Puro Rock Americano Anni ’80! Michael Stanley Band – Live At The Ritz NYC 1983

michael stanley band - live at the ritz

Michael Stanley Band – Live At The Ritz NYC 1983 – 2 CD  Line Level/Classic Music Vault 

Rock americano anni ’80, croce e delizia degli appassionati: come direbbero negli States “big drums, big guitars, a lot of keyboards” e non sempre l’abbondanza è sinonimo di qualità! Siamo negli anni che preludono allo Springsteen di Born In The Usa, ma sono anche gli anni di John Mellencamp quando era ancora Cougar, del cosiddetto “Heartland rock”, quello anche di Tom Petty e Bob Seger, ma qui stiamo citando gli esempi più virtuosi, al filone si facevano risalire anche gli Iron City Houserockers di Joe Grushecky, ma pure gente come Eddie Money o i paladini di certo AOR, come Foreigner, REO Speedwagon, Journey e via discorrendo. In mezzo ai due guadi si trovava Michael Stanley con la sua band, d’ora in poi la MSB. Confesso che alcuni titoli in LP all’epoca li avevo, Heartland e North Coast non erano neppure male, ma certi inserti di tastiere e sax, pur con le produzioni di Eddie Kramer e Bob Clearmountain, sentiti oggi, come direbbe qualche comico di cabaret, “fanno accapponare i capelli”!

Anche se al sax nei dischi in studio c’era Clarence Clemons e il cuore della band di Cleveland, Ohio, batteva dal lato giusto della strada https://www.youtube.com/watch?v=G50CZ5lw2CQ . Nel 1983 pubblicano quello che sarà il loro ultimo disco per una major, You Can’t Fight Fashion, e il 4 ottobre sono al Ritz di New York, per registrare un broadcast radiofonico che sarà trasmesso da una emittente locale: particolarità quasi unica, come si desume anche dagli annunci captati nell’etere, è quella che il concerto si tiene alle dieci di mattina(?!). Della formazione originale oltre a Stanley è rimasto solo il batterista Tommy Dobeck, maestro delle lunghe rullate che imperavano all’epoca, ma anche valido trascinatore, mentre le doppie tastiere di Pelander e Raleigh non sempre si digeriscono con facilità e Danny Powers, il nuovo chitarrista, è un buon solista ma di quelli “esagerati”, diciamo più Eddie Money che Springsteen, Mellencamp o Seger, completa la line-up Ricky Bell, sassofonista funzionale ma nulla più in questa matinée a NY. Il concerto è anche piacevole (inedito fino ad oggi): si parte con Working Again, un bel pezzo rock che ha più di una parentela con il Billy Joel rocker dell’epoca, incrociato con Springsteen e Mellencamp, con la voce maschia di Stanley in bella evidenza; In The Heartland, anche se con chitarre fumiganti, è del buon blue-collar rock.

I’ll Never Need Anyone More è pari pari il John Cougar di Ain’t Even Done With The Night, mentre High Life, testo sui personaggi della vita notturna californiana, fa molto Pat Benatar di quegli anni o la primissima Melissa Etheridge, ancora da venire, con eccessi di sax e tastiere, ma c’era in giro molto di peggio (e ne sarebbe arrivato, tipo l’hair metal o la dance wave britannica). How Can You Call This Love è abbastanza “molliccia”, nonostante l’andatura rock, Hard Time, con un basso incalzante potrebbe essere una via di mezzo tra i Police e il rock fin qui descritto, e pure In Between The Lines, buona invece una ballatona come Spanish Nights e anche My Town, il loro ultimo singolo di classifica nel 1983, ha la giusta grinta. Fire In the Hole ha una intro alla Van Halen, ma il resto è meno tamarro (non troppo), Someone Like You, uno dei pezzi scritti e cantati dal tastierista Kevin Raleigh è molto AOR. Insomma ci siamo capiti, buon rock quello della MSB, ma niente per cui strapparsi i capelli. Il secondo CD bonus riporta invece un concerto realizzato per la BBC nel 1981, Bell al sax è molto più motivato  e il chitarrista era ancora Gary Markasky, il tutto è registrato a Cleveland, e anche se il repertorio in parte coincide, il suono e la resa casalinga mi sembrano decisamente più convincenti, basta sentire la sequenza In The Heartland e I’ll Never Need Anyone More (che qui sembra più Dancing In the Dark) https://www.youtube.com/watch?v=YLoNhMJFGvU  che raffigura molto meglio il gruppo che ricordavo ai tempi, chitarre ruggenti, voce pimpante e ritmi tirati, Working Again,è una schioppettata di energia, Somewhere In the Night, Don’t Stop The Music e He Can’t Love You, ribollono di sano rock, anche springsteeniano, Lover è una buona ballata notturna, per quanto un filo ruffiana https://www.youtube.com/watch?v=7m6wRBNLJnM . Insomma mi pare che il CD “giusto” sia questo, anche qui senza fare la lista di tutti i brani e senza gridare al miracolo, del buon rock anni ’80.

Bruno Conti