White

Un live di tutto rispetto, vale la pena di procurarselo: Willlie Nelson lo conosciamo, e poi c’è il valore aggiunto di Neil Young, mica bau bau micio micio (come direbbe Enzino Iacchetti).

Marco Verdi

Sarà “Vero” Country? Alabama & Friends

alabama & friends.jpg

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alabama & Friends – Showdog/Universal Music

Gli Alabama, stando al loro sito, festeggiano 40 anni di successi con questo tribute album, Alabama & Friends, un disco di duetti con alcuni dei nomi più famosi della attuale country music: anche se il primo album ufficiale per la RCA usciva nel 1980 e prima, quando non si chiamavano ancora Alabama ma Wildcountry, dal fatidico 1972 al 1976 non avevano pubblicato nulla, e i primi 3 album, quelli indipendenti, sono usciti, tra il 1976 e il 1979. Va bene che le date sono degli optional,  ma sarebbe come se gli Stones avessero festeggiato i loro 50 anni di carriera, iniziando a contare dal ’62 quando iniziava l’attività concertistica! Come dite? Hanno fatto proprio così! Strano. Comunque diciamo che sono in pista da parecchi anni e sono sempre gli stessi tre: i cugini Randy Owen e Teddy Gentry e il lontano cugino e chitarrista Jeff Cook. Per i “nostri” lettori in teoria sarebbero tra i nemici del country di qualità, ma in America anche gli artisti che ci piacciono sono scesi in campo in massa per sfatare questa leggenda (oltre a questo disco è uscito anche un altro tributo, High Cotton, dove appaiono Old Crow Medicine Show, Jason Isbell, Amanda Shires, Lucero, Todd Snider, Jason Boland e molti altri che certo non si possono definire paladini del country di Nashville).

high cotton tribute to alabama.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Ma anche in questo CD, a fianco di alcuni nomi canonici dell’establishment country, troviamo artisti amati e rispettati anche da chi non ama il suo country per forza caramelloso e commerciale. E in fondo (ma molto in fondo) anche gli Alabama hanno sempre avuto una tendenza verso il rock e il southern. Si tratta del primo disco con materiale originale (due canzoni, ma diamogli tempo) da una decina di anni a questa parte ed è subito entrato nei Top 10 di Billboard. Ma quello che voi vorrete sapere è, trattasi di “vero country”? E la risposta, chiara e lampante, è: si e no! Bisogna sempre intendersi di quale country si parla.

Quello roccioso e sudista (esageriamo!) dell’iniziale Tennesse River, con Jason Aldean a duettare con Randy Owen mentre le chitarre elettriche si danno da fare e  ci sono vari inserti country-rock con violini e steel. O quello più “ufficiale” ma non troppo bieco di Love In The First Degree, con le sue classiche armonie vocali che sono puro Alabama sound, mentre accompagnano l’onesto Luke Bryan. O ancora la ballata strappalacrime Old Flame, cantata dai Rascal Flatts, dove tra pedal steel piangenti e atmosfere malinconiche cominciano ad affiorare gli zuccheri. Che poi rischiano di causarti un attacco di diabete con gli archi (o è un non meglio identificato Synthezier(?!?) uno strumento o un errore di stampa) in un brano come Lady Down In Love dove il duetto tra Owen e Kenny Chesney, più che Waylon & Willie ricorda i brani di Kenny Rogers. La Eli Young Band cerca di spostare l’asse verso un country-rock più movimentato ma sempre secondo i canoni classici di Nashville. Anche Trisha Yearwood rischia di soccombere ai fiati e agli archi schierati per la ballata Forever’s As Far As I’ll Go e alla fine, anche con la sua bella voce e le armonie degli Alabama, deve alzare la bandiera a stelle e strisce.

She And I cantata da Toby Keith, nonostante una steel malandrina non è che ti faccia sobbalzare sulla poltrona, mentre i Florida Georgia Line con I’m In A Hurry (And Don’t Know Why) cercano di buttarla sul rock, ma il contrasto tra dobro, banjo e drum programming non è sempre felicissimo, sembra la solita Nashville. E anche le due nuove canzoni degli Alabama (ma non le hanno scritte loro), la lenta That’s How I Was Raised e la patriottica All American, sono tipiche del loro repertorio ma non particolarmente memorabili, ma neppure brutte, quella terra di mezzo che ha sempre caratterizzato la band sudista, vorrei ma non posso. Ci hanno venduto 75 milioni di dischi, quindi forse hanno ragione! Salva baracca e burattini una versione notevole del loro cavallo di battaglia My Home’s In Alabama cantata da Jamey Johnson che ci porta in “the other side of Nashville”, sempre country ma con quel certo non so che, peccato per gli archi aggiunti ma gli intrecci di chitarre, steel e armonica nella parte strumentale sono puro southern rock, sufficienza stiracchiata, per aficionados del genere.

Bruno Conti     

Saint Stephen…I Migliori del 2012: Le Tante “Alternative” Parte II

Naturalmente dopo Natale viene “Saint Stephen”! Per cui continuiamo con la seconda parte della lista delle migliori “alternative” del 2012 according to Bruno Conti. Se non riuscite a leggerli durante le feste natalizie mi pare ovvio che non hanno una scadenza…eravamo più o meno a luglio!

robert cray nothin' but love.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Robert Cray – Nothing But Love

 

 

joss stone soul sessions 2.jpg








Joss Stone – The Soul Sessions Vol. 2

 

bill fay life is peace.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Bill Fay – Life Is People

 

 

old crow.jpg








Old Crow Medicine Show – Carry Me Back

 

JOHN HIATT  mystic pinball.jpg

 

 

 

 

 

 

 

John Hiatt – Mystic Pinball

 

 

chris knight little victories.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Chris Knight – Little Victories

 

 

michael mcdermott hit me back.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Michael McDermott – Hit Me Back

 

 

dwight yoakam 3 pears.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Dwight Yoakam – 3 Pears

 

beth hart bang bang boom boom.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Beth Hart – Bang Bang Boom Boom

 

 

jamey johnson.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Jamey Johnson – Living For A Song. A Tribute To Hank Cochran

 

donald fagen sunken condos.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Donald Fagen – Sunken Condos

 

 

van morrison born to sing no plan b.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Van Morrison – Born To Sing No Plan B

 

neil young psychedelic.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Neil Young & Crazy Horse – Psychedelic Pill

 

iris dement sing the delta.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Iris DeMent – Sing The Delta

 

greg brown hymns.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Greg Brown – Hymns To What Is Left

 

graham parker three chords.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Graham Parker & the Rumour – Three Chords Good

Mi sa che mi sono dimenticato qualcosa, ma se non volevo fare un elenco da Pagine Gialle dovevo, a malincuore, saltare dei dischi che avrebbero meritato questa lista di fine anno. La seconda parte è più breve della prima perché avrebbe dovuto contenere molti dei titoli che sono già apparsi nella Top Ten. E mancano ristampe, cofanetti e live (qualcuno ha detto Led Zeppelin!).

E se vi sembrano “troppi” perché non si fanno più i grandi dischi di una volta, questo lo diceva anche mia mamma, ma bisogna sapersi accontentare e in questa annata è stato un bel “accontentarsi”!

Comunque per oggi per può bastare.

Bruno Conti

Novità Di Ottobre Parte II. Beth Hart, Kaki King, Bellowhead, Hank Williams, Jake Bugg, Don Felder, Gov’t Mule, Widespread Panic, Bat For Lashes, Jamey Johnson, Deep Purple, Ben Harper

 

gov't mule the georgia bootleg box.jpgwidespread panic wood.jpgdeep purple machine head box set.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Periodicamente controllo il materiale relativo alle ultime uscite discografiche, di cui ho accantonato dati ed informazioni, e magari una piccola recensione. Ad un ultimo controllo mi sono accorto che, a parte quelli già trattati con Post appositi in anticipo, o che lo saranno nei prossimi giorni (alcuni in ritardo, ma si fa quel che si può, magari privilegiando i titoli di cui non hanno già parlato le riviste musicali specializzate o altri siti), c’erano un bel 27 titoli che mi aspettavano. Per cui, diviso in 2 parti, ecco il resoconto degli album più interessanti in uscita questa settimana e qualche arretrato delle uscite del 9 ottobre.

Partiamo con alcuni box o dischi doppi:

Il primo è un cofanetto di 6 CD dei Gov’t Mule The Georgia Bootleg Box, pubblicato dalla Evil Teen il 16 ottobre negli States e a fine mese dalla Provogue/Edel in Europa ad un prezzo più basso, si tratta di 3 concerti completi registrati nel 1996 quando il gruppo aveva registrato solo un album e nella formazione originale c’era ancora Allen Woody al basso. Queste sono le date e il contenuto (notare che in alcuni brani ci sono ospiti Tinsley Ellis e Derek Trucks che si aggiungono al trio originale con Warren Haynes e Matt Abts):

 

4/11/96
Georgia Theatre
Athens, GA

 

  • Disc 1:
  • 1.Blind Man in the Dark 9:30
  • 2. Mother Earth 8:00
  • 3. John the Revelator 1:40
  • 4. Temporary Saint 6:11
  • 5. Game Face 6:22
  • 6. No Need to Suffer 8:09
  • 7. Trane > 7:14
  • 8. Eternity’s Breath Jam > 2:00
  • 9. Thelonius Beck > 4:08
  • 10. Trane > 1:19
  • 11. St. Stephen Jam > 4:30
  • 12. Trane 2:48
  • 13. Don’t Step on the Grass, Sam 8:02

     

  • Disc 2:
  • 1. Presence of the Lord 6:41
  • 2. Birth of the Mule 6:00
  • 3. Left Coast Groovies 6:23
  • 4. Drums > 6:44
  • 5. Mule > 4:54
  • 6. Who Do You Love > 1:35
  • 7. Mule 3:11

     

  • Encores:
  • 8. Goin’ Out West 7:11
  • 9. Spanish Moon* 11:47
  • 10. Gonna Send You Back to Georgia* 7:29

     

  • * With Derek Trucks on guitar

    4/12/96
    The Roxy
    Atlanta, GA

     

  • Disc 1:
  • 1. Blind Man in the Dark 11:00
  • 2. Mother Earth 7:05
  • 3. Mule 5:54
  • 4. Temporary Saint 6:15
  • 5. Game Face 6:27
  • 6. No Need to Suffer 8:19
  • 7. Trane > 6:51
  • 8. Eternity’s Breath Jam > 2:02
  • 9. Thelonius Beck > 3:56
  • 10. Trane > 1:41
  • 11. St. Stephen Jam > 4:37
  • 12. Trane 1:35
  • 13. Painted Silver Light 7:19

     

  • Disc 2:
  • 1. Don’t Step on the Grass, Sam 7:59
  • 2. Birth of the Mule 5:31
  • 3. Just Got Paid 7:32

     

  • Encores:
  • 4. Goin’ Out West 6:16
  • 5. The Same Thing 10:17
  • 6. Gonna Send You Back to Georgia* 8:33
  • 7. Young Man Blues* > 2:35
  • 8. Good Morning Little Schoolgirl* > 7:23
  • 9. Young Man Blues* 1:59

     

  • *With Derek Trucks on guitar

    4/13/96
    Elizabeth Reed Music Hall
    Macon, GA

     

  • Disc 1:
  • 1. Blind Man in the Dark 9:53
  • 2. Mother Earth 9:09
  • 3. John the Revelator 1:42
  • 4. Temporary Saint 5:49
  • 5. Rocking Horse 4:36
  • 6. Game Face 6:47
  • 7. No Need to Suffer 8:41
  • 8. Trane > 8:55
  • 9. Eternity’s Breath Jam > 1:58
  • 10. Thelonius Beck > 4:01
  • 11. Trane > 1:41
  • 12. St. Stephen Jam 5:46

     

  • Disc 2:
  • 1. Presence of the Lord 6:44
  • 2. Birth of the Mule 6:41
  • 3. Monkey Hill > 4:36
  • 4. She’s So Heavy Jam 1:28
  • 5. Mule 7:07

     

  • Encores:
  • 6. Goin’ Out West 7:55
  • 7. She’s 19 Years Old* 10:20
  • 8. Gonna Send You Back to Georgia* 8:20

     

  • * With Tinsley Ellis on guitar

“Solo” un doppio invece Wood dei Widespread Panic, già pubblicato in una versione ridotta in vinile  l’aprile scorso per il Record Store Day. Si tratta di brani registrati nel corso del breve tour acustico di inizio anno. Anche in questo caso,  titoli dei brani, date e ospiti (ospite, uno, Col. Bruce Hampton, in un brano). E’ interessante, perché ci sono molte cover inconsuete:

CD I
The Ballad John and Yoko
(1/25/12 Washington, DC)
Mercy
(1/25/12 Washington, DC)
Imitation Leather Shoes
(1/25/12 Washington, DC)
Clinic Cynic
(1/24/22 Washington, DC)
Tall Boy
(2/11/20 Denver, CO)
Many Rivers to Cross
(2/12/20 Denver, CO)
Good Morning Little School Girl
(2/10/12 Denver, CO)
Pickin’ Up The Pieces
(2/10/12 Denver, CO)
Ain’t Life Grand
(2/12/12 Denver, CO)

CD II
St. Louis
(2/18/12 Aspen, CO)
Time Waits
(2/19/12 Aspen, CO)
Sell Sell
(2/19/12 Aspen, CO)
Tail Dragger
(2/19/12 Aspen, CO)
Tickle The Truth
(1/25/12 Washington, DC)
*Fixin’ to Die
(1/27/12 Atlanta, GA)
Climb to Safety
(1/25/12 Washington, DC)
Counting Train Cars
(1/29/12 Atlanta, GA)
C Brown
(1/29/12 Atlanta, GA)
Blight
(1/29/12 Atlanta, GA)
End of the Show
(1/29/12 Atlanta, GA)

* With Col. Bruce Hampton on vocals

Il quesito relativo al box da 5 dischetti per il 40° Anniversario dall’uscita di Machine Head dei Deep Purple, è, ne vale la pena? Uhm! Giudicate voi:

* CD1: “Machine Head” original album 2012 remaster
* CD2: 1997 remix by Deep Purple bassist Roger Glover
* CD3: Original album Quad SQ stereo (2012 remaster)
* CD4: “In Concert ’72” – 2012 Mix (recorded live at Paris Theatre, London on March 9, 1972)
* DVD: 2012 high-resolution remaster and surround mix

Che tradotto vorrebbe dire: 3  differenti rimasterizzazioni o remix dell’album originale più quella in 5.1 del DVD audio e il 4 cd con il concerto dal vivo a Londra del 1972, che però è il famoso In Concert. Per 50 euro, più o meno, mi sembra indirizzato soprattutto a fans sfegatati dei Deep Purple o dell’alta fedeltà!

beth hart bang bang boom boom.jpgkaki king glow.jpgbat for lashes the haunted man.jpg

 

 

 

 

 

 

Tre voci femminili (e non solo), in uscita in questi giorni:

Dopo la collaborazione dello scorso anno con Joe Bonamassa, Beth Hart pubblica un nuovo album sempre per la Provogue, Bang Bang Boom Boom. Da quello che ho potuto ascoltare il disco mi sembra molto bello, come al solito tra blues e soul, il rock è sempre presente ma senza gli eccessi del passato. Uno dei suoi migliori dischi in assoluto, insieme al Live e a quello con Bonamassa, le canzoni sono tutte firmate da Beth Hart, da sola o con altri. Suona con lei in pratica tutta la band di Bonamassa, che nel frattempo era impegnato con il disco nuovo dei Black Country Communion (in uscita il 30 ottobre, ma di cui leggerete la recensione nei prossimi giorni): quindi ci sono Anton Fig alla batteria, Michael Rhodes al basso, Arlan Schierbaum alle tastiere e tale Randy Flowers, che non conosco, alla chitarra. Joe Bonamassa appare in una bella blues ballad, There In Your Heart con un assolo dei suoi. Se volete ascoltare una delle più belle voci del rock attuale non dovere andare troppo lontano.

Kaki King pubblica per Velour Records il suo sesto album da solista intitolato Glow. La King è un virtuoso della chitarra, sia elettrica che acustica (molte delle evoluzioni chitarristiche nello score della colonna sonora di Into The Wild, sono sue e di Michael Brook, mentre le canzoni come è noto sono di Eddie Vedder). Negli ultimi album ha inserito anche brani cantati e un maggiore uso di una elettronica molto discreta e di altri strumenti, tra cui una sezione archi.

Terzo album in uscita anche per i Bat For Lashes, ovvero il gruppo inglese di Natasha Khan, che suona anche quasi tutti gli strumenti. Il titolo è Haunted Man, etichetta Parlophone, in uscita in Europa a macchia di leopardo in questi giorni e la settimana prossima negli Stati Uniti. Tra gli ospiti Beck e David Sitek dei TV on The Radio.

bellowhead broadside.jpgjake bugg.jpgben harper by my side.jpg

 

 

 

 

 

 

Un terzetto ben assortito di novità.

I Bellowhead sono uno dei miei gruppi preferiti tra quelli del nuovo filone del folk inglese. Con una formazione di undici elementi, tra cui una sezione di fiati di quattro, ma tra tutti suonano più di 35 strumenti, sotto la guida di Joe Boden, propongono un folk trascinante che potrebbe essere considerato una variazione sul tema di quello dei vecchi Pogues (occhio che il 20 novembre tornano anche loro con un bel disco multiplo, CD+DVD, registrato all’Olympia nel mese di settembre). Dopo Hedonism e Hedonism Live dello scorso anno, questo nuovo si chiama Broadside ed è in uscita il 16 ottobre per la Navigator Records. Se amate il genere fatevi un appunto perché sono veramente bravi.

Un altro nuovo nome che sta già facendo gridare al miracolo la stampa britannica: “il nuovo Donovan” “Bob Dylan incrociato con i Beatles”, gli Oasis se non avessero fatto musica rock, eccetera eccetera. Lui, da quello che ho sentito è bravino, più che altro esteriormente (e anche un po’ musicalmente) sembra Paul Weller da giovane. O un Billy Bragg per i giorni nostri, un cantautore classico, ma con una maggiore attenzione per la grande tradizione del pop e del rock britannico (qualche eco dei nomi citati in effetti c’è). Sentirò meglio ma…Il disco di esordio omonimo, Jake Bugg, esce il 16 ottobre per la Mercury/Universal. Non è male, non vorrei dare l’impressione di essere scettico, ma con la montagna di c….te che vengono presentate come oro dall’Inghilterra.

Dopo dieci album di studio, quattro Live, varie collaborazioni anche per Ben Harper è venuto il momento di un disco retrospettivo. Non un greatest hits convenzionale ma una raccolta di materiale scelto tra le sue ballate. C’è una versione in studio di Not Fire Not Ice e una nuova canzone Crazy Amazing. Etichetta Virgin/EMI, in uscita il 16 ottobre. Sarà l’ultimo per la vecchia casa, che come forse saprete sta per essere assorbita dalla Universal. A fine gennaio, per la Stax/Concord è già annunciato il nuovo disco di studio, Get Up, una collaborazione con Charlie Musselwhite. E lì lo vedo bene, meglio che con Jovanotti! Il video non c’entra niente, ma la canzone mi piaceva un casino.

jamey johnson.jpghank williams the lost concerts.jpgdon felder road to forever.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Un terzetto dall’America:

Il disco nuovo di Jamey Johnson, molto bello, è in effetti una collaborazione con molti altri musicisti (meno un brano) e al tempo stesso un tributo ad uno dei grandi autori della musica country americana. Living For A Song: A Tribute To Hank Cochran, etichetta Mercury/Universal, in uscita il 16 ottobre, se la batte con quello di Dwight Yoakam come miglior disco country del periodo. Ammetto che avevo il promo da tempo ma non ho trovato il tempo per fare la recensione ma sicuramente ci tornerò, insieme ad altri dischi importanti che non hanno avuto lo spazio che meritano nel Blog. Nel frattempo tracklisting e musicisti coinvolti nel processo:

  1. “Make the World Go Away” – Jamey Johnson and Alison Krauss
  2. “I Fall to Pieces” – Jamey Johnson and Merle Haggard
  3. “A Way to Survive” – Jamey Johnson, Vince Gill and Leon Russell
  4. “Don’t Touch Me” – Jamey Johnson and Emmylou Harris
  5. “You Wouldn’t Know Love” – Jamey Johnson and Ray Price
  6. “I Don’t Do Windows” – Jamey Johnson and Asleep at the Wheel
  7. “She’ll Be Back” – Jamey Johnson and Elvis Costello
  8. “Would These Arms Be in Your Way” – Jamey Johnson
  9. “The Eagle” – Jamey Johnson and George Strait
  10. “A-11” – Jamey Johnson and Ronnie Dunn
  11. “I’d Fight the World” – Jamey Johnson and Bobby Bare
  12. “Don’t You Ever Get Tired of Hurting Me” – Jamey Johnson and Willie Nelson
  13. “This Ain’t My First Rodeo” – Jamey Johnson and Lee Ann Womack
  14. “Love Makes a Fool of Us All” – Jamey Johnson and Kris Kristofferson
  15. “Everything But You” – Jamey Johnson, Vince Gill, Willie Nelson and Leon Russell
  16. “Livin’ for a Song” – Jamey Johnson, Hank Cochran, Merle Haggard, Kris Kristofferson and Willie Nelson

Viceversa, quello che è stato sicuramente il più grande musicista della storia della musica country, Hank Williams, a quasi 50 anni dalla morte (avvenuta il 1° gennaio del 1953), continua ad essere oggetto di una serie di pubblicazioni inedite. L’ultima della serie si intitola The Lost Concerts, è uscita la scorsa settimana negli States per la Time Life Entertainment e raccoglie due concerti del 1952, il 4 maggio e il 13 luglio, andati in onda alla radio allora e poi scomparsi nella notte dei tempi (se non in qualche bootleg). Se avete letto che la qualità è sorprendentemente buona, attenzione, perché è vero a metà. Il primo concerto, quello a Niagara Falls ha veramente una qualità sonora eccellente per una registrazione di 50 anni fa, l’altro, registrato a Sunset Park, quella di un discreto bootleg. Certo l’importanza storica di sentire Hank Williams dal vivo, con tanto di presentazioni, non è un fattore trascurabile, ma è sempre meglio avvisare.

 
Per concludere le uscite odierne, il ritorno di un altro musicista, Don Felder, di cui, francamente, almeno il sottoscritto, non sentiva la mancanza. Il suo primo disco Airborne, era uscito nel 1983, e come si diceva dell’ex ministro La Russa, era veramente brutto. Questo nuovo Road To Forever, uscito lo scorso 9 ottobre per la Rocket Science non è che sia molto meglio (appena un po’, contariamente a quello che leggerete dai fans dei vecchi Eagles, è una mezza palla, canzoni bolse e melense, ballate e brani rock che fanno rimpiangere i dischi solisti di Timothy B. Schmit. Non per niente nel gruppo era semplicemente la seconda chitarra solista e quando non se ne occupava Joe Walsh. Coinvolto nella prima reunion degli Eagles, quella di Hell Freezes Over, poi gli è stato dato il benservito ad inizio anni 2000, senza motivo sostiene lui, che ha iniziato varie cause legali poi risolte extragiudizialmente. Probabilmente gli hanno dato un pacco di soldi, con cui ha registrato questo album. Gli assoli di chitarra del disco, soprattutto le parti di slide sono molto buone ma per il resto…se conoscete Airborne sapete cosa aspettarvi. Dell’ottimo “Bland Rock”.
 
Il 16 ottobre escono anche i nuovi album di Donald Fagen e Martha Wainwright (recensioni imminenti per entrambi) e molti altri titoli di cui si parlerà nel Post di domani.
 
Alla prossima.
 
Bruno Conti
 
 

Una Bella Serata Tra Amici, Vecchi E Nuovi, In Quel Di Austin, TX. Johnny Cash – We Walk The Line

120628_wewalktheline_cover.jpg

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Johnny Cash – We Walk The Line A Celebration Of The Music Of Johnny Cash – Sony Legacy CD/DVD o Blu-Ray

Se ne parlava da mesi, ve lo avevo anticipato in modo definitivo il 27 luglio, ora è disponibile, per cui parliamone!

20 Aprile 2012, Moody Theatre, Austin, Texas, un gruppo di musicisti di diversa provenienza (tra poco li vediamo) si unisce per festeggiare l’80° Anniversario della nascita di Johnny Cash, che paraltro non è, né il 20 aprile, giorno del concerto e neppure il 7 agosto, giorno di uscita ufficale dei dischetti, bensì il 26 febbraio, ma non stiamo troppo a sottilizzare.

Sono sul palco Don Was, al basso e direttore musicale, Buddy Miller e Greg Leisz a tutti i tipi di chitarre, dall’Inghilterra via Austin Ian McLagan alle tastiere e Kenny “picchiaduro ma non solo” Aronoff alla batteria. Non male! Subito li raggiunge sul palco per dare il via alle operazioni l’attore Matthew McConaughey. All’inizio l’avevo scambiato per John Carter Cash, ma troppo bello ed atletico non poieva essere lui, comunque poco male, McConaughey si rivelerà un “host” simpatico e competente, facendosi anche una cantatina che si trova tra gli extra del DVD. Quindi dà il via al concerto e sul palco sale la prima cantante:

1) Brandi Carlile -Folsom Prison Blues

Nel corso della serata si esibiranno anche alcuni musicisti che sinceramente non so quale grado di empatia abbiano con la musica di Johnny Cash, ma sicuramente la cantante di Ravensdale, Washington, anche se tutti la accostano alla scena di Seattle (dove ha iniziato la carriera), è una che è sempre vissuta a pane e Johnny Cash, tanto che già a 8 anni cantava con la mamma Tennessee Flat Top Box e Folsom Prison Blues è sempre stato uno dei cavalli di battaglia del suo repertorio live. Con quel gruppo alle spalle è difficile fare male e Brandi (vestita come the Woman In Black) ci mette grinta e passione confermandosi una delle voci più interessanti dell’attuale panorama musicale americana. Grande versione con Buddy Miller e Greg Leisz che cominciano a macinare note con le loro chitarre, ben supportati dall’organo inossidabile di Ian McLagan.

2) Andy Grammer – I Get Rhythm

Questo belloccio californiano è uno dei primi misteri della serata, ma evidentmente, come nel caso del tributo a Dylan di inizio anno, l’industria discografica si para il culo inserendo anche qualche giovanotto di belle speranze. Certo, con tutti i miliardi di musicisti al mondo che potevano eseguire questo brano, Andy Grammer non sarebbe stata la mia prima scelta e forse neppure la millesima, ma, ripeto, con quei musicisti alle spalle è difficile fare male, e il nostro amico se la cava discretamente.

3) Amy Lee – I’m So Lonesome I Could Cry

Altra scelta misteriosa. La ex e ora nuovamente cantante degli Evanescence, così, a occhio, non si sembra una grande appassionata di Cash. E infatti quella che viene presentata come la sua canzone preferita di Cash, in effetti è un brano di Hank Williams, che però faceva parte del suo repertorio. Una struggente ballata country con weeping steel guitar viene cantata peraltro in modo più che rispettoso e degno da Amy Lee.

4) Buddy Miller – Hey Porter

Qui le cose cominciano a farsi serie. Eseguita come Ry Cooder avrebbe fatto se l’avessero invitato per suonare Get Rhythm. Byddy Miller si conferma uno dei pilastri della musica “roots” americana!

5) Shelby Lynne – Why Me Lord

Non le avranno dato il Grammy per nulla. Shelby Lynne alle prese con uno dei brani gospel-country più belli mai scritti da Kris Kristofferson, ancora una volta incanta con la sua voce calda, potente ed espressiva.

6) Pat Monahan – Help Me Make It Through The Night

Ancora un brano di Kristofferson per la voce solista dei Train, che non vedrei male in futuro alle prese con questo tipo di repertorio perché la canta veramente bene, grande voce e grande interpretazione.

musica. bruno conti. discoclub,johnny cash,willie nelson,kris kristofferson,don was,buddy miller,brandi carlile,shelby lynne,pat monahan,jamey johnson,carolina chocolate drops,rhett miller,shooter jennings,lucinda williams,iron and wine,sheryl crow






7) Shelby Lynne & Pat Monahan – It Ain’t Me Babe

Gli ultimi due cantanti ascoltati, uniscono le forze per un duetto in uno dei brani di Bob Dylan che Johnny Cash amava di più, quasi sempre eseguita in coppia con la moglie June Carter. Bellissima versione, con un arrangiamento maestoso ed avvolgente, poi in crescendo, probabilmente frutto della mente di Don Was (vedremo cosa riuscirà a fare con il nuovo Van Morrison, che sarà prodotto da lui), in ogni caso gran bella canzone.

8) Jamey Johnson & Kris Kristofferson – Sunday Morning Coming Down

Ancora un duetto e ancora una canzone di Kris Kristofferson, in coppia con una delle forze emergenti della nuova musica country di qualità, per cantare una delle canzoni che hanno fatto la leggenda di Johnny Cash. Ci voleva coraggio per cantare alla televisione americana nel 1970 “Wishing, Lord, That I Was Stoned”, ma che bella canzone ragazzi! Anche in questa versione lenta ed intensa non perde un briciolo del suo fascino, la voce di Kristofferson sempre più “spezzata”, ma mai vinta, sorretta dal baritono poderoso di Johnson, bella accoppiata.

9) Carolina Chocolate Drops – Jackson

Questi sono i giovani che ci piacciono, alle prese, nel loro inconfondibile stile, con un altro dei classici della coppia John & June. Che dire? Bravi, sempre più bravi!

10) Rhett Miller – Wreck Of The Old 97

E il leader degli Old 97’s cosa potevano invitarlo a cantare? Giovanile d’aspetto, ma i 40 li ha passati, Rhett Miller (non è parente di Buddy), da solo o con il suo gruppo è uno dei migliori musicisti della nuova scena alternative country americana e lo conferma anche in questa serata con una versione sparatissima di questo brano da cui ha preso il nome il suo gruppo.

11) Ronnie Dunn – Ring Of Fire

Questo brano l’avrei fatto cantare da qualcun altro, ma devo ammettere che l’ex metà di Brooks & Dunn realizza una versione di buon spessore, con le immancabili trombe mariachi affidate a una coppia di “ragazze messicane”. L’omaggio della Nashville più tradizionale alla musica di uno dei “fuorilegge” di quella scena.

12) Shooter Jennings & Amy Nelson – Cocaine Blues

I due figli d’arte ci regalano una bella versione, gagliarda e grintosa, di uno dei brani che erano sul leggendario At Folsom Prison. Shooter Jennings è sempre bravo, la figlia di Willie Nelson non la conoscevo, ma buon sangue non mente. E poi, ripeto, con quella house band chiunque farebbe un figurone.

13) Lucinda Williams – Hurt

Il brano di Trent Reznor dei Nine Inch Nail è stato uno degli ultimi capolavori del Johnny Cash interprete, nella sua serie degli American Recordings, la voce dolente e sofferta di Lucinda Williams, manco a dirlo, è perfetta per questo brano. Uno degli highlights del concerto.

14) Iron & Wine – Long Black Veil

Altra ottima scelta nell’ambito dell’alternative country (e non solo) è quella di Sam Bean, ovvero Iron & Wine. In una parola, stupenda!

15) Kris Kristofferson – Big River

Torna il grande Kris per rendere il favore. Johnny Cash oltre a cantare alla grande le canzoni degli altri ne scriveva molte belle anche lui. Questo ne è un limpido esempio, proprio una di quelle del classico boom chicka boom, e con la band in grande spolvero, bella anche la interpretazione di Kristofferson!

16) Sheryl Crow – Cry Cry Cry

Lei è come il prezzemolino, c’è sempre, però è brava e questo brano le calza proprio a pennello, gli anni passano ma quando vuole (e può) la classe non manca, ottimo ed abbondante.

musica. bruno conti. discoclub,johnny cash,willie nelson,kris kristofferson,don was,buddy miller,brandi carlile,shelby lynne,pat monahan,jamey johnson,carolina chocolate drops,rhett miller,shooter jennings,lucinda williams,iron and wine,sheryl crow

 




17) Willie Nelson & Sheryl Crow – If I Were A Carpenter

Sheryl Crow rimane e arriva uno dei più grandi amici di Cash, per una versione di un altro dei suoi grandi classici in duetto con la moglie June. Scritta da Tim Hardin, era stata pubblicata come singolo dalla Columbia nel 1969 (nel libretto del doppio, che è formato CD, quindi piccolo e non ingombrante, trovate anche tutte le altre informazioni sulle versioni originali, data ed eventuale album dove appariva). Mickey Raphael si aggiunge all’armonica e la coppia, con la super band alle loro spalle, realizza una versione da sogno di questa stupenda canzone. Non sempre e comunque amo quello che Willie Nelson produce ma quando la ispirazione lo coglie è sempre un grande.

18) Willie Nelson, Kris Kristofferson, Shooter Jennings, Jamey Johnson – Highwayman

Degli originali ne sono rimasti solo due, ma Shooter sostituisce il babbo Waylon Jennings con grande piglio e il vocione di Jamey Johnson sostituisce Johnny Cash con bravura per un brano che ci avvicina alla conclusione del concerto con un altro degli highlights della serata.

19) Full Ensemble – I Walk The Line

Tutto il cucuzzaro sul palco per il gran finale con una versione country-folk di un superclassico che vede tutti i musicisti alternarsi sul palco.

E qui finisce il concerto nella versione CD per restare negli 80 minuti canonici di durata (anche qualcosa meno). Ma negli extra del DVD oltre alla esibizione di Matthew McConaughey che recita e canta The man comes around, c’è anche una eccellente I Still Miss Someone di un ancora ispirato Willie Nelson, registrata durante le prove. Una serie di brevi interviste con tutti i partecipanti inframmezzate da qualche breve filmato preso dai suoi special televisivi, che proseguono nel segmento definito Walking The Line: The Making Of A Celebration. Un piccolo appunto: ma niente Rosanne e John Carter Cash? E pure Carlene Carter?

Per parafrasare il famoso “poeta televisivo” Paolo Bonolis, visto che a parte il promo iniziale YouTube non ci viene in soccorso, Ove possibile, s’ha da avere!

Bruno Conti