Se Fosse Anche Inciso Bene Sarebbe Perfetto! Quicksilver Messenger Service – New Year’s Eve 1967

quicksilver new year's eve

Quicksilver Messenger Service – New Year’s Eve 1967 – Cleopatra 

Ho contato almeno otto CD (più l’Anthology Box, e non credo sia finita la serie) pubblicati dalla Cleopatra Records e relativi a prezioso materiale d’archivio dei Quicksilver Messenger Service, la prodigiosa band californiana che giustamente viene considerata uno dei capisaldi del rock psichedelico ed acido che imperava sulla costa occidentale americana tra la fine anni ’60 ed i primi anni ’70. In effetti la storia inizia ancora prima, nel 1965, quando Dino Valenti, John Cipollina e il cantante e armonicista Jim Murray, uniscono le forze con Gary Duncan, David Freiberg e Greg Elmore, per iniziare una avventura che raggiungerà il suo apice tra il ’68 ed il ’69 quando usciranno i due capolavori, l’omonimo Quicksilver Messenger Service e l’epocale Happy Trails. Ma questa è una storia raccontata mille volte ed in ogni caso molte cose sono successe prima e dopo questi due dischi: da qualche anno a questa parte, oltre alla Cleopatra anche altre etichette, più o meno ufficiali, hanno pubblicato materiale dal vivo proveniente da quel periodo, spesso annunciato come proveniente dagli archivi di Gary Duncan, ma altrettanto spesso di qualità sonora non proprio memorabile.

Anche questo New Year’s Eve 1967 non sfugge alla regola: registrato al Winterland di San Francisco la notte del 31 dicembre del 1967, e quindi, come tutto il materiale proveniente dai locali di proprietà di Bill Graham, presente anche negli archivi di Concert Vault, e pubblicato diverse volte pure come bootleg, il concerto è formidabile per i contenuti musicali, ma la qualità sonora è “scarsina”, a voler essere magnanimi. La formazione è quella classica, il quartetto Cipollina, Duncan, Freiberg e Elmore, che da lì a poco avrebbe pubblicato Quicksilver Messenger Service e Happy Trails, quindi non c’è più Jim Murray alla voce e all’armonica, ma il repertorio comprende ancora molti dei brani del primissimo periodo: ed ecco quindi scorrere un ignoto Instrumental senza nome che fluisce, già iniziato, come prima traccia del concerto, la batteria è in cantina, il basso ha una buona presenza, il suono delle chitarre sfugge di tanto in tanto, ma la qualità sonora è comunque accettabile, mentre le improvvisazioni bluesy delle soliste di Cipollina e Duncan, sono all’altezza delle giornate migliori (non dimentichiamo che in quella serata i Quicksilver dovevano duellare con i Jefferson Airplane e i Big Brother di Janis Joplin che dividevano con loro il palco nell’occasione).

Quindi partenza ottima, poi rafforzata da una eccellente e vibrante versione di Pride Of Man, il brano che sarebbe stato uno dei punti di forza del disco di esordio (qui il suono va e viene, la voce si intuisce e la batteria è purtroppo microfonata male), ma la musica è sempre potente, come nella successiva Who Do You Love (la versione nel video è di due giorni prima), che non è ancora quella “corazzata” da oltre 20 minuti che sarebbe divenuta su Happy Trails, ma l’inconfondibile riff non manca e l’interplay tra le due soliste e la sezione ritmica è già magnifico, il brano è più breve e compatto, “solo” dieci minuti scarsi, ma la magia (anche con gli inconvenienti tecnici ricorrenti nella registrazione) del brano è già presente. Non male pure la bluesata If You Live (Your Time Will Come), cantata da Gary Duncan e che si anima nelle parti improvvisate, mentre It’s Been Too Long è uno dei brani meno conosciuti della band, un classico pezzo psych-garage. Altro discorso per la lunghissima, e ricca di jam chitarristiche, versione di Smokestack Lightning, il classico di Howlin’ Wolf che illustra il lato blues dei Quicksilver visto attraverso l’ottica intrippata di quei tempi e anche Babe I’m Gonna Leave You (quando il suono non sparisce a tratti) illustra il sound acido che condividevano con le altre band di San Francisco dell’epoca. Gold And Silver, con un lungo assolo di batteria nella parte centrale, è sempre quella perfetta fusione tra chitarre rock acide e ritmi jazz alla Dave Brubeck, anche se il livello sonoro è pessimo.

Dino’s Song lascia intuire le evoluzioni soliste del mitico John Cipollina, che poi le reitera in un’ottima Back Door Man e nel lungo medley, Bo Didley goes psych, di improvvisazione Mona/Maiden Of The Cancer Moon. Sono già i Quicksilver della leggenda acida di Haight-Ashbury, se fosse anche inciso bene sarebbe perfetto.

Bruno Conti

C’era Una Volta L’Acid Rock. Quicksilver Messenger Service – Live In San Jose 1966

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Quicksilver Messenger Service – Live In San Jose 1966 – Purple Pyramid/Cleopatra

Prosegue l’infinita serie di ristampe dedicate dalla Cleopatra Records al materiale d’archivio (leggi ex bootlegs) dei Quicksilver. E qui sta l’inghippo: spesso (ma non sempre, ci sono eccezioni, penso per esempio al bellissimo cofanetto quadruplo Anthology Box 1966-1970 http://discoclub.myblog.it/2011/09/02/un-altro-cofanetto-da-considerare-quicksilver-messenger-serv/ ,) il suono dei CD che vengono pubblicati è simile a quello dei vecchi dischi pirata. D’accordo, si tratta di materiale storico, ma in teoria questo dovrebbe essere materiale ufficiale. E’ altrettanto vero che tra i pregi di questo notevole concerto, Live In San Jose 1966, c’è la presenza del cantante originale della band, quel Jim Murray che era tra i membri fondatori del gruppo nel 1965 (ma l’idea originale fu di Dino Valenti, che però sarebbe arrivato in pianta stabile non prima del ’69) e comunque seguire i cambi di cantante rimane arduo, anche se il corpo del gruppo, quello che li ha portati ad essere una delle vere leggende della West Coast acida e psichedelica di quegli anni, ossia John Cipollina e Gary Duncan alle due soliste, David Freiberg al basso e Greg Elmore alla batteria, fino alla prima parte del 1969 è sempre presente. Quanto alla presunta rarità di alcuni brani contenuti in questo CD, direi che è abbastanza relativa, perché comunque appaiono, ad esempio, nei contenuti del quadruplo ed in altre date del primo periodo. La qualità sonora è un discorso diverso: qui sta l’oggetto del contendere. Dato per scontato che ognuno ha un suo parere diverso, per chi scrive il sound che fuoriesce da questo CD è discreto, con qualche punta di maggiore qualità, buono per un bootleg ma … Per altri è eccellente, e forse nel contesto storico si può considerare tale; è il solito discorso del sesso degli angeli, mettersi d’accordo è difficile.

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Anche per le mie orecchie allenate da anni di ascolto di vecchi bootleg, il nuovo regime dell’era digitale in cui spesso antichi concerti, registrati con mezzi primitivi, improvvisamente suonano splendidamente, mi ha abituato bene. Già, il suono che usciva dagli amplificatori di quel periodo agli albori della musica rock e quindi la fonte sonora non era fantastica di per sé, però la qualità dell’esecuzione dovrebbe compensare in parte: si apre con una rara All Night Worker, un blues elettrico dove la voce e l’armonica di Jim Murray sono spesso in evidenza e pazienza se il basso di Freiberg ogni tanto va in distorsione e le chitarre di Duncan e Cipollina non sono in primo piano https://www.youtube.com/watch?v=JC_QzQJJ1D0 . In Walkin’ Blues la famosa chitarra con tremolo tintinnante di John Cipollina comincia a salire in cattedra e la band lo segue con trasporto, anche se il sound è sempre parzialmente confuso. Come giustamente rileva lo “storico del rock” Dave Thompson, nelle sue eccellenti note contenute nel CD, siamo ad un punto di svolta nella storia della band in questo settembre 1966, quando viene registrato il concerto, stanno per passare definitivamente dal blues elettrico esemplificato in questi primi brani, alle lunghe ed epiche cavalcate chitarristiche che avrebbero caratterizzato il primo disco in studio, poi Happy Trails e gli innumerevoli concerti dal vivo della loro gloriosa storia. Tornando al concerto I hear you knockin’ è un vecchio brano di Dave Bartholomew, un successo per l’artista di New Orleans Smiley Lewis e poi nel ’70 per Dave Edmunds, tra R’n’R e blues subisce il tipico trattamento psych alla QMS, con le voci e le chitarre che ogni tanto vanno in distorsione (anche Thompson ammette che la qualità sonora non è A1, qualsiasi cosa voglia dire).

If You Live (Your Time Will Come) è un brano di Mose Allison, con un sound che li avvicina ai loro contemporanei Jefferson, Doors e Grateful Dead, di nuovo con l’armonica di Murray in evidenza, che poi lascia spazio alle due soliste che si esibiscono in una bella accelerazione acida e qui il sound è decisamente accettabile https://www.youtube.com/watch?v=gto5oW8tqc4 . Smokestack Lightning è il primo tour de force di quasi dieci minuti con le chitarre in libertà, anche grazie all’ottima sezione ritmica, agile e jazzata https://www.youtube.com/watch?v=bgSkVG9–qo , quasi un preludio all’eccellente Acapulco Silver And Gold, la loro eccitante rivisitazione in chiave acid-rock di Take Five. Ma prima c’è spazio per una stranamente concisa (solo 8 minuti e mezzo) Who Do You Love, comunque sempre fantastica e con i florilegi all’armonica di Murray che la differenziano da altre versioni, però quando parte Cipollina non lo ferma nessuno e anche Duncan non scherza https://www.youtube.com/watch?v=Fb5knuJInMQ . Super acida anche Back Door Man, con le due chitarre a fronteggiarsi e fantastica la già menzionata e lunghissima Silver And Gold, una delle versioni più belle a mia memoria, lungo assolo di batteria di Elmore incluso. Cod’ine acquista un apostrofo nel titolo ma è il solito brano di Buffy Sainte-Marie, con la qualità sonora, ma non dell’esecuzione, un po’ discontinua. Chiude l’immancabile inno alla psichedelia pura The Fool, in una versione lunga e visionaria, acidissima come sempre, con Murray che fa la differenza e pure incisa abbastanza bene.       

Bruno Conti   

Un Altro Cofanetto Da Considerare. Quicksilver Messenger Service – Anthology Box 1966-1970

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Quicksilver Messenger Service – Anthology Box 1966-1970 – Cleopatra Records – 3CD+DVD -Usa 13-09-2011/Europa 19-09-2011

Come direbbero quelli che parlano bene, i Quicksilver non sono mai stati “antologizzati” a dovere e neppure questa volta verrà colmato questo vuoto. In effetti esiste(va) un bel doppio della Rhino Sons Of Mercury con ben 30 brani (ma con la versione abbreviata di Who Do You Love da Happy Trails e questi son punti in meno), la BGO ha sempre in produzione il CD Anthology che è la ripresa del vecchio doppio vinile in CD singolo, ma sono solo 16 brani e niente Who Do You Love. Ci sarebbe anche Lost Gold And Silver della Collectors’ Choice che è una bella raccolta di brani inediti, outtakes e demos pubblicata nel 2000, oltre a una numerosa serie di CD usciti in questi anni con vari concerti inediti molto interessanti.

Ma nessun bel cofanetto di quelli gustosi, il più completo possibile con discografia, inediti e rarità ben amalgamati. Anche questo Anthology Box 1966-1970 farà la gioia di appassionati e fans con la sua messe di materiale inedito ma definirlo antologia è una parola grossa. Sono tre CD e un DVD di materiale “raro” anche se, secondo me, parte del materiale potrebbe provenire o comunque trovarsi su alcuni dei dischi citati (ma forse mi sbaglio).

In ogni caso questa è la lista dei brani e non dimentichiamo che nella confezione c’è anche del materiale video piuttosto raro:

DISC 1: OUTTAKES

1967 Sessions: Quicksilver Messenger Service

1. Dino’s Song
2. Studio Chat
3. Gold And Silver (Take 17)
4. Light Your Windows
5. Pride Of Man
6. I Hear You Knockin’
7. Stand By Me (Take 1)
8. Stand By Me (Take 2)
9. The Fool
10. Gold And Silver (Take 18) 1969 Sessions: Happy Trails
11. Calvary

DISC 2:

LIVE 1966-1967 May 11, 1966: Live at The Fillmore Auditorium

1. Dino’s Song
2. Hair Like Sunshine (Long Distance Call)
3. If You Live (Your Time Will Come)
4. All Night Worker
5. Got My Mojo Workin’
6. You Don’t Love Me
7. Susie Q
8. Hoochie Coochie Man
9. Babe, I’m Gonna Leave You
10. Stand By Me
11. Pride Of Man February 4, 1967: Live at The Fillmore Auditorium
12. I Hear You Knockin’
13. Acapulco Gold And Silver
14. Codine
15. Don’t Tell Me You’re Sorry
16. A Strange, Funny World
17. Walkin’ Blues
18. Duncan And Brady
19. Who Do You Love?

DISC 3:

LIVE 1968-1970 June 7, 1968: Live at The Fillmore East

1. Smokestack Lightnin’
2. Light Your Windows
3. Back Door Man
4. The Fool 1970: Live at Winterland
5. Too Far
6. The Warm Red Wine
7. Mona
8. Long Haired Lady
9. Mojo March 29, 1970: Live at The Old Mill Tavern
10. Subway
11. Rain
12. Blues Jam

BONUS DVD

Monterey International Pop Festival (1967) 1. Dino’s Song From the film Revolution (1968) 2. Babe, I’m Gonna Leave You 3. Codine Sonoma State College (1970) 4. The Warm Red Wine 5. Baby Baby 6. Subway 7. Mona Fillmore “Carousel Ballroom” – July 4, 1971 8. Fresh Air 9. Mojo Winterland Ballroom – December 1, 1973 10. Losing Hand 11. Play My Guitar 12. Mojo 13. What About Me 14. The Hat 15. Who Do You Love

Le date dei concerti sembrano diverse da quelle dei CD dal vivo pubblicati in questi anni, si spera in una buona qualità sonora. Comunque fateci un pensierino perchè sembra interessante. Se Cipollina e Duncan vi attizzano qui c’è trippa per gatti.

Per chi non ha nulla dei Quicksilver Messenger Service (ovvero, negli anni d’oro, quelli, il prototipo di tutte le jam band degli anni a venire) direi immancabile Happy Trails oppure la recente ristampa della Rock Beat Records del primo album Quicksilver Messenger Service con ben 9 bonus oltre ai 6 brani dell’album originale. Se vi avanza qualche soldo un penserino anche per Shady Grove del 1969 che la BGO ha ripubblicato in un twofer con Solid Silver del 1975 (non particolarmente memorabile).

Varrebbe la pena solo per la cavalcata pianistica di Nicky Hopkins nella fantastica Edward, The Mad Shirt Grinder, il punto più alto della sua carriera.

Magari una bella accoppiata con il Box di Winterland di Hendrix che esce lo stesso giorno normale-o-super-jimi-hendrix-winterland-box-set.html.

Bruno Conti

Correva L’anno…Terry And The Pirates – The Doubtful Handshake

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Terry And The Pirates – The Doubtful Handshake – MIG Music

Partiamo dalla preistoria!

Fine anni ’70, anzi, per la precisione 1979, la Wild Bunch Records (è proprio quello che state pensando, prima della scissione!), a cura di Paolo Carù e Fabio Nosotti pubblica il primo LP (i CD non erano stati ancora inventati) di una entità chiamata Terry and The Pirates (nome preso da un famoso fumetto americano), l’album si chiama Too Close For Comfort  e poi verrà edito in CD da varie case, l’ultima versione della Acadia/Evangeline nel 2008. Si tratta, perlopiù, di materiale registrato dal vivo con mezzi di fortuna, cassette con 1 microfono stereo e quindi la qualità è un po’ primitiva.

Ma Terry Dolan, Greg Douglass e soprattutto John Cipollina sono tra i musicisti coinvolti in questo interessante progetto nato nella Bay Area. Pochi mesi dopo, il 2 dicembre (ho controllato) al Palalido di Milano arriva la Cipollina/Gravenites Band e (purtroppo) il sottoscritto era presente visto che il concerto era organizzato dalla radio con cui collaboravo: ricordo che Cipollina non si trovava fino a pochi minuti prima dell’inizio perché le sue principali attività del tempo erano farsi le ragazze e “farsi” e basta. E il concerto non fu memorabile come ci si poteva aspettare anche se qualche lampo della classe del chitarrista dei Quicksilver fu possibile percepirlo.

Fast Forward di qualche mese, siamo nel 1980 e il produttore e ingegnere del suono Jim Stern riesce a “segregare” i tre personaggi in questione più David Hayes il bassista di Van Morrison e il batterista Jeff Myer, prima al Kelly Quan’s di San Francisco e poi nei suoi studi Luna Productions a Petaluma, California e lascia rollare i nastri. Il risultato di quelle sessioni viene pubblicato dalla gloriosa etichetta tedesca Line (grandissimo catalogo, dei benemeriti, ricordo citando a caso i CD di Mark-Almond, Roger Chapman, Roy Harper, Guthrie Thomas, i Cold Chisel di Jimmy Barnes e mille altri, però, per usare un eufemismo, spesso la qualità sonora faceva cagare).

Anche la prima edizione di questo The Doubtful Handshake non entrerà negli annali della storia dei dischi meglio registrati. Questa nuova versione rimasterizzata dalla Mig (Made In Germany Records) ha un suono sempre ruspante ma incomparabilmente migliore delle vecchie versioni e ci consente di gustare le evoluzioni delle chitarre di John Cipollina e Greg Douglass e del pianino di Pete Sears (l’ex Jefferson Starship non accreditato ma presente come ricorda lui stesso nel libretto del CD).

Già dalla cover iniziale di Ain’t Living Long Like This di Rodney Crowell il disco ha una consistenza e qualità che non ricordavo. I brani sono proprio belli, Terry Dolan canta benissimo, David Hayes è un bassista prodigioso, il genere è più Quicksilver dei Quicksilver stessi, meno psichedelico nel senso di meno jam e più canzoni ma con il trademark inconfondibile della chitarra acida di Cipollina che disegna le sue (in)consuete traiettorie con quel tintinnante vibrato nelle note alte e la seconda chitarra solista di Douglass spesso in versione slide che gli risponde come ai tempi con Gary Duncan. Il trittico di brani firmato da Terry Dolan, Inside and Out, Into The Wind e Inlaws and Outlaws (che aveva avuto una prima versione nel 1970 con Nicky Hopkins al piano) è veramente fantastico, risentito oggi con una qualità sonora ottima puoi gustarti la bravura di questi musicisti che erano stati degli innovatori e soprattutto di un Cipollina in forma strepitosa, prima del declino inarrestabile che l’avrebbe portato ad una prematura scomparsa nel marzo del 1989 a soli 46 anni.

Un brano come Montana Eyes non ha nulla da invidiare a certi brani di Bob Dylan o Roger McGuinn degli anni ’70, con quella qualità epica delle loro migliori canzoni, c’è anche un organo di qualche ospite in studio. E che dire dell’ottimo strumentale firmato da John Cipollina Highway? Gagliardo! Per non parlare della versione Quicksilverizzata di I Put A Spell On You di Screamin’ Jay Hawkins che è quasi più bella di quella dei Creedence, (esiste anche un bel DVD dal vivo al Rockpalast)!

Anche l’unico brano firmato da Greg Douglass All Worth The Price You Pay non è niente male, un bel rock dal ritmo incalzante con le solite chitarre che duellano alla grande. Questa nuova versione del disco (quella definitiva) ha due bonus tracks: una breve jam TD’s Natural Blues, di cui potevamo anche fare a meno e sempre in qualità sonora primitiva una più interessante e psichedelica Walking The Plank dal vivo con l’aggiunta del piano distorto di Nicky Hopkins. Un disco, forse, minore ma che vale la pena di avere.   

Bruno Conti