Ecco Il Secondo Capitolo: Forse Meno Interessante Del Primo. Myles Goodwin – Friends Of The Blues 2

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Myles Goodwin – Friends Of The Blues 2 – Linus Entertainment   

All’incirca un anno e mezzo fa era uscito il capitolo uno di questo Friends Of The Blues https://discoclub.myblog.it/2018/03/29/dopo-una-lunga-carriera-con-i-rockers-canadesi-april-wine-anche-lui-passa-al-blues-myles-goodwin-and-friend-of-the-blues/, concepito da Myles Goodwin, per moltissimi anni voce e chitarra solista degli April Wine, una delle band più popolari canadesi, sempre in bilico tra hard rock, rock-blues e classico “rock americano”, comunque diciamo che il nostro amico questa passione per il Blues non l’ha scoperta solo oggi: d’altronde, come dissero Sonny Terry & Brownie McGhee con una felicissima espressione, “the blues had a baby and they called it rock and roll”! Quindi questa tardiva passione non ci deve sorprendere, anche se poi, a ben vedere, non è che il suono differisse molto rispetto a quello da sempre praticato dal buon Myles, forse solo più rigoroso e meno caciarone.

Si sa che spesso questi di tipi di album sono anche l’occasione per ritrovarsi tra amici per fare un po’ di buona musica, anche se la connotazione Friends (maiuscolo) di solito indica che partecipano musicisti importanti e/o molto conosciuti, e diciamo che di nomi veramente “celebri” qui ce ne sono pochi, forse nessuno: tra quelli “noti” potremmo citare Kenny “Blues Boss” Wayne, John Campelljohn (che io sono sempre stato convinto si chiamasse Campbelljohn, anche nelle copertine dei suoi album, ma ora scopro che, forse, la b non c’è), Matt Andersen e il redivivo David Gogo, gli altri mi sono più o meno ignoti, ma basta documentarsi. Per il resto ci sono diversi musicisti che si alternano a batteria e basso per la sezione ritmica: altra particolarità, come nel disco precedente, i brani non sono classici del blues, ma portano tutti la firma di Goodwin, con una eccezione. Il compito di aprire l’album è affidato alla collaborazione con Kenny Wayne, uno dei rari pianisti, tra una marea di chitarristi e armonicisti, che accarezza con voluttà i tasti del suo strumento in un viaggio che ci accompagna dalle paludi della Louisiana lungo le strade del blues, con le due coriste che sostengono la vocalità di Myles che, come nel disco precedente, non è proprio quella del bluesman provetto, diciamo appena  adeguata alla bisogna, mentre sul lato chitarristico comincia a lavorare di fino alla sua solista in questa brillante Hip Hip.

Nella successiva ballad Like A Dog Ain’t Had It’s Day scendono in campo il tastierista Ross Billard e Matt Andersen all’acustica, ma la canzone risulta un po’ moscia e zuccherina, appena meglio All Over Now, che se ci aggiungiamo un It’s davanti è il celebre brano di Bobby Womack, però rallentato, sino a perdere del tutto la sua grinta, per fortuna che Shrimp Daddy all’armonica e John Camp(b)ell John alla slide provano a vivacizzare il tutto, ma giusto uno zinzinino. You Got It Bad è un blues acustico abbastanza scolastico e contato, Fish Bank Blues con l’uso di una bella slide tangenziale, suonata da Will Van Habsold, sarebbe decisamente meglio, peccato per l’uso del drum programming (con 4 batteristi a disposizione!), comunque in uno slow blues ci può stare. Speedo (revisited) sarebbe il famoso brano doo-wop rivisto, ma per quanto godibile, l’originale era meglio, insomma da quanto detto finora non è che il disco entusiasmi, però ogni tanto si rivitalizza come nel boogie grintoso di Daddy Needs New Shoes dove Campbelljohn alla slide e Goodwin si sfidano con gusto e grinta, nel lentone Being Good, cantato insieme alla la brava Angel Forrest https://www.youtube.com/watch?v=iZGIeszBjA8 , nella programmatica I Love My Guitar con un bel assolo di Goodwin, nel rockabilly Help Me Baby e nel blues-rock sapido di I Saw Someone That Wasn’t There, con l’ottimo David Gogo.

Ma lo yodel nella bonus track finale che cacchio c’entra con il resto?

Bruno Conti