Novita Di Ottobre Parte II. Bjork, Evanescence, Lisa Hannigan, Joe Henry, Johnny Cash, Crosby & Nash, My Brightest Diamond, Rachael Yamagata, Peter Hammill, Eccetera

evanescence.jpgbjork biophilia.jpglisa hannigan.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Anche questa settimana, uscite dell’11 ottobre, una valanga di titoli per cui divido il Post in due parti, iniziamo.

Nuovo album omonimo per gli Evanescence, anche se della formazione originale è rimasta solo la cantante Amy Lee. Nuova casa disografica, Virgin/EMI, e solita versione Deluxe con 4 tracce in più, anche se questa volta c’è anche un DVD con materiale vario aggiunto.

Mentre per Biophilia di Bjork, abbiamo le due versioni, entrambe singole, ma una con 10 brani ed un’altra denominata Collector’s Edition con 3 brani in più che però sono “solo” versioni diverse da quelle contenute nell’album basico. Se non altro visto il maggior esborso che viene richiesto (circa 5 euro in più) la confezione è quella che viene definita con cartoncino a 6 ante. L’etichetta è la One Little Indian/Universal. Qualche tempo fa avevo visto nel sito della Nonesuch. che è l’etichetta che distribuisce il disco in America, anche una versione limitata denominata Ultimate Art Edition con 2 CD e vari extra, ma era disponibile solo in pre-ordine, “no longer available” recita il sito.

Lisa Hannigan per molti anni (sette per la precisione) è stata la seconda voce in tutti i dischi e i concerti di Damien Rice. Poi nel 2009 ha pubblicato il suo primo album solista See Saw, nominato per il Mercury Prize di quell’anno come miglior album. Questo nuovo Passenger, prodotto da Joe Henry (di cui tra breve), è anche più bello e contiene un “tradimento” di Lisa Hannigan che duetta con Ray LaMontagne in O Sleep. Etichetta Hoop Records (in America è già uscito da tre settimane).

joe henry reverie.jpg johnny cash bootleg volume 3.jpgcrosby nash in concert.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Ed eccoci al succitato Joe Henry, che tra una produzione e l’altra ha trovato anche il tempo per pubblicare un nuovo album Reverie, etichetta Anti come di consueto, capitolo dodici della sua discografia per il cognato di Madonna (chissà se gli fa piacere che lo ricordino, hum!). Quattordici nuovi brani per un album che sta avendo ottime recensioni e che vede tra gli ospiti Lisa Hannigan (strano!) in Piano Furnace e tra i musicisti i “soliti” bravissimi Jay Bellerose, David Piltch, Keefus Ciancia, Patrick Warren e Marc Ribot. Lui rimane tra i miei cantautori preferiti ma poi quando va a scovare i grandi del soul dimenticati come Ann Peebles, Irma Thomas, Bettye Lavette e tanti altri si guadagna decine di punti nella mia stima.

Continua la serie di pubblicazioni di materiale d’archivio della Sony dedicate a Johnny Cash, ora che sembra esaurito il materiale registrato per la American Recordings di Rick Rubin che nel frattempo è diventato presidente della Columbia (e quindi uscito dalla finestra rientra dal portone principale). Il doppio CD si intitola Bootleg 3: Live Around The World e come dice il titolo raccoglie 50 brani (di cui 39 inediti) registrati in giro per il mondo tra il 1956 della Jamboree Live in Dallas, Texas quando nessuno sapeva chi fosse fino ad arrivare a due brani registrati nel dicembre 1979 all’Exit Inn di Nashville, Tennessee passando per un concerto anche alla Casa Bianca, 12 brani nell’aprile 1970.

Crosby & Nash sono due che non sono rimasti molto soddisfatti (insieme a Stills) del lavoro che Rick Rubin avrebbe dovuto fare per il loro “mitico” album di Covers ormai annunciato da un paio di anni e che sembrava essere stato annullato definitivamente ma forse no. Certo i tempi di lavoro non sono quelli di una volta e anche David Crosby (meno celebrato di altri suoi coetanei) ha festeggiato i 70 anni il 14 di agosto. Nel frattempo con l’amico Graham Nash ha fatto un tour americano e il concerto al Palace Theatre di Stamford, Connecticut è stato registrato e viene ora pubblicato dalla loro nuova etichetta Blue Castle Records da domani per il mercato americano. Sono 90 minuti che vedono la luce in questo DVD che sarà pubblicato anche in Europa ai primi di novembre ad un prezzo molto più contenuto dei 30 euro che vengono richiesti ora e proprio in concomitanza con le 4 date del tour italiano

October 29 – Gran Teatro Geox – Padova, Italy
October 30 – Teatro Smeraldo – Milano, Italy
November 1 – Teatro Verdi – Firenze, Italy
November 2 – Teatro Sistina – Roma, Italy

Come riporta il loro sito 1078. Così, chi non può o non vuole pagare i soliti prezzi esagerati per il concerto, come il sottoscritto, se lo potrà comodamente vedere nella poltrona di casa sua per una quindicina di euro o poco più.

 

my brightest diamond.jpgrachael yamagata.jpgpeter hammill pno.jpg

 

 

 

 

 

 

My Brightest Diamond ovvero Shara Worden pubblica il suo terzo album da solista, All Thing Will Unwind sempre per la Ashmatic Kitty del suo mentore Sufjan Stevens e dopo le recenti collaborazioni con David Byrne e Fatboy Slim in Here Lies Love dove il suo brano era uno dei migliori e nel ciclo di canzoni Penelope di Sarah Kirkland Snider dove le parti vocali erano tutte sue. E si conferma una delle cantautrici più originali in circolazione, non per nulla anche Bon Iver, Decemberists e National l’hanno voluta nei loro dischi.

Anche Rachael Yamagata è una brava cantautrice americana e approda con questo Chesapeake al terzo album e anche lei è molto apprezzata dai colleghi e ha collaborato con Ryan Adams, Ray LaMontagne, Jason Mraz, Rhett Miller, i Bright Eyes e molti altri. Dopo due album con le majors, uno per la Sony/Bmg e uno per la Warner approda anche lei al fai da te indipendente su Frankenfish Records. Stile pianistico ma non solo, belle ballate ma anche folk o rock quando occorre, con molti elementi musicali in comune con i collaboratori citati qui sopra.

Peter Hammill prosegue la sua carriera solista parallela a quella con i Van Der Graaf con un ennesimo album dal vivo, registrato in solitaria come evidenziato dal titolo, PNO GTR VOX esce per la Fie Records ed è un doppio tratto dai concerti effettuati in Giappone e Regno Unito nel 2010. Un CD sono canzoni per piano e l’altro per chitarra.

elliott murphy just a story.jpgjohn mayall in the shadow of legends.jpgcliff richard soulicious.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Tre nuove proposte di “giovani” promettenti: per cominciare, a sorpresa, esce un nuovo album dal vivo di uno dei miei cantautori preferiti, Elliott Murphy, reduce da un ottimo album di studio uscito un annetto fa elliott%20murphy (mi cito da solo), pubblica questo Just A Story From New York che parafrasa nel titolo uno dei suoi album migliori. Accompagnato dal suo gruppo, i Normandy All Stars rivisita con lunghe versioni alcuni dei suoi classici come Diamonds By the yard, oltre 10 minuti, ma anche i 7 minuti di Just A Story From America, Last Of the Rock Stars e Drive All Night senza tralasciare le recenti Rock and Roll, Rock And roll e Rain, Rain, Rain (questi titoli ripetuti così se li ricorda meglio, anche lui diventa vecchio). Scherzi a parte il disco è molto buono, etichetta improbabile Mri-Red di non facilissima reperibilità, ma si trova!

John Mayall continua a pescare nei suoi archivi e questa volta dal cilindro esce un eccellente In The Shadow Of Legends, registrato dal vivo nel giugno del 1982 al Capitol Theatre nel New Jersey con la formazione dei Bluesbreakers con Mick Taylor, John McVie e Colin Allen e degli ospiti strepitosi come Albert King, Buddy Guy, Junior Wells, Etta James e Sippie Wallace. Minchia! Anzi, accipicchia, scusate ma mi è venuto spontaneo, etichetta Blues Boulevard. (Anche se, per onestà, devo dire che era uscito in DVD come Jammin’ With The Blues Greats). Per chi non ama stare davanti al video e sono tanti, più di quello che si pensa. Forse è il motivo per il quale il DVD musicale, salvo rare eccezioni, non è mai decollato.

Un altro “giovane”, fresco di tinta (secondo me va dallo stesso parrucchiere di Paolo Limiti e Paul McCartney), Cliff Richard, anni 71 il 14 ottobre pubblica il suo 200° album (ho detto una cifra a caso, non so quanti ne ha fatti, da solo o con gli Shadows, una valanga). Comunque questo si chiama Soulicious The Soul Album e come dice il titolo Sir Cliff si cimenta con la musica nera. Io non lo vedrei benissimo nel genere ma si tratta di una serie di duetti con nomi mpressionanti della musica soul, mica scartine, ci sono: Freda Payne, Dennis Edwards dei Temptations, Brenda Holloway, Candi Staton, Roberta Flack, Deniece Williams, Valerie Simpson, Percy Sledge, Peabo Bryson e molti altri. Non vorrei ripetermi ma, min… accipicchia di nuovo! A questo punto sono curioso di sentirlo anche se immagino una versione molto blanda della soul music, come potete ascoltare nella preview qui sopra! Esce per la EMI Catalogue sempre in questi giorni, il 10 ottobre, cioè oggi.

Per oggi può bastare, domani altra copiosa messe di uscite, senza dimenticare tutte quelle già recensite con Post ad hoc, tipo Ryan Adams e il DVD di George Harrison, per citarne un paio che escono domani.

Bruno Conti

Nuove Tecniche Di Sopravvivenza. Over The Rhine – The Long Surrender

over the rhine.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Over The Rhine – The Long Surrender – Self-released – dall’8-2-2011 Great Speckled Dog

Gli Over The Rhine attualmente sono Karin Bergquist e Linford Deteweiler, rispettivamente cantante, pianista e chitarrista acustica e tastierista, bassista e seconda voce, nonché marito e moglie e, fattore non trascurabile autori di testi e musica dei loro bellissimi dischi (e qui, come vedete, già mi schiero)! Tutto nasce, però, nel lontano 1991, esattamente 20 anni fa, in quel di Cincinnati, Ohio di cui Over-the-Rhine è il nome di un quartiere storico, uno dei più antichi dell’architettura degli Stati Uniti.

Nascono come quartetto e poi hanno perso per strada il chitarrista e il batterista originali (anche se lungo il percorso, su disco e dal vivo, alcune volte si sono ritrovati). Questo è il loro undicesimo disco (compresi due dischi natalizi ed esclusi cinque CD dal vivo e alcune raccolte anche con materiale inedito): anche se alcuni meritevoli dispensatori dell’opera degli Over The Rhine in rete gliene hanno attribuiti 14, probabilmente dopo una veloce occhiata alla discografia in Wikipedia che ne riporta alcuni più volte, peccato veniale.

Il disco ha avuto una gestazione molto lunga e laboriosa (il precedente The Trumpet Child risale al 2007) in quanto la coppia ha dovuto affidarsi alla benevolenza di fans e ammiratori per poter creare questo nuovo album e a questo si riferisce il titolo del Post. In pratica i due hanno chiesto di essere finanziati per registrare questo disco e con i proventi delle donazioni, spesi benissimo, hanno realizzato questo The Long Surrender.

Per i novizi della loro musica e per inquadrarli potremmo dire che il filone in cui inserirli, File Under, potrebbe essere il folk ma è un termine riduttivo, pensate ai Cowboy Junkies, a Lucinda Williams, a Mary Gauthier, anche in termini qualitativi ed avrete un’idea di cosa aspettarvi.

Ma dicevamo di questo nuovo disco. Il primo passo è stato quello di assicurarsi un produttore come Joe Henry che non solo ha aderito all’operazione con entusiasmo ma ha anche firmato due brani con la coppia Bergquist-Detweiler (e a questo proposito un’altra coppia che viene alla mente, come termine di paragone, è quella di Gillian Welch e David Rawlings); non solo, Henry si è portato dietro anche il suo consueto manipolo di fidi musicisti che, sorprendentemente, suonano sempre uguali ma diversi nei dischi dove appaiono. Sono loro, hanno quel sound ma sanno adattarlo alle personalità dei musicisti con cui suonano. Quindi abbiamo Jay Bellerose alla batteria, David Piltch al basso, Greg Leisz che suona qualsiasi tipo di chitarra anche se eccelle alla lap steel, alla pedal steel e alla slide (cosa rimane?). Alle tastiere ci sono Keefus Cianca e Patrick Warren, al sax (un po’ di sano nepotismo), il figlio di Henry, Levon (mi piace pensare che il nome venga o dal batterista della Band o dal brano di Elton John, sarebbe perfetto!). Per concludere ci sono tre voci di supporto di estrazione soul James Gilstrap, Niki Harris e Jean McClain.

Il risultato è il loro disco migliore, quello più vario e soddisfacente e uno dei migliori di questo scorcio iniziale del 2011, anche il primo di cui vi parlo in anticipo, per essere precisi, visto che ufficialmente esce l’8 febbraio anche se è già disponibile sul loro sito sia per il download che per l’acquisto http://www.overtherhine.com/. La casa che lo pubblica è la Great Speckled Dog che prende il nome dal loro alano, Elroy. L’altra curiosità è che il disco è stato registrato negli studi casalinghi di Joe Henry, Garfield House in quel di Pasadena, South California.

Dimentico qualcosa? Certo che sì! C’è un’altra ospite di nome, Lucinda Williams che duetta alla grande, con la sua voce dolente e vissuta, nel brano Undamned con Karin Berquist, e le due voci si alternano e si integrano in modo mirabile in un brano che qualcuno ha paragonato alla epopea di John Ford, giuro che non ricordo dove l’ho letto ma condivido l’immagine sonora che se ne ricava. E questo è addirittura il quinto brano che incontrate. Prima ce ne sono altri bellissimi e intensi a partire dall’iniziale The Laugh Of Recognition, che dopo una breve introduzione strumentale deliziosa, tra piano, chitarre slide e steel, strumenti acustici e una sezione ritmica rimbalzante ci introduce al meraviglioso cantato della Berquist che ci regala una prima perla di equilibri sonori delicati e forti al tempo stesso con la sua voce calda ed espressiva che non si può descrivere (ci si prova) ma bisogna sentire. I fans ed ammiratori già sanno, ma qui è tutto perfezionato dalla maestria di Joe Henry.

La sequenza dei brani iniziali è fantastica: la pianistica, tra il mitteleuropeo il francese e una punta di jazz, Sharpest Blade, è cantata con voce sensuale ed avvolgente mentre Rave On è una ballatona notturna e viscerale che si potrebbe definire folk-psichedelica con la voce della Berquist che assume tonalità quasi alla Kate Bush in certi momenti del brano, bellissimo brano in ogni caso. Soon ha ancora quell’andatura europea quasi tzigana mista a qualche accenno di tango, molto melodrammatica.

Di Undamned abbiamo già detto mentre Infamous Love Song (un titolo alla Cohen o alla Tom Waits) si dipana nei suoi oltre sei minuti ancora tra cabaret e musical, con atmosfere jazzate e fumose che mi hanno ricordato quelle dei dischi della grande cantante irlandese Mary Coughlan. La dolce Only God Can Save Us Now è un brano dalla matrice country-gospel (tipo l’ultimo disco di Patty Griffin) con le voci dei coristi che circondano e rinforzano quella della brava Karin e Greg Leisz cesella da par suo un assolo di dobro o national guitar.

Oh Yeah By The Way si avvale di altre voci, maschili (Detweiler?) e femminili per una ulteriore delicata folk-country song. The King Know How si avventura in territori tra folk e soul con le voci dei coristi e delle coriste che sottolineano la voce calda e morbida della nostra amica. There’s A Bluebird In My Heart è un brano jazz fatto e finito con tanto di assolo di sax di Levon Henry, che si discosta dal sound totale del disco e potrebbe (ma anche no) presagire future svolte sonore. Days Like This (non quella del grande Van) farebbe il suo figurone in qualsivoglia disco dei Cowboy Junkies, Lucinda Williams o Gillian Welch, una ballatona con una pedal steel malinconica che ricorda anche certe cose country di Norah Jones ma si eleva a vertici vocali qualitativi di assoluta eccellenza.

All My Favorite People con una lunga introduzione pianistica tra blues e New Orleans si tramuta in una stupenda ballata in crescendo dove la chitarra slide di Leisz, nuovamente il sax, le tastiere, entrano mano a mano nella canzone e la tramutano in una sorta di affascinante inno gospel profano, emozionante e ricco di feeling interiore. E a questo punto in una sorta di concerto ideale si poteva anche finire. Ma gli Over The Rhine ritornano con una breve coda strumentale intitolata Unspoken che ricorda il sound dei dischi di Joe Henry e chiude in serenità questo ottimo The Long Surrender!

Bruno Conti

The Best Of 2009 – Appendice n° 2

joe henry blood.jpg

 

 

 

http://www.joehenrylovesyoumadly.com/

 

 

 

Altra rivista musicale specializzata italiana: Jammies 2009 – I Migliori dell’anno secondo Jam.

In questo caso non c’è una classifica, sono divisi per categorie come i Grammy.

Album dell’anno – Joe Henry – Blood from the stars

Album Italiano – Ginevra di Marco – Donna Ginevra

Album World – Amadou & Mariam – Welcome to Mali

Album Folk & Roots – Sting – If On A Winter’s night

Album Black – The Derek Trucks Band – Already Free

Box Set – Woodstock 40 years on – Woodstock 40th Anniversary Ultimate Collector’s Edition

Album Jazz – Allen Toussaint – The Bright Mississippi

Colonna Sonora – Jay Farrar & Benjamin Gibbard – One Fast Move Or I’m Gone

Album Live – Leonard Cohen – Live In London

Album Live – Tom Petty – The Live Anthology

Vintage – Neil Young – Archives vol.1 1963-1972

Album Tributo – Rosanne Cash – The List

Più che le scelte, moltissime condivisibili non ho capito le categorie “molto creative”: Sting, folk & roots?  Va be’! Allen Toussaint, Jazz?  Ok!  Ma Derek Trucks album black dell’anno me lo devono spiegare e Rosanne Cash Album Tributo pure!  E il disco “white” qual’è Jay Z?

P.s Baglioni era proprio quello il significato. Ma affettuosamente, però basta!

Bruno Conti