In Due Parole: Era Ora! John Mellencamp – Performs Trouble No More Live At Town Hall

john mellencamp trouble no more live at town hall

John Mellencamp – Performs Trouble No More Live At Town Hall – Mercury/Universal CD USA 08/07/2014 EUR/ITA 22/07/2014

Di tutti i cosiddetti “big” della musica internazionale, John Mellencamp era l’unico che non aveva ancora pubblicato un vero e proprio album dal vivo, a parte qualche bonus track sparsa qua e là nei singoli ed un EP (Life, Death, Live And Freedom), che però riprendeva soltanto una manciata di brani tratti dal suo disco del momento (il quasi omonimo Life, Death, Love And Freedom). Tra l’altro stiamo parlando di uno di quei musicisti che trova sul palco la sua dimensione ideale, uno che negli anni ottanta riempiva le arene e si rimpallava con Springsteen e Petty il ruolo di rocker numero uno in America (Bob Seger aveva perso un po’ di terreno negli eighties), quindi l’assenza di live albums nella sua discografia gridava ancor più vendetta. Ora finalmente anche il nostro ripara a questa grave mancanza, ma lo fa a modo suo: Trouble No More Live At Town Hall non è un live canonico, in quanto palesemente (ed anche il titolo lo indica) sbilanciato verso quello che comunque è obiettivamente uno dei migliori lavori della seconda parte della carriera dell’ex Puma, Trouble No More.

john mellencamp trouble no more

Pubblicato nel 2003, l’album era una sorta di ripasso da parte di Mellencamp delle sue radici, un disco di pura roots-Americana che, con un feeling formato famiglia, presentava una serie di covers prese a piene mani dal ricco songbook a stelle e strisce . Brani tradizionali, cover di canzoni blues, riletture di vecchi folk tunes (ed un solo brano contemporaneo): un disco che lasciava un po’ indietro il Mellencamp rocker e ci presentava il Mellencamp musicista a tutto tondo, che proseguì con i seguenti dischi il suo discorso di brani che, anche se autografi, erano profondamente legati alla tradizione dei songwriters blues e folk più classici https://www.youtube.com/watch?v=xi3w9eduwXI .

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Trouble No More Live At Town Hall riprende (quasi) interamente quel disco, aggiungendo un omaggio a Bob Dylan e, solo nel finale, tre classici di John: registrato nel 2003 a New York con la sua touring band dell’epoca (Mike Wanchic ed Andy York alle chitarre, Miriam Sturm al violino, John Gunnell al basso, Dane Clark alla batteria e Michael Ramos alle tastiere e fisa), davanti a 1.500 persone, tra le quali anche membri della famiglia di Woody Guthrie.

Il disco è, manco a dirlo, bellissimo (mi sembra di essere il Mollicone nazionale): Mellencamp dimostra di essere un fuoriclasse sul palco, la band dietro di lui va come un treno, dipingendo le canzoni con tinte rock che le loro versioni di studio non avevano, ed i brani, va da sé, sono straordinari. L’unica piccola pecca è l’aver lasciato fuori due canzoni che quella sera (era il 31 Luglio) John suonò, e se all’assenza di The End Of The World possiamo sopravvivere. *NDB Però… https://www.youtube.com/watch?v=8GpxR2H241g , mi sarebbe invece piaciuto parecchio ascoltare la versione di Mellencamp dell’ultraclassico House Of The Risin’ Sun (non presente peraltro sul Trouble No More di studio).

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1. Stones In My Passway (Robert Johnson)

2. Death Letter (Son House)

3. To Washington (John Mellencamp/Traditional)

4. Highway 61 Revisited (Bob Dylan)

5. Baltimore Oriole (Hoagy Carmichael/Paul Francis Webster)

6. Joliet Bound (Kansas Joe McCoy)

7. Down In The Bottom (Willie Dixon)

8. Johnny Hart (Woody Guthrie)

9. Diamond Joe (John Mellencamp/Traditional)

10. John The Revelator (Traditional)

11. Small Town (John Mellencamp)

12. Lafayette (Lucinda Williams)

13. Teardrops Will Fall (Marion Smith)

14. Paper In Fire (John Mellencamp)

15. Pink Houses (John Mellencamp)

Apre Stones In My Passway, di Robert Johnson, con Wanchic (o è York?) scatenato alla slide ed il nostro subito in partita; Death Letter (Son House), ancora blues, senza un momento di respiro, ancora la slide a dominare e John che canta alla grande https://www.youtube.com/watch?v=vN2AMvDdOAk . To Washington è splendida, una folk song tradizionale alla quale John ha aggiunto delle parole nuove, non proprio carine verso l’allora presidente George W. Bush: accompagnamento rootsy, con chitarre acustiche, violino e slide, una vera goduria. Highway 61 Revisited è il già citato omaggio a Dylan, nel quale viene fuori il Mellencamp rocker: solito grande lavoro di slide (una costante per tutto il CD) ed il violino che le dà un sapore meno urbano, facendola sembrare una outtake del grande The Lonesome Jubilee (per chi scrive il miglior disco di Mellencamp).

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Baltimore Oriole è il più celebre brano scritto da Hoagy Carmichael: la versione di John è bluesata, quasi tribale, profonda, suggestiva, con strumentazione scarna ma tanta anima (il duetto tra fisarmonica e violino è da brividi). Il pubblico ascolta in rigoroso silenzio per poi esplodere in un fragoroso applauso nel finale. Joliet Bound è un antico brano reso noto da Memphis Minnie: versione frenetica, dalla ritmica spezzata, sempre con il giusto bilanciamento tra folk, blues e roots; Down In The Bottom vede Mellencamp alle prese con Howlin’ Wolf, una trascinante resa tra rock, blues ed un pizzico di swamp, tanto che non sarebbe dispiaciuta a John Fogerty: ritmo alto e solita grande slide. E’ la volta di Guthrie a venire omaggiato: Johnny Hart mantiene intatto lo spirito dell’originale, una versione splendida per purezza e sentimento, il miglior ricordo che John poteva tributare a Woody.

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Diamond Joe è un traditional rifatto da un sacco di gente (anche da Dylan): John la personalizza parecchio, suonandola full band, elettrica, ritmando e roccando, e facendola sembrare sua. Un capolavoro rifatto alla grande, uno dei momenti salienti del CD. John The Revelator è un gospel che hanno cantato in mille: ancora un intro swamp e John che si traveste da predicatore, versione intensa come al solito, manca solo il coro alle spalle. Ci avviamo alla conclusione: Small Town è uno dei tre classici di John presenti, una delle canzoni rock con il più bel riff in assoluto, anche se qui viene stravolta ed adeguata al mood della serata (tanto che il pubblico la riconosce solo quando John inizia a cantare).

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Lafayette, di Lucinda Williams, era l’unico brano contemporaneo presente su Trouble No More, e siccome io non sono un fan della Williams performer, ho gioco facile ad affermare che la versione di John è di gran lunga superiore; Teardrops Will Fall l’hanno incisa da Wilson Pickett a Ry Cooder, e Mellencamp la personalizza, grazie anche alla sua band coi fiocchi, e la fa sembrare anch’essa sua (cosa non facile quando su un brano ci ha già messo le mani Cooder) https://www.youtube.com/watch?v=JOk8kv_Tecc . La serata si chiude in crescendo con le straordinarie Paper In Fire, il pezzo che apriva col botto The Lonesome Jubilee (e qui la resa è molto più aderente all’originale, anche se manca la batteria esplosiva di Kenny Aronoff), e con Pink Houses, un manifesto roots-rock, scritta quando il movimento roots era di là da venire: leggermente più blues della versione apparsa all’epoca su Uh-Huh, resta comunque un capolavoro https://www.youtube.com/watch?v=-fDZmEW4TMs .

Grande disco questo “esordio” dal vivo di Mellencamp (anche se comunque prima o poi ci vorrà anche un live, diciamo, career-spanning): esce l’8 Luglio in America ed il 22 in Europa (anche in vinile, ma con solo 10 canzoni contro le 15 del CD).

Non lasciatevelo sfuggire.

Marco Verdi

“Gregario Di Lusso”? Non Solo Un Grande Chitarrista! David Grissom – How It Feel To Fly

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David Grissom – How It Feels To Fly –  Wide Lode/Blue Rose Records/Ird

Credo che per definire David Grissom il termine “gregario di lusso” possa essere usato tranquillamente, un modo di dire forse abusato ma che rende l’idea in modo chiaro, un po’ come  “non ci sono più le mezze stagioni” o “SPQR – Sono Pazzi Questi Romani” (Asterix)! Scherzi a parte, il musicista texano è proprio l’epitome del musicista for hire, chiedete a Joe Ely, John Mellencamp, James McMurtry, Chris Kinght, e a migliaia di altri che hanno usufruito dei suoi servizi nell’ultimo trentennio e più. Però Grissom ha anche cercato di farsi una carriera in proprio, per esempio negli Storyville (con la sezione ritmica dei Double Trouble, Shannon e Layton, con l’altro “manico” David Holt e con il cantante Malford Milligan), autori di tre album tra il 1994 e il 1998 quando David era stalo licenziato da Mellencamp perché suonava “troppo texano”! https://www.youtube.com/watch?v=pXJzKppxKrg

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E soprattutto una carriera solista dal 2007, che, ad oggi, ha fruttato quattro album, compreso questo How It Feels To Fly, il primo che viene pubblicato anche in Europa dalla tedesca Blue Rose. Naturalmente Grissom non ha cessato la sua lucrativa attività di sessionman (ottima quella nel recente Rhythm & Blues di Buddy Guy), ma nel corso dello scorso anno si è dedicato alla preparazione di questo disco, registrato nei suoi Spicewood Studios e ad un concerto con la sua band, al Saxon Pub, sempre di Austin, Texas, dalla quale sono stati ricavati quattro brani posti in coda del CD. Suonano con lui da qualche anno l’eccellente pianista e organista pavese Stefano Intelisano (che dagli inizi con Fabrizio Poggi & Chicken Mambo è passato alla world domination, suonando anche lui con centinaia di gruppi e solisti), il bassista Scott Nelson (Tony Price, Doyle Bramhall) e il batterista Bryan Austin. Nei pezzi di studio appaiono anche alcuni vocalist di supporto, tra cui Kacy Crowley che firma con lo stesso Grissom il brano Overnight.

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Vi vedo già chiedervi, ma il risultato? Un onesto, a tratti buon album di rock, nobilitato dalla parte dal vivo, dove ci sono un paio di cover straordinarie e percorso in tutta la sua durata, che supera l’ora (a differenza del penultimo Way Down, dove i sei brani presenti faticavano a raggiungere la mezz’ora), dalla chitarra del leader, che è poi il motivo, a ben vedere, per cui si compra un disco del genere, memori degli assolo del nostro, che so, in Letter To L.A. di Joe Ely o in tutto Whenever We Wanted e anche in Human Wheels del “coguaro” Mellencamp, due dei suoi dischi più rock. Peraltro David se la cava discretamente anche come autore (e cantante) in questo How It Feels To Fly, lo si capisce dal riffatissimo blues-rocker iniziale Bringin’ Sunday Mornin’ To Saturday Night dallo spirito stonesiano e nobilitato dal “solito” assolo fumigante di Grissom, breve e cattivo, come è spesso sua caratteristica, linee rapide e pungenti https://www.youtube.com/watch?v=rZhhye1JUdo . How It Feels To Fly, la title-track si divide equamente tra un sound che ricorda gli Who, anche per l’eccellente lavoro delle tastiere di Intelisano e della sezione ritmica, agile e potente al contempo, e come ha rilevato qualcuno, i brani più rock del non dimenticato Tommy Keene.

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Georgia Girl, firmata con Chris Stapleton, si avvale delle armonie del cantautore Drew Womack, e di un sound a metà tra le radici sudiste e il rock di Mellencamp, con qualche deriva di pop orecchiabile ma non commerciale, sempre con quella chitarra che inventa musica gioiosamente. Never Came Easy To Me, con Grissom che si divide tra acustiche ed elettriche forse ricorda il suo lavoro con il Joe Ely più rock, ma ha una bella costruzione sonora, sempre con un sound à la Stones più roots https://www.youtube.com/watch?v=y5DzWVCV-U4 . Way Jose è uno shuffle strumentale che gli permette di misurarsi con alcuni dei suoi ispiratori, da SRV a Freddie King, grandi chitarristi come lui https://www.youtube.com/watch?v=nqQpOmD8cys . La già citata Overnight è una bella ballata elettroacustica, che chissà perché mi ricorda sempre gli Stones (ma anche Mellencamp attingeva da questa musica a piene mani). Gift Of Desperation è un altro bel pezzo rock, molto solare, da sentire su qualche highway americana, ma funziona anche sulle nostre strade e Satisfied, l’altra canzone firmata con Stapleton, una bella ballata deep soul, con acustica e organo che tracciano il suono, chiude la parte in studio.

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Nella parte dal vivo David Grissom si supera, prima con una straordinaria cover di Jessica degli Allman, fatta da Dio https://www.youtube.com/watch?v=8t5zkpq9H50 , dove anche Intelisano si cimenta con successo nella parte che fu di Chuck Leavell , poi con due brani dal proprio repertorio, Way Down Deep e lo strumentale Flim Flam che ne esaltano le grandi capacità chitarristiche https://www.youtube.com/watch?v=wOlL8XaTJZQ , per concludere con una ferocissima Nasty Dogs And Funky Kings che si trovava su Fandango degli eroi di casa ZZ Top. In conclusione, ca…spita se suona, confermo: è il motivo per cui si compra un disco come questo!

Bruno Conti

Songwriter, Poeta, Attore e … Contadino – Tim Grimm – The Turning Point

tim grimm the turning point

Tim Grimm – The Turning Point – Cavalier Music/Ird

E’ un tipo eclettico Tim Grimm: ha recitato al cinema con artisti del calibro di Harrison Ford, Russell Crowe, Al Pacino e Robert De Niro, in teatro ha lavorato con il poeta e intellettuale attivista Wendell Berry e, nell’ambito musicale, in carriera ha raccolto riconoscimenti e inciso album diventati piccoli classici della “roots-music” americana http://www.youtube.com/watch?v=5m_bY8hXJDM . Tim viene dall’Indiana, terra di contadini dalle tradizioni radicate e di John Mellencamp (di cui spesso esegue in concerto alcuni suoi pezzi famosi), propone una musica a cavallo tra le sonorità tipiche di Woody Guthrie e John Prine, e un suo disco The Back Fields è stato votato come il migliore album di “americana” nel 2006, oltre a tanti altri premi e riconoscimenti, per un artista che ha visto tutti i suoi ultimi lavori raggiungere la vetta delle classifiche di musica folk e roots (da segnalare Holding Up The World (2008) e il tributo a Tom Paxton Thank You Tom Paxton(2011).

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Tutte le canzoni di The Turning Point (alcune scritte con la moglie Jan Lucas), vedono la partecipazione di Jason Wilber (chitarrista di John Prine e titolare di alcuni interessanti lavori solisti), con il valido apporto della band “newgrass” The Underhills, dove eccellono Diederick Van Wassener e Jordana Greenberg al violino, Rebecca Ree-Lunn al banjo, il figlio Connor Grimm al pianoforte, e restando in famiglia l’armonica di Jan Lucas, con il delizioso contorno di Harpeth Lecter, Cindy Kallett e Beth Lodge-Rigal alle armonie vocali. Molto particolare anche la confezione del CD, che vedete qui sotto!

tim grimm turning point open

Tim cammina sulla sottile linea tra il folk e country fin dall’iniziale The Lake, e sarete rapiti dalla melodia della seconda traccia Family History, dove il violino ricama note struggenti per poi passare alla evocativa folk song King Of The Folksingers dedicata al suo amico Ramblin’ Jack Elliott di cui si raccontano le epiche gesta http://www.youtube.com/watch?v=hN4mq6naDnQ . Si riparte con la narrazione di Rovin’ Gambler ,tra chitarra e armonica, seguita dalla title track The Turning Point, una ballata d’atmosfera con un violino che ricorda la Scarlet Rivera “dylaniana”, come la delicata Anne In Amsterdam (ricordo della visita alla casa museo di Anna Frank) http://www.youtube.com/watch?v=1-UCotSzraY . The Canyon e Indiana riportano alla mente le strade polverose e i paesaggi raccontati da Jack Kerouac, con il banjo e il violino ad accompagnare la voce narrante dell’autore, mentre con la melodica I Don’t Mind si viaggia dalle parti dello Springsteen di Nebraska. Chiudono un lavoro importante la tenue recitativa The Tree e il bluegrass di Blame It On The Dog, degna conclusione di un disco di folk “rurale”.

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Tim Grimm (per chi scrive) è uno dei musicisti e folksinger più interessanti della scena “indie” del Midwest, uno “storyteller” di razza dotato di una voce calda e avvolgente, con una visione umile e nello stesso tempo ambiziosa della sua musica, sempre coerente nello sviluppo di un suono con strumenti tradizionali, come banjo, armonica, chitarra e violino. Dopo parecchi anni passati a Los Angeles (nel periodo artistico), da qualche anno Tim con moglie e figlio è ritornato (come Cincinnato) nella sua fattoria  di 80 acri nell’Indiana, affiancando l’attività agricola a quella musicale, e il risultato è questo The Turning Point forse l’espressione più fedele e autentica di un personaggio, che sicuramente non cambierà il corso della musica, ma sono artisti come lui che all’interno di un ideale abbraccio accomunano i vari Townes Van Zandt, Guthrie Thomas e naturalmente il Dylan più poetico.

Tino Montanari

Cofanetti Pre (Quasi Tutti) e Post Natalizi I Parte (Dispersi). Animals, Ramones, Who, Pogues, Doors, Herbie Hancock, Rod Stewart, Howe Gelb, John Mellencamp…

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*NDB. Questo doveva essere il Post che precedeva quello dedicato al Box degli Eagles, ma essendo da considerarsi, spero momentaneamente, missing in action (ma a questo punto ho dei dubbi su un “ritorno” dei figliuoli prodighi scomparsi nella rete) nella traslazione del Blog nella sua nuova sede, ho deciso di riscriverlo. Alcuni cofanetti sono già usciti, altri sono in uscita, alcuni (pochi) usciranno nel 2014. Direi di partire con questa prima (?!?) parte, nei prossimi giorni la terza. La sequenza numerica è strana, ma non fateci caso. Come avranno notato i più attenti, per il momento, i filmati li trovate linkati a YouTube e non direttamente nel Blog, per permettere un caricamento più rapido dei Post che ora sono dieci a pagina. Spero che continuiate a seguire fedelmente il Blog. Mi sembra che sia anche più facile inserire eventuali commenti. Anzi, visto che fra poco, un paio di settimane, intorno a Sant’Ambrogio, l’Immacolata, come tutti gli anni, sarà il momento dei “Migliori dell’anno 2013”, se volete potete mandare le vostre liste proprio nei commenti. Senza obblighi, se vi va, so di avere un pubblico che ama più leggere che scrivere ma se vi gira!  Come sempre, buona lettura!

Animals – The Mickey Most Years And More – Real Gone Music/Ird – Limited Edition 5 CD + Extra Large T-Shirt in teoria esce domani 26 novembre, ma in effetti circola già da alcuni giorni sul terreno italico. Si tratta di un box che copre la discografia americana della band di Eric Burdon (che ha anche autografato le prime 100 copie del cofanetto che venivano vendute direttamente sul sito della etichetta, anzi, ad oggi, nel momento in cui scrivo, sembrerebbero essercene ancora http://www.realgonemusic.com/news/2013/11/13/information-on-the-autographed-animals-box-set.html, anche se, come sapete, acquistando dagli Stati Uniti, poi vi ritrovate a pagare tasse doganali ed IVA, oltre al centone del costo del manufatto):

si tratta dei primi quattro album, rigorosamente in mono, salvo dove indicato nelle bonus tracks, più l’EP di esordio. Grandissima musica, che ha influenzato anche il giovane Springsteen  http://www.youtube.com/watch?v=Q9kT13WXxG8, questa sotto, per la precisione:

Disc 1 – I Just Wanna Make Love to You (1963)

  • I Just Wanna Make Love to You
  • Big Boss Man
  • Boom Boom
  • Pretty Thing

Disc 2 – The Animals (1964, produced by Mickie Most)

  • House of the Rising Sun  http://www.youtube.com/watch?v=9xtTP3dk4EY
  • The Girl Can’t Help It
  • Blue Feeling
  • Baby Let Me Take You Home
  • The Right Time
  • Talkin’ ‘Bout You
  • Around and Around
  • I’m in Love Again
  • Gonna Send You Back to Walker
  • Memphis, Tennessee
  • I’m Mad Again
  • I’ve Been Around

Bonus tracks

  • Talkin’ ‘Bout You (full seven minute version)

Disc 3 – The Animals on Tour (1965, produced by Mickie Most)

  • Boom Boom
  • How You’ve Changed
  • Mess Around
  • Bright Lights, Big City
  • I Believe to My Soul
  • Worried Life Blues
  • Let the Good Times Roll
  • Ain’t Got You
  • Hallelujah, I Love Her So
  • I’m Crying
  • Dimples
  • She Said Yeah
  • Bonus Tracks

Bonus tracks

  • Baby What’s Wrong
  • F-E-E-L
  • New Year’s Radio Spot (Recorded December, 1964)

Disc 4 – Animal Tracks (1965, produced by Mickie Most)

Bonus tracks

  • Roadrunner (previously unreleased in the U.S.)
  • Don’t Want Much (previously unreleased in the U.S.)
  • We Gotta Get Out of This Place (U.K. single version)
  • It’s My Life (single only)
  • I’m Gonna Change the World

Disc 5 – Animalization (1966, produced by Tom Wilson)

  • Don’t Bring Me Down
  • One Monkey Don’t Stop No Show
  • You’re on My Mind
  • Cheating
  • She’ll Return It
  • Inside-Looking Out
  • See See Rider
  • Gin House Blues
  • Maudie
  • What Am I Living For
  • Sweet Little Sixteen
  • I Put a Spell on You

Bonus tracks

  • Don’t Bring Me Down (stereo)
  • Cheating  (stereo)
  • See See Rider (stereo)

E, sempre per la precisione, l’ultimo album, Animalization, non è neppure prodotto da Mickie Most, ma dal grande Tom Wilson, che negli anni precedenti aveva prodotto gli album di Bob Dylan e Simon & Garfunkel e in seguito, Freak Out di Zappa e poi i Velvet Uderground.

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Questo cofanetto dei Ramones fa parte della serie super budget della Warner/Rhino, il titolo, The Sire Years 1976-1981, indica già chiaramente il contenuto, purtroppo questa volta, secondo me, hanno toppato, perchè non hanno inserito le versioni con le bonus, anche se, per gusto della verità, i dischi del gruppo avevano uno dei loro punti di forza proprio nella compattezza e nella brevità. Questi gli album contenuti: Ramones (1976), Leave Home (1977), Rocket To Russia (1977), Road To Ruin (1978), End Of The Century (1980), e Pleasant Dreams (1981). E’ uscito il 29 ottobre scorso. Tutto iniziò così http://www.youtube.com/watch?v=ElX7x_qNUYQ

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Questo cofanetto, ma anche la versione doppia Deluxe, sono usciti per la Polydor/Universal il 19 novembre. Bellissimo cofanetto, ma non posso fare a meno di dire, un’altra versione? Oltre a tutto costa un pacco di soldi. Ma si avvicina il Natale, ragazzi e, come dico spesso, spendi, spandi, effendi, si ricompra sempre la stessa roba e a prezzi “assurdi”. Comunque questi sono i contenuti delle varie edizioni:

Super-Deluxe Edition (UPC 006025 37473960)

Disc 1 – The original album (2013 re-master)
Digitally re-mastered in HD
Disc 2 – The demos and out-takes
Features 20 previously unreleased tracks from Pete Townshend’s demo archive.
Disc 3 – The 5.1 album mix – Hi Fidelity Pure Audio Blu-ray
The complete album remixed in surround sound on new Hi Fidelity Pure Audio Blu-ray format
Disc 4 – The live ‘bootleg’ album
Features 21 previously-unreleased tracks from various live shows from 1969

Hardback 80-page full-colour book featuring rare period photos and memorabilia
20,000-word essay by legendary Who aficionado Richard Barnes
Rare facsimile Tommy poster
Limited edition, housed in a hard-back deluxe slip-case

Tracklisting:

Disc 1 The original album (2013 re-master)

1. Overture 5.20
2. It’s A Boy 0.38
3. 1921 2.49
4. Amazing Journey 5.04
5. Sparks 2.05
6. The Hawker (Eyesight To The Blind) 2.13
7. Christmas 4.34
8. Cousin Kevin 4.05
9. The Acid Queen 3.34
10. Underture 10.01
11. Do You Think It’s Alright? 0.24
12. Fiddle About 1.29
13. Pinball Wizard 3.01
14. There’s A Doctor 0.23
15. Go To The Mirror! 3.47
16. Tommy Can You Hear Me? 1.35
17. Smash The Mirror 1.34
18. Sensation 2.25
19. Miracle Cure 0.12
20. Sally Simpson 4.10
21. I’m Free 2.39
22. Welcome 4.32
23. Tommy’s Holiday Camp 0.57
24. We’re Not Gonna Take It 7.06

Disc 2 Demos & extras

1. Overture 4:07
2. It’s A Boy 0:41
3. 1921 3:13
4. Amazing Journey 4:47
5. Dream One 3:09
6. Sparks 7:38
7. The Hawker 4:45
8. Christmas 4:42
9. Acid Queen 3:35
10. Underture (Dream Two) 1:47
11. Do You Think It’s Alright 0:26
12. Pinball Wizard 3:42
13. There’s A Doctor 0:24
14. Go To The Mirror! 4:32
15. Success 0:10
16. Tommy Can You Hear Me 1:15
17. Smash The Mirror 1:37
18. Sensation 2:47
19. Miracle Cure 0:11
20. Sally Simpson 4:50
21. I’m Free 2:27
22. Welcome 3:26
23. We’re Not Gonna Take It 5:02
24. Trying To Get Through 2:27
25. Young Man Blues 2:47

Tracks 1 – 23 – Pete Townshend – original demos.
All previously unreleased except 2, 11 and 12 – released in 2003
Track 24 – The Who – studio demo/out-take.
Track 25 – The Who – studio recording (NOTE: This version was previously only available on ‘The House That Track Built’ vinyl sampler).

Disc 3 Hi Fidelity Pure Audio -Blu-ray disc (5.1 mixes)

Overture 5.20
It’s a boy 0.37
1921 2.49
Amazing journey 5.05
Sparks 2.05
The Hawker 2.14
Christmas 4.34
Cousin Kevin 4.07
The acid queen 3.34
Underture 10.05
Do you think it’s alright? 0.25
Fiddle about 1.31
Pinball wizard 3.01
There’s a doctor 0.24
Go to the mirror! 3.48
Tommy can you hear me? 1.35
Smash the mirror 1.33
Sensation 2.27
Miracle cure 0.12
Sally Simpson 4.11
I’m Free 2.39
Welcome 4.32
Tommy’s holiday camp 0.57
We’re not gonna take it 7.06

Disc 4 Live Bootleg

1. Overture (including Introduction) 7.00
2. It’s A Boy 0.39
3. 1921 2.28
4. Amazing Journey 5.07
5. Sparks 2.49
6. The Hawker (Eyesight To The Blind)1.54
7. Christmas 3.11
8. The Acid Queen 3.30
9. Pinball Wizard 2.47
10. Do You Think It’s Alright? 0.21
11. Fiddle About 1.12
12. Tommy Can You Hear Me? 0.55
13. There’s A Doctor 0.24
14. Go To The Mirror! 3.22
15. Smash The Mirror 1.10
16. Miracle Cure 0.12
17. Sally Simpson 4.01
18. I’m Free 2.12
19. Tommy’s Holiday Camp 0.48
20. We’re Not Gonna Take It 3.28
21. See Me, Feel Me / Listening To You 7.51

La versione doppia Deluxe comprende il 1° e il 4° CD. Se non vi bastano esistono anche queste versioni, la prima è quella di cui sopra, poi potete trovare, se volete farvi del male:

2-CD deluxe, digi-pak
CD 1 Original album remastered
CD 2 Live Bootleg

1-CD remastered version
Original album (single disc)

Deluxe vinyl edition

2-piece, heavyweight
Original LP configuration

UVINYL Website
Exclusive vinyl version of live ‘bootleg’ album

Hi Fidelity Pure Audio (Blu-ray)
‘Stand-alone’ original album mixed in 5.1

Digital Formats

Super-deluxe box set

Tracks from SDE box, excluding 5.1 mixes
+ MFiT version (iTunes only)

Digital deluxe edition
‘Mirror’ of 2-CD physical
+ MFiT version (iTunes only)

Digital album (original album)
Mirror’ of 1-CD physical
+ MFiT version (iTunes only)

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Sempre della versione “poveri ma buoni” (inteso come prezzo) esce anche questo cofanetto dei Pogues: 30 Years. La data originale di uscita doveva essere il 2 dicembre, ma ora sembra confermato, per la Warner/Rhino, il 16 dicembre. Sono i 7 album di studio della formazione originale, con e senza Shane MacGowan,  rimasterizzati, alcuni proprio di recente, questa volta le versioni con bonus, e, sorpresa, l’ottavo disco è l’inedito ‘The Pogues With Joe Strummer Live in London‘. Solita lista dei contenuti, brano per brano:

Disc One

‘Red Roses For Me’
1. Transmetropolitan
2. The Battle of Brisbane
3. The Auld Triangle
4. Waxie’s Dargle
5. Boys from the County Hell
6. Sea Shanty
7. Dark Streets of London
8. Streams of Whiskey
9. Poor Paddy
10. Dingle Regatta
11. Greenland Whale Fisheries
12. Down in the Ground Where the Dead Men Go
13. Kitty

Disc Two

‘Rum, Sodomy and the Lash’

1. The Sick Bed of Cuchulainn
2. The Old Main Drag
3. Wild Cats of Kilkenny
4. I’m a Man You Don’t Meet Every Day
5. A Pair of Brown Eyes
6. Sally MacLennane
7. Dirty Old Town
8. Jesse James
9. Navigator
10. Billy’s Bones
11. The Gentleman Soldier
12. And the Band Played Waltzing Matilda

Disc Three

‘If I Should Fall From Grace With God’

1. If I Should Fall from Grace with God
2. Turkish Song of the Damned
3. Bottle of Smoke
4. Fairytale of New York
5. Metropolis
6. Thousands Are Sailing
7. Fiesta
8. Medley: The Recruiting Sergeant/The Rocky Road to Dublin/The Galway Races
9. Streets of Sorrow/Birmingham Six
10. Lullaby of London
11. Sit Down by the Fire
12. The Broad Majestic Shannon
13. Worms

Disc Four

‘Peace and Love’

1. Gridlock
2. White City
3. Young Ned Of The Hill
4. Misty Morning, Albert Bridge
5. Cotton Fields
6. Blue Heaven
7. Down All The Days
8. USA
9. Lorelei
10. Gartloney Rats
11. Boat Train
12. Tombstone
13. Night Train to Lorca
14. London You’re A Lady

Disc Five

‘Hell’s Ditch’

1. Sunny Side of the Street
2. Sayonara
3. The Ghost of a Smile
4. Hell’s Ditch
5. Lorca’s Novena
6. Summer in Siam
7. Rain Street
8. Rainbow Man
9. The Wake of the Medusa
10. House of the Gods
11. 5 Green Queens & Jean
12. Maidrin Rua
13. Six to Go

Disc Six

‘Waiting For Herb’

1. Tuesday Morning
2. Smell of Petroleum
3. Haunting
4. Once Upon a Time
5. Sitting on Top of the World
6. Drunken Boat
7. Big City
8. Girl from the Wadi Hammamat
9. Modern World
10. Pachinko
11. My Baby’s Gone
12. Small Hours

Disc Seven

‘Pogue Mahone’

1. How Come
2. Living in a World Without Her
3. When the Ship Comes In
4. Anniversary
5. Amadie
6. Love You ‘Till the End
7. Bright Lights
8. Oretown
9. Pont Mirabeau
10. Tosspint
11. Four O’Clock in the Morning
12. Where that Love’s Been Gone
13. The Sun and the Moon

Disc Eight

‘The Pogues With Joe Strummer Live in London’ 1991

1. If I Should Fall From Grace With God
2. Summer In Siam
3. Sayonara
4. Young Ned Of The Hill
5. Rain Street
6. Repeal Of The Licensing Laws
7. Tombstone
8. Turkish Song Of The Damned
9. Gartloney Rats
10. London Calling
11. Thousands Are Sailing
12. Sunny Side Of The Street
13. Straight To Hell
14. Medley: The Recruiting Sergeant / The Rocky Road To Dublin / The Galway Races
15. Dirty Old Town
16. The Sickbed Of Cuchulainn
17. The Star Of The County Down
18. I Fought The Law
19. Hell’s Ditch
20. Brand New Cadillac
21. Fiesta
22. Yeah, Yeah, Yeah, Yeah, Yeah

In ricordo del recentemente scomparso, 8 ottobre 2013, Philip Chevron, chitarrista della formazione originale, RIP!

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Questo, tecnicamente, non è esattamente un cofanetto, ma nella versione Deluxe che vedete effigiata qui sopra rientra nella categoria, così è una occasione per parlarne. Esce domani 26 novembre (il 2 dicembre in Italia) per la Eagle Rock/Edel e si tratta dell’ennesima raccolta di materiale “inedito”. Questa volta in formato video ed in ricordo dello scomparso Ray Manzarek (quanti ci hanno lasciato recentemente). La differenza rispetto alla versione standard è il libretto che vedete qui sopra. Quanto ai contenuti faccio prima a inserirvi il retro della copertina del DVD (che è uguale al Blu-Ray) e riporta tutti i contenuti, anche le Bonus Features, così cliccando sull’immagine ve le potete leggere tranquillamente:

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Per la serie dei megaconfanetti dedicate alle opere omnie dei vecchi artisti Columbia, per la Sony Legacy è uscito il 12 novembre The Complete Columbia Album Collection 1972-1988, un box di 34 CD che racchiude i 31 dischi incisi in 16 anni (!?!) dal grande pianista e tastierista americano. Il prezzo è speciale come per tutti i prodotti di questa serie. Ero indeciso se inserire o meno questo lavoro certosino che ho trovato in rete che riporta album per album, tutti i brani inclusi e i musicisti che hanno suonato nei vari dischi, ma poi ho optato per il sì, così potete decidere o meno per eventuali acquisti. Buona lettura!

Sextant (1973)

Tracks: Rain Dance; Hidden Shadows; Hornets.

Personnel: Mwandishi Herbie Hancock: Fender Rhodes electric piano with Maestro Echoplex (1), hand clap (1), Fender Rhodes electric piano (2, 3), Hohner D6 Clavinet w/ Fender Fuzz-wah and Maestro Echoplex (2, 3); Mganga Eddie Henderson: trumpet (1), flugelhorn (2, 3); Pepo Julian Priester: trombone (1, 2), cowbell (2), alto trombone (3); Mwile Bennie Maupin: soprano saxophone (1), bass clarinet (2, 3), piccolo (3), Afuche (3), Hum-A-Zoo (3); Mchezaji Buster Williams: bass (1), electric bass (2), electric bass w/ wah-wah and fuzz (3); Jabali Billy Hart: drums; Patrick Gleeson: ARP 2600, ARP Soloist; Fundi: random resonator (1); Buck Clarke: bongos (2), congas (2).

Head Hunters (1973)

Tracks: Chameleon; Watermelon Man; Sly; Vein Melter.

Personnel: Herbie Hancock: Fender Rhodes electric piano, Hohner D6 Clavinet, ARP Odyssey, ARP Soloist, pipes; Bennie Maupin: alto flute, soprano saxophone, saxello, tenor saxophone, bass clarinet; Paul Jackson: electric bass, marimbula; Harvey Mason: drums; Bill Summers: congas, shekere, balafon, agogo, cabasa, hindewho, tambourine, log drum, surdo, gankoqui, beer bottle.

Dedication (1974) (Japan)

Tracks: Maiden Voyage; Dolphin Dance; Nobu; Cantaloupe Island.

Personnel : Herbie Hancock: piano (1, 2), Fender Rhodes electric piano (3, 4), ARP Pro Soloist (3, 4), ARP Odyssey (3, 4), ARP Keyboard Model 3604 (3, 4), ARP Model 2600 (3, 4), ARP PE-IV String Ensemble (3, 4), Hohner Clavinet D6 (3, 4), Maestro Echoplex (3, 4), Shure Reverberation Mixer (3, 4).

Thrust (1974)

Tracks: Palm Grease; Actual Proof; Butterfly; Spank-A-Lee.

Personnel: Herbie Hancock: Fender Rhodes electric piano, Hohner D6 Clavinet, ARP Odyssey, ARP Soloist, ARP String Ensemble; Bennie Maupin: alto fl, ss, saxello, ts, bcl; Paul Jackson: el-b; Mike Clark: d; Bill Summers: perc.

Death Wish (1974)

Tracks: Death Wish (Main Title); Joanna’s Theme; Do A Thing; Paint Her Mouth; Rich Country; Suite Revenge: Striking Back, Riverside Park, The Alley, Last Stop, 8th Avenue Station; Ochoa Knose; Party People; Fill Your Hand.

Personnel: Performed by members of the Head Hunters: Herbie Hancock, Bennie Maupin, Paul Jackson, Mike Clark, and Bill Summers, plus Wah Wah Watson and other L.A. studio musicians and unidentified orchestra. Tracks 1, 2, 5 and 6b arranged by Jerry Peters.

Flood (1975) (Japan)

Tracks: Introduction/Maiden Voyage; Actual Proof; Spank-A-Lee; Watermelon Man; Butterfly; Chameleon; Hang Up Your Hang Ups.

Personnel: Herbie Hancock: piano, Fender Rhodes electric piano, Yamaha electric grand piano, Hohner D6 Clavinet, ARP Odyssey, ARP Soloist, ARP String Ensemble; Bennie Maupin: flute, soprano saxophone saxello, tenor saxophone, bass clarinet, flute, percussion; Blackbird McKnight: guitar; Paul Jackson: electric bass; Mike Clark: drums; Bill Summers: percussion.

Man-Child (1975)

Tracks: Hang Up Your Hang Ups; Sun Touch; The Traitor; Bubbles; Steppin’ In It; Heartbeat.

Personnel: Herbie Hancock: piano, Fender Rhodes electric piano, ARP Odyssey, ARP Pro Soloist, ARP 2600, ARP String Ensemble, Hohner D6 Clavinet, Oberheim Polyphonic; Wayne Shorter: soprano saxophone; Bennie Maupin (alto and bass flute, soprano saxophone, saxello, tenor saxophone, bass clarinet; Stevie Wonder: harmonica; Wah Wah Watson: guitar, voice bag, Maestro Universal Synthesizer System, Maestro Sample and Hold Unit; Blackbird McKnight: guitar; David T. Walker: guitar; Paul Jackson: electric bass; Louis Johnson: electric bass; Henry Davis: electric bass; Mike Clark: drums, Harvey Mason: drums, James Gadson: drums, Bill Summers: percussion; Bud Brisbois: trumpet; Jay DaVersa: trumpet; Garnett Brown: trombone; Dick Hyde: bass trombone, tuba; Ernie Watts: flute, saxophones; Jim Horn: flute, saxophones.

Secrets (1976)

Tracks: Doin’ It; People Music; Cantaloupe Island; Spider; Gentle Thoughts; Swamp Rat; Sansho Shima.

Personnel: Herbie Hancock: piano, Fender Rhodes electric piano, Yamaha electric grand piano, ARP Odyssey, ARP String Ensemble, Hohner D6 Clavinet, Micromoog, Oberheim Polyphonic, Echoplex; Wah Wah Watson: electric bass (1), lead vocals (1), voice bag, guitar (2-7), Maestro Universal Synthesizer System (2-7), Maestro Sample and Hold Unit (2-7); James Gadson: drums (1), background vocals (1); Ray Parker, Jr: background vocals (1), guitar (2-7); Art Baldacci: background vocals (1); Fred Dobbs: background vocals (1); Don Kerr: background vocals (1); Chris Mancini: background vocals (1); Paul Jackson: electric bass (2-7); James Levi: drums (2-7); Kenneth Nash: percussion (2-7).

V.S.O.P. (1977)

CD1: Piano Introduction; Maiden Voyage; Nefertiti; Introduction of Players/The Eye of the Hurricane. CD2: Toys; Introductions; You’ll Know When You Get There; Hang Up Your Hang Ups; Spider.

Personnel: Mwandishi Herbie Hancock: Yamaha electric grand piano, Fender Rhodes electric piano (CD2), Hohner D6 Clavinet (CD2), ARP Odyssey (CD2#4-5), ARP String Ensemble (CD2#4-5), Micromoog (CD2#4-5), Oberheim Polyphonic (CD2#4-5), Echoplex (CD2#4-5), Countryman Phase Shifter (CD2#4-5), Cry Baby Wah Wah (CD2#4-5); Freddie Hubbard: trumpet (CD1#1-4); Wayne Shorter: soprano and tenor saxophones (CD1#1-4); Ron Carter: bass (CD1#1-4); Tony Williams: drums (CD1#1-4); Mganga Eddie Henderson: trumpet (CD2#1-3), flugelhorn (CD2#1-3), effects (CD2#1-3); Pepo Julian Priester: trombone (CD2#1-3), bass trombone (CD2#1-3); Mwile Bennie Maupin: alto flute (CD2#1-3), soprano saxophone (CD2#4-5), tenor saxophone (CD2#4-5), Lyricon (CD2#4-5); Mchezaji Buster Williams: bass (CD2#1-3); Jabali Billy Hart: drums(CD2#1-3); Wah Wah Watson: guitar (CD2#4-5), Maestro Universal Synthesizer System (CD2#4-5), Maestro Sample and Hold Unit (CD2#4-5), voice bag (CD2#4-5); Ray Parker Jr.: guitar (CD2#4-5); Paul Jackson: electric bass (CD2#4-5); James Levi: drums (CD2#4-5); Kenneth Nash: percussion (CD2#4-5).

The Herbie Hancock Trio (1977) (Japan)

Tracks: Watch It; Speak Like a Child; Watcha Waitin’ For; Look (aka “Harvest Time”); Milestones.

Personnel: Herbie Hancock: piano; Ron Carter: bass; Tony Williams: drums.

V.S.O.P.: The Quintet (1977)

Tracks: One of a Kind; Third Plane; Jessica; Lawra; Darts; Dolores; Little Waltz; Byrdlike.

Personnel: Herbie Hancock: piano; Freddie Hubbard: trumpet; Wayne Shorter: soprano and tenor saxophones; Ron Carter: bass; Tony Williams: drums.

V.S.O.P.: Tempest in the Colosseum (1977) (Japan)

Tracks: The Eye of the Hurricane; Diana; Eighty-One; Maiden Voyage; Lawra; Red Clay.

Personnel: Herbie Hancock: piano; Freddie Hubbard: trumpet; Wayne Shorter: soprano and tenor saxophones; Ron Carter: bass; Tony Williams: drums.

An Evening With Herbie Hancock & Chick Corea In Concert (1978)

Tracks: CD1: Someday My Prince Will Come; Liza; Button Up. CD2: Introduction of Herbie Hancock by Chick Corea; February Moment; Maiden Voyage; La Fiesta.

Personnel: Herbie Hancock: piano; Chick Corea: piano.

Sunlight (1978)

Tracks: I Thought It Was You; Come Running To Me; Sunlight; No Means Yes; Good Question.

Personnel: Herbie Hancock: Yamaha Polyphonic, ARP 2600, Oberheim Polyphonic, ARP String Ensemble, Prophet-5, Micromoog, Hohner D6 Clavinet, ARP Odyssey, Minimoog, Polymoog, Yamaha CP-30, p, E-MU Polyphonic Keyboard, Fender Rhodes electric piano, Sennheiser Vocoder VSM 201, vocals, brass, woodwinds and string arrangements (1-3); Bobby Bryant: trumpet (1-3); Bobby Shew: trumpet (1-3); Garnett Brown: trombone (1-3); Maurice Spears: trombone (1-3); Fred Jackson, Jr.: woodwinds (1-3); Ernie Watts: woodwinds (1-3); David Riddles: woodwinds (1-3); Jack Nimitz: woodwinds (1-3); Terry Adams: strings (1-3); Nathan Rubin: strings (1-3); Lawrence Granger: strings (1-3); Roy Malan: strings (1-3); Linda Wood: strings (1-3); Emily Van Valkenburgh: strings (1-3); Wah Wah Watson: guitar (1); Ray Parker Jr.: guitar (1, 3); Byron Miller: bass (1); Leon “Ndugu” Chandler: drums (1); Raul Rekow: congas (1, 2, 4, 5); Paul Jackson: bass (2-4); James Levi: drums (2, 3); Baba Duru: tabla (2); Bennie Maupin: soprano saxophone (3); Bill Summers: percussion (3-5); Harvey Mason: drums (4); Jaco Pastorius: electric bass (5); Tony Williams: drums (5); Patrick Gleeson: additional synthesizers (5).

Feets Don’t Fail Me Now (1979)

You Bet Your Love; Trust Me; Ready Or Not; Tell Everybody (Disco version); Honey From The Jar; Knee Deep; Tell Everybody (Original album version).

Personnel: Herbie Hancock: keyboards, lead and background voc, Vocoder; Ray Obiedo: guitar; Eddie Watkins: electric bass; James Gadson: drums; Bill Summers: percussion; Julia Tillman Waters: background vocals; Maxine Willard Waters: background vocals; Oren Waters: background vocals; Luther Waters: background vocals; James Levi: drums (2, 6); Ray Parker, Jr.: guitar (3), drums (3); Coke Escovedo: timbales (3); Sheila Escovedo: congas (3); Bennie Maupin: soprano saxophone (6); Wah Wah Watson: guitar (6); Freddie Washington: electric bass (6); Brian Davis: percussion (6); Gordon Bahary: synthesizer programming (6).

Direct Step (1979)

Tracks: Butterfly; Shiftless Shuffle; I Thought It Was You.

Personnel: Herbie Hancock: Fender Rhodes electric piano, Hohner D6 Clavinet, Oberheim, Prophet-5, Yamaha CS-80, Minimoog, vocals, Sennheiser Vocoder; Bennie Maupin: soprano saxophone Lyricion; Ray Obiedo: guitar; Webster Lewis: Hammond B-3 organ, Prophet-5, Yamaha CS-80, ARP String Ensemble, Multimoog synth, Fender Rhodes electric piano, background vocals; Paul Jackson: electric bass; Alphonse Mouzon: drums; Bill Summers: percussion.

The Piano (1979 Japan; 2004 USA)

Tracks: My Funny Valentine; On Green Dolphin Street; Someday My Prince Will Come; Harvest Time; Sonrisa; Manhattan Island; Blue Otani; My Funny Valentine (alt tk); On Green Dolphin Street (alt tk); Someday My Prince Will Come (alt tk); Harvest Time (alt tk).

Personnel: Herbie Hancock: piano.

V.S.O.P. The Quintet: Live Under the Sky

Tracks: CD1: Opening; The Eye of the Hurricane; Tear Drop; Domo; Para Oriente; Pee Wee; One of Another Kind; Fragile. CD2: Opening; The Eye of the Hurricane; Tear Drop; Domo; Para Oriente; Pee Wee; One of Another Kind; Fragile; Stella By Starlight; On Green Dolphin Street.

Personnel: Herbie Hancock: piano; Freddie Hubbard: trumpet, flugelhorn; Wayne Shorter: soprano and tenor saxophones; Ron Carter: bass; Tony Williams: drums.

V.S.O.P. The Quintet: Five Stars (1979) (Japan)

Tracks: Skagly (original LP version); Finger Painting (original LP version); Mutants On The Beach; Circe; Skagly (CD version); Finger Painting (CD version).

Personnel: Herbie Hancock: piano; Freddie Hubbard: trumpet, flugelhorn; Wayne Shorter: tenor saxophone; Ron Carter: bass; Tony Williams: drums.

Kimiko Kasai with Herbie Hancock: Butterfly (1979) (Japan)

Tracks: I Thought It Was You; Tell Me a Bedtime Story; Head in the Clouds; Maiden Voyage; Harvest Time; Sunlight; Butterfly; As.

Personnel: Kimiko Kasai: vocals, background vocals; Herbie Hancock: piano, Fender Rhodes electric piano, Oberheim, Prophet-5, Yamaha CS-80, Minimoog, ARP String Ensemble, Hohner D6 Clavinet, Sennheiser Vocoder, background vocals; Bennie Maupin: soprano and tenor saxophones; Ray Obiedo: guitar; Webster Lewis: piano, Fender Rhodes electric piano, Hammond B-3 organ, Yamaha CS-40, Prophet-5, Multimoog, ARP String Ensemble; Paul Jackson: bass; Alphonse Mouzon: drums; Bill Summers: percussions; Mari Kaneko: background vocals; Yuka Kamebuchi: background vocals.

Monster (1980)

Tracks: Saturday Night; Stars in Your Eyes; Go For It; Don’t Hold It In; Making Love; It All Comes Round.

Personnel: Herbie Hancock: piano, E-MU Polyphonic Keyboard, Clavitar, Waves Minimoog, Prophet-5, Oberheim 8 Voice, Yamaha CS-80, ARP 2600, Hohner D6 Clavinet, Rhodes 88 Suitcase piano, Steiner EVI, Sennheiser Vocoder, WLM Organ, Linn-Moffett Drum, Modified Apple II Plus Microcomputer, Roland CR-70; Wah Wah Watson: guitar; Freddie Washington: electric bass; Alphonse Mouzon: drums, synthesizer (3); Sheila Escovedo: percussion; Julia Waters: background vocals; Maxine Water: background vocals; Luther Waters, Oren Waters: background vocals; Devadip Carlos Santana: guitar (1); Greg Walker; lead vocals (1, 5); Ray Parker Jr.: guitar (2); Gavin Christopher: lead vocals (2, 4); Oren Waters: lead vocals (3); Randy Hansen: guitar (4, 6); Bill Champlain: lead and background vocals (6).

Mr. Hands (1980)

Tracks: Spiraling Prism; Calypso; Just Around the Corner; 4 A.M.; Shiftless Shuffle; Textures.

Personnel: Herbie Hancock: piano, Rhodes 88 suitcase electric piano, E-MU Polyphonic Keyboard, Clavitar, Waves Minimoog, Prophet-5, Oberheim 8 Voice, Yamaha CS-80, ARP 2600, Hohner D6 Clavinet, Sennheiser Vocoder, Linn-Moffett Drum, Modified Apple II Plus Microcomputer, all instruments (6); Byron Miller: electric bass (1); Leon “Ndugu” Chandler: drums (1); Bill Summers: percussion (1); Ron Carter: bass (2); Tony Williams: drums (2); Sheila Escovedo: percussion (2, 3); Wah Wah Watson: guitar (3); Freddie Washington: electric bass (3); Alphonse Mouzon: drums (3); Jaco Pastorius: electric bass (4); Harvey Mason: drums (4, 5); Bill Summers: percussion (4, 5); Bennie Maupin: tenor saxophone (5); Paul Jackson: electric bass (5).

Magic Windows (1981)

Tracks: Magic Number; Tonite’s The Night; Everybody’s Broke; Help Yourself; Satisfied With Love; The Twilight Clone.

Personnel: Herbie Hancock: E-MU Polyphonic Keyboard, Clavitar, Waves Minimoog, Prophet-5, Oberheim 8 Voice, Yamaha CS-80, ARP Odyssey, ARP 2600, Hohner D6 Clavinet, Rhodes 88 suitcase electric piano, Sennheiser Vocoder, Linn Drum, Modified Apple II Plus Microcomputer, piano, background vocals (3); Ray Parker, Jr.: guitar (1, 2), drums (2); Freddie Washington: electric bass (1, 5); John Robinson: drums (1, 3); Sheila Escovedo: percussion (1); Pete Escovedo: percussion (1); Juan Escovedo: percussion (1); Sylvester: lead and background vocals (1); Jeanie Tracy: background vocals (1); Michael Brecker: tenor saxophone (2, 4); Vicki Randle: lead vocals (2), background vocals (2-4); Ngoh Spencer: background vocals (2-4); Deke Dickerson: background vocals (2-4); George Johnson: guitar (3), rhythm guitar (6); Louis Johnson: electric bass (3, 6); Gavin Christopher: lead vocals (3-5), “brass” arrangement concept (4); David Bottom: background vocals (3); Jeffrey Cohen: background vocals (3); Al McKay: guitar (4); Eddie Watkins: electric bass (4); James Gadson: drums (4); Wah Wah Watson: guitar (5); Alphonse Mouzon: drums (5); Oren Waters: background vocals (5); Luther Waters: background vocals (5); Julia Waters: background vocals (5); Maxine Waters: background vocals (5); Adrian Belew: lead guitar (6); Paulinho da Costa: percussion (6); Kwawu Ladzekpo: Ghanian drums and bells (6); Kwasi Dzidzomu: Ghanian drums and bells (6); Moody Perry III: Ghanian drums and bells (6).

Herbie Hancock Trio with Ron Carter + Tony Williams (1981) (Japan)

Tracks: Stablemates; Dolphin Dance; A Slight Smile; That Old Black Magic; La Maison Goree.

Personnel: Herbie Hancock: piano; Ron Carter: bass; Tony Williams: drums.

Quartet (1983)

Tracks: Well You Needn’t; Round Midnight; Clear Ways; A Quick Sketch; The Eye of the Hurricane; Parade; The Sorcerer; Pee Wee; I Fall in Love Too Easily.

Personnel: Personnel: Herbie Hancock: piano; Wynton Marsalis: trumpet; Ron Carter: bass; Tony Williams: drums.

Lite Me Up (1982)

Tracks: Lite Me Up!; The Bomb; Getting’ To The Good; Paradise; Can’t Hide Your Love; The Fun Tracks; Motor Mouth; Give It All Your Heart.

Personnel: Herbie Hancock (Fender Rhodes electric piano, Clavitar, Yamaha CS-80, The Source by Moog, Minimoog, Waves Minimoog, Prophet-5, ARP 2600, ARP Odyssey, E-MU Digital Keyboard, Oberheim 8-Voice, Roland Jupiter-8, Hohner D6 Clavinet, voc, Sennheiser Vocoder, Synclavier Digital, Linn Drum, piano, background vocals (1-3, 6-8), lead Vocoder vocals (3, 8), lead vocals (4, 5); David Williams: guitar (2, 3, 6-8); Louis Johnson: electric bass (1-3. 6-8); John Robinson: drums (1-3, 6-8); Jerry Hey (“The Dr. Negroidal”): trumpet (1,3, 5-8), horn arrangement (1-3, 5-8), string arrangement (1, 3, 6-8); Chuck Findley: trumpet and trombone (1,3, 5-8); Bill Reichenbach: trombone (1,3, 5-8); Gary Herbig: saxophones and woodwinds (1,3, 5-8); Larry Williams: saxophones and woodwinds (1,3, 5-8); Patti Austin: background vocals (1-3, 6-8); Jim Gilstrap: background vocals (1-3, 5-8); Paulette McWilliams: background vocals (1-3, 6-8); John Lehman: background vocals (1-3, 5-8); Edi Lehman: background vocals (1-3, 6-8); Steve Lukather: guitar (1); Wayne Anthony: lead vocals (1, 2, 6, 7); Rod Temperton: rhythm and vocal arrangement (1-3, 6-8); Michael Boddicker: additional synthesizer programming (2), synthesizer programming (3), synthesizer (6); Jay Graydon: guitar (4); David Williams: guitar (4); David Foster: piano (4), keyboard arranger (4), background vocals (4); Abraham Laboriel: electric bass (4); Jeff Porcaro: drums (4); Rick Kelly: synth programming (4); Bill Champlin: background vocals (4); Richard Page: background vocals (4); Venette Gloud: background vocals (4); Corrado Rustici: guitar (5); Randy Jackson: electric bass (5); Narada Michael Walden: drums (5), background vocal arrangement (5); Frank Martin; synthesizer (5); Sheri Payne: background vocals (5); Linda Lawrence: background vocals (5); Paulinho da Costa: percussion (6); Patrice Rushen: lead Vocoder vocals (8).

Future Shock (1983)

Tracks: Rockit; Future Shock; TFS; Earth Beat; Autodrive; Rough; Rockit (Mega Mix).

Personnel: Herbie Hancock: Fairlight CMI (1, 4, 6), Rhodes Chroma (1, 3, 5), Sennheiser Vocoder (1), Clavitar (1), Dr. Click Rhythm Coordinator (1, 3, 4), E-MU DIgital Keyboard (1), Minimoog (1, 5), Hohner D6 Clavinert (2), Memorymoog (2), piano (3, 5). Emulator (3, 6), Yamaha CE-20 (4), Yamaha GS-1 (4, 5), alphaSyntauri (6); Bill Laswell: electric bass (1-4); Michel Beinhorn: DMX (1, 3-5), Synare Drum (1, 3-5), Minimoog programming (1), Prophet-5 (2, 6), Prophet Pro-One (2), Memorymoog programming (2-4), Shortwave (5), Minimoog (5); Grand Mixer D. ST: turntables (1, 4); Daniel Ponce: bata (1, 4); Pete Cosey: guitar (2); Sly Dunbar: drums (2), bongos (2); Dwight Jackson, Jr.: lead vocals (2); Bernard Fowler: background vocals (2).

Sound System (1984)

Tracks: Hardrock; Metal Beat; Karabali; Junku; People Are Changing; Sound-System; Metal Beat (Extended version).

Personnel: Herbie Hancock: Fairlight CMI (1-4, 6), Rhodes Chroma (1, 4), Apple IIe (1), Yamaha DX7 (1, 2, 4-6), E-MU 4060 Digital Keyboard (1), piano (3-5), keyboards (6); Will Alexander: Fairlight CMI (1, 2), Fairlight CMI programming (3, 6, 7), Memorymoog (4), Clavinet (5, 6); Rob Stevens: XMD (1, 4), Praxis processing (4); Nicky Skopelitis: guitar (1, 6); Henry Kaiser: guitar (1, 2, 7); Bill Laswell: electric bass (1, 4, 6), DMX (1, 2, 4, 6), tapes (1, 4), Shortwave (2); Anton Fier: Simmons drums (1, 2, 6, 7), sound plates (1, 2, 6, 7), culca (1), cymbals (2, 7), gongs (2, 7), TR-808 (5), wood block (5), percussion (5), Synare Drum (6), tympani (6); Grand Mixer D. ST: turntables (1, 2, 6, 7), FX (7); Daniel Ponce; bata (1); Wayne Shorter: Lyricon (2, 7), soprano saxophone (2); Foday Musa Suso: dusunguni (2, 4), balaphone (2), kora (4, 6), kalimba (4), guitar (6), talking drum (6); Alyb Dieng: talking drum (2, 4, 6, 7), chatan (2, 4, 6, 7), bells (2, 6, 7), don don (4), cowbell (4); Bernard Fowler: voice (2, 7), vocals (3, 5), vocal arrangement (3, 5); Hamid Drake: cymbals (3, 6); Daniel Ponce: bata (3), bells (3), shekere (3); Toshinori Kondo: trumpet (6), speaker (7).

Herbie Hancock and Foday Musa Suso: Village Life (1985)

Tracks: Moon; Ndan Ndan Nyaria; Early Warning; Kanatente.

Personnel: Herbie Hancock: Yamaha DX-1 Digital, Yamaha RX11 Digital Drum Machine; Foday Musa Suso: kora, talking drum.

Round Midnight / Original Soundtrack (1986)

Tracks: Round Midnight; Body and Soul; Berengere’s Nightmare; Fair Weather; Una Noche Con Francis; The Peacocks; How Long Has This Been Going On?; Rhythm-A-Ning; Still Time; Minuit A Champs Elysses; Chan’s Song.

Personnel: Herbie Hancock: piano (1-7, 9-11); Ron Carter: bass (1, 8, 11); Tony Willams: drums (1, 8, 11); Bobby McFerrin: vocals (1, 11); Dexter Gordon: tenor saxophone (2, 5, 7-9); John McLaughlin: guitar (2, 3); Pierre Michelot: bass (2-7, 9); Billy Higgins: drums (2-7, 9); Chet Baker: trumpet (4), vocals (4); Wayne Shorter: tenor saxophone (5), soprano saxophone (6); Bobby Hutcherson: vibraphone (5, 10); Lonette McKee: vocals (7); Freddie Hubbard: trumpet (8); Cedar Walton: piano (8).

Perfect Machine (1988)

Tracks: Perfect Machine; Obession; Vibe Alive; Beat Wise; Maiden Voyage / P Bop; Chemical Residue; Vibe Alive (Extended Dance Mix); Beat Wise (12″ Edit).

Personnel: Herbie Hancock: Apple/Mac Plus, Yamaha DX-1, Yamaha DX-7, Yamaha DZ7llFD, Kurzweil K-250, Fairlight Series II, Fairlight Series III, Akai 900-S Sampler, Roland Super Jupiter, Rhodes Chroma, Oberheim Matrix 12, Yamaha TX 8/16, Sennheiser Vocoder, piano; Jeff Bova: synthesizer programming; William “Bootsy” Collins: electric bass, Sennheiser Vocoder; Mico Wave: Minimoog bass, Talk Box, Sennheiser Vocoder; Nicky Skopelitis: Fairlight Drums; DS.T: turntables, FX; Leroy “Sugarfoot” Bonner: vocals.

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Riduciamo decisamente le dimensioni del prodotto, ma non l’incazzatura che mi provoca. Ok, il Natale si avvicina, e l’abbiamo detto, ma non si possono ripubblicare gli stessi album più volte a distanza di poco tempo, oltre alle Deluxe Editions che spesso escono in contemporanea, è una presa per i fondelli. Prendete questo Time, l’ultimo album di Rod Stewart, pubblicato dalla Capitol/Universal il 3 maggio, ora esce in una versione doppia (superando quindi anche l’ultimo Bowie che quantomeno, si fa per dire, era uscito a Marzo) che aggiunge un secondo dischetto dal vivo alla versione potenziata che era stata pubblicata in origine. Il tutto il 3 dicembre, al prezzo di un solo CD (almeno questo). Quindi cosa hanno aggiunto? Altre tre bonus in studio (che sono i brani blues and soul di cui si parlava prima dell’uscita ed erano “scomparsi” dalla versione definitiva) nel secondo dischetto e 10 brani dal vivo. Se non lo avevate preso fateci un pensierino visto che l’album, senza essere un capolavoro, è decisamente il migliore di Rod The Mod da lunga pezza a questa parte, meglio dei “pallosissimi” disch della serie dei Great American Songbook. Take a look (e anche un ascolto) http://www.youtube.com/watch?v=kqy0-SdOEmM:

Disc: 1

  • 1. She Makes Me Happy
  • 2. Can’t Stop Me Now
  • 3. It’s Over
  • 4. Brighton Beach
  • 5. Beautiful Morning
  • 6. Live The Life
  • 7. Finest Woman
  • 8. Time
  • 9. Picture In A Frame
  • 10. Sexual Religion
  • 11. Make Love To Me Tonight
  • 12. Pure Love
  • 13. Corrina Corrina
  • 14. Legless
  • 15. Love Has No Pride

 

Disc: 2

  • 1. Here Comes The Night
  • 2. Cold Water
  • 3. Shake Your Money Maker

Live from The Troubadour West Hollywood

  • 4. Can’t Stop Me Now
  • 5. Forever Young
  • 6. It’s Over
  • 7. Rhythm Of My Heart
  • 8. Finest Woman
  • 9. You Wear It Well
  • 10. She Makes Me Happy
  • 11. Have I Told You Lately
  • 12. Brighton Beach
  • 13. Sexual Religion

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La Fire Records dopo le ristampe potenziate dei singoli album dei Giant Sand ora pubblicherà, il 3 dicembre, questo cofanetto dedicato ai dischi solisti di Howe Gelb. Il cofanetto, Little Sand Box, conterrà questi 8 albums e esce quasi in contemporanea al nuovo The Coincidentalist, pubblicato dalla New West http://www.youtube.com/watch?v=_bEBTHcmTGk. Ma niente, niente un dispettuccio:

  1. Dreaded Brown Recluse
  2. Hisser
  3. Confluence
  4. The Listener
  5. Sno Angel Like You
  6. Sno Angel Wingin’ It
  7. Alegrias
  8. Some Piano

Usciti tra il 1991 e il 2011, molti sono arricchiti con alcune bonus tracks e un paio di loro erano abbastanza difficili da reperire  http://www.youtube.com/watch?v=rfLqgruDD4Q. Questo è il contenuto totale:

Dreaded Brown Recluse (1991)

  • 01. Spirit Lie
  • 02. Picture Shows
  • 03. Loretta And The Insect World
  • 04. Actually Faxing Sophia
  • 05. Cello Of The City
  • 06. Still Too Far
  • 07. Warm Storm
  • 08. Always Horses Coming
  • 09. Vigdis
  • 10. Vienna Two-Step Throw-Away
  • 11. Bible Black Book II
  • 12. Brown Recluse
  • 13. Wild Dog Waltz
  • 14. Blanket For Tina
  • 15. Victoria Wisp

Bonus tracks

  • 16. Detrimental Instrumental
  • 17. Vigdis (Uninterrupted)
  • 18. Cello In The City (Archivist Remix)

Hisser (1998)

  • 01. Temptation Of Egg
  • 02. 4 Door Maverick
  • 03. This Purple Child
  • 04. Shy Of Bumfuck
  • 05. Propulsion
  • 06. Catapult
  • 07. Creeper
  • 08. Tanks Rolling Into Town
  • 09. Halifax In A Hurricane
  • 10. Living On a Waterfall
  • 11. Like A Store Front Display
  • 12. Explore You
  • 13. Nico’s Lil Opera
  • 14. Thereminender
  • 15. Hisser
  • 16. Intro Speck
  • 17. Soldier Of Fortune
  • 18. Lull
  • 19. Short Way To End The Day

Bonus tracks

  • 20. No Name Guitar
  • 21. Cracklin Water
  • 22. Satellite
  • 23. Leather

Confluence (2001)

  • 01. 3 Sisters
  • 02. Saint Conformity
  • 03. Pontiac Slipstream
  • 04. Sputter
  • 05. Blue Marble Girl
  • 06. Source
  • 07. 2 Rivers
  • 08. Available Space
  • 09. Pedal Steel And She’ll
  • 10. Cold
  • 11. Can’t Help Falling In Love
  • 12. Hatch
  • 13. Shadow Of Where A River Was
  • 14. Vex (Paris)
  • 15. Vex (Tuscon)
  • 16. Hard On Things
  • 17. Slide Away

Bonus tracks

  • 18. Hatch (Live In Tucson)

The Listener (2003)

  • 01. Glisten
  • 02. Felonius
  • 03. Jason’s List
  • 04. Cowboy Boots
  • 05. Torque (Tango De La Tongue)
  • 06. Piango
  • 07. Lying There
  • 08. B 4 U (Do Do Do)
  • 09. The Nashville Sound
  • 10. Blood Orange
  • 11. Moons Of Impulse
  • 12. Now I Lay Me Down
  • 13. Lemmy N Emmy

Bonus tracks

  • 14. Torque Originale
  • 15. B 4 U (Do Do Do) – Alt Mix

Sno Angel Like You (2006)

  • 01. Get To Leave
  • 02. Paradise Here Abouts
  • 03. But I Did Not
  • 04. Hey Man
  • 05. The Farm
  • 06. That’s How things Get Done
  • 07. Love Knows (No Borders)
  • 08. The Voice Within
  • 09. Nail In The Sky
  • 10. Howlin’ A Gale
  • 11. Robes Of Bible Black
  • 12. Worried Spirits
  • 13. Neon Filler
  • 14. Chore Of Enchantment

Bonus tracks

  • 15. Get To Leave – Holy
  • 16. Nail In the Sky – Original

Sno Angel Wingin’ It (2009)

  • 1. Paradise Here Abouts
  • 2. Dirty From The Rain
  • 3. That’s How Things Get Done
  • 4. Spiral
  • 5. Robes Of Bible Black
  • 6. Vortexas
  • 7. Ballad Of The Tucson 2
  • 8. Hey Man
  • 9. Worried Spirits
  • 10. Howlin’ A Gale
  • 11. Nail In The Sky
  • 12. Astonished
  • 13. But I Did Not
  • 14. Love Knows (No Borders)

Alegrias (2011)

  • 1. 4 Door Maverick
  • 2. Uneven Light Of Day
  • 3. The Ballad Of Lole Y Manuel
  • 4. Cowboy Boots
  • 5. Notoriety
  • 6. Blood Orange
  • 7. Lost Like A Boat Full Of Rice
  • 8. Broken Bird And The Ghost River
  • 9. (There were) Always Horses Coming
  • 10. The Hangin’ Judge
  • 11. Saint Conformity
  • 12. Where The Wind Turns The Skin To Leather
  • 13. One Diner Town

Some Piano

  • 1. See (Lull)
  • 2. What (Lull)
  • 3. Of (Lull)
  • 4. Now (Lull)
  • 5. Spangle Bib Of Radient Value (Ogle)
  • 6. Before The Tenant They Sat With Popcorn And Hunch (Ogle)
  • 7. Hokum Bigboy Was Probably Not His Given Name (Ogle)
  • 8. Tangualtion (Spun)
  • 9. Loss And Its Hold On Us (Spun)
  • 10. Denmark Stunningly Soaked (Spun)
  • 11. Excursion Disruption (Spun)
  • 12. California Roll (Snarl)
  • 13. Calculating Route (Snarl)
  • 14. Ample (Snarl)

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Per finire la lista di oggi, un bel cofanetto dedicato alla discografia completa di John Mellencamp, 1978-2012 Box Set, in uscita per la Universal/Mercury il 10 dicembre (ma non in Italia, dove per motivi misteriosi, ma non troppo, è una costante delle uscite del Coguaro questo ritardo nella pubblicazioni, uscirà verso la fine di gennaio 2014, o almeno così pare al momento. Conterrà 19 CD e il prezzo sarà medio-alto, questi gli album contenuti:

  • John Cougar (1979)
  • Nothin’ Matters and What If It Did (1980)
  • American Fool (1982)
  • Uh-Huh (1983)
  • Scarecrow (1985)
  • The Lonesome Jubilee (1987)
  • Big Daddy (1989)
  • Whenever We Wanted (1991)
  • Falling From Grace: Original Soundtrack Album (1992)
  • Human Wheels (1993)
  • Dance Naked (1994)
  • Mr. Happy Go Lucky (1996)
  • John Mellencamp (1998)
  • Rough Harvest (1999)
  • Cuttin’ Heads (2001)
  • Trouble No More (2003)
  • Freedom’s Road (2007)
  • Live, Death, Love and Freedom (2008)
  • No Better Than This (2010)

Dodici degli album saranno provvisti di bonus tracks, mancano le “origini” disconosciute (i.e. Chestnut Street Incident, A Biography e The Kid Inside), l’unico mini live del 2009 (ma non questo, bellissimo, Live By Request  http://www.youtube.com/watch?v=kY0LmPEn4CU, le collaborazioni, ma c’è la colonna sonora di Falling From Grace http://www.youtube.com/watch?v=X0X5tSCfSyQ.

Questi due ve li anticipo (sono quelli in uscita nel 2014), ma ne parleremo nel prossimo Post, insieme agli altri pre-natalizi.

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Per oggi è tutto, alla prossima.

Bruno Conti

“Heartland Rock” Persino Nella Valle Dell’Eden! Joe Grushecky – Somewhere East Of Eden

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Joe Grushecky – Somewhere East Of Eden – Schoolhouse Records/Warner Music 2013

Con una carriera musicale iniziata alla fine degli anni ’70, con il suo gruppo iniziale gli Iron City Houserockers (poi in seguito mutato solo in The Houserockers), Joe Grushecky (grande amico del Boss), per oltre tre decenni, è stato un degno alfiere (a fianco di John Mellencamp, Bob Seger, Tom Petty e naturalmente Springsteen), di quel genere etichettato come “Heartland Rock”, poi in seguito collocato anche come “Blue Collar Rock”. Questo diciassettesimo album solista del rocker di Pittsburgh, finanziato dai fans e che arriva dopo lo splendido live We’re Not Dead Yet (ne avevo parlato su queste pagine virtuali circa due anni fa discepoli-preferiti-di-springsteen-joe-grushecky-we-re-not-d.html), prende il titolo dal romanzo di John Steinbeck East Of Eden, lo trasporta ai giorni nostri e confeziona dodici canzoni sincere e genuine, coerenti con la sua carriera di “working class hero”, sempre a difesa degli emarginati e dei più deboli.

Lasciati a casa (in parte) i fedeli Houserockers, presenti solo Joe Pelesky alle tastiere e il batterista storico Joffo Simmons, Joe si avvale di musicisti di valore, a partire dal co-produttore Rick Witkowski alle chitarre e percussioni, Jeff Garrison al basso, Nat Kerr al piano, Rick Geragi alle percussioni, il figlio Johnny Grushecky al basso, con Bonnie Bishop e Vanessa Compagna alle armonie vocali, per dare vita (a sessant’anni suonati) ad un nuovo capitolo della sua copiosa discografia.

La partenza è fulminante con l’iniziale boogie-rock di I Can Hear The Devil Knocking e la ballata “blue collar” di Who Cares About Those Kids, con le chitarre elettriche in primo piano (specialità della casa), seguita dal tradizionale John The Revelator (brano reso popolare da Blind Willie Johnson nel lontano 1930), cantato da Joe in versione “a cappella” in forma gospel, mentre la title track Somewhere East Of Eden, che racconta le vicende di un veterano della guerra in Iraq, richiama lo stile “mainstream” di American Babylon (tutto muscoli e chitarre). Si riparte con la splendida When Castro Came Down From The Hills, (una canzone che mi ricorda i migliori Black Sorrows di Joe Camilleri ) accompagnata dalla magica tromba di Joe Herndon, a cui fanno seguito il quasi blues di I Still Look Good (For Sixty) e la ballata elettro-acustica Magnolia, dove si risentono piacevolmente armonie vocali anni ’70 (periodo Bob Seger).

Inaspettato, arriva il momento di Save The Last Dance For Me, famosissimo brano di Doc Pomus e Mort Shuman (portato al successo dai Drifters di Ben E. King) che viene rivisitato in modo onesto e intimo da Joe, per poi cambiare ritmo con il suono “garage” di I Was Born To Rock e il funky di Prices Going Up. Si chiude con la potente Changing Of The Guard (con il valido apporto del figlio Johnny al basso) e la ninna nanna acustica The First Day Of School, eseguita solo con chitarra e voce.

Somewhere East Of Eden nella lunga carriera discografica di Grushecky, merita un posto di primo piano, dopo American Babylon (95), Coming Home (97) e il più recente A Good Life (2006), un lavoro di rock urbano ed elettrico, pulsante e romantico, cantato con la consueta passione e fierezza, con un forte senso d’appartenenza, che permette a Joe Grushecky ancora oggi, di suonare con il suo stile da “bar boogie band”, in molti club della sterminata provincia americana. Niente di nuovo sotto il cielo, ma una garanzia per chi ama il buon rock’n’roll!

Tino Montanari

100 Anni + Uno! Woody Guthrie At 100! Live At The Kennedy Center

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Woody Guthrie At 100! Live At The Kennedy Center – CD+DVD – Sony Legacy

Lo scorso anno, il 14 luglio, si festeggiavano 100 anni dalla nascita di Woody Guthrie e il 14 ottobre al Kennedy Center di Washington, DC, si è tenuto un concerto per ricordare l’Anniversario. Hanno partecipato alcuni dei nomi più importanti della musica americana (ed uno scozzese in trasferta), folk, country, blues e bluegrass, di qualità in generale. Questo è il resoconto, track-by-track, del DVD che è stato ricavato dall’avvenimento, il CD dura 77 minuti, il DVD, una ventina di di più, ma visto che vengono venduti insieme, al prezzo di poco più di uno, vale lo sforzo dell’acquisto anche per coloro che sono contrari per principio all’acquisto dei DVD musicali, in fondo qui c’è anche il CD.

1. Howdi Do — Old Crow Medicine Show Vestiti come dei sopravvissuti al periodo della depressione i primi a presentarsi sul palco sono gli Old Crow Medicine Show di Ketch Secor, il sestetto procede a dimostrare perchè sono una delle migliori string bands in circolazione, in bilico tra country e bluegrass, come nella indiavolata 2. Union Maid — Old Crow Medicine Show

3. This Is Our Country Here — Jeff Daniels Il primo intermezzo parlato da parte di uno degli ospiti della serata viene seguito da quello che viene indicato come uno degli eredi migliori di Woody Guthrie (e di Bob Dylan), 4. Ramblin’ Reckless Hobo — Joel Rafael è un bellissimo bravo, reso in modo dylaniano come pochi altri sapranno fare nel corso della serata.

5. Hard Travelin’ – Jimmy LaFave Questo signore texano, in trio, con mandolino e fisarmonica si conferma uno dei migliori cantautori del panorama americana.

6. Riding In My Car — Donovan Visto che il bardo di Duluth non era disponibile per la serata la cosa più vicina era il menestrello scozzese, Donovan Leitch si conferma ancora una volta animale da palcoscenico facendo cantare il pubblico con la sua disincantata simpatia e una canzone presa dal repertorio di Woody per bambini, incisa per la prima volta nel 1965.

7. I Ain’t Got No Home — Rosanne Cash with John Leventhal In rappresentanza della famiglia Cash, Rosanne, accompagnata dal marito John Leventhal e dalla sua bellissima voce regala una dei momenti salienti della serata con una canzone che lei stessa definisce perfetta, e quella che segue 8. Pretty Boy Floyd — Rosanne Cash with John Leventhal non è da meno, uno dei capolavori assoluti di Guthrie, con un po’ del boom chicka boom di babbo John nella chitarra di Leventhal

9. I’ve Got To Know — Sweet Honey In The Rock In rappresentanza del gospel e della città di Washington, con i loro intrecci vocali ancora integri dopo una lunghissima carriera.

10. House Of Earth — Lucinda Williams Alle prese con un inedito consegnatole da Nora Guthrie pochi mesi prima e completato per l’occasione, il brano viene eseguito dal vivo per l’occasione e per la prima volta dalla Williams, bella versione, anche se molti non amano Lucinda!

11. Pastures Of Plenty — Judy Collins Un altro dei brani folk più celebri di Woody Guthrie eseguito da una delle leggende di questa musica e da una delle voci più incredibili mai espresse dal genere ancora stupenda dopo tutti questi anni, solo piano, chitarra acustica e voce, grande versione.

12. Ease My Revolutionary Mind — Tom Morello Ovviamente il chitarrista dei Rage Against The Machine, grande amico e collaboratore di Springsteen e cantante folk, non necessariamente nell’ordine, sceglie uno dei brani più politici e di “battaglia politica” del cantante di Okemah e si presenta sul palco con una band “springsteeniana” composta da molti dei protagonisti della serata, in particolare molti Old Crow Medicine Show e Jackson Browne che tornerà più tardi, un altro dei momenti migliori della serata. 

13. Deportee — Ani DiFranco with Ry Cooder and Dan Gellert Altro grandissimo chitarrista al servizio di una delle cantautrici più valide delle ultime generazioni alle prese con un’altra canzone bellissima (ma ce ne sono di brutte) e forse la preferita in assoluto di chi scrive del repertorio di Guthrie. Il violino di Gellert e la chitarra “discreata” di Cooder aggiungono magia ad una canzone che Ani DiFranco canta benissimo, con rispetto e partecipazione, come è giusto che sua.  

14. I Hate A Song (spoken word) — Jeff Daniels Secondo ed ultimo intervento parlato da parte del noto attore americano

15. You Know The Night — Jackson Browne Un altro degli highlights della serata, Jackson è già apparso in altri tributi alla musica di Woody Guthrie e anche in questa serata conferma la sua classe, un altro brano “inedito” completato da Browne, con il grande Rob Wasserman al contrabbasso, che per ragioni televisive non appare nella versione monstre da 20 minuti che era stata pubblicata su Note Of Hope, bellissima comunque!

16. So Long, It’s Been Good To Know Yuh — Del McCoury Band with Tim O’Brien Di nuovo country e bluegrass per una delle migliori formazione nel genere, aumentata per l’occasione da Tim O’Brien nel primo brano e da Tony Trischka per lo strumentale 17. Woody’s Rag.

18. Do Re Mi — John Mellencamp C’era già 25 anni in A Vision Shared e canta di nuovo lo stesso brano, ma è uno dei più celebri e coinvolgenti del repertorio di Guthrie, chi meglio dell’ex “Coguaro” Mellencamp per eseguirlo?

19. 1913 Massacre — Ramblin’ Jack Elliott Altro pezzo da 90 sul palco per un altro dei cavalli di battaglia del repertorio di entrambi, la cui melodia venne usata da Dylan per scrivere la prima canzone da lui incisa, Song For Woody. Ramblin’ Jack Elliott gli 80 li ha passati da un pezzo e non si direbbe (o forse sì?) ma rimane un grande e merita rispetto.

20. Nora Guthrie (spoken word) Un breve saluto dalla figlia e poi tutti insieme appassionatamente sul palco per il gran finale con i due brani più celebri, tra cui il secondo inno americano.

21. This Train Is Bound For Glory — All Performers

22. This Land Is Your Land — All Performers

Bella serata, da avere!

Bruno Conti

Cofanetti e Cofanettini, Presenti e Imminenti! Ghost Brothers Of Darkland Country/Stephen King/John Mellencamp/T-Bone Burnett – ZZ Top The Complete Studio Album 1970-1990 – Woody Guthrie At 100 – Live At The Kennedy Center

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Tre uscite interessanti, in formati multipli, box sets o CD+DVD e notizie collegate.

Ghost Brothers Of Darkland Country – CD+DVD Hear Music/Concord/Universal 04-06-2013 USA – 11-06-2013 EU – 25-06-2013 ITA

In Italia esce tre settimane in ritardo rispetto al mercato americano ma non ci meravigliamo, d’altronde il progetto è in gestazione da parecchi anni e sarebbe dovuto uscire, secondo gli ultimi avvistamenti, il 19 marzo di quest’anno. Si tratta di un musical “gotico-sudista”, la parte letteraria è affidata a Stephen King, e pare non fosse eccelsa, da qui il ritardo, ma essendo lo scrittore americano un grande appassionato di musica ha coinvolto nella lavorazione anche John Mellencamp, che ha scritto musica e testi e T-Bone Burnett, che ha curato la direzione musicale e ha prodotto il disco, perchè, volendo, ne esiste anche una versione singola, solo con le canzoni e degli estratti del recitato che è a cura di Kris Kristofferson, Meg Ryan, Matthew McConaughey, Samantha Mathis, Elvis Costello, che sono il cast del musical o della mini-opera, come volete chiamarla.

Nella parte cantata invece abbiamo, come da lista dei brani completa, intermezzi parlati compresi:

Disc: 1
1. Introduction By The Zydeco Cowboy
2. That s Me (Performed by Elvis Costello)
3. Anna and Frank Badmouthing Drake
4. That s Who I Am (Performed by Neko Case)
5. The Ghosts Argue and Fight
6. So Goddam Smart (Performed by Dave Alvin, Phil Alvin, Sheryl Crow)
7. Monique and Anna Meet
8. Wrong, Wrong, Wrong About Me (Performed by Elvis Costello)
9. Frank and Drake Argue
10. Brotherly Love (Performed by Ryan Bingham, Will Dailey)
11. Monique, Frank, Drake, and Anna Argue
12. How Many Days (Performed by Kris Kristofferson)
13. The Ghosts Talk (Dialog Underscoring: Patrick Fleming)
14. Home Again (Performed by Sheryl Crow, Dave Alvin, Phil Alvin, Taj Mahal)
15. Monique Comforts Drake
16. You Are Blind (Performed by Ryan Bingham)
17. Joe Begins To Tell His Story
18. Tear This Cabin Down (Performed by Taj Mahal)
19. Joe Continues His Story
20. My Name Is Joe (Performed by Clyde Mulroney)
21. Jenna Expresses Her Feelings
22. Away From This World (Performed by Sheryl Crow)
23. Monique Frustrated With The Boys
24. You Don t Know Me (Performed by Rosanne Cash)
25. Joe Continues As The Ghosts Observe (Dialog Underscoring: Patrick Fleming)
26. And Your Days Are Gone (Performed by Sheryl Crow, Dave Alvin, Phil Alvin)
27. Jack And Andy Fight Over Jenna
28. Jukin (Performed by Sheryl Crow)
29. Jack And Andy Argue And Fight
30. So Goddam Good (Performed by Phil Alvin, Dave Alvin, Sheryl Crow)
31. Joe Talks With His Younger Self
32. What Kind Of Man Am I (Performed by Kris Kristofferson, Phil Alvin, Sheryl Crow, Dave Alvin, Taj Mahal)
33. The Shape Sums Things Up
34. Truth (Performed by John Mellencamp with Lily and Madeleine Jurkiewicz)
35. Joe Talks With The Bartender 

Della parte musicale si parla molto bene, anche se Mellencamp canta solo in un brano, il progetto letterario ha entusiasmato meno, ma sentirò bene per giudicare.

ZZ Top – The Complete Studio Albums 1970-1990 – Box 10 CD Rhino/Warner – 11-06-2013

Questo esce in contemporanea all over the world, a prezzo speciale, la settimana prossima e sono i dieci album pubblicati dalla band texana nel periodo del loro contratto con la Warner, e quindi, senza bonus o extra, comprende i seguenti dischi:

ZZ Top’s First Album (1971)
Rio Grande Mud (1972)
Tres Hombres (1973)
Fandango! (1975)
Tejas (1976)
Degüello (1979)
El Loco (1981)
Eliminator (1983)
Afterburner (1985)
Recycler (1990)

Woody Guthrie at 100! Live At The Kennedy Center – CD+DVD Sony Legacy 11-06-2013 UK 18-06-2013 USA – ??? ITA

Questa è la uscita più sorprendente, perché inattesa. Si tratta del concerto registrato il 14 ottobre dello scorso anno al Kennedy Center di Washington, DC per festeggiare il centenario della nascita di Woody Guthrie, a tre mesi dalla data di nascita, che era il 14 luglio. Lo spettacolo verrà trasmesso, in contemporanea all’uscita discografica dalla PBS Television, con otto brani in meno. Ovviamente anche le date di uscite discografiche e spettacoli vari non c’entrano nulla con il compleanno di Guthrie, ma è proprio lì il bello, sarebbe troppo semplice uscire alle date giuste. In ogni caso, questa è la lista completa:

CD:

  1. Howdi Do – Old Crow Medicine Show
  2. Union Maid – Old Crow Medicine Show
  3. Ramblin’ Reckless Hobo – Joel Rafael
  4. Hard Travelin’ – Jimmy LaFave
  5. Riding In My Car – Donovan
  6. I Ain’t Got No Home – Rosanne Cash with John Leventhal
  7. Pretty Boy Floyd – Rosanne Cash with John Leventhal
  8. I’ve Got To Know – Sweet Honey In The Rock
  9. House Of Earth – Lucinda Williams
  10. Pastures Of Plenty – Judy Collins
  11. Ease My Revolutionary Mind – Tom Morello
  12. Deportee – Ani DiFranco with Ry Cooder and Dan Gellert
  13. You Know The Night – Jackson Browne
  14. So Long, It’s Been Good To Know Yuh – Del McCoury Band with Tim O’Brien
  15. Woody’s Rag – Del McCoury Band with Tim O’Brien and Tony Trischka
  16. Do Re Mi – John Mellencamp
  17. 1913 Massacre – Ramblin’ Jack Elliott
  18. This Train Is Bound For Glory – All Performers
  19. This Land Is Your Land – All Performers

 

DVD:

 

  1. Howdi Do – Old Crow Medicine Show *
  2. Union Maid – Old Crow Medicine Show
  3. This Is Our Country Here – Jeff Daniels *
  4. Ramblin’ Reckless Hobo – Joel Rafael
  5. Hard Travelin’ – Jimmy LaFave *
  6. Riding In My Car – Donovan
  7. I Ain’t Got No Home – Rosanne Cash with John Leventhal *
  8. Pretty Boy Floyd – Rosanne Cash with John Leventhal
  9. I’ve Got To Know – Sweet Honey In The Rock
  10. House Of Earth – Lucinda Williams
  11. Pastures Of Plenty – Judy Collins *
  12. Ease My Revolutionary Mind – Tom Morello
  13. Deportee – Ani DiFranco with Ry Cooder and Dan Gellert
  14. I Hate A Song (spoken word) – Jeff Daniels *
  15. You Know The Night – Jackson Browne
  16. So Long, It’s Been Good To Know Yuh – Del McCoury Band with Tim O’Brien
  17. Woody’s Rag – Del McCoury Band with Tim O’Brien and Tony Trischka *
  18. Do Re Mi – John Mellencamp
  19. 1913 Massacre – Ramblin’ Jack Elliott *
  20. Nora Guthrie (spoken word)
  21. This Train Is Bound For Glory – All Performers
  22. This Land Is Your Land – All Performers

* Bonus track does not appear in televised PBS special

Il DVD contiene anche materiale raro relativo a performances dello stesso Guthrie, un documentario e interviste varie.

Sembra più che intereressante, peccato che non sia mai uscito a livello ufficiale il concerto che era stato fatto per festeggiare il 90° compleanno di Pete Seeger al Madison Square Garden di New York: per l’occasione c’erano Bruce Springsteen, John Mellencamp, Ani DiFranco, Emmylou Harris, Joan Baez, Dave Matthews, Tom Morello, Arlo Guthrie, Bruce Cockburn, Taj Mahal, McGarrigle Sisters, Steve Earle, Billy Bragg e tantissimi altri. Il tutto è durato più di quattro ore e mezza. Sono passati 4 anni, era il 2009, ma speriamo ci ripensino, come diceva il maestro Manzi “Non è mai troppo tardi!”, anche se alcuni, Kate McGarrigle e Richie Havens, non ci sono più. Per la serie le notizie collegate, nei prossimi giorni, mi devo ricordare di parlare giustappunto del doppio tributo a Kate McGarrigle, intitolato Sings Me The Songs: Celebrating The Works of Kate McGarrigle, curato con amore da Joe Boyd  e con la partecipazione di parenti ed amici, un cast fantastico, ma ne parliamo prossimamente.

Alla prossima.

Bruno Conti

Dalla Svizzera Al Tennessee, Via New Jersey, E Ritorno. Johnny Duk & Dusty Old Band – On The Other Side

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Johnny Duk & Dusty Old Band – On The Other Side – PBR Records Self Released

A giudicare dal primo brano, Broken Heart, il tour operator del Canton Ticino, perché è da lì che vengono, come Joe Colombo (di cui mi sono già occupato in passato, sempre inteso in tono non minaccioso), che credo sia un vicino di casa, dicevo che il tour operator li ha dirottati in una località tra Macon, Georgia e Jacksonvìlle, Florida, in quanto il brano, sin dalla sgommata iniziale, è un southern rock duro e grintoso, ad alta gradazione chitarristica e permette a Fabio Ducoli (da non confondere con il quasi omonimo bresciano) di mettere in luce le sue doti alla solista, riff e soli di pura marca sudista. Indagando ulteriormente, nelle note, dove di solito i musicisti ringraziano mamme, mogli, fidanzate, figli e la famiglia in generale, Dio i credenti e quand’anche pure cani e gatti (tutti nomi abitualmente sconosciuti al fruitore del disco e in questo caso ci sono tutti gli elementi ricordati), si leggono, e qui si ragiona, anche i nomi di Bruce Springsteen, Woody Guthrie, John Mellencamp, Tom Waits, Steve Earle, Johnny Cash e Ry Cooder e un generico molti altri, per fortuna, perché se venivano citati tutti diventava una specie di enciclopedia della buona musica. Dai nomi che vi ho appena sciorinato si intuisce perché, per strani giri, sono venuto ad occuparmi di questo CD, come avrebbe detto Jannacci (che avevo già intenzione di “usare” in questo post prima della sua scomparsa), trattasi di canzonette, ma belle e questi signori, soprattutto, sono tra Quelli che… Springsteen è comunque Springsteen!.

Come dimostra Fly Away, una bella ballata che profuma delle spiagge del New Jersey e che si appoggia anche su un bel violino evocativo, affidato alle capaci mani di Claudia Klinzling (che è la Soozie Tyrell della Dusty Old Band, o se preferite, per addentrarci nel passato, la Suki Lahav, ma si va nella notte dei tempi), gli ingredienti ci sono tutti, l’insieme del sound, con belle armonie vocali, l’ehi rafforzativo springsteeniano, l’immancabile “one, two, three, four”, quanto più di derivativo potete pensare, l’avete pensato, eppure ci piace, la canzone funziona, ha una bella melodia e una sua dignità, trasuda amore e passione. Nelle derive iniziali folk di The Ghosts Are Coming con il dualismo tra la chitarra e il violino ho riscontrato delle analogie con la musica dei primi Lowlands, quando c’era il violino anche nella loro formazione (la band pavese di Ed Abbiati, un altro “italiano per caso” o”svizzero” in questo caso), melodie popolari, amore per la musica Americana, una pronuncia inglese non fluentissima (non nel caso di Ed, che è bilingue, se no mi picchia) di Johnny Duk, compensata dalla grinta.

Breath In Breath Out è una dolce ballata, solo voce, piano e violino, forse un basso, cantata in duetto con Michela Domenici, struggente e malinconica quanto basta. Lo spirito del rocker riprende il sopravvento in My Brother, sempre tra Bruce e il Coguaro Mellencamp, con quell’uso del violino in contrapposizione al “ruggito” delle chitarre che riffano di brutto. Little Country in A Big World, che mi dicono essere il singolo che circola nelle radio svizzere, e, sempre a proposito della Confederazione Elvetica, cita il Salmo Svizzero, una sorta di inno non ufficiale (si impara sempre qualcosa), ma a tempo di folk-rock, tra Pogues, Waterboys e musica popolare, con piccola sezione fiati, fisa e, temo, tanta birra, inclusi. L’unica cover del disco (il resto è farina del sacco di Johnny Duk, con “gli ispiratori” citati) è Wayfaring Stranger, un brano della tradizione popolare americana, acustico nella prima parte e con una coda strumentale più rock, sempre con il violino in bella evidenza. Miner’s Dance è un breve strumentale che ci porta nelle zone di Pulcinella a tempo di tarantella (ho fatto la rima, ebbene sì) e fa da introduzione a On The Other Side (Of The Wall), un brano ispirato dalla “tragedia italiana”, così viene ricordata la vicenda, che costò la vita, nel 1908, a molti minatori italiani impegnati negli scavi del tunnel ferroviario di Lotschberg, la canzone ha un suo potere evocativo e potrebbe ricordare anche certi episodi della discografia di Steve Earle, con il solito violino che vola su una urgente sezione ritmica. Friends For A Lifetime, fin dal titolo, potrebbe averla scritta Bruce per i suoi amici Southside Johnny & The Asbury Jukes, ci sono i fiati sincopati, le galoppate tipiche del Boss e quell’aura corale e coinvolgente.

Ci avviamo in conclusione: quella Resophonic che fa la sua bella figura tra le decine di strumenti indicati nella lista riportata nel libretto e anche in alcune foto interne, viene sfoderata per una bluesata Play My Guitar, dove l’effetto slide la fa da padrone, non sarà Ry Cooder ma il buon Ducoli ci dà dentro con impegno. Irish On The Rocks rende omaggio a quelle gighe elettriche scatenate che hanno sempre caratterizzato la musica dei Fairport Convention, forse anche se non li conoscono, come dissero i Decemberists in una intervista quando veniva imputata loro questa forma di ispirazione (ma in seguito li hanno “scoperti”, studiati e ripresi), l’interplay tra il violino della Klinzing, veramente brava, e la chitarra e la sezione ritmica, dimostra che l’eclettismo è di casa tra i solchi virtuali di questo CD. Conclude una ballatona acustica a tempo di valzer come When I Was A Child. Non sarà dalla Svizzera con furore ma il disco merita di essere ascoltato come altri prodotti di questo genere che, per comodità, catalogheremo come roots rock. Qui potete ascoltare un po’ di musica search?q=johnny+duk, anche dal precedente disco del 2009 The River Of Dreams,  più acustico e rurale. Dove comprarlo francamente non so, ma potete provare qui (anche per i concerti) links.htm.

Non salverà il mondo, parafrasando il titolo di un vecchio LP di circa 40 anni fa dei Groundhogs, “Who will save the World?”: The Mighty Johnny Duk & Dusty Old Band, ma trequarti d’ora di piacevole musica sono garantiti. Come detto altre volte per piccoli progetti indipendenti, sarà già sentita, derivativa, ma in fondo chissenefrega, è buona musica e come tale merita lo stesso spazio di quelli “importanti”!

E come diceva il mio amico Bugs Bunny, anche per oggi That’s All Folks.

Bruno Conti

Anche Per Lui Il Tempo Si E’ Fermato! Ian Hunter – When I’m President

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Ian Hunter – When I’m President Slimstyle/Proper CD

Per uno come me, appassionato, tra le altre cose, di rock’n’roll e di Bob Dylan, Ian Hunter ha sempre rappresentato uno dei musicisti preferiti in assoluto, e se siete frequentatori abituali di questo blog non devo certo stare qui a spiegarvi perché.

Ho seguito i passi artistici di Hunter fino dai tempi dei Mott The Hoople, sia all’inizio, quando non se li filava nessuno, sia nella loro “golden age” (ovvero da All The Young Dudes in poi), passando per i suoi primi dischi solisti, alcuni tra i più belli degli anni settanta (specialmente il debutto omonimo, il seguente All American Alien Boy ed il live Welcome To The Club), fino agli anni ottanta e novanta, il suo periodo più buio, durante il quale pubblicava dischi che compravano solo i suoi parenti stretti. Poi, nel nuovo millennio, complice anche un certo revival del rock classico dopo gli anni del grunge, il nome di Hunter torna alla ribalta, anche se in misura molto minore rispetto a prima, ed album come Rant e Shrunken Heads ricevono ancora l’attenzione di pubblico e critica, per non parlare dello splendido Man Overboard di tre anni fa, uno dei suoi dischi più belli in assoluto (io l’avevo eletto disco dell’anno 2009).

*NDB (Che sarebbe Nota del Bruno o del Blogger) Mi intrometto per dire che io avrei inserito, forse anche al primo posto, You’re Never Alone With A Schizophrenic, quello con mezza E Street band, John Cale, e Mick Ronson produttore. Ristampato tre anni fa in una versione da sballo doppia, con inediti e live a profusione, per il 30° anniversario! Mi taccio e ridò la parola a Marco).

Il bello di Hunter è proprio questo: anche nei periodi di anonimato, di dischi brutti non ne ha mai fatti (beh, forse Short Back’n’Sides del 1981 non era proprio un capolavoro…), e anche questo nuovo lavoro, When I’m President, risente positivamente della vena artistica apparentemente inesauribile dell’occhialuto Ian.

Non siamo ai livelli eccelsi di Man Overboard, ma quasi: a 72 anni suonati Ian non ha perso un’oncia della sua grinta, ed anche dal punto di vista vocale e compositivo è più in forma che mai: When I’m President è decisamente più rock del suo predecessore, che era più bilanciato tra brani elettrici e ballate, ma non c’è un solo brano sottotono, e Ian ci dà dentro come un ragazzino. Il merito è anche della produzione asciutta di Andy York (già stretto collaboratore di Willie Nile, ma soprattutto di John Mellencamp), che mette in primo piano la voce e le chitarre, e della bravura della sua Rant Band, nella quale militano elementi di grande esperienza che danno del tu agli strumenti (tra loro spiccano certamente Mark Bosch, straordinario chitarrista, il tastierista Andy Burton, già con Robert Plant, ed il batterista Steve Holley, ex membro nei seventies dei Wings di Paul McCartney).

Ian parte a tutta birra con Comfortable (Flyin’ Scotsman), un irresistibile rock’n’roll dei suoi, che richiama da vicino il periodo d’oro coi Mott: chitarre e piano in evidenza, gran ritmo e voce dylaniana in grande spolvero, un inizio migliore non poteva esserci.

Fatally Flawed parte quasi come un brano soul, poi nel ritornello le chitarre prendono il sopravvento e le tonalità diventano decisamente rock (sentite l’assolo centrale di Bosch, siamo ai limiti dell’hard rock): a più di settanta primavere Ian ha ancora la grinta di un ventenne (anzi, i ventenni di oggi mi sembrano molto più svogliati).

When I’m President ha un testo ferocemente sarcastico (nel quale Ian se la prende coi candidati di tutti i colori politici, sostenendo a ragione che i loro buoni propositi una volta eletti e dopo aver assaggiato il potere vanno a farsi fottere), mentre musicalmente è un rock lineare e fluido tipico suo, dotato di una melodia e di un refrain che si fanno apprezzare al primo ascolto: grande classe.

What For è ancora puro rock’n’roll Hunter-style, dal ritmo semplicemente travolgente, sullo stile di brani storici come The Golden Age Of Rock And Roll o All The Way From Memphis.

Black Tears è una ballata pianistica, ma sempre molto elettrica: non è tra i migliori slow di Ian, ma si fa ascoltare con piacere, e poi l’assolo chitarristico vale il prezzo.

Saint è una godibilissima rock song elettroacustica, uno di quei brani da canticchiare subito e che al nostro riescono particolarmente bene, impreziosito da un bel riff di clavinet: uno dei miei preferiti finora. Molto bella anche Just The Way You Look Tonight, una splendida ballata di matrice folk-rock, ritmo saltellante, melodia contagiosa e Ian che canta sempre meglio. Wild Bunch è ancora rock’n’roll, ed anche qui si fatica a restare fermi, con Hunter che sembra davvero divertirsi un mondo (bello l’assolo di piano di Burton ed il coro finale sul tema di Glory Glory Halleluyah); Ta Shunka Witko (Crazy Horse), introdotta da una ritmica tribale, è una canzone tesa ed affilata dedicata agli indiani d’America, musicalmente meno immediata delle precedenti.

L’album si chiude con la potente I Don’t Know What You Want, un rock-blues insolito per Ian, denso, chitarristico e cantato benissimo, e con Life, finalmente una ballata di quelle che hanno reso famoso Hunter: lunga, fluida e discorsiva, piena di pathos e con un motivo di prim’ordine, è la degna conclusione dell’ennesimo grande disco del riccioluto rocker britannico. La frase finale del brano è talmente toccante nella sua semplicità e spontaneità che sento il dovere di riportarla pari pari: “I hope you had a good time, hope your time was good as mine, my you’re such a beautiful sight. I can’t believe after all these years you’re still here and I’m still here, laugh because it’s only life”.

Che dire ancora? Che di musicisti come Ian Hunter non ne fanno più! Ripeto: grande disco…peccato per la copertina, veramente orrenda (ma lo perdono).

Marco Verdi

Ecco Un Altro Che Non Sbaglia Un Colpo! Chris Knight – Little Victories

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Chris Knight – Little Victories – Drifter’s Church CD

Tra tutti i nuovi musicisti del panorama rock Americano, Chris Knight (che nuovo non è, essendo nato nel 1960) è certamente uno dei più dotati di talentoOriginario del Kentucky, ma texano d’adozione (è stato addirittura nominato texano onorario dal governatore dello stato Rick Perry, evidentemente un suo fan), Knight si è fatto conoscere a piccoli passi, senza mai svendere la sua musica o flirtando con una major (solo il suo esordio, Chris Knight, uscì nel 1998 per la Decca, che siccome ci vide lungo lo lasciò subito a casa…): oltre a scrivere brani di successo per artisti in ambito country (tra cui Montgomery Gentry, Randy Travis e John Anderson), ha pubblicato diversi album a suo nome, tutti di livello tra il buono e l’ottimo, conquistandosi una bella fetta di pubblico anche fuori dal Texas.

Erroneamente giudicato anch’egli un cantante country, Chris è in realtà un rocker dal pelo duro, figlio (musicalmente parlando) di gente come John Mellencamp (il più vicino, anche per il timbro vocale), Steve Earle, Bruce Springsteen e John Fogerty(al quale invece assomiglia fisicamente): la sua musica è tesa, chitarristica e vibrante, senza spazio per sdolcinature di sorta, ed anche i testi parlano di piccole storie quotidiane, di amori finiti male, di gente con mille problemi. Chris è un vero rocker, e se a tratti sembra assomigliare un po’ troppo ai suoi modelli di riferimento (specialmente a Mellencamp) si eleva dalla massa per la bellezza delle canzoni, oltre che per la forza e convinzione con le quali le propone.

In più, sa cercare anche i produttori giusti per la sua musica: Heart Of Stone, uno dei suoi dischi migliori, vedeva la presenza alla consolle di Dan Baird, mentre questo Little Victories (il suo ottavo album in totale), che è ancora meglio, è prodotto da Ray Kennedy, già stretto collaboratore di Steve Earle e perfettamente a suo agio con queste sonorità; come ciliegina, il disco vede anche diversi ospiti di nome (che vi citerò man mano), anche se talvolta utilizzati in maniera bizzarra (e vedremo perché). Si inizia alla grande con In The Mean Time, che ricorda subito il Mellencamp più rocker: inizio acustico (voce, chitarra e mandolino), poi entrata micidiale di batteria e chitarre elettriche (Mike McAdam, un nome da tenere d’occhio); un brano duro, teso, diretto come un pugno nello stomaco, puro rock’n’roll, altro che country. Missing You non abbassa i toni (anzi), ritmica alla Rolling Stones, chitarra alla Fogerty e voce in stile Cougar: detto così sembra la fiera del già sentito, ed invece Chris riesce a far convivere tutte le sue influenze ed a creare qualcosa di personale.

In questi due brani vediamo come primo ospite anche Buddy Miller, ma solo come backing vocalist, e quindi poco riconoscibile. You Lie When You Call My Name è ancora puro Cougar (qui più che mai, provate a chiudere gli occhi e non noterete differenze), un altro brano teso ed affilato come una lama, dove il violino (suonato da Tammy Rogers) viene usato come lo usava Lisa Germano su The Lonesome Jubilee. Loydown Ramblin’ Blues è il tipico brano che si potrebbe ascoltare in una stazione di servizio americana, di quelle in mezzo al nulla: elettrica, tirata allo spasimo, ricorda certe cose di Tom Petty, con un assolo centrale di chitarra che è una goduria. Nothing On Me è invece una grande ballata elettroacustica, dalla splendida melodia, cantata con il cuore, un brano che ci mostra di che pasta è fatto Knight: una delle migliori del disco.

Little Victories, ancora lenta (ma la batteria picchia sempre duro) è un’altra sublime prova di cantautorato, con il suo ritornello di grande impatto emotivo: più va avanti e più il disco cresce. La saltellante You Can’t Trust No One è finora la più country, ed è l’ennesimo brano di prima scelta: il mandolino guida, l’elettrica risponde e Chris ci accompagna lungo tutta la canzone con una melodia solare che ha molti punti di contatto con la musica dei Creedence. Out Of This Hole, acustica, è un altro mezzo capolavoro, e dimostra che il nostro, pur essendo un rocker, è in grado di fare grande musica anche con solo una chitarra acustica; Jack Loved Jesse (scritta e suonata con Dan Baird) ci riporta in ambito rock, con la chiara influenza ancora di Fogerty (sembra uno dei suoi brani swamp).

Hard Edges, guidata dal banjo, è una tenue ballata rurale, con la presenza del grande John Prine alla seconda voce, e qui c’è la bizzarria di cui parlavo prima (già sperimentata con Miller): hai Prine che canta su un tuo disco e lo seppellisci nei backing vocals, rendendolo praticamente irriconoscibile, senza fargli cantare neppure una strofa da solo? Questa è l’unica cosa discutibile, a mio parere, di un disco pressoché perfetto. Chiude l’album The Lonesome Way, ennesimo pezzo roccato e solido come una roccia. Chris Knight è ormai una bella realtà del panorama musicale americano, e solo la miopia delle majors fa sì che debba rimanere un musicista di culto.

Marco Verdi