Proseguono Le Ristampe Deluxe “Random” Degli Stones Con Uno Dei Loro Dischi Più Sottovalutati. The Rolling Stones – Goats Head Soup

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The Rolling Stones – Goats Head Soup – Rollig Stone Records/Polydor/Universal CD – LP – 2CD Deluxe – 2 LP – 4LP – Super Deluxe 3CD/BluRay Box Set

Le ristampe in versione deluxe degli album che i Rolling Stones hanno pubblicato per la loro etichetta personale (quindi dal 1971 in poi) non hanno mai seguito un criterio cronologico, e neppure si sono basate su anniversari speciali: si è partiti nel 2010 con Exile On Main Street, seguito un anno dopo da Some Girls, entrambi in versione doppia, mentre nel 2015 è uscito il primo cofanetto, inerente a Sticky Fingers. Ora è la volta della riedizione, già annunciata da qualche mese, di Goats Head Soup, album del 1973 che negli anni è stato più volte indicato come disco minore nell’ambito della discografia delle Pietre. Io non sono d’accordo, in quanto stiamo parlando di un ottimo album di rock’n’roll nella più pura tradizione dei nostri, che all’epoca aveva avuto la sfortuna di uscire dopo quattro dischi da cinque stelle pubblicati uno di fila all’altro (caso più unico che raro nella storia della musica), cioè Beggars Banquet, Let It Bleed ed appunto Sticky Fingers ed Exile On Main Street. Ed io ci metterei pure Get Yer Ya Ya’s Out, che nel 1970 aveva inaugurato la stagione dei grandi album dal vivo dei seventies.

Non dimentichiamo che in questo periodo i nostri erano in stato di grazia ed avevano tra le loro fila Mick Taylor, cioè il miglior chitarrista che abbiano mai avuto; in più, in Goats Head Soup Mick Jagger e soci erano coadiuvati da ben tre pianisti della Madonna (Nicky Hopkins, Billy Preston e Ian Stewart), oltre che dai fiati di Bobby Keys, Jim Horn e Chuck Finley, il tutto sotto la produzione attenta di Jimmy Miller. La ristampa odierna esce in ben sei configurazioni diverse, ma mi soffermerei sulle più interessanti: quella in doppio CD (o doppio LP), ed il solito cofanetto Super Deluxe con libro accluso che contiene tre CD ed un BluRay poco interessante in quanto presenta l’album originale in due differenti configurazioni audio ed i video di tre canzoni (ed esiste anche la controparte del box in quadruplo LP). Goats Head Soup (inciso originariamente tra Giamaica, Los Angeles e Londra ed oggi remixato ex novo da Giles Martin, figlio del grande George) è il disco di Angie, una delle ballate più famose dei cinque, molto popolare anche dalle nostre parti, che stranamente ha sempre incontrato l’ostracismo dei critici più integralisti (a me è sempre piaciuta assai).

Gli altri due pezzi più noti, ancora oggi ripresi saltuariamente dal vivo, sono il rock-blues appicicaticcio Dancing With Mr. D. e l’adrenalinico funk-rock Doo Doo Doo Doo Doo (Heartbreaker); ma poi c’è 100 Years Ago che è una splendida rock ballad dal caldo suono di stampo sudista, lo slow Coming Down Again (in cui Jagger duetta con Keith Richards), che ha poco da invidiare ad Angie, il puro rock’n’roll di Silver Train con la slide tagliente di Taylor, il cadenzato e godereccio blues pianistico Hide Your Love, l’intensa Winter, una ballatona elettrica sullo stile di Sway, la corale e vagamente psichedelica Can You Hear The Music e la diretta ed irresistibile Star Star, che risente dell’influenza di Chuck Berry.

Il secondo CD accluso in questa riedizione, a differenza di quelli aggiunti alle ristampe di Exile On Main Street e Some Girls che contenevano in pratica un intero disco inedito, presenta solo tre brani mai sentiti prima ma per il resto troviamo sette pezzi che, pur gradevoli, si possono definire riempitivi di lusso. Il dischetto si apre con Scarlet, che degli Stones vede presenti solo Jagger e Richards in quanto il terzo chitarrista e nientemeno che Jimmy Page e la sezione ritmica di Bill Wyman e Charlie Watts è sostituita dall’ex Traffic e Blind Faith Rick Grech e dal batterista Bruce Rowland, che all’epoca era appena entrato nei Fairport Convention: Scarlet è un brano funkeggiante, vibrante e robusto e dal buon refrain corale, che è anche dotato di un ottimo approccio chitarristico (e ci mancherebbe). All The Rage e Criss Cross sono due sanguigni e coinvolgenti rock’n’roll come solo i nostri sanno fare (più countreggiante il primo, più “sporco” ed annerito il secondo), ed è strano che i cinque non li abbiano mai ripresi in seguito. Il resto del CD inizia con un interessante demo per voce e piano (suonato da Hopkins) di 100 Years Ago e prosegue con le versioni strumentali, che in realtà sono delle backing tracks, di Dancing With Mr. D., in cui possiamo apprezzare maggiormente il gran lavoro di Taylor alla slide, e di Heartbreaker.

Chiudono il dischetto quattro mix alternativi (tre dei quali preparati dal grande Glyn Johns nel 1973 ma mai utilizzati) di Hide Your Love, Dancing With Mr. D., Doo Doo Doo Doo Doo e Silver Train, che non aggiungono granché alle versioni conosciute. Ed eccoci al terzo CD, che è esclusivo per il box e che quindi per averlo dovete spendere circa cento euro in più: si tratta del famoso concerto dell’ottobre 1973 a Bruxelles già pubblicato in passato solo come download dai nostri col titolo Brussels Affair, e finora disponibile su CD solo in una rara edizione giapponese (che personalmente possiedo, e quindi stavolta mi sono risparmiato il salasso accontendandomi della versione doppia). Io ho sempre avuto grande rispetto dei soldi altrui (ancora di più in questo momento complicato), ma se dovessi fare un discorso puramente musicale vi direi senza remore di accaparrarvi il cofanetto, dal momento che in quegli anni gli Stones avevano forse raggiunto il loro picco assoluto per quanto riguarda le performance dal vivo (Ladies And Gentlemen docet), e questo Brussels Affair conferma la tendenza affermandosi come uno dei migliori live album di sempre dei nostri.

Un concerto esplosivo ed adrenalinico nel quale la furia rocknrollistica del quintetto viene fuori alla grandissima, e che con la scusa della ristampa di Goats Head Soup mi sono andato a risentire più che volentieri. Già l’uno-due iniziale di Brown Sugar e Gimme Shelter è micidiale, ma poi arriva una travolgente Happy (perfino Richards canta bene) ed una delle migliori Tumbling Dice mai sentite. E’ la volta di quattro estratti da Goats (Star Star, Dancing With Mr. D., Doo Doo Doo Doo Doo ed Angie), che stanno benissimo anche in mezzo a classici senza tempo: Angie, poi, è forse meglio di quella in studio. Una splendida You Can’t Always Get What You Want precede una monumentale Midnight Rider, che già allora era un tour de force irresistibile ed un magnifico showcase per la tecnica chitarristica di Taylor. Dopo una Honky Tonk Women coinvolgente al massimo il finale è di quelli che lasciano senza fiato, una sequenza al fulmicotone formata da All Down The Line, Rip This Joint, Jumpin’ Jack Flash e Street Fighting Man: non c’è Satisfaction ma non importa, il concerto rimane da cinque stelle, ed è un valido incentivo per “svenarsi” un pochino ed accaparrarsi il cofanetto.

Marco Verdi

Di Nuovo Disponibile Dopo 20 Anni Questa Fantastica Super Session, E A Soli 10 Euro. Jimmy Rogers All Stars Band – Blues Blues Blues

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Jimmy Rogers All-Stars Band – Blues Blues Blues – Atlantic Recording Co.

Non è un disco nuovo, neppure una ristampa, semplicemente, seguendo le politiche commerciali della case discografiche, questo CD è stato inserito in serie economica ed è di nuovo disponibile ad un prezzo intorno ai 10 euro. Quindi se ve lo siete perso al primo giro è l’occasione giusta per rimediare. Titolo e “nome della band” aiutano, ma per approfondire, si tratta di una serie di sessions che nel 1997 il produttore John Koenig (con il boss Ahmet Ertegun come supervisore) organizzò per rendere omaggio ad uno dei grandi nomi del blues in una di quelle Super Session che da sempre vengono realizzate, come occasioni di incontro tra maestri e i loro discepoli. Pensate a Father And Sons, il disco di Muddy Waters con Butterfield e Bloomfield, oppure a Hail! Hail! Rock’n’Roll, il disco ed anche un film, realizzato da Keith Richards per omaggiare Chuck Berry, con la partecipazione di Clapton, Cray, Etta James, Linda Ronstadt, ma sono solo un paio di esempi. In seguito, dagli anni 2000 in avanti questi eventi si sono intensificati, ma nel 1998/99 quando veniva pubblicato questo CD non erano così frequenti.

Jimmy Rogers è stato il chitarrista della Muddy Waters Band dal 1947 al 1954, negli anni in cui insieme a Muddy e Little Walter formò uno dei primi Power Trios della storia, ma anche l’autore di That’s All Right, uno dei suoi primo successi nel 1950 e Walking By Myself nel 1954, di Ludella ed anche di una delle varie configurazioni di Sweet Home Chicago. Nel 1997, quando iniziarono le registrazioni del disco, Rogers (o J.A. Lane, il suo vero nome, il figlio è Jimmy D. Lane) era già ammalato di un tumore al colon, e sarebbe morto a dicembre, prima del completamento dell’album, ma Koenig lo portò a termine: se già avete il disco sapete di cosa parliamo, se no, ed è il motivo per averlo, nel disco suonano Eric Clapton, Taj Mahal, Kim Wilson dei Fabulous Thunderbirds, Mick Jagger e Keith Richards, Jimmy Page e Robert Plant, e pure Stephen Stills. Non vi bastano? Ci sono anche Jeff Healey, Johnnie Johnson al piano, il figlio di Rogers Jimmy D. Lane, Carey Bell, un pezzo da novanta delle 12 battute come Lowell Fulson, accompagnati dalla sezione ritmica abituale di Jimmy, Freddie Crawford al basso e Ted Harvey alla batteria.

Rogers, nonostante la malattia, è presente in tutti i 12 pezzi a voce e chitarra, e i nomi importanti, come Clapton e Jagger& Richards, ci sono in tre canzoni ciascuno, Stephen Stills in un paio, Kim Wilson suona l’armonica in sei tracce, alternandosi con Bell e Taj Mahal. Il risultato è un disco vibrante, fresco e pimpante, con tutti gli artisti che se la godono un mondo: prendete la conclusiva Gonna Shoot You Right Down (Boom Boom), un mix del pezzo di Rogers e quello di John Lee Hooker, adattato da Koenig (che ha fatto un notevole lavoro complessivo, visto che l’album ha un suono splendido) dove troviamo, insieme, Plant e Page ed Eric Clapton, che se le suonano e se le cantano di santa ragione, con Johnson al piano e Bell all’armonica che rispondono alla grande, in una versione turbinosa dove Rogers dimostra di avere ancora una voce di grande potenza e fascino. Ma tutto il disco è fantastico: dall’iniziale puro Chicago Blues di Blow Wind Blow di Muddy Waters, con Jeff Healey alla seconda voce ed alla chitarra, con una serie di assoli feroci, sempre con Wilson e Johnson sul pezzo, lo slow Blues All Day Long, sempre di Rogers, con Clapton che fa il “Manolenta” della situazione.

Jagger e Richards che tornano alle origini del suono degli Stones con una sanguigna Trouble No More di Mastro Muddy, un vispo Taj Mahal che duetta a due voci con Jimmy in una briosa Bright Lights, Big City, oltre a suonare l’armonica, Lowell Fulson in una sontuosa Ev’ry Day I Have The Blues, Stephen Stills canta con Rogers una canonica Sweet Home Chicago e poi regala un feroce assolo https://www.youtube.com/watch?v=Tej-ZR9hr5o , Mick’n’Keith tornano per una esuberante e stonesiana Don’t Start Me To Talkin’ e per la vivace Goin’ Away Baby, Slowhand tiene fede al suo soprannome nella cadenzata That’s All Right dove ci regala un assolo dei suoi, in Ludella Rogers e Mahal gigioneggiano da par loro e Stephen Stills con Worried Life Blues ritorna ai fasti della vecchia Super Session con Bloomfield e Kooper https://www.youtube.com/watch?v=wT6UBkr3Y_Y . E tutto questo per soli dieci euro, devo aggiungere altro?

Bruno Conti

Tornano Le Ristampe Degli Stones, Il 4 Settembre E’ Prevista L’Uscita Di Goats Head Soup

rolling stones goat's head soup box

Rolling Stones – Goats Head Soup – Rolling Stones/Universal – CD – 2 CD Deluxe – 1 LP – 2 LP Deluxe – 4 LP Superdeluxe – 3 CD + 1 BD Superdeluxe – 04-09-2020

Dopo un lungo stop causa Covid tornano ad uscire le ristampe potenziate e con versioni anche Superdeluxe di diversi album, per cui riprendo sul Blog i Post di anticipazione delle suddette pubblicazioni. Ce ne sono anche un paio in uscita il 31 luglio di cui vi riferirò nei prossimi giorni, in attesa delle successive recensioni approfondite.

rolling stones goat's head soup 2 cd

Per iniziare partiamo con la ristampa di Goats Head Soup, l’album dei Rolling Stones che ha già creato parecchio interesse, sia sulla stampa che in TV, perché da ieri 22 luglio circola il video di Scarlet, la canzone nella quale partecipa Jimmy Page dei Led Zeppelin (e Rich Grech dei Blind Faith, e prima ancora dei grandi Family), in una rara e finora inedita collaborazione con gli Stones registrata nel 1974..

Ma procediamo con ordine. Anche se Jagger/Richards e soci stanno invece procedendo in ordine sparso con queste ristampe, e anche con con i dischi della serie From The Vault: in effetti Goats Head Soup, album del 1973 prosegue la cronologia degli album usciti per la Rolling Stones Records, dopo Sticky Fingers ed Exile on Main St., il penultimo con la presenza di Mick Taylor, benché nel frattempo sia già stato ristampato Some Girls del 1978 e le ristampe, poche con interessanti aggiunte, del periodo Decca, escano, per dirla in latino “ad mentula canis”, o se preferite “alla c…o di cane”. Anche questo album, nella versione Superdeluxe, sulla carta è molto interessante, perché nel terzo CD prevede la presenza di Brussels Affair, uno dei concerti più belli appunto del tour 1973: peccato però che chi ha comprato la versione giapponese del box in DVD+ 3CD della serie From The Vault The Marquee Club Live 1971, uscita nel 2015, si è trovato come Bonus proprio il concerto belga. E dato che i fans degli Stones che hanno acquistato questa costosa edizione nipponica non sono pochi, si troveranno davanti al dillemma se acquistare la Superdeluxe che indicativamente prevede un esborso tra i 110 e i 120 euro, visto però che nella confezione per la prima volta c’è un bellissimo librone rilegato di 120 pagine, ricco di foto e saggi creati ad uopo, oltre a quattro poster e uno foto del “brodo di caprone”, che vedete effigiate ad inizio post.

rolling stones from the vault marque club 1971

Comunque sotto trovate i contenuti completi del megacofanetto, ricordando come sempre che i più “poveri” si possono accontentare del doppio CD Deluxe, in ogni caso ricco di materiale raro, tra cui le 3 canzoni inedite: una è Scarlet, l’altra Criss Cross, e la terza All The Rage. Per gli audiofili c’è anche il Blu-ray con le versioni audio in alta definizione e 5.1, oltre ai tre video dell’epoca.

Tracklist
[CD1: Original Album – 2020 Stereo Mix]
1. Dancing With Mr D
2. 100 Years Ago
3. Coming Down Again
4. Doo Doo Doo Doo Doo (Heartbreaker)
5. Angie
6. Silver Train
7. Hide Your Love
8. Winter
9. Can You Hear The Music
10. Star Star

[CD2: Rarities & Alternative Mixes]
1. Scarlet
2. All The Rage
3. Criss Cross
4. 100 Years Ago (Piano Demo)
5. Dancing With Mr D (Instrumental)
6. Heartbreaker (Instrumental)
7. Hide Your Love (Alternative Mix)
8. Dancing With Mr D (Glyn Johns 1973 Mix)
9. Doo Doo Doo Doo Doo (Heartbreaker) (Glyn Johns 1973 Mix)
10. Silver Train (Glyn Johns 1973 Mix)

[CD3: ‘The Brussels Affair – Live 1973’]
1. Brown Sugar
2. Gimme Shelter
3. Happy
4. Tumbling Dice
5. Star Star
6. Dancing With Mr D
7. Doo Doo Doo Doo Doo (Heartbreaker)
8. Angie
9. You Can’t Always Get What You Want
10. Midnight Rambler
11. Honky Tonk Women
12. All Down The Line
13. Rip This Joint
14. Jumpin’Jack Flash
15. Street Fighting Man

[Blu-ray: Dolby Atmos, 96kHz/24-bit High Resolution Stereo, & 96kHz/24-bit DTS-HD Master Audio 5.1 Mixes]
1. Dancing With Mr D
2. 100 Years Ago
3. Coming Down Again
4. Doo Doo Doo Doo Doo (Heartbreaker)
5. Angie
6. Silver Train
7. Hide Your Love
8. Winter
9. Can You Hear The Music
10. Star Star
+ Original Videos: Dancing With Mr D, Silver Train & Angie

Forse non un capolavoro assoluto, ma ancora un ottimo album degli Stones. Come detto a settembre approfondiamo con Marco, nel frattempo alla prossima.

Bruno Conti

P.S. Ovviamente la versione giapponese di From The Vault The Marquee Club Live 1971 è fuori produzione, per rimanere in latino, da illo tempore.

Sia Pure “In Ritardo”, Ma Non Poteva Mancare Un Suo Nuovo Album Nel 2019! Joe Bonamassa – Live At The Sydney Opera House

joe bonamassa live at sydney opera house

Joe Bonamassa – Live At The Sydney Opera HouseMascot/Provogue

Immagino che tutti, come me, foste in trepida attesa di notizie di Joe Bonamassa: scherzo, ma non troppo, stiamo arrivando alla fine del 2019 ed il chitarrista newyorchese al momento non aveva ancora annunciato nessuna pubblicazione discografica per l’anno in corso, dopo che nel 2018, il linea con la sua cospicua discografia, erano usciti ben tre album, l’ultimo Redemption, pubblicato a ottobre https://discoclub.myblog.it/2018/09/17/ormai-e-una-garanzia-prolifico-ma-sempre-valido-ha-fatto-tredici-joe-bonamassa-redemption/ . Persino la sua casa discografica, nell’annunciare il nuovo disco di Joe (perché sta per uscire, ebbene sì, il prossimo 25 ottobre), ci ha scherzato sopra: anche se si tratta di una uscita “strana”, un disco dal vivo, e fin lì niente di inusuale, però registrato ben tre anni fa, nel settembre del 2016, quindi nel tour di Blues Of Desperation, pochi mesi prima del concerto londinese per British Blues Explosion Live. E la cosa più strana è che non si tratta del concerto completo alla Sydney Opera House del 30 settembre del 2016, non ne esistono versioni Deluxe (se non consideriamo il vinile che ha un brano in più) e neppure edizioni in DVD, anche se cercando in rete risulta sia stato filmato.

Peccato perché la location è suggestiva, si tratta di una sala da concerto eletta dall’UNESCO tra i patrimoni dell’umanità, dove spesso si svolgono concerti epocali per la musica down under: ho investigato ulteriormente e ho visto che oltre a Livin’ Easy, che è la bonus del doppio vinile, Bonamassa nella parte finale del concerto, non documentata nel CD, ha eseguito una serie di cover rare e sfiziose, Little Girl di John Mayall, Angel Of Mercy di Albert King, If I’m in Luck I Might Get Picked Up, una cover di Betty Davis cantata da Mahalia Barnes, Boogie Woogie Woman di B.B. King, How Many More Times dei Led Zappelin e Hummingbrid di Leon Russell. Sarebbe stato un concerto sontuoso, così è “solo” un bel concerto, perché comunque dal vivo il nostro è sempre una vera forza della natura, ed è accompagnato dalla sue eccellente band, con Reese Wynans alle tastiere, Michael Rhodes  la basso, Anton Fig alla batteria, le sezione fiati con Paulie Cerra e Lee Thornburg, e i vocalist di supporto Juanita Tippins, Gary Pinto e la citata Barnes.

Nove brani con una durata media tra i sette e gli otto minuti, oltre a Love Ain’t A Love Song che supera i dieci, quindi ampio spazio per l’improvvisazione e per le scorribande chitarristiche di un Bonamassa in grande serata, che comunque difficilmente, se non mai, dal vivo delude: sono ben sette brani (più la bonus track) gli estratti da Blues Of Desperation, più il lungo brano ricordato, che viene da Different Shade Of Blue, ed una bellissima cover di Florida Mainiline da 461 Ocean Boulevard di Eric Clapton, fiatistica e gagliarda, dal periodo rock’n’soul di Manolenta, con grande assolo di Wynans all’organo e uno fantastico lunghissimo e fluido di un Joe straripante, degno epigono claptoniano. Per il resto l’iniziale This Train cita nel prologo strumentale Locomotive Breath dei Jethro Tull, poi la band inizia a macinare musica alla grande e il nostro rilascia un altro assolo formidabile, Mountain Of Climbing, anche se non ha la doppia batteria della versione in studio, è comunque rocciosa e riffata, molto alla Led Zeppelin, anche Drive ha questo afflato zeppeliniano, inizio lento e guardingo, poi un crescendo tipo Houses Of The Holy, ma con i fiati e le tastiere quasi jazzate e liquide, prima del solito solo tiratissimo.

La citata  Love Ain’t A Love Song è il tour de force del concerto, una esplosione di energia e forza dirompente, con le coriste impegnatissime come pure i fiati sincopati e il piano elettrico, fino ad un assolo che parte lento e poi prende energia nella parte finale, How Deep This River Runs, più lenta e scandita è un’altra piece de resistance con la chitarra che imperversa. Della cover di Clapton abbiamo detto, The Valley Runs Low con Joe al bottleneck è una bella soul ballad malinconica ed avvolgente, con Blues Of Desperation siamo di nuovo dalle parti degli Zeppelin, direi periodo Kashmir, anche se l’uso dei fiati lo diversifica da quel sound, benché l’assolo, ancora con uso slide, è molto Jimmy Page. A chiudere un altro ottimo disco dal vivo No Place For Lonely, una lirica hard blues ballad che rende omaggio allo stile di Gary Moore, con un assolo finale da urlo.

Bruno Conti

Novità Prossime Venture 15. Un Concerto “Sconosciuto” Sino Ad Oggi: Jimmy Page And Friends – Tribute To Alexis Korner: Live, Nottingham 1984

jimmy page and friends tribute to alexis korner

Jimmy Page And Friends -Tribute To Alexis Korner: Live, Nottingham 1984- 2CD -Angel Air UK – 27-09-2019

Di questo concerto ero venuto a conoscendo perché “surfando” per la rete a caso, mi ero imbattuto qualche anno fa su YouTube in un video postato dal presunto proprietario del nastro, che cercava una etichetta per pubblicare il tributo nella sua interezza, ma stranamente nessuno era interessato, considerando l’importanza degli artisti coinvolti, anche se ha circolato un bootleg di qualità sonora scarsa.

Siamo a giugno 1984, Alexis Korner era morto il 1 gennaio di quell’anno a causa di un cancro, e Ian Stewart ed alcuni altri artisti illustri avevano deciso di organizzare una serata dedicata alla raccolta fondi per la ricerca di cure sul cancro e nello stesso tempo rendere omaggio ad uno dei “grandi padri bianchi” del blues britannico, che era quello che per primo li aveva scoperti e lanciati. E quando il 5 giugno al Club Palais Ballroom di Nottingham uniscono la loro forze i Rocket 88, l”ultima band di Korner, in cui militavano tra gli altri la grande vocalist Ruby Turner,  proprio il pianista onorario degli Stones Ian Stewart, che come detto era anche l’organizzatore della serata, e il sassofonista dei Colosseum Dick-Heckstall Smith, mentre gli ospiti più importanti erano Jimmy Page alla solista, Jack Bruce al basso e alla voce, Paul Jones, voce e armonica, e Charlie Watts alla batteria, che per l’occasione, con divertente gioco di parole si autodefiniscono la Alexis Light Orchestra, in omaggio al loro vecchio mentore. Il tutto venne mandato in onda per radio.

Alla fine qualcuno ha deciso di pubblicare questo concerto e il 27 settembre la Angel Air farà uscire un doppio CD, il cui contenuto completo è quello che leggete sotto.

.CD1]
1. Intro
2. Sweet Home Chicago
3. When It All Comes Down
4. Early Morning Groove
5. Introducing The Band
6. Bring It On Home
7. How Long Blues
8. Blue Monday
9. Let The Good Times Roll
10. Stormy Monday
11. Splanky
12. Big Boss Man

[CD2]
1. My Country Man
2. Million Dollar Secret
3. River’s Invitation
4. Jimmy Page Jam
5. Money’s Getting Cheaper
6. King Of All I Survey
7. Got My Mojo Working
8. Every Day I Have The Blues
9. Encore Intro
10. Hoochie Koochie Man

A giudicare da quel famoso filmato, con il bis finale corale della serata. solo con la parte audio, la qualità sonora sembra quella di un buon broadcast radiofonico, verificheremo alla uscita.

Bruno Conti

Ancora Un Paio Di Ristampe “Primaverili”: Marvin Gaye – You’re The Man & Box Ronnie Lane – Just For A Moment: Music 1973-1997

marvin gaye you're the man

Ancora un paio di ristampe sfiziose in uscita nei prossimi mesi.

Marvin Gaye – You’re The Man – Tamla Motown/Universal – 26-04-2019

Esce, domani la versione in vinile, e il prossimo 26 aprile in CD, questo album “inedito” del 1972 di Marvin Gaye, trovato negli archivi della sua storica etichetta, la Tamla Motown. In effetti il contenuto è abbastanza ibrido: secondo la casa discografica questo You’re The Man doveva essere il seguito del suo capolavoro assoluto What’s Going On, ma per vari motivi non fu pubblicato all’epoca. Quindi non si dovrebbe parlare di ristampa ma di “nuovo”album: ci sono tre canzoni remixate oggi da tale SaLaAM ReMi, che comunque non sono per niente male, una versione lunga di quello che doveva essere un singolo natalizio mai pubblicato e il lato B strumentale, oltre ad otto brani previsti per il disco originale e qualche altra chicca assortita.

Ecco la lista completa dei contenuti.

1. You’re The Man
2. The World Is Rated X
3. Piece Of Clay
4. Where Are We Going?
5. I’m Gonna Give You Respect
6. Try It, You’ll Like It
7. You Are That Special One
8. We Can Make It Baby
9. My Last Chance (Salaam Remi Mix)
10. Symphony (Salaam Remi Mix)
11. I’d Give My Life For You (Salaam Remi Mix)
12. Woman Of The World
13. Christmas In The City (Instrumental)
14. You’re The Man (Version 2)
15. I Want To Come Home For Christmas
16. I’m Going Home (Move)
17. Checking Out (Double Clutch)

Sembra molto interessante, d’altronde Gaye è stato uno dei veri grandi della soul music, quindi ristampa o nuovo album, come vogliamo chiamarlo, si tratta di un piccolo evento per gli amanti della buona musica nera. Il disco esce per il 60° Anniversario della Motown e per l’80° dalla nascita di Marvin Gaye, che sarebbe stato il 2 aprile.

ronnie lane box

Ronnie Lane – Just For A Moment: Music 1973-1997 – Box 6 CD Universal – 17-05-2019

Ronnie Lane è sempre stato il “perfetto gregario”, uno dei più grandi della storia del rock, prima negli Small Faces, scudiero di Steve Marriott, poi nei Faces spalla di Rod Stewart. Ma ha avuto anche una lunga e gloriosa (pur se con i mille problemi legati alla sua salute) carriera solista, che ora viene celebrata con questo bel cofanetto che raccoglie il meglio della sua produzione, ed è arricchito da molto materiale raro ed inedito.

Come vedete dall’immagine riportata sopra si tratta di un cofanetto da 6 CD, il cui contenuto dei primi quattro dischetti è relativo agli album pubblicati da Lane negli anni ’70:ovvero Anymore For Anymore, Ronnie Lane’s Slim Chance, One For the Road, See Me. ognuno arricchito da moltissime bonus tracks, demos, inediti, rarità, BBC Sessions, anche diversi brani dal vivo, nonché parecchie canzoni estratte dalle collaborazioni con Ron Wood Mahoney’s Last Stand Rough Mix con Pete Townshend, quest’ultimo registrato quando a Ronnie era già stata diagnosticata la sclerosi multipla, intorno al 1977.

Il quinto CD riporta registrazioni degli anni ’80, tra cui il Rockpalast del 3 marzo 1980, ma anche altre sessions, demo ed outtakes, tra cui alcune canzoni inedite, in parte registrate nel 1976 e 1977. Il sesto ed ultimo CD copre la parte americana della sua carriera, quando Lane si trasferì nel 1984 ad Austin in Texas, dove il clima era migliore per la sua malattia, ma ci sono anche pezzi registrati dal vivo in Giappone, il tutto è inciso tra il 1987 e il 1992.

Comunque ecco la lista completa dei contenuti del Box.

[CD1: Anymore For Anymore]

1. Careless Love
2. Don’t You Cry For Me
3. Bye And Bye (Gonna See The King)
4. Silk Stockings
5. The Poacher
6. Roll On Babe
7. Tell Everyone
8. Amelia Earhart’s Last Flight
9. Anymore For Anymore
10. Only A Bird In A Gilded Cage
11. Chicken Wired
Bonus Tracks:
12. How Come [Single]
13. Done This One Before [Single B-Side]
14. From The Late to the Early
15. Just For A Moment
16. How Come [Alternate Studio Take]
17. Ooh La La [BBC John Peel Session 11/12/1973]
18. Debris [BBC In Concert 23/04/1974]
19. Flags And Banners [Live At The Thames Hotel 11/12/1973]
20. Last Orders [Live At The Thames Hotel 11/12/1973]
21. I’ll Fly Away

[CD2: Ronnie Lane’s Slim Chance]
1. Little Piece Of Nothing
2. Stone
3. A Bottle Of Brandy
4. Street Gang
5. Anniversary
6. I’m Gonna Sit Right Down And Write Myself A Letter
7. I’m Just A Country Boy
8. Ain’t No Lady
9. Blue Monday
10. Give Me A Penny
11. You Never Can Tell
12. Tin And Tambourine
13. Single Saddle
Bonus Tracks:
14. Brother Can You Spare A Dime? [Island Single]
15. What Went Down (That Night With You) [Island Single]
16. Lovely Single [B-Side]
17. Roll On Babe [BBC Live In Concert 13/12/1974]
18. Sweet Virginia [BBC John Peel Session 19/11/1974]
19. Walk On By [BBC Live In Concert 12/02/1976]
20. You’re So Rude [Live Victoria Palace 16/03/1975]
21. From The Late To The Early (Lost) / How Come [Live Victoria Palace 16/03/1975]
22. What Went Down (That Night With You) [Island Single Outtake]

[CD3: One For The Road]
1. Don’t Try ‘N’ Change My Mind
2. 32nd Street
3. Snake
4. Burnin’ Summer
5. One for the Road
6. Steppin’ an’ Reelin’ (The Wedding)
7. Harvest Home
8. Nobody’s Listening
9. G’Morning
Bonus Tracks:
10. April Fool
11. Annie
12. Nowhere to Run
13. Silly Little Man
14. Catmelody
15. Last Orders (Well Well Hello, Slow Version)
16. Lonely
17. Under My Nose
18. Feeling Like A Lion
19. Going West

[CD4: See Me]
1. One Step
2. Good Ol’ Boys Boogie
3. Lad’s Got Money
4. She’s Leaving
5. Barcelona
6. Kuschty Rye
7. Don’t Tell Me Now
8. You’re So Right
9. Only You
10. Winning With Women
11. Way Up Yonder
Bonus Tracks:
12. Three Cool Cats See Me [Outake]
13. The Wanderer [The R ‘N’ B Sessions]
14. Rocket ’69 [The R ‘N’ B Sessions]
15. The Joint Is Jumpin’ [The R ‘N’ B Sessions]
16. Annie Had A Baby [The R ‘N’ B Sessions]
17. Pisshead Blues [Fishpool Sessions]
18. Barcelona [Demo]
19. Three Cool Cats [Demo]

[CD5]
1. Rats Tales (Catmelody) [Live At Rockpalast 03/03/1980]
2. Flags and Banners [Live At Rockpalast 03/03/1980]
3. Annie Had A Baby [Live At Rockpalast 03/03/1980]
4. How Come [Live At Rockpalast 03/03/1980]
5. You’re So Rude [Live At Rockpalast 03/03/1980]
6. Lad’s Got Money [Live At Rockpalast 03/03/1980]
7. Kuschty Rye [Live At Rockpalast 03/03/1980]
8. Man Smart, Women Smarter [Live At Rockpalast 03/03/1980]
9. Debris (Ronnie Lane’s Big Dipper) [Live Capital Radio 29/05/1981]
10. Around The World (Grow Too Old) [Fishpool Sessions 1977]
11. Last Night [Fishpool Sessions 1977]
12. All Or Nothing [BBC John Peel 15/01/1976]
13. Bombers Moon [The Merton Sessions Early ’81]
14. Last Tango In Nato [The Merton Sessions Early ’81]
15. Silly Little Man [Fishpool Sessions]
16. She’s Leaving (I Can Hear Her Singing) [Demo]
17. Lovely [Outtake]
18. Rats Tales (Catmelody) [Fishpool Sessions]

[CD6]
1. Ooh La La [Live In Texas / 1988]
2. Rio Grande (Bombers Moon) [Live In Texas]
3. Nowhere To Run [Live KLBJ 12/89]
4. Annie [LIVE KLBJ 14/02/89]
5. Buddy Can You Apare A Dime? [KLBJ 22/12/87]
6. You’re So Rude [Live At KUT 1988]
7. Dirty Rice (Featuring The Tremors With Bobby Keys) [The Back Room Austin May 12 1987]
8. Winning With Women [KUT 1988]
9. Ooh La la [Live In Texas / 1987]
10. Don’t Try ‘N’ Change My Mind [Live In Japan]
11. Glad And Sorry [Live In Japan]
12. Just For A Moment [Live In Japan]
13. Spiritual Babe [Demo (Houston)]
14. King Of The Lazy World [1992 Studio Session]
15. Peaches January [1989 Arlyn Studio Sessions]
16. Sally Anne January [1989 Arlyn Studio Sessions]
17. Spiritual Babe January [1989 Arlyn Studio Sessions]
18. Hearts Of Oak January [1989 Arlyn Studio Sessions]
19. Strongbear’s Daughter January [1989 Arlyn Studio Sessions]

ronnie lane oh la la

Nel 2014 era stato pubblicato anche Ooh La La, un doppio CD relativo solo agli album con gli Slim Chance, pubblicati dalla Island, anche se il cofanetto di prossima uscita il 17 maggio p.v., nonostante il prezzo indicativo tra i 75 e gli 80 euro annunciato non sia propriamente economico, rimane comunque un manufatto di notevole interesse per chi vuole esplorare la musica del nostro amico, una sorta di “gemello diverso” musicale di George Harrison e anche uno degli anticipatori dello stile roots ed Americana che sarebbe arrivato negli anni successivi.

Peccato non sia stato inserito nulla dai concerti denominati ARMS Charity Concerts, organizzati dal produttore Glyn Johns in Inghilterra sul finire del 1983 per raccogliere fondi sulla ricerca della malattia, ma anche per aiutare il musicista inglese a fronteggiare i rilevanti costi sostenuti per le proprie cure. Alle date, la prima il 20 settembre del 1983 alla Royal Albert Hall, seguì un tour negli Stati Uniti curato da Bill Graham, a cui partecipò la crema della musica rock mondiale, tra i quali, insieme sul palco in una delle rarissime occasioni, forse l’unica, Eric Clapton, Jimmy Page Jeff Beck, ma anche Steve Winwood, Joe Cocker, Paul Rodgers, Andy Fairweather-Low, Charlie Watts, John Paul Jones ed ancora  Bill Wyman, Chris Stainton, Ray Cooper, Kenney Jones, Fernando Saunders e molti altri.

Per oggi è tutto alla prossima.

Bruno Conti

Un Altro Chitarrista Formidabile. Ryan McGarvey – Live At Swinghouse

ryan mcgarvey live at swinghouse

Ryan McGarvey – Live At Swinghouse – Ryan McGarvey.com

I chitarristi ai primi posti delle classifiche dei più grandi di tutti i tempi vengono principalmente dagli anni ’60 (almeno i primi cinque), con un paio di eccezioni per maestri del blues e del R&R come BB King e Chuck Berry, e solo Stevie Ray Vaughan e Eddie Van Halen a rappresentare gli anni ’80: tutto questo per ricordare che le ultime decadi non sono state generose per l’avvento di nuovi solisti di prima fascia sulla scena del rock. Forse solo gli anni ’90 hanno visto alcuni chitarristi come Joe Bonamassa, Kenny Wayne Shepherd, Derek Trucks, Warren Haynes, tanto per citarne alcuni, affacciarsi tra le nuove stelle dei virtuosi dello strumento. Alcuni di questi (lui cita anche Chris Duarte) sono proprio quelli che maggiormente hanno influenzato Ryan McGarvey, musicista proveniente da Albuquerque, New Mexico, ma attivo soprattutto nella scena californiana, un chitarrista veramente dalla tecnica e dalla potenza di suono impressionante, con alcuni album al proprio attivo a livello indipendente, poco conosciuto ai più, per usare un eufemismo, anche per la circolazione quasi “carbonara” dei suoi CD, di cui questo Live A Swinghouse è sicuramente quello che maggiormente ne  valorizza lo stile esplosivo e la tecnica sopraffina, nonché la propensione all’improvvisazione in lunghe cavalcate che rimandano a gran parte dei nomi citati poc’anzi.

Il disco è stato registrato a Los Angeles nel 2016, in un piccolo studio di registrazione con la presenza di un pubblico non numeroso ma entusiasta; nel frattempo McGarvey ha già pubblicato nel 2018 anche un nuovo album di studio, Heavy Hearted, ma il disco da avere per iniziare a conoscerlo è sicuramente questo album dal vivo. Registrato nella classica formazione da power trio, con una sezione ritmica veramente notevole, Logan Miles Nix alla batteria (John 5), anche lui di Albuquerque, e soprattutto il bassista veterano di 1000 battaglie Carmine Rojas, già in azione con Bowie (e decine di altri artisti) negli anni ’80, e in anni più recenti, dal 2006 al 2015 nella band di Joe Bonamassa. Proprio Bonamassa è stato tra i primi a scoprire e sponsorizzare McGarvey, dicendo “ mi ricorda me stesso alla sua età” https://www.youtube.com/watch?v=Fp6BF5jAZfs . Già definito da alcuni critici musicali The Guitar Maestro, il nostro amico in effetti è una sorta di “iradiddio” della chitarra, un solista impetuoso e dalla tecnica variegata: nei due brani più lunghi dell’album, Prove Myself, oltre dodici minuti, e Mystic Dream, 17 minuti e trenta, mi è sembrato di sentire il Jimmy Page degli inizi https://www.youtube.com/watch?v=Nm7nXi2Cwwk , ma anche lo stesso Bonamassa dei primi anni, con improvvisazioni formidabili, assoli ricchi di inventiva, con continui rilanci, e con uso di slide, wah-wah, con una timbrica della chitarra “arrapante” sia che usi la Gibson come la Fender, in grado di lasciare a bocca aperta anche l’ascoltatore più scafato e abituato ai grandi del passato, ma senza quella freddezza tipica di certi chitarristi della categoria “fenomeni della 6 corde”, insomma tra i suoi pregi c’è anche il calore, tanto blues e una discreta propensione vocale.

Tra gli altri brani di valore in questo Live At Swinghouse anche uno strumentale come Texas Strut, che fin dal titolo rende omaggio alle furiose cavalcate di Stevie Ray Vaughan, il poderoso rock-blues hendrixiano della iniziale Wish I Was Your Man con wah-wah in libertà, la fantastica Blues Knockin’ At My Door dove va di slide come se ne andasse della sua vita https://www.youtube.com/watch?v=w9xgKRJfq8g , o lo slow blues accorato della ballata My Heart To You con un assolo “strappamutande” nel finale, degno di Jimi , senza dimenticare la “riffatissima” Little Red Riding Hood o la tirata ode al power trio rock di una vigorosa Memphis. Praticamente tutti i brani, non ce n’è uno debole, compreso il bis Joyride, richiesto a gran voce dal pubblico presente, un’altra sferzata rock-blues che ricorda i brani del miglior Ted Nugent degli anni ’70. Ma i due brani lunghi sono quelli che fanno capire che siamo di fronte ad un vero talento, insomma se siete appassionati dei chitarristi e di blues-rock non fatevi sfuggire questo Live At Swinghouse, che grida forte e chiaro “talento in azione”, insomma, nonostante le difficoltà nel recuperalo e i costi non indifferenti, sarebbe da avere!

Bruno Conti

Jeff Beck, Una Vita Per La Chitarra, E Non E’ Ancora Finita: Dai Cori Nelle Chiese Al Rock In Tutte Le Sue Forme, Ecco La Storia! Parte Prima

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Jeff Beck, Uno Dei Tre Più Grandi Chitarristi Del British Rock (Blues),  Il Più Eclettico Ed Estroso. Una Vita Per La Chitarra, E Non E’ Ancora Finita: Dai Cori Nelle Chiese Al Rock In Tutte Le Sue Forme, Ecco La Storia!

Visto che il Post è piuttosto lungo l’ho diviso in tre parti.

Geoffrey Arnold Beck nasce a Wallington, nel Surrey, il 24 giugno del 1944 (quindi ancora nel pieno della Seconda Guerra Mondiale). A 10 anni inizia a cantare nel coro della chiesa locale, poi va a scuola a Sutton, ma nel frattempo comincia ad ascoltare la musica e soprattutto i chitarristi: il primo è Les Paul, poi arrivano Cliff Gallup, il solista nella band di Gene Vincent, B.B. King e Steve Cropper, ma anche Buddy Guy e Scotty Moore,  che Beck cita tra le sue principali influenze. Agli inizi, sia per risparmiare che per sperimentare, le chitarre se le assembla da assolo, iniziando a studiare quegli effetti speciali e quelle sonorità insolite che poi lo renderanno quel solista unico che conosciamo ancora oggi. Già tra il 1962 e il 1963 comincia a suonare con i primi gruppi, come Screaming Lord Sutch And The Savages, che molti considerano solo un personaggio pittoresco, ma nella cui band nel corso degli anni sono passati anche Nicky Hopkins, Ritchie Blackmore, Mick Abrahams, l’arcinemico/amico Jimmy Page e molti altri.

Già nel 1964 arriva il suo primo gruppo, i Tridents, una band embrionale che mescolava R&R, R&B, Blues, dando vita a quello che allora si chiamava beat, e anche se non hanno pubblicato nulla a livello ufficiale, Beck inizia a sperimentare con le sue tecniche chitarristiche che lo renderanno da lì a poco uno dei musicisti più innovativi nel nascente filone rock che inizia a svilupparsi proprio in quegli anni: ovviamente viene notato subito, e nel marzo del ’65, su raccomandazione di Jimmy Page (che allora era un affermato sessionman e non pensava ad entrare in una band in quanto guadagnava molto di più come musicista di studio) viene chiamato a sostituire Eric Clapton negli Yardbirds, visto che Manolenta era insoddisfatto della svolta “commerciale” verso il rock e il pop che stava avvenendo all’interno del gruppo, soprattutto con un brano come For Your Love. Da qui in avanti cominciamo a seguire la carriera di Jeff Beck  soprattutto a livello discografico.

yardbirds for your loveyardbirds having a rave upyardbirds roger the engineer

The Yardbirds Years

La discografia degli Yardbirds è un po’ complicata, considerando che gli album uscivano in versioni completamente diverse per il mercato inglese (dove alcuni dischi non venivano neppure pubblicati) e quello americano, dove la Epic spesso assemblava singoli e brani tratti dagli LP per creare dei prodotti ad hoc per il mercato USA. I CD sono stati ristampati dalla Repertoire, spesso e volentieri con molto materiale aggiuntivo e anche se al momento alcuni titoli non sono disponibili, potrebbero tornare in produzione, visto che periodicamente appaiono e scompaiono: vediamo quelli con Jeff Beck, che rimarrà nel gruppo 20 mesi, dal marzo 1965 al novembre 1966. E in questo periodo, in cui Hendrix non era ancora per nulla conosciuto, “inventa”  o perfeziona gran parte dell’armamentario della futura musica rock: pedale del distorsore, feedback, delay, riverberi, l’uso del wah-wah, dell’hammer-on (non saprei come tradurlo), il tutto applicando anche influenze medio-orientali e nell’ambito dei brani, deviazioni verso il canto Gregoriano, mantenendo però un appeal che permetterà a molte delle loro canzoni di essere successi nelle classifiche di vendita. Il primo album con Beck è For Your Love, parliamo sempre della versione Usa: oltre al pezzo con Clapton, ed altri con Eric, troviamo  tre brani con Jeff I’m Not Talking, I Ain’t Done Wrong e My Girl Sloopy, e nella versione potenziata del CD lo splendido singolo Heart Full Of Soul, dove si sente lo zampino del nostro con influenze raga, l’uso del sitar e una melodia vincente.

Nel Febbraio del 1966 partecipano anche al Festival di Sanremo, con Paff Bum e Questa Volta, e Mike Bongiorno li presenta come “Gallinacci”! Nel frattempo, a novembre 1965, era uscito Having A Rave Up, che nel LP originale aveva una seconda facciata Live con Clapton, ma nella prima si trovava la citata Heart Full Of Soul, oltre a fantastiche versione di Still I’m Sad, I’m A Man e The Train Kept-A-Rollin’, dove Beck comincia ad impazzare alla grande. Tra le bonus del CD un’altra canzone fenomenale come Shapes Of Things. Roger The Engineer, oppure semplicemente The Yardbirds in UK, è il primo (e ultimo) album compiuto con Beck, oltre ad un altro singolo incredibile come Over Under Sideways Down, contiene una serie di brani da album dove si apprezza la tecnica già unica sviluppata da Jeff, Lost Woman, The Nazz Are Blue, Jeff’s Boogie, Hot House of Omagararshid, durano tutte intorno ai tre minuti, ma gli assoli di Beck sono già da antologia della chitarra.

yardbirds live at the bbc

Alla fine di agosto entra nella band come bassista Jimmy Page(ma in Happenings Ten Years Time Ago c’è John Paul Jones al basso), mentre Psycho Daisies è uno strano garage-psych-punk con Beck in una rara esibizione come cantante e Page al basso,  l’unica canzone con doppia solista è Stroll On, il brano per la colonna sonora di Blow-Up di Antonioni. Poi se volete integrare la discografia degli Yardbirds si trova anche un ottimo doppio Live At The BBC. Nel frattempo, Beck e Page avevano registrato Beck’s Bolero a maggio 1966, con John Paul Jones al basso e Keith Moon alla batteria, più Nicky Hopkins al piano, che esce nella primavera del 1967 e già avrebbe potuto essere un anticipo dei Led Zeppelin o del Jeff Beck Group, ma sarà invece l’inizio dei dissapori tra i due, su chi ha inventato la formula del power trio più cantante (visto che nel frattempo già erano entrati in azione Cream e Jimi Hendrix Experience) e pianista, nel caso di Beck.

Fine prima parte, segue.

Bruno Conti

Ennesima Ristampa (In)Utile E Costosa Dei Led Zeppelin: Il 7 Settembre Uscirà L’Edizione Super Deluxe di The Song Remains The Same

led zeppelin the song remains the same superdeluxe

Led Zeeppelin – The Song Remains The Same – 2CD/4LP/3DVD Super Deluxe Edition – 2 CD – 4 LP – Blu-ray Audio – Swan Song/Rhino/Warner 07/09/2018

Qualche mese fa, in occasione della “ristampa”, peraltro altrettanto inutile, di How The West Was Won dei Led Zeppelin, si era detto che Jimmy Page stava lavorando a del materiale Live, da pubblicare verso l’autunno, per il 50° Anniversario della band https://discoclub.myblog.it/2018/01/27/uscite-prossime-venture-3-e-pure-questo-e-fondamentalmente-inutile-led-zeppelin-how-the-west-was-won/ . Spero che non fosse questo il disco previsto in uscita, ma che tra le tonnellate di inediti registrati dal vivo che esistono del gruppo, alla fine la montagna partorisca un topolino.Quindi dita incrociate, e vedremo se entro la fine dell’anno qualcosa succederà.

led zeppelin the song remains 2 cd

Per il momento la Warner pubblicherà solo il megabox che vedete effigiato qui sopra (prezzo previsto indicativo tra i 200 e i 250 euro, mica bruscolini): 9 supporti in tutto, e zero inediti, complimenti, sono soddisfazioni. La versione in 2 CD e quella in quattro vinili usciranno anche divise, come pure, a parte, anche una versione Blu-ray, solo audio, singola, che peraltro costerà circa 40 euro. Inoltre ci viene orgogliosamente annunciato che nel quadruplo vinile per audiofili, con un nuovo mixaggio di Page, per la prima volta sono riusciti a far entrare la versione completa di 29 minuti di Dazed And Confused su una sola facciata di un LP. Mentre per ciò che concerne i DVD, praticamente troviamo la versione doppia video, che era già uscita nel 2007, con i 4 brani che mancavano nel film originale, “Celebration Day,” “Over the Hills and Far Away,” “Misty Mountain Hop” and “The Ocean.” , con un ulteriore DVD audio che conterrà le versioni HD Stereo e Dolby Surround.

Ecco la lista completa dei contenuti:

CD1 (Remastered)
01 Rock And Roll
02 Celebration Day
03 Black Dog
04 Over The Hills And Far Away
05 Misty Mountain Hop
06 Since I’ve Been Loving
07 No Quarter
08 The Song Remains The Same
09 The Rain Song
10 The Ocean

CD2 (Remastered)
01 Dazed And Confused
02 Stairway To Heaven
03 Moby Dick
04 Heartbreaker
05 Whole Lotta Love

LP1:
Side A
01 Rock And Roll
02 Celebration Day
03 Black Dog
04 Over The Hills And Far Away
Side B
01 Misty Mountain Hop 02 Since I’ve Been Loving You
03 The Ocean

LP2:
Side A
01 The Song Remains The Same
02 The Rain Song
Side B
01 No Quarter

LP3:
Side A
01 Dazed And Confused
Side B
01 Moby Dick

LP4:
Side A
01 Stairway To Heaven
02 Whole Lotta Love
Side B
01 Heartbreaker

DVD1:
Led Zeppelin: The Song Remains The Same Film

DVD2:
Video Extras

DVD3 (PCM and DTS Master HD Stereo (96kHz/24-bit) and DTS Master Surround Audio for 5.1):
01 Rock And Roll
02 Celebration Day
03 Black Dog (Remastered)
04 Over The Hills And Far Away
05 Misty Mountain Hop
06 Since I’ve Been Loving You
07 No Quarter
08 The Song Remains The Same
09 The Rain Song
10 The Ocean
11 Dazed And Confused
12 Stairway To Heaven
13 Moby Dick
14 Heartbreaker
15 Whole Lotta Love

16 Rock And Roll
17 Celebration Day
18 Black Dog (Remastered)
19 Over The Hills And Far Away
20 Misty Mountain Hop
21 Since I’ve Been Loving You
22 No Quarter
23 The Song Remains The Same
24 The Rain Song
25 The Ocean
26 Dazed And Confused
27 Stairway To Heaven
28 Moby Dick
29 Heartbreaker
30 Whole Lotta Love

Alla prossima.

Bruno Conti

Uno Strepitoso Omaggio Ai Tre “Re” Inglesi Della Chitarra. Joe Bonamassa – British Blues Explosion Live

joe bonamassa british blues explosion live

Joe Bonamassa – British Blues Explosion Live – 2 CD – 2 DVD-  Blu-ray  Mascot/Provogue – 18-05-2018

Toh, un nuovo Joe Bonamassa, strano! Sono già passati quasi quattro mesi dall’ottimo Black Coffee, il disco con Beth Hart https://discoclub.myblog.it/2018/01/21/supplemento-della-domenica-di-nuovo-insieme-alla-grande-anteprima-nuovo-album-beth-hart-joe-bonamassa-black-coffee/  e “finalmente” il chitarrista di New York pubblica un nuovo album. Ironie a parte, in effetti questa è l’unica critica che si possa fare al nostro amico: ha questa malattia, la “prolificità”, e la deve curare in qualche modo, quindi pubblica dischi a raffica in modo compulsivo, però  spesso anche belli. E British Blues Explosion  Live fa parte di questa categoria: per la verità il disco era atteso da tempo, essendo stato registrato nel 2016, ma poi nel frattempo il buon Joe non è stato con le mani in mano, e oltre al disco con Beth, sono usciti il Live acustico alla Carnegie Hall, quello con i Rock Candy Funk Party, la reunion dei Black Country Communion, e di riflesso l’omaggio alla musica inglese dell’epoca d’oro del blues (rock) britannico era stata accantonato. Solo 5 date tenutesi nel luglio del 2016 durante il breve tour inglese, delle quali il concerto di Greenwhich è stato registrato e filmato, e questo è il risultato. Si diceva un omaggio agli eroi del giovane Bonamassa, quando si avvicinava per la prima volta alla musica, che era quella che arrivava dalla Gran Bretagna sul finire degli anni ’60, e soprattutto a tre grandissimi chitarristi, Eric Clapton, Jeff Beck e Jimmy Page. E per l’occasione il gruppo di Bonamassa torna ad un formato più ristretto, niente coriste, fiati e ospiti assortiti, solo il classico quintetto con  Michael Rhodes (basso), Reese Wynans ( tastiere), Anton Fig (batteria) e il concittadino (ma ora vive a L.A. a due passi da Joe) Russ Irwin, new entry per l’occasione (chitarra ritmica e armonie vocali).

Il disco uscirà il 18 maggio in vari fomati, ma noi lo abbiamo ascoltato in anteprima per voi ed ecco il resoconto, decisamente positivo. Siamo nel cortile dell’Old Royal Naval College di Greenwhich, nei sobborghi di Londra, è il 7 luglio del 2016, quindi ufficialmente è estate anche in Inghiltera, e si entra subito in argomento con un classico medley del Jeff Beck Group, il primo singolo Beck’s Bolero e Rice Pudding da Beck-Ola, con Bonamassa inizialmente alla slide e una band potente e competente alle spalle, ci mettono subito di buon umore, blues-rock di gran classe, con l’ottimo Wynans all’organo a spalleggiare la Gibson di Bonamassa che volteggia da par suo, un lungo strumentale da urlo di una decina di minuti per aprire le operazioni. Che proseguono, senza soluzione di continuità, con Mainline Florida, un brano forse non conosciutissimo di Eric Clapton, era su 461 Boulevard, l’album del 1974 (quindi non solo anni ’60 nel concerto), con il classico suono di Manolenta dell’epoca, rock ma con mille nuances complementari, ovviamente la chitarra è sempre al centro della scena. Poi arriva Boogie With Stu, da Phisycal Graffiti dei Led Zeppelin, con il terzo della triade, Jimmy Page, a ricevere il suo giusto omaggio: brano registrato nel 1971 ma pubblicato solo nel 1975, altro pezzo diciamo “minore”, che come prevede il titolo ruota intorno al piano, per un bel boogie vecchia scuola, cantato a due voci con Irwin, che siede lui stesso alla tastiera, e notevole assolo di Bonamassa nella parte centrale.

Let Me Love You Baby è un pezzo di Willie Dixon, ma la facevano Buddy Guy, Stevie Ray Vaughan, ancora Jeff Beck, e nel British Blues pure Chicken Shack e Bloodwyn Pig, il primo blues classico della serata, con Irwin che dà una mano sostanziale a livello vocale e un assolo misurato di chitarra di grande feeling e tecnica di Joe. Ancora da Beck-Ola troviamo una poderosa  Plynth (Water Down The Drain), con la Les Paul di Bonamassa in grande spolvero, mentre Fig picchia di gusto, e a seguire dallo stesso album di Beck ancora Spanish Boots. Altro pezzo di una potenza devastante, se rock deve essere che rock sia . Double Crossing Time era sul classico John Mayall’s Bluesbreakers With Eric Clapton, una rarissima collaborazione come autori tra I due, il primo grande lento della serata e qui si gode; da 461 Ocean Boulevard arriva per il party time del concerto una ondeggiante Motherless Children, di nuovo con la voce di Irwin in bella evidenza e la Telecaster di Bonamassa splendida protagonista. Poi è tempo per i Cream, omaggiati con una gagliarda SLAWBR, ovvero She Walks Like A Bearded Rainbow, uno dei pezzi più psichedelici del trio inglese.

Altro grandissimo medley, dal songbook dei Led Zeppelin, prima una ottima Tea For One e poi un altro slow blues da sballo I Can’t Quit You Baby, versione con assolo  fantasmagorico, giocato anche su toni e volumi, come dicono a Bologna “socc’mel” se suona, potrà esservi simpatico o meno, ma la qualità e il feeling non si discutono. Little Girl e Pretending non sono certo tra i brani più memorabili di Clapton, comunque dal vivo fanno sempre la loro porca figura, e si voleva scegliere qualcosa di inconsueto nel repertorio di Enrico. Poi Bonamassa si omaggia da solo con un medley di brani del proprio  repertorio, lo strumentale Black Winter e la sua versione di Django, in tributo a Reinhardt. Per finire la serata, in un tripudio di wah-wah ed effetti a go-go, altro momento topico con una versione extralarge di How Many More Times, solo quei quasi 20 minuti di goduria assoluta dedicati al capolavoro di Page e soci, con citazioni del British Blues, tra cui The Hunter dei Free. E se non bastasse, in uno strano DVD extra con una unica bonus track, da una serata al Cavern di Liverpool, ecco arrivare la cover di Taxman dei Beatles. L’ho già detto e mi ripeto, per me finché li fa così belli, Joe Bonamassa di dischi può farne quanti ne vuole.

Bruno Conti