Live “Senza Spina” Per Pochi Intimi! The Nighthawks – Back Porch Party

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The Nighthawks – Back Porch Party – Eller Soul

Secondo il modesto parere di chi scrive i Nighthawks non fanno più un bel disco dai tempi di American Landscape, o addirittura un gran disco dagli anni ’70, quando in formazione c’era ancora Jimmy Thackery, e visto che negli ultimi anni mi è capitato spesso di recensire album del quartetto blues americano http://discoclub.myblog.it/2014/09/08/longevi-prolifici-pero-ne-hanno-fatti-cosi-tanti-the-nighthawks-444/ , l’ho detto e ripetuto più volte, quindi mi scuso se lo avete già letto, ma questa è la verità. I dischi non sono mai brutti, anzi, la passione non manca, la classe e il mestiere neppure, ma latita quel sacro fuoco che un tempo animava i dischi e le performances dal vivo della storica band di Mark Wenner: anche la trovata, l’escamotage, come volete chiamarla, di registrare un disco unplugged, senza amplificazione elettrica, dal vivo in studio, l’avevano già utilizzata per Last Train To Bluesville, disco registrato nel 2009 per una emittente radiofonica e pubblicato nel 2010 con buoni riscontri di critica http://discoclub.myblog.it/2011/01/16/vecchie-glorie-5-the-nighthawks-last-train-to-bluesville/ .

Per questo Back Porch Party ripetono l’esperimento:anche se a giudicare dagli applausi scarni ci saranno una cinquantina di persone presenti, forse meno, negli studi di registrazione Montrose a Richmond, Virginia dove è stato registrato l’album. Per l’occasione almeno i Nighthawks cambiano completamente il repertorio rispetto al precedente disco unplugged, pur andando sempre a pescare nel repertorio di classici R&R, blues e swing, ma non mi pare che il disco decolli mai verso vette stratosferiche, il divertimento non manca, Wenner è sempre fior di armonicista, anche se la voce a tratti perde un po’ i colpi, ben bilanciata però da quelle di tutti gli altri componenti del gruppo che si alternano con successo alla guida vocale dei brani, spesso anche con armonie vocali d’insieme pimpanti ed accattivanti, Stutso e Castle sono una sezione ritmica agile e tecnicamente in grado di sopperire alla mancanza dei volumi “elettrici”, Paul Bell è chitarrista che riesce a giocare le sue carte anche nella dimensione “senza spina”, ma può bastare?

In ogni caso il CD è piacevole e divertente, nello swingante R&R della iniziale Rock This House, un vecchio brano del repertorio del Jimmy Rodgers bluesman o nella spiazzante rivisitazione di un brano come Walkin’ After Midnight, canzone da sempre legata ad una voce femminile, come ad esempio quella di Patsy Cline, o nei rockabilly Jana Lea, dove affiora il vecchio impeto, e Hey Miss Hey, presa a tutta velocità. C’è anche pathos nella versione intensa di una Down The Hole che si ricorda nel repertorio di Tom Waits, brano in cui Wenner soffia con vigore nell’armonica, ma non attizza più di tanto questa dimensione unplugged in un classico come Tiger in Your Tank, che ha ben altra potenza nell’originale di Muddy Waters o nella recente poderosa ripresa nel live di Joe Bonamassa. E anche Matchbox, quella di Ike Turner e Rooster Blues, non resteranno negli annali delle dodici battute, pur essendo versioni oneste e sentite. Rollin’ Stone, pure nella versione unplugged, non perde lo status del super classico, però ne ho sentite versioni migliori (quelle due o trecento), mentre Down To My Last Million Tears illustra anche il lato country “scoperto” dalla band nell’ultima parte di carriera e Back To The City è un altro swing che fa il paio con l’iniziale Rock This House. Pare che il sei politico non usi più, che ne dite di tre stellette per una stiracchiata sufficienza?

Bruno Conti