Mi Sembra Di Conoscerli! Wayne Sharp and The Sharpshooter Band – Living With The Blues

wayne sharp living with the blues

Wayne Sharp And The SharpShooter Band – Living With Blues – Self released

La faccia ritratta nel disegno di retro copertina del CD e le foto interne di Wayne Sharp con figli, amici e familiari, non mi dicevano assolutamente nulla a livello fisiognomico, il cognome mi risvegliava qualche vago ricordo, ma di Todd Sharp ho perso le tracce, Randy, Elliott e Kevin non sono parenti, Edward ha la E finale, chi rimane? Poi ho iniziato a sentire il CD, il primo brano suona come Wang Dang Doodle anzi è Wang Dang Doodle, un bel blues con organo hammond e  due chitarre soliste e un piacevole vocione che sa trattare come l’argomento http://www.youtube.com/watch?v=AYxAHL-VjXU . Allora si va più in profondità nelle note e vedi che Wayne ringrazia alcuni “brothers in Blues”, tra cui Lamar Williams, con il quale, insieme a Jaimoe, aveva condiviso una band ad inizio anni ’80, che veniva dal giro Allman Brothers, gente già incrociata nei lontani anni ’60 http://www.youtube.com/watch?v=fwPrNThQZ28.

wayne sharp 1980

Ma soprattutto il nome che balza all’occhio è quello di Michael Burks, con cui Sharp ha condiviso quattro album per la Alligator ed  una dozzina di anni on the road, come organista della sua band e tutto si fa più chiaro. Un altro bluesman (bianco questa volta) che fa il suo esordio discografico abbastanza avanti negli anni, ma la classe c’è, nella Sharpshooter Band suonano i figli Sean e Grayson, il bassista Terrence Grayson (un omaggio, il nome del figlio?) era anche lui nella band di Burks, tra gli ospiti troviamo The “Legendary” Jackie Avery, un musicista che ha scritto brani per Arthur Conley, Dells e Johnnie Taylor (oltre ad essere stato sposato con una delle vocalist dei Wet Willie, di cui tra un attimo), che appare alla seconda voce e piano nel pezzo di Willie Dixon succitato.

wayne sharp band

All’altra chitarra solista, oltre al figlio Grayson, c’è l’ottimo Jon Woodhead (quello degli Ace di Paul Carrack negli anni ’70 e poi sessionman di lusso con Maria Muldaur, Leon Russell e anche con Santana, tra gli altri). E per completare gli ospiti, all’armonica in alcuni brani, c’è Jimmy Hall, proprio dei Wet Willie, a completare questa rimpatriata “sudista”. Il disco, uscito già da qualche mese, non è certo un capolavoro, ma si ascolta con piacere, ha quella patina rock-soul-southern alla Atlanta Rhythm Section che si unisce al blues a base organo Hammond/chitarra prevalente nel disco. Tra le altre cover, una bella ballata, Even Now, firmata David Egan/Buddy Flett di un gruppo minore, i Bluebirds, Close, di cui ignoro la provenienza, il classico Baby What You Want Me To Do, con Jimmy Hall all’armonica, quasi claptoniana.

wayne sharp

Southern Storm un’altra bella ballata che profuma di Sud, scritta dallo stesso Sharp che si cimenta anche al piano. Drivin’ Though The Delta, di nuovo con Hall, è un altro brano ancora molto southern, mentre Runnin’ Out Of Time conferma la predisposizione di Wayne per i brani lenti, confermata da una bella rilettura, molto vicina allo spirito originale, della super classica A Whiter Shade Of Pale, un must per ogni organista che si rispetti, che è sempre un bel sentire, anche se Gary Brooker (con e senza Procol Harum) è un’altra cosa. I Got My Gris Gris On You, senza infamia e senza lode e Put Me Down and Let Me Walk ancora con l’incisiva armonica del sempre bravo Jimmy Hall http://www.youtube.com/watch?v=P1LGHI4sZOk , ci portano all’omaggio conclusivo al grande Michael Burks, uno dei migliori buesmen delle ultime generazioni http://www.youtube.com/watch?v=J1hUzJlzHJQ , scomparso prematuramente per un infarto nel 2012 http://discoclub.myblog.it/2012/09/01/l-ultima-prova-dell-uomo-di-ferro-michael-burks-show-of-stre/ , con una Empty Promises che se non raggiunge l’intensità della versione dell’omone nero, è fatta con il cuore, e si sente. Il suo datore di lavoro era un’altra cosa, ma il disco, ripeto, si lascia ascoltare con piacere.

Bruno Conti

Di Nuovo Lo “Smilzo”! Too Slim & The Taildraggers – Blue Heart

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Too Slim And The Taildraggers – Blue Heart – Underworld Records

In questi ultimi anni sono diventato una sorta di “cantore” delle gesta di Tim Langford, in arte Too Slim. E se il disco acustico in solitaria dello scorso anno, Broken Halo, pur non entusiasmandomi, non era poi malvagio one-man-ban-tim-too-slim-langford-broken-halo.html, i precedenti Shiver e il disco dal vivo Time To Live, avevano confermato la bontà di un personaggio in pista da più di 25 anni e con una quindicina di album al suo attivo. Ma questo Blue Heart è uno dei migliori della sua carriera e lo rilancia ai vertici qualitativi di metà anni ’90, quando vinceva parecchi premi, nelle varie classifiche blues di fine anno. Il bassista E. Scott Esbeck (già con i Los Straitjackets) e il batterista Jeff “Shakey” Fowlkes ( con Robert Bradleys Black Water Surprise, Kid Rock, Uncle Kraker) sono i nuovi Taildraggers, ma non suonano nel disco! Ohibò, e questo cosa vuol dire? Significa, come ricordo spesso, parere personale magari non condiviso, che i nomi sono importanti e ricordarli aiuta a capire cosa si ascolta. In caso contrario come farebbe uno a ricordare quei meravigliosi musicisti che suonavano, che so,  nei dischi registrati ai Muscle Shoals Studios o in quelli della Motown o della Hi Records, per citare alcuni casi eclatanti.

Ma anche oggi i nomi di produttori e musicisti sono importanti: prendiamo questo album, il produttore è Tom Hambridge che suona anche la batteria (all’opera con profitto negli ultimi anni con Eric Burdon, Joe Louis Walker, Thorogood, James Cotton, Buddy Guy) e la differenza nel sound si sente, ogni rullata o colpo di grancassa sembra una schioppettata, e anche gli altri strumenti hanno un suono ben definito da etichetta importante, anche se il tutto poi è stato registrato in quel di Nashville negli studi di una piccola label come la Underworld. Se poi aggiungiamo che anche gli altri musicisti non scherzano un c…., a partire dal bassista Tommy McDonald che suona in tutti i dischi citati prima con Hambridge, e anche nel disco Loosen Up di tale R.B. Stone, che non ha ancora avuto il tempo di sentire ma di cui ho letto ottime case (il giorno ha solo 24 ore!), all’organo c’è Reese Wynans, alla seconda chitarra Rob McNelley, dalla band di Delbert McClinton e come ospite in un paio di brani il leggendario Jimmy Hall, dai Wet Willie e Brothers of The Soutland. E il 50 % è già fatto, se niente niente, il nostro amico riesce a scrivere anche dei buoni pezzi, portiamo a casa il risultato: e i nove pezzi a nome Tim Langford, più un paio di cover di autori pochi noti confermano l’impressione, il disco è buono, se amate quel blues, sapido e ricco di rock, southern, boogie e con coloriture soul e R&B, siete capitati nel posto giusto.

Ok, anche la produzione di Hambridge non può migliorare più di tanto la voce di Langford, ma la inserisce in un ambito più adatto e la valorizza (in fondo non è che Billy Gibbons abbia una voce straordinaria) , non puoi creare un Jimmy Hall, e quando quest’ultimo canta in Good To See You Smile Again, la differenza si sente, ma la voce è un dono di natura, puoi migliorarla come hanno fatto Clapton ed altri nel corso degli anni, ma non si diventa Solomon Burke o Eric Burdon dalla mattina alla sera. Per cui accontentiamoci e godiamoci il boogie  rock “cattivo” di Wash My Hands che riffa alla ZZ Top, con la chitarra anche slide di Too Slim che comincia a fare i numeri. O l’ottimo hard slow blues di Minutes Seem Like Hours, ricco di atmosfere e di chitarre, ma anche il blues più tradizionale della title-track Blue Heart, con l’armonica di Jimmy Hall a dividersi il proscenio con la chitarra di Langford, Hambridge oltre ad essere indaffarato in fase di produzione, aggiungi un filtro alla voce qui, alza il basso di là, picchia di gusto sulla sua batteria e ottiene il risultato del titolo di una canzone, Make It Sound Happy, con il basso pompatissimo di McDonald in soccorso della solista indurita del buon Tim.

Il brano cantato da Jimmy Hall è uno slow blues di quelli Doc, con l’organo di Wynans che soffia in sottofondo. Organo che rimane protagonista anche nelle atmosfere sudiste di When Whiskey Was My Friend per lasciare spazio alla chitarra indiavolata di Langford nella hendrixiana If You Broke My Heart. Ma i blues lenti esaltano le virtù chitarristiche del nostro amico come nell’ottima New Years Blues, mentre il funky di Shape Of Blues To Come di tale David Duncan, al di là dei virtuosismi di chitarra e organo, entusiasma meno. Viceversa Preacher, di uno che si chiama Ross Sermons, è una vera “predica” su come si usa la slide e Tim Langford nel campo non ha bisogno di lezioni. Per la conclusiva Angels Are Back si torna alle atmosfere acustiche del precedente Broken Hall, piacevole e ben suonata, ma elettrico Too Slim è un’altra cosa, se avesse una bella voce, mezzo punto in più!

Bruno Conti  

Dagli “Archivi” Degli Anni ’70! Dixie Tabernacle – Nashville Swamp

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Dixie Tabernacle – Nashville Swamp – Storm Dog Records Group  2012

A due anni di distanza dall’eccellente esordio A Good Excuse (recensito meritoriamente su queste pagine virtuali solo-del-sano-buon-vecchio-southern-rock-dixie-tabernacle-a.html), tornano i Dixie Tabernacle, un combo musicale che nasce da un’idea del produttore Larry Good, che ha coinvolto in questo progetto alcuni tra i migliori musicisti del rock sudista. I validi componenti di questo “ensemble” oltre al citato Good alla batteria, sono: Jimmy Hall mai dimenticato cantante dei Wet Willie,  il chitarrista Jack Pearson (ex Allman Brothers Band), il batterista Artimus Pyle (Lynyrd Skynyrd), i cantanti Thane Shearon (Cold Truth) e Doug Phelps (Kentucky Headhunters), più una schiera di “sessionmen” di certificata fede sudista, per un lavoro, Nashville Swamp,  uscito (?!?) il 9 Maggio di quest’anno, che sprigiona tutta la bellezza, la potenza ed il calore dello storico Southern Rock, per 13 brani che profumano di Allman Brothers, Lynyrd Skynyrd e direi anche la primissima Marshall Tucker Band, per un “sound” (un intreccio di rock, blues, soul, country e R&B), che ha reso un genere memorabile.

Si comincia con Sixty Five Days e That Aint Right due swamp-boogie d’annata con chitarre, organo e batteria sugli scudi, seguite da una tiratissima cover di Ain’t Living Long Like This, tratta dallo sterminato repertorio di Rodney Crowell (e fatta anche da Emmylou Harris in uno dei suoi dischi più belli, Quarter Moon In A Ten Cent Town). Si riparte con una ballata Supply And Demand, che ricorda il periodo migliore della Band di Robbie Robertson e soci, mentre Shake A Leg Mama è un brano fusion-southern rock, pescato dai solchi dei vinili dei Sea Level (formazione con Chuck Leavell e il cantante Randall Bramlett), gruppo molto stimato nell’ambiente sudista, cui fa seguito una Something Else I Don’t Need dove l’organo Hammond e la voce di Hall,  hanno il potere di rievocare certe  registrazioni anni’70.

Creeper (A True Story) è un rock-blues con uno scatenato Jack Pearson alla slide ed una sezione ritmica degna degli Allman, seguita da Waiting On You che sembra uscita da un disco dei Lynyrd Skynyrd e dal country-blues di North Little Rock Blues, che rende omaggio al pastoso e potente sound della Marshall Tucker Band. L’intro di Money Grabber è il marchio di fabbrica del gruppo, mentre It Ain’t My Business è un brano rock-blues elettrico con uno sound alla Dickey Betts, e poi ancora una ballatona come It Was All a Lie (Except The Last Goodbye) con le armonie vocali di Bekka Bramlett, con le chitarre acustiche in evidenza, e verso la fine un coro “soul” a valorizzare tutto il fascino della musica del Sud. Chiude un disco “stellare” una Live Bonus Track The Long Goodbye, “catturata” dai Brothers of the Southland, dove Jimmy Hall, ancora una volta, si conferma come una delle migliori “ugole” americane…

Purtroppo Nashville Swamp, e pure il precedente A Good Excuse, sono CD-R prodotti e masterizzati da loro stessi su richiesta, e venduti anche su Amazon, ma non l’ultimo, disponibile solo sul sito dell’etichetta dixietabernacle.cfm (oppure si possono scaricare a pagamento), ma se riuscite nell’intento di procurarveli, vi consiglio di ascoltarli avvolti in una bandiera confederata, sorseggiando del buon Bourbon solido e caldo, come può esserlo un disco di southern-rock, tirato fuori dagli scaffali degli anni settanta.

Tino Montanari

*NDB Lo so avevo promesso di recensirlo a settembre, ma poi per vari motivi è rimasto nel cassetto per cui, in virtù della bonta del disco, di cui in Italia non ha parlato nessuno, ho passato la palla al buon Tino, visto che in questo Blog vige il lavoro di gruppo e non ci tengo (o meglio ci terrei ma non ho il tempo) a fare tutte le recensioni. Comunque svolgo sempre un lavoro di supervisione!

Solo Del Sano Buon Vecchio Southern Rock! Dixie Tabernacle – A Good Excuse

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Dixie Tabernacle – A Good Excuse – Storm Dog Records

Torniamo ai Beautiful Losers che tanto mi piacciono: quei personaggi e relativi dischi che definire oscuri è pure poco. Questo A Good Excuse è uno di quei dischi che se lo acquistate su Amazon gentilmente vi avvisano che si tratta di un CD-R prodotto e masterizzato da loro su richiesta oppure ve lo scaricate (a pagamento).

Il titolo dice tutto ma aggiungerei che è del buon vecchio sano southern rock di ottima qualità intriso di gospel, country, soul, R&B, insomma i migliori ingredienti del rock americano di qualità.

In questa confraternita più che super gruppo il nome che spicca è quello di Jimmy Hall, non dimenticato leader e cantante dei gloriosi Wet Willie una delle formazioni storiche della prima ondata southern rock, quelli che sulla scia dei “padri fondatori” Allman Brothers Band sparsero il verbo della musica del Sud degli States sulla mitica etichetta Capricorn.

Ma anche il produttore e ideatore di questo progetto, tale Larry Goad batterista e chitarrista (per non farsi mancare nulla) ha saputo circondarsi di altri validi musicisti: dalla slide di Jack Pearson (Allman Brothers Band), alla batteria del Lynyrd Skynyrd Artimus Pyle passando per una delle Honkettes originali (le voci femminili di supporto sempre dei Lynyrd), Jo Billingsley White, l’ottimo cantante dei Cold Truth Thane Shearon e Doug Phelps il vocalist originale dei Kentucky Headhunters oltre a musicisti vari ed assortiti che hanno suonato con la crema del rock e del country americano, se volete sul loro MySpace c’è la lista completa dei musicisti dixietabernacle.

Il risultato è sorprendente, uno dei migliori dischi di southern rock dell’ultimo trentennio che rinverdisce i fasti dei vecchi tempi che furono più di molte formazioni storiche ancora in attività direi solo Allman Brothers esclusi.

Si va dal quasi gospel (togliamo il quasi) trascinante dell’iniziale Save The Planet che era un cavallo di battaglia dei vecchi White Trash di Edgar Winter con Hall e Phelps e le due Honkettes che confezionano un vero gospel estratto pari pari dal tabernacolo.

A Good Excuse deve essere un brano a cui tengono in modo particolare, una ballata in crescendo che appare in quattro versioni differenti, ogni volta un po’ più bella e più lunga della versione precedente fino alla perfetta versione n.4 introdotta da uno struggente assolo di sax e cantata con grande partecipazione da Thane Shearon.

Ottime la cover di Amos Moses un vecchio brano di Jerry Reed nobilitato da una grande prestazione vocale di Jimmy Hall e dall’ottima slide di Jack Pearson. Anche Kentucky Woman, uno dei cavalli di battaglia di Neil Diamond riceve questo trattamento rinvigorente southern e ne viene fuori una versione superiore anche a quella ottima che fecero i Deep Purple. How many times e Backdoor Plan sono due eccellenti brani originali firmati dal produttore Larry Goad, sempre ottime vibrazioni sudiste con chitarre slide, organo, batteria e percussioni a coadiuvare le ottime performances vocali di Shearon.

Carolina Wind è una bella ballata in puro stile country che omaggia la grande Marshall Tucker Band ma ricorda anche gli Eagles degli esordi, come la girate comunque molto bella. Rimanendo in territori MTB, la cover del brano di Toy Caldwell Bound And Determined è poderosa e vibrante con un groove irresistibile e Jimmy Hall che ancora una volta si conferma uno dei più bravi vocalist americani.

Senza citarle tutte non c’è una canzone di qualità meno che ottima, quindi per appassionati e non il vecchio Sud cavalca ancora, grande musica.

Bruno Conti