Sappiamo Cosa Aspettarci. E’ Sempre Lui, L’Ex Beatle! Ringo Starr – What’s My Name

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Ringo Starr – What’s My Name – Universal Music

Album n° 20 (esclusi quelli usciti come All-Starr Band) per Ringo Starr, intitolato What’s My Name, è il “solito” disco per quello che sarà comunque sempre per tutti il batterista dei Beatles. Un disco pop piacevole e disimpegnato come è sempre stato per gli album di Ringo: i tempi degli esordi solisti quando aveva provato la strada degli standard classici e del country sono un lontano ricordo, mentre rimane a grandi linee quell’approccio più rock chitarristico degli ultimi anni, mutuato dalle sue collaborazioni con i musicisti della All-Starr Band, con il cognato Joe Walsh e Dave Stewart, che si alternano alla solista nei primi due brani e Steve Lukhater che è il chitarrista in quasi tutte le altre canzoni.. Tra gli altri membri della sua band per i concerti dal vivo ci sono anche Richard Page, Edgar Winter e Warren Ham, oltre a Edgar Winter, Benmont Bench e Jim Cox che si alternano come tastieristi: e naturalmente Paul McCartney, che suona il basso e si occupa delle armonie vocali nella cover del brano postumo di John Lennon, per completare la “reunion” il produttore del brano originale di John Jack Douglas ha inserito nella canzone anche una piccola citazione di Here Comes The Sun di George Harrison.

Una canzone romantica che Lennon aveva dedicato a Yoko Ono e che risulta il brano più romantico, malinconico e “beatlesiano” delle 10 tracce incluse nel CD, anche grazie alla presenza degli archi e della fisarmonica di Allison Lovejoy, oltre a Joe Walsh che utilizza un timbro molto simile a quello di George alla chitarra. Per il resto delle canzoni, Starr ha optato (a dispetto dei suoi quasi 80 anni) per un sound più rock e mosso, come nella traccia iniziale Gotta Get Up To Get Down, uno dei classici titoli nonsense alla Ringo, come A Hard Day’s Night e Tomorrow Never Knows, scritta insieme a Walsh, che improvvisa anche una sorta di rap rock nel brano, oltre a curare gli assoli di chitarra, waw-wah incluso e anche le tastiere di Edgar Winter hanno qualche rimando al suono di Billy Preston e Nathan East al basso fa la parte del McCartney; le parti di batteria sono tutte di Ringo, che è co-autore di tutti i brani e pure co-produttore. Anche It’s Not Love That You Want il brano scritto con Dave Stewart ha quell’aura tipica dei brani di Starr, pop-rock mosso e brioso. Magic è il brano scritto con Lukather una delle canzoni più rock, molto “riffata”, anche se il solito cantato laconico del nostro amico per emergere ha bisogno del consueto “aiuto dei suoi amici” alle armonie vocali, con un ottimo assolo di Steve.

Money (That’s What I Want)  è la cover del vecchio brano Motown che chiudeva With The Beatles, e nonostante l’impegno delle Waters alle armonie vocali, l’uso della voce trattata di Starr, che vorrebbe essere “moderna”, è invece piuttosto deleteria, mentre anche Better Days, scritta con Sam Hollander, è senza infamia e senza lode, buona la parte strumentale ma le melodie… L’allegra e spensierata Life Is Good è più adatta alle corde di Starr, con un ennesimo buon assolo di Lukather e anche Thank God For Music ancora scritta con Hollander, è una specie di ottimistica disamina della vita del nostro amico, con una bella melodia e ancora con un buon Lukather e sempre gradevole è Send Love Spread Peace, il classico brano con “messaggio” .universale (come da foto di copertina), con ottimo lavoro di Benmont Tench alle tastiere. Chiude la title track, il brano scritto con Colin Hay è uno di quelli più grintosi, con Warren Ham all’armonica e un fantastico Lukather alla slide, come detto, sappiamo cosa aspettarci, il solito Ringo!

Bruno Conti

Come Attore E’ Bravissimo, Ma Come Cantautore…Pure! Kiefer Sutherland – Reckless & Me

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Kiefer Sutherland – Reckless & Me – BMG CD

La storia del cinema americano è piena di attori che, prima o dopo, si sono cimentati anche come musicisti e/o cantanti: senza dover per forza risalire all’epoca di Dean Martin e Robert Mitchum, in anni recenti abbiamo avuto, tra i tanti, i casi di Kevin Costner, Kevin Bacon, Johnny Depp, Hugh Laurie, Kevin Spacey, Jeff Bridges, Tim Robbins, Dennis Quaid, per finire con Russell Crowe che pur essendo australiano fa parte comunque del mondo di Hollywood. Tra gli ultimi arrivati nel doppio ruolo c’è anche Kiefer Sutherland, eccellente attore di cinema diventato però famosissimo con la serie tv 24, in cui interpreta il ruolo dell’agente Jack Bauer. Attore poliedrico, figlio d’arte (il padre Donald è uno dei più grandi di sempre, ed è per me il migliore nelle parti da “bastardo” insieme al già citato Spacey, Gene Hackman e Gary Oldman), Kiefer ha esordito come musicista nel 2016 con Down In A Hole, un bel disco di solido rock chitarristico, nel quale il nostro si scopriva anche valido songwriter https://discoclub.myblog.it/2016/08/23/sorpresa-ecco-altro-cantattore-bravo-pure-kiefer-sutherland-down-hole/ .

Che la carriera di rocker non sia per Sutherland Jr. una sorta di divertimento da dopolavoro lo hanno dimostrato i molti concerti tenuti in questi anni, ed ora Kiefer arriva anche a fare il bis discografico con Reckless & Me, un album che si rivela fin dal primo ascolto addirittura splendido nonché sorprendente visto che stiamo comunque parlando di uno che si guadagna da vivere recitando. Reckless & Me è un lavoro di vero rock’n’roll, chitarristico e vibrante, suonato alla grande da un manipolo di sessionmen di lusso (con nomi altisonanti come Waddy Wachtel alle chitarre, Greg Leisz alla steel, Brian MacLeod alla batteria ed il grande Jim Cox al piano e organo), con un tocco country che non fa mai male. Ma quello che più stupisce è la bravura di Sutherland come autore: infatti il nostro è il responsabile di nove brani su dieci (Open Road è scritta dal produttore Jude Cole), canzoni autentiche, intense e profonde, che sembrano quasi opera di un veterano del pentagramma. Un disco di alto livello professionale ed emotivo, che fa dunque balzare il nome di Sutherland tra i principali “singing actors” in circolazione. Si parte subito forte con la già citata Open Road, splendida ed intensa rock ballad da cantautore vero, con piano e chitarre in evidenza ed un suono elettrico di sicuro impatto: Kiefer canta benissimo con una voce arrochita e vissuta (molto alla John Mellencamp), e sembra davvero una vecchia volpe non del grande schermo ma delle sette note. Something You Love è più spedita, con il piano che si muove sinuoso nell’ombra e le chitarre che rispondono a tono, ma la differenza la fa una melodia trascinante ed il ritmo sostenuto, con echi di grandi storyteller rock, da Springsteen e Seger in avanti.

Faded Pair Of Blue Jeans è limpida e solare, potrebbe essere un brano degli Eagles fine anni settanta, ed è decisamente gradevole anche questa, la title track, una rock song cadenzata e grintosa, ha evidenti somiglianze proprio con lo stile di Mellencamp, le chitarre tirano di brutto (bello l’assolo di slide) ed il pathos è alto, mentre Blame It On Your Heart è puro rock’n’roll, trascinante e con un sapore country dato dalla steel e dall’uso del pianoforte degno di un bar texano. Ancora ritmo elevatissimo con This Is How It’s Done, un divertente mix tra country e rockabilly, con un motivo che sembra quasi un talkin’ dylaniano ed un tempo alla Johnny Cash; Agave inizia con una chitarra bella aggressiva e prosegue con un’andatura spezzettata e tracce di southern: grinta e bravura a braccetto, con il nostro sempre più convinto e convincente. Rimaniamo idealmente al sud con Run To Him, un pezzo tosto, elettrico e paludoso tra Texas e Louisiana ed un coro femminile dai toni gospel, mentre Saskatchewan è una ballata che parte con la voce di Kiefer nel buio, poi entra una strumentazione limpida ed il brano si rivela terso, piacevole e disteso, con un retrogusto country che non guasta. Chiusura con la deliziosa Song For A Daughter, tra folk e cantautorato puro, in cui appare anche una fisarmonica: uno dei brani più riusciti di un album sorprendente e bellissimo, in poche parole da non perdere.

Marco Verdi