Da Una Costola Degli Allman Brothers Vennero I Sea Level – Live In Chicago 1977

sea level live in chicago 1977

Sea Level – Live In Chicago 1977 –Live Wire 

Nel 1976, a seguito di varie tensioni interne tra i membri della band, si scioglievano una prima volta gli Allman Brothers (poi di nuovo insieme dal 1979 al 1981). Nell’interregno, tre componenti del gruppo, Chuck Leavell, Lamar Williams e Jaimoe, pensarono di dare vita ad una nuova formazione chiamata We Three, optando poi, con l’aggiunta dell’ottimo chitarrista Jimmy Nalls, per il nome Sea Level.  Già in quell’anno fecero molti tour, poi pubblicando l’anno successivo per la Capricorn il loro album di debutto omonimo, seguito, sempre nel 1977, da un ampliamento della band a sette elementi e la pubblicazione di Cats On the Coast, che con il successivo On The Edge è stato ristampato in CD come un twofer dalla Real Gone Music. Il primo omonimo album, quello più bello, a mio parere, era uscito in CD bervemente a fine anni ’90 per la Capricorn, ma è sparito da tempo: proprio da quel disco viene gran parte del materiale contenuto in questo Live In Chicago 1977, il solito broadcast radiofonico registrato nel luglio di quell’anno, inciso veramente benissimo e con un repertorio che riprende anche alcuni brani della Allman Brothers Band, con versioni notevoli di Statesboro Blues e Hot ‘Lanta, oltre ad altre escursioni nel blues con Hideaway e I’m Ready.

 

Per il resto si tratta perlopiù di brani strumentali con la band che usa uno stile che fonde un jazz-rock più “umano” di quello di gruppi come i Return To Forever di Chick Corea o gli Eleventh House di Larry Coryell, con il classico southern del gruppo madre, grazie al virtuosismo spinto dei vari componenti della formazione. Lamar Williams era un bassista formidabile, che unito al drive inarrestabile di Jay Johanny Johanson (sarebbe Jaimoe con il suo vero nome per esteso), consentiva ai due solisti, Chuck Leavell, tuttora uno dei tastieristi migliori e più ricercati in ambito rock (chiedere agli Stones) e Jimmy Nalls, chitarrista sottovalutato, ma di grande valore, di dare libero sfogo alle loro capacità, senza eccedere troppo in un virtuosismo fine a sé stesso, diciamo il giusto. Si parte con una scintillante Tidal Wave dove l’intrecciarsi tra il liquido piano elettrico di Leavell, che si rifà molto al sound di Chuck Corea e la chitarra fantastica di Nalls, ricordano proprio i citati Return To Forever, anche se con un approccio meno cerebrale e più rock, anche vicino alle fughe strumentali degli Allman. E pure Rain In Spain ha quell’aura spagnoleggiante tipica del grande Chick e del suo socio dei tempi Al Di Meola, e comunque, se suonavano i ragazzi! Scarborough Fair, sempre tratta dal primo album è la ripresa di quel pezzo tradizionale, che tutti conosciamo nella versione di Simon & Garfunkel, sognante e delicata come si addice al pezzo, anche se la chitarra di Nalls è sempre pungente e la sezione ritmica indaffaratissima.

Si rimane nell’ambito dei pezzi strumentali con una cover fantastica della classica Hideaway di Freddie King che ci riporta al classico blues-rock della band di provenienza, come pure una vorticosa Hot ‘Lanta dove le tastiere magiche di Leavell si sostituiscono alla solista di Duane Allman in uno sfoggio di forza e bravura, prima di lasciare spazio al riff ricorrente del brano poi sviluppato in modo eccellente da Nalls. La lunga Patriotic Flag Weaver (quasi 10 minuti), con i suoi ritmi tra il marziale e il jazzato, rivisita l’inno nazionale a tempo di rock, con una lunga parentesi delle tastiere di Leavell nella parte centrale. Anche con Gran Larceny rimaniamo sempre in questo ambito jazz-rock virtuosistico per poi lasciare spazio al leggendario riff di Statesboro Blues, con Jimmy Nalls alla slide e la voce umana che fa la sua prima gradita apparizione in un concerto per il resto tutto strumentale, gran bella versione, ricca di grinta e stamina, e niente male anche la vorticosa Midnight Pass che ricorda i classici brani strumentali di Dickey Betts per gli Allmans. Si chiude a tempo di blues con I’m Ready, il pezzo del vecchio Muddy Waters che non manca di alzare la quota emotiva del concerto. Bella serata, preservata in modo perfetto per i posteri.

Bruno Conti