Sotto Un Cappello Texano…Tanta Buona Musica ! Ryan Bingham – Fear And Saturday Night

ryan bingham fear and saturday night

Ryan Bingham – Fear And Saturday Night – Axster Bingham Records

Nel giro di qualche anno, a partire dal suo esordio reale con Mescalito (07) (prima erano stati pubblicati Lost Bound Rails, Wishbone Saloon e Dead Horses, dischi da tempo introvabili), Ryan Bingham è diventato un personaggio importante del circuito musicale americano. Dopo il grande successo di Mescalito (accolto benissimo anche dalle nostre parti) https://www.youtube.com/watch?v=MRDNPo1_Q0w , per Ryan obiettivamente era difficile bissare un lavoro così fresco, energico e ispirato, ma il “nostro” c’era, a tratti,  riuscito, prima con i successivi Roadhouse Sun (09) e Junky Star (10), vincendo anche l’Oscar con la canzone The Weary Kind (dal film Crazy Heart di cui era tra gli interpreti) https://www.youtube.com/watch?v=4Aqh7XZUaW4 , poi Bingham ha voluto, o dovuto, cambiare, fondando la sua casa discografica Axster Bingham Records e distribuendosi da solo, una scelta che si è rilevata discutibile, abbandonando il produttore T-Bone Burnett per Justin Stanley, e il risultato è stato  un disco interlocutorio come Tomorrowland (12). Per questo nuovo Fear And Saturday Night, il “texano” si avvale di nuovo di una produzione “importante”, Jim Scott (Wilco, Tom Petty, Stones, Grace Potter & The Nocturnals), e di una nuova band composta da Shawn Davis al basso, Daniel Sprout e Jedd Hughes alle chitarre, Chris Joyner alle tastiere e Nate Barnes alla batteria: risultato, una cinquantina di minuti di musica di nuovo “polverosa”, con testi scritti come da abitudine nella sua roulotte e cantati come sempre con la sua voce rauca intrisa da whisky.

ryan bingham 1 ryan bingham 2

“Le paure del sabato notte” si aprono con il cadenzato country-rock di Nobody Knows My Trouble https://www.youtube.com/watch?v=cg3HfOaC4KE  e proseguono con una ballata elettrica e “dylaniana” come Broken Heart Tattoos https://www.youtube.com/watch?v=-y0GB5QNj84 , il blues chitarristico di Top Shelf Drug, passando per le atmosfere folk di Island In The Sky https://www.youtube.com/watch?v=4Dz2vSu0kkE, il ritmo da frontiera messicana in Adventures Of You And Me, e la title track Fear And Saturday Night, che è figlia di The Weary Kind, un brano quasi narrato, con la chitarra che traccia le linee armoniche e la voce roca di Ryan che dà il suo meglio. Una chitarra acustica apre My Diamond Is Too Rough https://www.youtube.com/watch?v=aDFpHvTucw4 , poi la canzone si tramuta in una ballata elettrica con un bel percorso di chitarre nel finale, mentre Radio ripercorre i sentieri cari al Neil Young di Harvest, per poi tornare alle pennellate acustiche e romantiche di Snow Falls In June e ad un brano pieno di “pathos” come Darlin, arrivando all’alba delle “paure” con il blues elettrico di Hands Of Time velocizzato in un “Bo Diddley style”, e il fatto di saper fare grande musica lo conferma con la conclusiva Gun Fightin’ Man, cadenzata, sofferta e tesa, con un tocco acido di blues che si fonde in modo mirabile con l’armonica di Bingham.

2013 Hangout Music Festival - Day 1 Ryan_Bingham 4

Fear And Saturday Night anche se forse non è al livello dei primi lavori, è sicuramente superiore di due spanne al precedente lavoro in studio, (anche per merito di Jim Scott che ha aggiunto quel “quid” che ha reso più efficace la musica di Ryan Bingham), e se anche il nostro non diventerà come Steve Earle o Joe Ely (come qualcuno ha azzardato), ha tutte le possibilità di proseguire un viaggio che potrebbe davvero portarlo a ridosso dei grandi “rocker” del Texas. Per chi scrive, uno dei migliori “road album” di questo inizio d’anno !

Tino Montanari

Ci Sono Amore E Logica Nella Musica Dei “Figli Di Bill” ? Chiedere Al Babbo! Sons Of Bill – Love And Logic

sons of bill love and logic

Sons Of Bill – Love And Logic –Gray Fox/Blue Rose

Sons Of Bill – The Gears EP – Blue Rose

Bill Wilson è un padre fortunato (professore emerito di Letteratura e Teologia presso l’Università della Virginia), ha generato tre eccellenti musicisti, James, Sam e Abe, che con gli amici di sempre Seth Green e Todd Wellons si uniscono, a metà anni 2000, a formare i Sons Of Bill, una roots rock band che proviene appunto da Charlottesville, Virginia. Li seguo fin dall’esordio con A Far Cry From Freedom (06) un disco di alt-country molto influenzato da Wilco e Steve Earle, a cui hanno fatto seguire pochi anni dopo One Town Away (09,) prodotto dal veterano Jim Scott (Tom Petty e Whiskeytown per citarne alcuni) che dà al lavoro un impronta più country-rock, e l’ottimo Sirens (12) che sotto la produzione di David Lowery (Cracker) risulta essere un disco di rock’n’roll chitarristico condito da infiltrazioni di Neil Young, Bruce Springsteen e Drive-By Truckers, mostrando (per chi scrive) una tendenza a migliorarsi negli anni e risultare sempre più credibili. E succede anche con questo quarto lavoro Love And Logic, prodotto dall’ex batterista dei Wilco e degli Uncle Tupelo, Ken Coomer e registrato negli studi Creative Workshop di Nashville, disco che vede sempre alla testa della conduzione familiare James Wilson alle chitarre e voce, Sam Wilson a pedal steel, piano, dobro e voce, Abe Wilson alle chitarre, banjo, tastiere e voce, e la consueta sezione ritmica con Todd Wellons alla batteria e percussioni e Seth Green al basso e vibrafono, il tutto condito dall’ineccepibile lavoro ai cursori di Jim Scott e Tchad Blake.

sons-of-bill Sons-of-Bill-James

Il disco si apre con Big Unknown,  e il suono ci riporta subito ai tempi dei meravigliosi primi Jayhawks, mentre la seguente Brand New Paradigm cantata a due voci viaggia verso una melodia “seventies” https://www.youtube.com/watch?v=igGZ_aawOpM , si prosegue con la suggestiva Road To Canaan con una chitarra acustica vagante che accompagna il dolce controcanto di Leah Blevins (una giovane cantautrice di Nashville) https://www.youtube.com/watch?v=Vv7zG-w8ZEg , e il commovente  e doveroso omaggio all’ex Big Star Chris Bell in Lost In The Cosmos (Song For Chris Bell) https://www.youtube.com/watch?v=WvaIQE2Z8uw . Si riparte con un banjo che introduce Bad Dancer, che nello sviluppo del brano può ricordare i mai dimenticati Replacements https://www.youtube.com/watch?v=8wHD7BlzEDo , passando anche per la ballata pianistica lenta e avvolgente Fishing Song, una Higher Than Mine dominata in sottofondo dalla pedal steel del fratello Sam. Arms Of The Landslide è un brano pop-rock, un suono probabilmente già sentito altre volte (R.E.M. su tutti), ma il “problema”, se esiste, non ci tocca più di tanto, mentre Light A Light è sicuramente la “perla” del disco, una ballata epica, quasi westcoastiana, da ascoltare e riascoltare all’infinito, per poi chiudere con le rarefatte atmosfere acustiche di una sontuosa Hymnsong.

sons of bill the gears

L’EP The Gears, uscito solo in Europa, oltre a ripresentare (o meglio anticipare, visto che è uscito prima) tre brani dall’album, Bad Dancer, Brand New Paradign e Road To Canaan https://www.youtube.com/watch?v=hxY3lJJoPWM , pesca da un prossimo (forse) album live le chitarristiche Turn It Up e Unknown Legend, e due pregevoli versioni acustiche di Santa Ana Wind e Radio Can’t Rewind, a dimostrare la versalità musicale della band.

sons-bill-1 sons of bill 2

Oggi i Sons Of Bill sono una roots-rock band matura e con un sound che riflette le loro origini, un gruppo che mette in risalto la scrittura classica dei fratelli (attingendo per l’ispirazione dai libri di Omero, Faulkner, Salinger e dagli Slayer), e per questo si capisce che ci troviamo di fronte ad un lavoro di qualità ben superiore alla media, un piccolo grande disco che consiglio vivamente, ricordando oltre a Bill, la signora Wilson.

Tino Montanari

“Vecchio” Rock Per Nuovi Talenti. Grace Potter & The Nocturnals – The Lion The Beast The Beat

grace potter the lion.jpg

 

 

 

 

 

 

Grace Potter & Nocturnals – The Lion The Beast The Beat – Hollywood Records Deluxe Edition

Sono sempre stato un “fan” della musica della cantante del Vermont non-quella-grace-ma-grace-potter-and-the-nocturnals.html, ma l’ultimo, omonimo, terzo disco di studio non mi aveva convinto fino in fondo, nonostante alcune critiche positive e qualche canzone di buona qualità. Un suono troppo “leccato”, colpa di un produttore come Mark Batson, abituato a lavorare con gente come Maroon 5, Dr. Dre, Eminem, Nas e compagnia bella leggere-sempre-bene-le-note-grace-potter-and-the-nocturnals.html e quindi le tastiere della Potter erano molto sintetiche e diverse dal suono delle esibizioni live: non dimentichiamoci che Grace Potter and The Nocturnals sin dal 2002, anno della loro apparizione, si sono costruiti una reputazione nel circuito delle jam band e dei Festival, se andate sul sito gratuito (e legale)http://archive.org/ , trovate quasi 400 concerti gratuiti da scaricare (dei Grateful Dead ce ne sono quasi 9.000) e potete rendervi conto di quanto siano bravi dal vivo (non per nulla hanno pubblicato due CD live per i Record Store Day del 2008 e 2012).

Nati intorno al nucleo storico della stessa Grace Potter, tastiere,chitarra, voce e autrice di quasi tutto il materiale, Matt Burr alla batteria e Scott Tournet alla chitarra, da qualche anno hanno aggiunto un secondo chitarrista Benny Yurco, mentre la figura del bassista continua a cambiare, nell’ultimo disco era la quasi omonima Catherine Potter, mentre ora è arrivato tale Michael Liberamento che suona anche percussioni e tastiere varie. Rispetto al disco precedente mi sembra che sia cambiata anche la strategia di marketing della sua casa discografica, lasciando perdere l’immagine di copertina, come direbbe Paolo Hendel, di una “bella topona bionda” in minigonna (non perché non lo sia più!) e puntando più su una iconografia quasi “fantasy”. Nuovo produttore a bordo, Jim Scott, uno che ha lavorato con Wilco, Petty, Tedeschi Trucks Band e una collaborazione in 3 brani con Dan Auerbach dei Black Keys, presente sia come autore che come musicista e produttore nel brano Never Go Back (vabbé, Casio Drum Loop!), quindi un certo “modernismo”, come dire, più sano non manca comunque.

Sin dalla partenza tirata con la neo-psichedelia rock della title-track, la voce potente e sicura si appoggia su un muro di chitarre e tastiere, magari non sarà come l’altra Grace (Slick) o come la grande Janis, ma il cuore batte nelle giuste coordinate musicali. Never Go Back ha troppi Casio, Mellotron, ARP e percussioni sintetiche rispetto alle chitarre, per i miei gusti, ma evidentemente bisogna pure passare nelle radio attuali. Parachute Heart riesce meglio a fondere sonorità moderne e quelle più rock di acoustic e slide guitars, in un melodico mid-tempo che ricorda i Fleetwood Mac a guida Nicks & Buckingham. Stars è una bella ballatona con archi aggiunti cantata a voce spiegata dalla brava Grace. Anche Timekeeper predilige i tempi medi e quel suono “lavorato” tipico di Scott ma si capisce che la sostanza c’è  mentre Loneliest Soul un’altra delle collaborazioni a livello compositivo con Auerbach ha ancora ritmi sghembi e molto lavoro a livello di produzione ma non rimane molto in mente. Turntable, come da titolo, parte con il rumore di una puntina che scende sul vinile e ha una impostazione più da classic rock anche se le sonorità sono da giorni nostri, la vedo bene dal vivo con le chitarre più libere di agire. Keepsake sembra un brano del Greg Kihn del periodo dance-rock, meno dance e più rock. Runaway è il terzo brano scritto con Auerbach, più rock dei precedenti con chitarre e organo in evidenza e cantato con maggiore convinzione.

One Heart Missing è una ballata rock con la solista di Tournet in primo piano e qualche similitudine con gli U2 degli anni ’80. The Divide è un brano dalle atmosfere più composite, ricercate, con i soliti archi di rinforzo voluti dal produttore Scott e mi ha ricordato le Heart del periodo migliore, quando “prendevano” qualche idea dagli Zeppelin. A questo punto finisce la versione normale e partono le bonus: Roulette è un altro brano rock tipico del loro repertorio, come pure All Over You che sarebbero state benissimo anche nella versione standard del disco. C’è poi una versione alternata di Stars cantata in duetto con Kenny Chesney e con Alison Krauss alle armonie che mi sembra, non me ne vogliano, molto meglio di quella con i Nocturnals, Kenny Greenberg, Chad Cromwell, Pat Buchanan, John Jarvis, Dan Dugmore sono fior di musicisti e con l’aggiunta di Mickey Raphael lo ribadiscono nella bellissima ballata Ragged Company, cantata in duetto con Willie Nelson, ci scappa anche un assolo di Hammond fantastico e lei canta benissimo. Futura carriera solista? Non lo escluderei, per il momento “accontentiamoci”!                              

Bruno Conti