Richard & Linda Thompson – La Coppia Regina Del Folk-Rock Britannico: Box Hard Luck Stories Parte II

richard & linda thompson hard luck stories front

Seconda Parte.

Chapter 4. Pour Down Like Silver.

Richard e Linda Thompson ormai sempre più presi dalla loro conversione religiosa, tanto da apparire abbigliati in copertina con copricapi che rendono evidente questa svolta di vita, i due però incontrano anche delle difficoltà a continuare a fare musica: il Mullah di Richard vorrebbe imporgli di non fare più musica, o comunque di abbandonare la chitarra elettrica, ma dall’altro lato Richard non vorrebbe impedire a Linda di cantare “hai una voce bellissima e devi continuare a cantare” e quindi nell’estate del 1975 entrano nei soliti studi di Londra, di nuovo con John Wood, per registrare il nuovo album, che era l’ultimo per rispettare il contratto con la Island.

Nel frattempo Sheikh Abdul Q’adir li esorta a fare musica fintanto che si tratti di un omaggio a Dio, e un ispirato Richard scrive alcune delle sue più belle canzoni di sempre (a fianco di decine di altre) tra le quali Dimming of the Day, Beat the Retreat e Night Comes In, parlano tutte del tema della divinità e Thompson le riveste di alcune musiche superbe. E non è che le altre scherzino: Streets Of Paradise cantata con forza da Richard con i ricami vocali della moglie, gli arabeschi della fisa di Kirkpatrick e un robusto groove della ritmica affidata ai vecchi amici Dave Pegg e Dave Mattacks, è un piccolo gioiello, come pure la sublime For Shame Of Doing Wrong, cantata in modo divino da Linda, in una delle sue migliori interpretazioni di sempre, di nuovo a rivaleggiare con quelle di Sandy Denny.

Notevole anche The Poor Boy Is Taken Away, altra ballata stupenda (ho quasi esaurito gli aggettivi) cantata con voce cristallina da Linda, ma sono le tre canzoni citate i punti salienti dell’album: Night Comes In nei suoi oltre otto minuti sfiora quasi la perfezione con Richard che ci regala un grande interpretazione vocale e una parte strumentale finale di grande fascino, Beat The Retreat con una dolente interpretazione di Richard è un altro brano indimenticabile e la conclusiva Dimming Of The Day per molti è forse la più bella canzone mai scritta da Thompson, cantata in modo eccezionale da Linda, mentre Richard si riserva una coda strumentale, Dargai dove rilascia tutto il suo virtuosismo alla chitarra acustica.

Nelle sei bonus tracks ci sono le inedite Wanted Men, un bel pezzo rock cantato da Richard, l’altrettanto bella Last Chance cantata da Linda, un intimo demo di Dimming The Day e tre brani dal vivo da un concerto all’Oxford Polytechnic del 27 novembre del 1975, la breve ma intricata Things You Gave Me, la scatenata It’ll Be Me di Jack Clement a tempo di rock’n’roll con assolo fumante del nostro che poi ci regala una colossale versione di oltre 13 minuti di Calvary Cross: questi brani non sono inediti, erano giù usciti in In Concert, November 1975, pubblicato dalla Island in CD nel 2007, tuttora in produzione, ma questo non inficia il giudizio su questa versione di Pour Down Like Silver, altro capolavoro.

Chapter 5. The Madness Of Love Live 1975 & 1977. Questo è l’altro CD completamente inedito, tutto dal vivo, con materiale tratto da due soli concerti: il primo riguarda il set acustico del concerto del 25 aprile 1975 alla Queen Elizabeth Hall, per promuovere l’album dell’epoca Hokey Pokey, sei brani in tutto, con Richard alla chitarra acustica e i due che si dividono la parti vocali, si apre con lo strumentale Dargai, poi in sequenza una intensa Never Again, cantata da Linda, una rara cover della splendida Dark End Of The Street, sempre Linda ma alcune parti cantate all’unisono, Beat The Retreat è affidata a Richard, come pure The Sun Never Shines On The Poor, poi un’altra sorpresa, la divertente If I Were a Woman And You Were A Man.

Il secondo concerto arriva da un broadcast per Capital Radio e venne registrato il 1° maggio del 1977 al Theatre Royal di Londra e segue una lunga pausa del duo, con Linda che nel frattempo aveva avuto il secondo figlio Teddy nel 1976 (il primo con Richard), e giravano con uno “strano” gruppo definito Muslim Band e che fu abbastanza denigrato dalla stampa per il loro Islamic-Folk-Jazz: la formazione prevedeva Abdul Latif Whiteman alle tastiere, Haj Amin Evans al basso Abdul-Jabar (non quello dei Lakers) Pickstock alle percussioni e Preston Hayman alla batteria.

Cinque brani in tutto che dimostrano che repertorio e band non erano poi così male, anzi, anche io non le avevo mai sentite, forse su un bootleg e concordo con l’estensore delle note: The Madness Of Love rimasta inedita (a parte una versione di Graham Parker in un tributo a Thompson), come in parte le altre eseguite nella serata e previste per un album mai completato, non sono mai piaciute a Richard, comunque il pubblico presente apprezza, il nostro amico è in ottima forma vocale, doppiato dalla voce di Linda e la chitarra viaggia che è un piacere, ben sostenuta dalla band, a seguire una lunga versione, oltre 12 minuti, di The Night Comes In, con il liquido piano elettrico di Whiteman a seguire le acrobatiche divagazioni della solista, mentre Linda al solito canta in modo stupendo, ottima anche la corale a due voci A Bird In Gods Garden con un testo adattato da un poema di Rumi, un autore islamico, verrà incisa in seguito con French, Frith & Kaiser, e l’accompagnamento funky-jazz-rock nella lunga coda jam strumentale è eccellente.

Molto bella anche The King Of Love, sempre cantata all’unisono e con lavoro della chitarra di Thompson all’altezza della sua fama, chiude Layla, che non è quella di Clapton, ma il soggetto è sempre la stessa principessa persiana, con la band che imbastisce un classico groove “thompsoniano” (si può dire?), per permettere a Richard, che la canta con Linda, di indulgere di nuovo nelle sue superbe improvvisazioni all’elettrica, poi uscirà proprio su First Light. Una ottima scoperta!

Chapter 6: First Light. Dopo due anni passati nella comune Sufi a Norfolk, la coppia decide di tornare a Londra, e con sorpresa Richard scopre che Linda non aveva “abbandonato” il loro appartamento di Hampstead dove la coppia torna a vivere, e poco alla volta riprende a frequentare i vecchi amici, Joe Boyd in testa, che prima convince Thompson a suonare nel CD di esordio di Julie Covington, reduce dal successo travolgente del musical di Andrew Lloyd Webber Evita, dove rivestiva la parte principale, poi alcune collaborazioni con il giro Albion Band e altre cose, ma purtroppo di questo non c’è traccia, neppure nelle bonus, forse il prossimo cofanetto. Comunque assestata la situazione bisogna andare alla ricerca di un nuovo contratto discografico, che visti i “successi” a livello commerciale dei precedenti non si rivela una cosa facile, comunque alla fine si fa avanti la Chrysalis ed iniziano i preparativi per il nuovo album: ad accompagnare la coppia sarà un terzetto di formidabili musicisti americani, Andy Newmark alla batteria, Willie Weeks al basso e Neil Larsen alle tastiere, che nelle parole di Joe Boyd erano rimasti impressionati dalla abilità del nostro ed avevano espresso il desiderio di suonare con lui.

Nell’album suonano anche i vecchi amici John Kirkpatrick e Dave Mattacks, oltre ad una pletora di voci di supporto: dieci canzoni sono pronte alla bisogna, otto nuove e due traditional arrangiati da Thompson. Il disco, pur non ai livelli dei precedenti, si lascia ascoltare comunque con piacere, specie in questa nuova edizione rimasterizzata per la prima volta appositamente per l’edizione in box e ci sono pure 6 demo acustici inediti, solo voce e chitarra, tre, anzi quattro, cantati da Linda (inclusa la title track che è l’unica già pubblicata in precedenza) e due da Richard. Per il resto, nel disco originale, che anche il sottoscritto riascolta per la prima volta da almeno una quindicina di anni, ci sono brani di buona struttura, come l’iniziale avvolgente Restless Highway, il suono è sì più vicino al mainstream, anche se la produzione di John Wood, sempre a fianco di Richard, questa volta agli Olympic Studios, cerca di contenere certe concessioni ad un sound più americano, come nella ballata mistica quasi celtic soul Sweet Surrender, cantata da Linda, in altre canzoni, come nella sciapa Don’t Let A Thief Steal Into Your Heart si vira verso un funkettino leggero che neppure la chitarra del nostro riesce a redimere più di tanto, e anche l’arrangiamento con gli archi non giova.

Il traditional strumentale The Choice Wife è decisamente meglio grazie al virtuosismo di Richard, brano che poi converge nella intensa Died For Love, cantata questa volta splendidamente da Linda, con un coro di vari ospiti (Maddy Prior, Trevor Lucas, Iain Matthews, Jiulie Covington tra i tanti) che gli conferiscono un fervore tra gospel e folk, grazie anche all’accordion di Kirkpatrick e al whistle di Dolores Keane, già allora nei De Dannan. Anche la fascinosa Strange Affair, firmata con Martin Simpson e June Tabor, mantiene questa aura folk che rimanda ai dischi solisti di Sandy Denny che Linda ricorda sempre moltissimo. Layla, che nella versione già ascoltata dal vivo o in quella acustica, aveva un suo perché, qui, cantata da Richard, ha un suono rock abbastanza dozzinale, meglio Pavanne, un’altra potenziale bella interpretazione di Linda, che, credo per la prima volta, la firma insieme a Richard, però in parte manca del fuoco di altre canzoni simili, forse troppo turgida per quanto non mi dispiaccia.

House Of Cards utilizza il mega coro usato in precedenza, ma di nuovo l’arrangiamento con gli archi è troppo carico e sommerge la melodia della canzone, e anche la la title track, cantata ancora da Linda, viene sommersa a tratti da questi arrangiamenti fuori posto e troppo pomposi, insomma luci e ombre in questo album, che neppure il successivo Sunnyvista riesce del tutto a dissipare.

Chapter 7. Sunnyvista Neppure il Dottor Richard e l’infermiera Linda ritratti in copertina, forse pressati dalla casa discografica che richiede un album di successo a livello commerciale, riescono a cavare il classico coniglio dal cilindro, e nonostante il ritorno di vecchi amici inglesi come Timi Donald e Dave Mattacks alla batteria e Dave Pegg e Pat Donaldson al basso (all’epoca anche fidanzato con Kate McGarrigle, che appare con la sorella Anna nel disco, e segna l’inizio di una lunga amicizia con i Thompsons), oltre a tastieristi assortiti come Pete Wingfield e John “Rabbit” Bundrick, l’album ha un suono a tratti troppo “contemporaneo” e rock, tra l’altro messo ancora in maggior evidenza dal nuovo mastering impiegato nel box, per cui si sente splendidamente, ma le canzoni rimangono influenzate dall’atteggiamento, come ha detto il nostro amico a posteriori rispetto ai suoi dischi di fine anni ‘70, “ troppo flaccido ed indifferente”, forse fin troppo auto flagellatore, ma si capisce il senso di quanto detto.

Alcune canzoni mi piacciono parecchio, come You’re Going To Need Somebody, con l’interplay tra Thompson e la fisa di Kirkpatrick, e le armonie di Linda più le sorelle McGarrigle che sostengono Richard alle prese con un assolo dei suoi, oppure il country-rock di Lonely Hearts, con un suono che ricorda quello della sua amica Linda Ronstadt, e anche la splendida ballata Traces Of My Love, cantata con impeto e passione da Linda, aiutata dalle armonie celestiali della McGarrigles. Per non dire di Sisters altra sontuosa interpretazione degna delle migliori di Linda, con Richard superbo alla chitarra, e le McGarrigles solenni di cui sentiamo sempre più la mancanza; però ci sono anche canzoni funky come Justice In the Streets, con il ritornello che fa Allah, Allah, va bene che non avevano gradito del tutto ma…

Neppure l’iniziale Civilization brilla per inventiva, tipico Richard, ma eseguito male, Borrowed Times è pericolosamente vicino all’AOR, Saturday Rolling Around, una via di mezzo tra country, cajun e una giga, con Kirkpatrick in evidenza alla fisa e Richard alla chitarra è peraltro piacevolissima, accoppiata replicata nella title-track, tra tango e musica mitteleuropea alla Brecht, stile melò molto apprezzato da Linda a e anche il classic rock di Why Do You Turn Your Back? nell’insieme non dispiace. Insomma, visto a posteriori l’album non mi sembra poi così brutto.

Le bonus tracks prevedono Georgie On A Spree, lato B del singolo Civilization, nuova versione di un brano già apparso su Hokey Pokey, 3 demo di canzoni inedite non utilizzate nell’album, Lucky In Life, la delicata Speechless Child, sul tema dell’autismo e Traces Of My Love, entrambe cantate da Linda, poi ci sono tre canzoni, registrate con Gerry Rafferty nel 1980, che si era offerto di finanziarli e che anticipano il nuovo album, e dovevano anche servire per trovare un nuovo contratto discografico visto che anche la Chrysalis a questo punto li ha scaricati: tre versioni fin troppo lavorate di For Shame Of Doing Wrong, The Wrong Heartbeat e Back Street Slide, tanto che Richard litiga con Rafferty per i suoi metodi di lavoro e torna dopo anni a lavorare con il vecchio amico Joe Boyd, che li mette sotto contratto con la sua Hannibal, e insieme realizzano il canto del cigno della coppia, un capolavoro assoluto, il classico disco da 5 stellette.

Chapter 8. Shoot Out The Lights. Nel 1980, però si profila il “disastro” nella loro vita personale: Linda era incinta e quindi le registrazioni erano state rinviate perché erano insorti dei problemi di respirazione (poi negli anni a seguire peggiorati in una disfonia che le impedirà a lungo di cantare dal vivo), con Joe Boyd che aveva convinto Richard a fare un breve tour acustico negli States, organizzato da Nancy Covey. I due sviluppano una relazione intima con conseguente tradimento, e Linda decide di lasciare il marito: ma ci sono degli impegni da mantenere, il nuovo album da registrare e il successivo tour per promuoverlo. Il tutto verrà fatto, in una situazione ovviamente infernale, con tensione alle stelle, anche per gli altri musicisti. A dispetto di tutto, come ricordato prima, il disco Shoot Out The Lights è veramente stupendo, con una serie di canzoni superbe, realizzate con una band veramente motivata da Boyd, che produce come forse non gli capitava dai tempi dei Fairport Convention. Ed in effetti i musicisti sono quelli: Dave Mattacks batteria, Dave Pegg basso, Simon Nicol chitarra ritmica, più alcuni ospiti come i Watersons e Clive Gregson, oltre ad una piccola sezione fiati.

Il resto lo fanno le canzoni: la galoppante e profetica Don’t Renege On Our Love doveva essere cantata da Linda, che però per i problemi legati alla gravidanza, non riusciva a raggiungere la giusta tonalità, grande assolo di chitarra di Richard che suona anche la fisa in questo brano. Ma in Walking On A Wire Linda regala una delle performance vocali più belle della sua carriera, anche ispirata dal testo che recita nell’incipit “ I hand you my ball and chain/you hand me the same old refrain”, e la melodia si eleva sublime e il lirico assolo di Richard è magnifico. A Man In Need è uno dei suoi tipici brani rock corali, con i controcanti perfetti di Linda e degli ospiti e un altro assolo tagliente e conciso, in Just The Motion Linda convoglia nella sua voce un tale rimpianto che è quasi doloroso ascoltarla, ma non si può non ammirare il risultato finale di questa meravigliosa ballata.

Shoot Out The Lights ricorda i tempi felici a NY nel 1978, quando insieme scoprivano la nascente scena musicale della Grande Mela con Talking Heads e Television, con Byrne e Verlaine entrambi grandi ammiratori di Thompson, che per l’occasione compone una delle sue canzoni più intense e ricche di pathos, con una serie di assoli acidissimi e fenomenali, mentre la scandita Back Street Slide prevede ancora una solida prestazione corale della band e la vocalità all’unisono superba dei due.

Did She Jump or Was She Pushed?, una rara collaborazione tra i due come autori, è un’altra delle canzoni a più alto tasso emozionale, riflessiva ed amarissima, comunque splendida ancora una volta, e la conclusiva Wall Of Death, cantata a due voci, è la summa di quasi dieci di musica e di vita insieme, un commiato triste ma orgoglioso.

Il disco esce a marzo 1982 e poi i due si imbarcano in un tour americano periglioso ma che in alcune serate, in mezzo a mille tensioni, rinverdisce la vecchia magia tra i due, come testimoniamo i brani apparsi nel secondo CD della edizione Deluxe dell’album, pubblicata dalla Rhino nel 2010 e qui non utilizzati, anche se nelle bonus ci sono due brani da quei concerti, una riflessiva e soffusa Pavanne cantata in solitaria da Linda ed una esuberante High School Confidential che illustra l’amore di entrambi per il vecchio R&R, con assoli spaziali di Richard. Le altre bonus sono la B-side Living In Luxury, la reggata ma non disprezzabile The Wrong Heartbeat, sempre dalle sessions per l’album e migliore di quella nelle bonus di Sunnyvista, proveniente dai brani registrati con Gerry Rafferty, di cui ritroviamo altre due canzoni, l’adorabile I’m A Dreamer, un brano di Sandy Denny e un’altra versione rifulgente di Walking On A Wire, registrata prima del “disastro”, serena ed avvolgente.

E qui ci sta, imperdibile.

Bruno Conti

Richard & Linda Thompson – La Coppia Regina Del Folk-Rock Britannico: Box Hard Luck Stories Parte I

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Box 8 CD Hard Luck Stories 1972-1982 – UMC Universal Music

Era stato annunciato in uscita per questa primavera, prima che scoppiasse la buriana del coronavirus, ma ora eccolo in uscita oggi 11 settembre (data forse non molto fausta per gli scaramantici), questo cofanetto Hard Luck Stories 1972-1982 raccoglie i 6 album ufficiali della discografia di Richard & Linda Thompson, rimasterizzati ad arte per l’occasione, con il fattivo aiuto della coppia rappacificata che ha anche compilato i contenuti di questa collezione. 8 CD, tra i quali First Light e Sunnyvista, con nuovi masters ritrovati di recente. 113 canzoni, di cui 31 inedite e moltissime rarità: per la serie anche l’occhio vuole la sua parte il tutto è raccolto in un bellissimo manufatto, con un libro rilegato di 72 pagine di eccellente fattura, ricco di foto, tra gli altri, di Keith Morris, Gered Mankowitz e Pennie Smith, ma anche dalla collezione personale di Richard & Linda, che hanno altresì rilasciato molti ricordi di quegli anni trascorsi insieme, e ci sono pure due ottimi nuovi saggi scritti dai giornalisti Patrick Humphries e Mick Houghton. Una produzione artistica sontuosa che illustra i 10 anni in cui hanno lavorato insieme attraverso un lavoro complessivo tra i più ricchi prodotti dalla scena musicale inglese di quel periodo, e non solo in ambito folk. L’opera omnia è stata divisa in 8 capitoli, come i CD, e una Coda finale, solo come scritto nel libro, che illustra quanto successo dal 1983 a oggi.

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Partiamo quindi dall’inizio. Chapter 1 Sometimes It Happens. E dal loro primo incontro ravvicinato, anche come lo ricordano i due nel libro. Siamo nel 1969, e nei Sound Techniques Studios di Londra i Fairport Convention con Richard sono impegnati a registrare Liege And Lief insieme a Joe Boyd, il loro capolavoro assoluto che inventa il folk-rock, ma anche l’ultimo registrato con la formazione migliore, quella dove milita ancora Sandy Denny, che da lì a poco se ne andrà. In uno studio vicino, Linda (nata Peters, anzi Pettifer) è impegnata a registrare dei jingles che illustrano le virtù di Yogurt e farine a grana sottile. La bellissima Linda (nel libro ci sono delle foto che le rendono pienamente giustizia), 22 anni, quindi due meno di Richard, già con una figlia (Mai)Muna, conosceva la gang dei Fairport per via della sua amicizia con Sandy e Joe Boyd (con quest’ultimo pare anche qualcosa di più) e quindi alla fine della giornata si ritrovano tutti in un ristorante di Chelsea, dove caso vuole che i due si trovino seduti a fianco: nelle parole di entrambi pare che non si fossero piaciuti a prima vista, Linda non apprezzava molto le storie di Richard, vegetariano convinto, che parlava di continuo di cosa succede agli animali appena prima di essere macellati, lasciando inorridita la ragazza che lo trovò “interessante come un posacenere mezzo vuoto”, facedo intuire al nostro amico che “non lo trovava una persona molto interessante”, come ricorda argutamente Thompson “non troppo indicativo di quello che sarebbe successo”.

I due comunque frequentavano, a parte l’occasione specifica, lo stesso ambiente folk di piccoli locali e musicisti faticosamente impegnati a ritagliarsi uno spazio per sopravvivere. Tutti gli altri aneddoti e storie di vita li troverete poi nel box, e quindi veniamo ai contenuti del primo CD Sometimes It Happens: tra la fine del 1971 e l’inizio del 1972 i due, ormai una coppia, partecipano alle registrazioni del disco collettivo, nato come un divertissement del movimento folk-rock inglese e attribuito a The Bunch – Rock On, una raccolta di classici del R&R rivisitati con verve e grande piacere. Si parte con una alternate take di Sweet Little Rock’n’Roller, cantata da Richard Thompson impegnato anche alla solista, e con Sandy Denny e Linda non ancora sposata Thompson alle armonie vocali. Linda canta con brio The Locomotion di Carole King (al successo con Little Eva), dove si apprezza già la sua bellissima voce, mentre Richard è alle prese anche con My Girl In the Month Of May di Dion, con Linda e Sandy di nuovo alle armonie in stile Mamas And Papas: le due insieme cantano anche una versione splendida di When I Will Be Loved degli Everly Brothers, qui presente in inedita versione demo con Richard e Trevor Lucas alle acustiche, un brano che anticipa le future collaborazioni di Emmylou Harris e Linda Ronstadt. Bellissima.

Poi ci sono tre brani dal primo album solo di Richard Henry The Human Fly, all’epoca un flop clamoroso, tanto che Thompson ricorda “con orgoglio” che le versione americana fu l’album meno venduto nella storia della Warner Bros, poi rivalutato dalla critica inglese che all’epoca lo massacrò tanto che Linda ricorda che il marito all’epoca ne uscì distrutto. Dalle sessions appare l’inedito Amazon Queen, senza Linda, che invece appare alle armonie vocali con l’amica Sandy, nelle altre due bellissime canzoni Shaky Nancy e The Angels Took My Racehorse Away. Sempre nel corso del 1972, su istigazione di Linda che invitò Rchard in studio, i due registrarono 3 brani insieme, due destinati ad un album Vanishing Trick del poeta Brian Patten, che uscirà solo nel 1976 e uno con Martin Carthy: solo la voce splendida di Linda e una chitarra acustica, Richard nelle prime due e Martin nella terza, in Embroidered Butterflies c’è anche John Taylor al piano elettrico, le altre due sono After Frost e Sometimes It Happens, tutte rigorosamente inedite su CD, come tutto il contenuto del primo CD del box (a voler essere pignoli i brani di Patten sono in usciti in Giappone).

Restless Boy e The World Is A Wonderful Place sono due canzoni scritte da Richard per un musical che era stato proposto a Linda e doveva essere basato sulla storia del Figliol Prodigo: un peccato non averle mai sentite, ma si rimedia in questo Box, Linda voce, Richard chitarra e basso, più la brava Lindsay Cooper degli Henry Cow all’oboe. Per completare il primo CD due pezzi dal vivo: Shady Lies è un brano di impronta country scritto per Iain Matthews e preso da un raro concerto al London University College del 25 ottobre 1972, nel quale la coppia Thompson (che si sposerà 5 giorni dopo) si unisce alla Albion Country Band, l’altro un traditional Napoleon’s Dream solo voci a cappella, da un concerto a Leeds nel gennaio del 1973, dal primo tour della band.

Chapter 2. I Want To See The Bright Lights Tonight. A maggio del 1973, in tre giorni ai Sound Techniques di Londra, con la produzione congiunta di Richard e dell’ingegnere del suono John Wood, viene realizzato il primo capolavoro assoluto della coppia, dieci brani scritti da Rchard, ed un album che a causa della crisi petrolifera in atto all’epoca vedrà la luce solo il 30 aprile del 1974: in quel periodo nel 1973 Richard aveva iniziato a manifestare interesse nel movimento Sufi, entrando poi in una comune con la moglie, che lo seguiva suo malgrado, come dirà più avanti. Il disco è comunque splendido: si parte con una sequenza da sogno sulla prima facciata con When I Get To The Border, The Calvary Cross, Withered And Died, I Want To See The Bright Lights Tonight e Down Where The Drunkards Roll, c’è gente che non ha realizzato così tante canzoni meravigliose in un’intera carriera.

Richard, che nei Fairport Convention era adibito solo alle armonie, già in Henry The Human Fly aveva trovato una propria voce e in questo album canta nei primi due brani, già tipici del suo stile unico ed inimitabile, spesso in duo con Linda, ma anche da solo come in The Calvary Cross, dove rilascia anche un acidissimo assolo che nei concerti dal vivo si dilaterà in un vero tour de force, mentre Linda, ormai quasi una pari di Sandy Denny ,canta divinamente le altre, anche i brani della seconda facciata, dove brillano Has He Got A Friend For Me, il puro folk di The Little Beggar Girl, lasciando all’ispirato consorte la sublime The End Of The Rainbow e We Sing Hallelujah, con Linda ancora magnifica in The Great Valerio.

Nelle bonus tracks spiccano l’inedita Mother And Son, cantata ancora da Linda con Richard al piano e all’hammered dulcimer, il demo acustico intenso e intimo di Down Where The Drunkards Roll con Simon Nicol al dulcimer, la versione alternativa full band di The End Of The Rainbow con Linda voce solista alternata con Richard, più bella dell’originale, il demo di A Heart Needs A Home che uscirà nel successivo Hokey Pokey e una versione acustica dal vivo al Rainbow di Londra nel 1975 di The Great Valerio, molto buia e pessimista, ma alla fine il pubblico è in delirio.

Questa volta critiche entusiaste della stampa inglese e poi internazionale, che negli anni a venire lo ha inserito spesso e volentieri tra i classici assoluti: come viene ricordato nel libro, anche questo album, come tutti quelli di Thompson fino al 1985, non turberà minimamente le classiche di vendita.

Chapter 3. Hokey Pokey. Tra settembre ed ottobre del 1974, sempre agli stessi studios, e con la co-produzione dell’amico Simon Nicol, viene registrato Hokey Pokey il secondo disco per la Island, altro grande album, tra i musicisti, come nel precedente, spiccano la sezione ritmica di Pat Donaldson e Timi Donald, John Kirkpatrick accordion e concertina, Simon Nicol dulcimer, tutte le canzoni sempre di Richard, a parte l’ultima scritta da Mike Waterson. Le luci sono meno brillanti, la visione più pessimistica, le canzoni forse meno memorabili, se il disco precedente è da 5 stellette, questo “solo” da 4. Hokey Pokey (The Ice Cream Song) è una mossa e danzante traccia cantata da Linda con il controcanto di Richard, che prosegue ad inanellare assoli alla chitarra, confermando il suo status di chitarrista superbo, già riconosciuto con i Fairport Convention, e che poi si cementerà vieppiù negli anni a venire, al violino Aly Bain.

I’ll Regret It All In The Morning è una delle tipiche malinconiche e amare ballate che provengono dal suo canone musicale, cantata dallo stesso Richard, sempre più sicuro anche nella parte vocale, mentre Smiffy’s Glass Eyes si rifà al classico suono dei Fairport più folk(rock), l’orientaleggiante Egypt Room esplora la passione verso la musica orientale (esplicitata anche nella conversione all’Islam meno radicale) mantenendo però la sua abilità nel maneggiare con grande classe l’uso delle melodie e dei temi del rock, e a seguire una delle sue più struggenti canzoni d’amore come Never Again, dedicata alla mai dimenticata fidanzata scomparsa nell’incidente che si portò via anche il batterista Martin Lamble, cantata con rara partecipazione da Linda che tocca le corde dell’ascoltatore con una interpretazione sofferta e sublime.

Georgie On A Spree, più lieve e leggera illustra il lato più ludico ed ironico della musica di Richard che mescola tocchi music-hall e country in questa leggiadra canzone cantata sempre da Linda; Old Man Inside A Man per certi versi è una confessione, quasi una resa, di Richard rispetto al proprio carattere ed all’approccio alla vita, ne risulta un’altra ottima canzone, ribadita anche nella pessimista The Sun Never Shines On The Poor, un valzerone con qualche rimando beatlesiano, che poi lascia spazio al pezzo più bello del disco, la romantica A Heart Needs A Home, superba ballata pianistica affidata a Linda, che rivaleggia con le più belle canzoni di Sandy Denny. Mole In The Hole, consigliata dall’amico Martin Carthy, viene dal repertorio di una delle dinastie classiche del folk inglese, i Watersons, una sorta di brillante e gioiosa simil giga elettrica, cantata sempre da Linda. Solo due bonus inedite in questo CD: Hokey Pokey acustica dal vivo nel 1975 per una trasmissione radiofonica, qualità sonora da rivedere, e una alternate take di A Heart Needs A Home che anche in questo caso forse supera l’originale.

Fine prima parte.

Bruno Conti

Dopo Electric, Quasi Inevitabilmente… Un Altro “Piccolo” Capolavoro! Richard Thompson – Acoustic Classics

richard thompson acoustic classics

Richard Thompson – Acoustic Classics – Beeswing Inc./Proper Music/Ird

Dopo lo stupendo Electric http://discoclub.myblog.it/2013/02/22/semplicemente-richard-thompson-electric/, uscito all’incirca un anno e mezzo, era quasi inevitabile che Richard Thompson ci proponesse un disco acustico, una delle forme in cui più si esibisce nella dimensione concertistica https://www.youtube.com/watch?v=IfdkyHaD5OA (anche perché, per motivi economici, girare con una band costa) e che invece nel formato discografico risulta poco frequentata dal nostro. A ben guardare bisogna risalire al 1984, trent’anni fa, per trovare un disco solo voce e chitarra di Thompson, ovvero SmallTown Romance, peraltro registrato in concerto al Bottom Line di New York, due anni prima, agli inizi del 1982. E controllando la lista di quel disco, solo due brani si sovrappongono, I Want To See The Brights Lights Tonight Down Where The Drunkards Roll, un po’ perché alcuni dei “classici” che appaiono in questo nuovo disco non erano stati ancora scritti e, soprattutto, perché le ferite della separazione, artistica e coniugale, con Linda Thompson, non si erano ancora rimarginate e quindi andare a toccare alcune di quelle bellissime canzoni che avevano caratterizzato una decade di musica insieme provocavano una sensazione dolorosa.

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Ora, che di anni ne sono passati più di trenta, e Richard si è riavvicinato alla ex moglie , riappropriandosi anche di tutto il suo vecchio repertorio, quale migliore occasione di questa per riproporlo in una veste solitaria, solo con la voce e una chitarra acustica Lowden, scegliendo tra il suo sterminato repertorio, ma in una dimensione di studio. Infatti il disco non è dal vivo, ma è stato registrato in studio, dandoci la possibilità di ascoltare quelle che possono essere considerate tra le sue canzoni più rappresentative, non certo nella forma del Greatest Hits (perché successi, se non di critica, mai ne ha avuti) ma piuttosto in una sorta di “Richard Thompson sings his best songs” e quante ce n’erano da scegliere, quindi immagino che ridurle alle quattordici che appaiono in questo Acoustic Classics (e non ci sono quelle con i Fairport Convention) non sia stata una operazione facile, ma piacevole, anche per chi andrà ad ascoltarle, cioè noi  !

richard thompson live

In poco più di 50 minuti troviamo riunite alcune delle più belle canzoni che hanno fatto la storia della nostra musica: dalla splendida I Want To See The Bright Lights, che apre le danze, una delle più belle canzoni di tutti i tempi https://www.youtube.com/watch?v=go6-OOZaqK0  (secondo chi scrive Richard Thompson è tra i cinque migliori autori nella storia della canzone anglo-americana degli ultimi cinquant’anni, gli altri quattro, se volete saperlo, sono Dylan, Lennon-McCartney, che valgono per uno, Van Morrison e Bruce Springsteen, con Jimi Hendrix, in veste di wild card, e tantissimi altri, lì vicino, ad una inezia, a cominciare da John Fogerty. E’ meglio che mi fermi, ce ne sono troppi, per fortuna, quasi altrettanto indispensabili). Il secondo brano è un altro capolavoro, Walking On A Wire, brani che sono stupendi nelle loro versioni “elettriche” ma che rifulgono di una luce quasi abbagliante anche in queste versioni più intime, concise, con la chitarra acustica di Thompson che disegna traiettorie semplici ma quasi altrettanto essenziali di quelle originali e quella voce, particolare ed unica, che le riempie di nuovi significati. In effetti potremmo parlare di un disco ideale sia per i neofiti, che vogliono ascoltare il meglio, sia per i fans, i completisti, che non hanno mai abbastanza di che bearsi.

richard thompson one door open

Il terzo brano, anche questo stupendo, è Wall Of Death, che in origine si trovava su Shoot Out The Lights, il canto del cigno della coppia Richard & Linda Thompson, canzone tristissima ma ricca di mille suggestioni, come la successiva Where The Drunkards Roll, cha appariva invece nel loro disco di esordio, insieme alla title-track I Want To See The Brights Lights Tonight. Richard, oltre che chitarrista elettrico superbo è anche un grandissimo all’acustica, e quindi i florilegi che ci regala con la sua Lowden sono da gustare con piacere, quasi centellinare, stiamo ascoltando un maestro della chitarra in azione. Non ci sono solo brani celeberrimi in questo album, ma anche gli episodi cosidetti “minori” sono fior di canzoni, prendete la galoppante One Doors Opens, che appariva su un album poco noto, ma molto bello, ci mancherebbe, come Old Kit Bag oppure un brano come Persuasion, scritto con il neozelandese Tim Finn, “inventore” dei mai dimenticati Split Enz, e fratello del più famoso Neil, quello dei Crowded House, una canzone apparsa solo sulla antologia quadrupla Walking On A Wire, in qualche live ed interpretata come duetto con il figlio Teddy, altro brano di una bellezza quasi oltraggiosa https://www.youtube.com/watch?v=0fhJlc52hrA .

richard thompson live 2

1952 Vincent Black Lightning, una delle più belle canzoni mai dedicate ad una moto, era già acustica all’origine, uno dei suoi cavalli di battaglia in concerto, fin dall’apparizione in Rumor And Sigh, altro album tra i migliori della discografia di Thompson, e brano inserito tra le “100 All Time Songs” dalla rivista Time, con il vorticoso fingerpicking sulla chitarra che lo ha sempre caratterizzato https://www.youtube.com/watch?v=td2sewfxz88 . I Misunderstood è uno dei rarissimi brani di Richard che ha rischiato di diventare un singolo da classifica, anche grazie ad un bel video che circolava su MTV, viene sempre da Rumor and Sigh ed è un’altra bellissima canzone https://www.youtube.com/watch?v=te4YKjLJPro (in quel disco ce n’era una terza I Feel So Good, che in classifica ci entrò, sia pure nelle Billboard Modern Rock Tracks, non in quelle principali). Anche From Galway To Graceland, altro brano spettacolare, non è mai apparsa in un album ufficiale della discografia, ma solo nella ennesima antologia Watching The Dark, secondo voi quanti sono gli artisti che si possono permettere di disseminare tanti gioielli anche tra i cosiddetti “scarti” della propria propria produzione? Forse proprio, non a caso, solo quelli che ho citato poc’anzi tra i grandissimi!

richard thompson 3

L’ultima cinquina di brani si apre con Valerie, uno dei brani più rock del suo canone sonoro, ma che è scintillante anche in questa versione acustica, con un intricatissimo lavoro di chitarra, la canzone in origine era su Daring Adventures del 1986. Altro tuffo nel passato, e altro capolavoro, Shoot Out The Lights, canzone-metafora sulla fine di un matrimonio e di un amore (che Wikipedia ci ricorda essere un brano della band metal Diamond Head, non sapevo, mi pare un chiaro esempio di omonimia). Beeswing è il nome dell’etichetta personale di Richard Thompson (quella che pubblica questo CD), ma è anche il titolo di un ulteriore brano, che appariva in origine su Mirror Blue, altro clamoroso esempio di folk contemporaneo di questo genio della musica, a occhio, anzi a orecchio, mi sembra che nel brano ci siano due chitarre, o è forse un mandolino quello di supporto? When The Spell Is Broken era su Across A Crowded Room, il disco che avrebbe dovuto dargli il successo commerciale, ma fu un clamoroso flop di vendite, l’ultimo album registrato in Inghilterra e l’ultimo prodotto da Joe Boyd, possiamo aggiungere un bel “ecchisenefrega”, vista la bellezza della canzone https://www.youtube.com/watch?v=xyxR8iU3Jxs . Forse la più bella in assoluto (ma è una bella lotta) è proprio quella posta in conclusione di questo Acoustic Classics, si chiama Dimming Of The Day e ogni volta che la ascolto capisco perché amo così tanto Richard Thompson e la sua musica, perché spesso queste canzoni sfiorano la perfezione del genio https://www.youtube.com/watch?v=ZaaSAwjPOlk !

Esce domani ufficialmente.

Bruno Conti