Ancora Una Grande Voce, Anche In Versione “Acustica”! Dana Fuchs – Broken Down Acoustic Sessions

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Dana Fuchs – Broken Down Acoustic Sessions – Antler King Records

Di questa signora (o signorina?) se ne è occupato ampiamente, con la consueta competenza, il titolare di questo blog, recensendo tutte le uscite precedenti, tra cui Lonely For A Lifetime, Bliss Avenue, Songs From The Road http://discoclub.myblog.it/2014/12/11/quindi-le-cantanti-vere-nel-rock-esistono-dana-fuchs-songs-from-the-road/ : ed eccoci ora arrivare a questo Broken Down Acoustic Sessions, che non è recentissimo (uscito a livello autogestito nel Novembre 2015), ma data la non facile reperibilità e la bravura della cantante, ne parliamo comunque ora. Diciamo subito che Broken Down Acoustic Sessions è il primo disco autoprodotto della Fuchs dai tempi dell’esordio con Lonely For A Lifetime, e che la maggior parte delle canzoni sono state scritte ed eseguite, come sempre, con il suo collaboratore di vecchia data Jon Diamond (cinque brani sono nuovi), il tutto registrato nel proprio studio di New York con l’apporto di Tim Hatfield, con la presenza, oltre a Dana, voce e percussioni e al citato Diamond alle chitarre e  armonica, del fratello di lui, Pete Diamond alla chitarra acustica, di Ann Klein al mandolino e dobro, e del bravo Jon Regen al pianoforte, con un suono ed una strumentazione meno ricca ed elettrica del solito, ma comunque di assoluto rilievo.

Il brano d’apertura non poteva essere che la sua classica Almost Home, con una perfetta fusione tra la chitarra e una armonica quasi “morriconiana”, a cui fanno seguito le prime tre canzoni inedite The Lie, What Went Right e Climb Over, accomunate tutte dalla bravura di Jon all’acustica e cantate con passione e sofferenza da Dana, per poi omaggiare il grande Bobby “Blue” Bland, con una “cover” stratosferica di Ain’t No Love In The Heart Of The City (se non la ricordate, sempre in ambito rock vi segnalo anche una bella versione dei Whitesnake https://www.youtube.com/watch?v=MA3DNlBMNL0 ), da sempre eseguita nei concerti dal vivo, qui impreziosita dal suono viscerale dell’armonica, mouth harp che si ripropone pure nella seguente e più vivace Baby Loves The Life, mentre una chitarra slide accompagna la grande voce di Dana in una sognante Moment Away. La sessione acustica contiene altre due canzoni nuove, entrambe ballate pianistiche, con lo strumento di Regen in evidenza: una dolcissima Wait Up e una grintosa Kind Of Love, per poi passare al blues acustico So Hard To Love e ad una sincopata Say So Long, passando ancora per le armonie chitarristiche di Keepsake, ed arrivare alla nota Misery (forse la prima canzone d’amore scritta da Dana, dedicata alla madre), cantata con la consueta grinta e con in sottofondo nuovamente l’accompagnamento di una lacerante armonica (suonata al meglio da Jon Diamond), e infine chiudere sulle note quasi dolorose di Sad Salvation.

Questi ultimi anni non sono stati facili per Dana Fuchs; prima si era suicidata la sorella maggiore Donna, poi c’era stata la morte del padre, e all’inizio dello scorso anno ha perso anche il fratello Don per un tumore al cervello (non oso pensare che cosa gli poteva capitare ancora!), ma fortunatamente Dana è una persona positiva, e con la musica ha trovato la forza di andare avanti e superare tutto questo dolore, anche se a tratti lo si può riscontrare in queste sofferte versioni presenti in Broken Down.

La dimensione “unplugged” di questo lavoro valorizza ancora di più l’intensità e l’interpretazione di questa straordinaria cantante (una sorta di incrocio tra Janis Joplin e la compianta Etta James) che con estrema disinvoltura, versatilità e passione passa dal blues al soul e al rock and roll, una che nella sua carriera ha sempre dovuto sputare “sangue, sudore e lacrime”, girare il mondo, suonare per pochi dollari e tirare fuori l’anima ogni sera, a differenza di tante osannate, acclamate, plastificate, fatte in serie e sopravvalutate “star” in circolazione oggi, nettamente inferiori alla nostra amica e di cui non facciamo i nomi, ma li potete immaginare!

Tino Montanari

Quindi Le “Cantanti Vere” Nel Rock Esistono Ancora! Dana Fuchs – Songs From The Road

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Dana Fuchs – Songs From The Road – CD+DVD Ruf/Ird

Dana Fuchs, nata nel New Jersey, ma cresciuta in Florida, dopo una lunga gavetta, è dovuta andare a New York per lanciare la sua carriera, passare per la parte di Janis Joplin nel musical off-Broadway Love Janis, dove è stata notata dalla regista Julie Taymor che l’ha voluta per il suo “visionario” film Across the Universe, basato tutto sulle canzoni dei Beatles, dove faceva la parte di (sexy) Sadie. Nel frattempo Dana aveva iniziato a farsi conoscere, con un primo album, molto bello, Lonely For A Lifetime, e con un album dal vivo, Live In NYC, sia in CD che DVD, entrambi distribuiti a livello indipendente, ovvero difficoltosi da reperire. Ovviamente, in virtù sia del suo vistoso aspetto fisico, sia della sua potenza vocale https://www.youtube.com/watch?v=T46xz1O0Zb0 , che tanto si rifanno alla Joplin citata (impressionante a momenti), la Fuchs ha iniziato ad essere chiamata dai colleghi musicisti per duettare nelle loro esibizioni live e ha ottenuto un contratto discografico in Europa con la Ruf Records. Dopo due buoni dischi di studio approda anche lei al classico CD+DVD dal vivo della serie Songs From The Road.

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E qui bisogna dire che Dana è veramente nel suo elemento: registrato proprio a New York, quindi casa sua, all’Highline Ballroom, un famoso locale sulla 16° Strada della Grande Mela, circondata da un pubblico che la apprezza e la ama, con la sua band abituale, guidata dal chitarrista e co-autore Jon Diamond, ampliata per l’occasione con un secondo chitarrista, un tastierista e tre coriste di spessore, la nostra amica dà il meglio di sé in questo torrido concerto, che, come sempre, unisce le sue passioni per il rock, il soul, il blues, tutti amalgamati in uno stile che ricorda le classiche revue classic rock dei tempi d’oro, naturalmente Janis è il faro, il punto di riferimento, e la voce per farlo la Fuchs è una delle poche ad averla, nell’attuale panorama musicale. Una pennellona bionda con una lunga chioma bionda e ricciuta Dana Fuchs urla, strepita, sussurra, accarezza e scuote i suoi ascoltatori con una vigorosa dose di 16 brani nella versione CD e 17 nel DVD. La scena è quasi sempre incentrata su di lei, che non si risparmia con le classiche movenze dell’animale da palcoscenico (come ho già ricordato altre volte, l’unica che al momento le può stare alla pari è un’altra Jopliniana, ma non solo, come Beth Hart) e una voce che esplode dai microfoni e dagli amplificatori,con una grinta, e una classe, invidiabili.

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La band la asseconda, Diamond inanella assolo su assolo, non è un chitarrista formidabile ma assai funzionale, il veterano Pete Levin alle tastiere dà il suo contributo per rendere il suono più caldo e vicino alla soul music, il resto lo fanno le loro canzoni: nell’ottantina di minuti del concerto si parte con il rock-blues jopliniano di Bliss Avenue, dove la voce stentorea e le urla da leonessa ferita del rock della Fuchs si fanno strada tra le chitarre affilate di Diamond e Beck (Matt, non conosco), costruzioni più raffinate ma sempre energiche, come Handful Too Many, dove le tre coriste e l’organo, ben spalleggiati da una sezione ritmica d’esperienza costituita dai fratelli Daley, permettono alla Fuchs di essere una novella regina del rock più ruspante. Ma non manca il soul sanguigno e coinvolgente di Livin’ On Sunday, dai ritmi ondeggianti, il rock’n’roll quasi stonesiano di How Did Things Get This Way, una ballata straniante e ad alto contenuto emotivo come So Hard To Love, dedicata al fratello scomparso, dove Dana canta veramente con il cuore in mano, un attimo di dolce malinconia che poi si riversa nelle gioiose derive funky-soul di una deliziosa Summersong e nuovamente nel R&R intemerato della poderosa Set It On Fire, quasi alla Creedence, con l’onnipresente call and response con le brave vocalist aggiunte che rispondono ai nomi di Elaine Caswell, Nicki Richards e Bette Sussman.

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Sad Salvation e Tell Me I’m Not Drinking https://www.youtube.com/watch?v=WR8xK81mLcM , in diversa sequenza nell’audio o nel video, sono i brani dell’intermezzo acustico, quasi gospel, la prima, accapella e poi accompagnata solo da una chitarra e una delicata ballata, la seconda. Love To Beg, solo sul DVD, la title-track del terzo disco e l’incalzante Rodents In The Attic, rialzano la quota rock del concerto, mentre Nothin’ On My Mind è un blues in quota pianistica, Vagabond Wind è un mid-tempo soul rock degno della sua “maestra” Janis Joplin, cantato a voce spiegata e anche la successiva Long Long Game sta sempre da quelle parti, prima di tuffarci nelle turbolenze chitarristiche della conclusiva Keep On Walkin’, che ti stendono definitivamente https://www.youtube.com/watch?v=Ht8s4bi8z0w . I bis ci regalano due capolavori del rock (e del soul): I’ve Been Loving You Too Long, è la soul ballad emozionante di Otis Redding https://www.youtube.com/watch?v=_29B6C5YyXE  e Don’t Let Me Down, illustra un’altra delle grandi passioni di Dana Fuchs, i Beatles https://www.youtube.com/watch?v=00ivygmm5N4 . In mezzo a tante figurine di plastica che abitano la musica di oggi, una cantante vera!

Bruno Conti

“Grandi Voci”: Dopo Beth Hart, Dana Fuchs – Bliss Avenue

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Dana Fuchs – Bliss Avenue – Ruf Records

Ho sempre avuto una predilezione per le grandi voci femminili rock, e negli ultimi anni sto avendo una serie di soddisfazioni, Beth Hart in primis (entrambe fanno I’d Rather Go Blind e Whole Lotta Love in modo incredibile) e in misura minore Grace Potter mi sembra si avvicinino al prototipo delle grandi cantanti del passato, e anche Dana Fuchs, che seguo da un po’ di anni, fa parte di questa famiglia. Passione per Janis Joplin (se ogni volta che qualcuno la nomina fosse possibile avere un soldino dal “topino dei denti”, avrei costruito un patrimonio, ma è la verità), Etta James, il rock degli anni ’70, quando era possibile fare un album libero da schemi musicali, rock, blues, soul, country, la musica dei Beatles e degli Zeppelin, tutte insieme nello stesso disco, aaahh che goduria!

Dana Fuchs ha seguito tutta la trafila, trasferita a New York dalla  Florida in cui viveva, negli anni ‘90, quando aveva 19 anni la tragedia di perdere per suicidio la sorella maggiore e la decisione di perseverare con la musica, i primi ingaggi Live nei locali della Grande Mela, l’incontro con Jon Diamond che era stato in precedenza il chitarrista di Joan Osborne (altra grande vocalist, l’avete vista in Love For Levon?), il primo disco in studio, Lonely For A Lifetime, uscito nel 2003 e ristampato lo scorso anno i-primi-passi-di-dana-fuchs-la-ristampa-di-lonely-for-a-life.html, la “scoperta” da parte dell’industria discografica che la sceglie per la parte di Sexy Sadie nell’immaginifico film Across The Universe della regista Julie Taymor (è la bella pennellona con i capelli ricciuti che canta con una voce della Madonna, Helter Skelter, Why Don’t We Do It In The Road, Don’t Let Me Down e altro). Ma prima ancora aveva fatto la cantante di jingle per MTV ed era stata l’interprete del musical Love, Janis (un destino in comune con Beth Hart, che l’aveva fatto prima di lei). In seguito, nel 2008, ha pubblicato un CD o DVD di difficile reperibilità, Live In NYC, che rende una idea della potenza esplosiva dei suoi concerti e finalmente viene messa sotto contratto dalla Ruf Records, che nel 2011 le pubblica il secondo disco di studio, Love To Beg. una-voce-straordinaria-il-disco-un-po-meno-dana-fuchs-love-t.html

Nel frattempo Dana Fuchs  perde anche il fratello in seguito ad un male incurabile. Alcuni di questi fatti sono l’ispirazione per i brani che compongono questo nuovo Bliss Avenue, forse il disco migliore della sua carriera: accompagnata dal fido Jon Diamond, che scrive tutte le musiche delle canzoni e con l’ottimo Glen Patscha dagli Ollabelle a organo e piano, già presente nel disco precedente, ma qui protagonista assoluto dei brani dal flavor più vicino al soul e al country e una sezione ritmica solidissima e swingante, con Shawn Pelton alla batteria e Jack Daley al basso. Dodici brani di notevole spessore che passano dal rock zeppeliniano dell’iniziale Bliss Avenue con la chitarra di Jon Diamond subito in evidenza (secondo alcuni non è un grande solista, ma per me è bravo, certo non è Bonamassa che ha fatto fare il salto di qualità a Beth Hart, ma rimane un chitarrista di tutto rispetto, anche eclettico). How Things Get That Way è un rock classico, con un bel riff anni ’70 e l’Hammond di Pascha pimpante al punto giusto. Handful Too Many è uno strano country-rock-blues in punta di piedi, con le vocalists di supporto Tabitha Fair e Nicki Richards che cominciano a farsi sentire. Fin qui, buono, lei canta benissimo ma manca quel quid, quella luce che si accende nella bellissima Livin’ On Sunday, coretti tra gospel e R&B, organo Memphis deep soul primi anni ’70, voce potente ma misurata, si comincia a godere.

Molto bella anche So Hard To Move, la canzone concepita sul letto di morte del fratello, dalla disgrazia nasce anche della grande musica, una intensa slow ballad ad alto tasso emozionale che si ispira a gente come Joplin e James ma poi si sviluppa come un brano al 100% di Dana Fuchs. Daddy’s Little Girl è un coinvolgente brano da Springsteen in gonnella, quello più spensierato e divertito mentre Rodents In The Attic è un rocker di quelli galoppanti, con ritmica e chitarra che tirano la volata ad una Dana incazzata per tutti quei “roditori” che le si agitano nel cervello dopo qualche bevuta di troppo (come espressione di gergo americana mi mancava). Baby Loves The Life è una notevole ballatona elettroacustica di quelle emozionali e anche Nothin’ In My Mind con chitarra acustica, piano e atmosfere country potrebbe uscire dalle sessions per Pearl, molto piacevole. Le chitarre tornano a fischiare e i ritmi accelerano per Keep On Walkin’ che suona come un incrocio tra Free e Creedence. Eccellente anche la ballata mid-tempo Vagabond Wind e la chiusura rock di Long Long Game che sembra uscire da Led Zeppelin III o IV. Per chi ama le belle voci e il rock, non necessariamente nell’ordine!          

Bruno Conti  

Una “Voce” Straordinaria! Il Disco Un Po’ Meno. Dana Fuchs – Love To beg

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Dana Fuchs – Love To Beg – Ruf Records

Ma è comunque un ottimo album, il Love To beg di cui andiamo a parlare. Certo, con quella voce, uno si aspetta sfracelli incredibili e quindi il disco in studio è uno strumento meno efficace dell’album dal vivo. Ma da quel lato Dana Fuchs ha già dato e il CD (o meglio ancora) il DVD di Live In New York City sono documentazioni, quelle sì straordinarie delle sue capacità di stare un palco, e della sua voce. E che voce!

Se riuscite a trovarli, perchè la distribuzione solo a livello autogestito (o via concerti) sicuramente non giova alla diffusione del Verbo. Il primo album, Lonely For A Lifetime, addirittura è una sorta di chimera, uscito nel lontano 2003 e, credo, non più disponibile neppure nel suo sito, ma vale assolutamente la pena di effettuare una ricerca, anche se è il Live quello da avere assolutamente. Meglio sarebbe tutti e tre, e anche la colonna sonora del film Across The Universe dove Dana Fuchs interpretava (Sexy) Sadie e la sua voce, e anche il resto, non saranno passati inosservati ai più.

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Dal vivo è una vera forza della natura, una macchina da guerra per fare rock, oliata da centinaia di esibizioni, prima nei locali di New York, dove con il suo fedele accompagnatore, amico, chitarrista, produttore e co-autore Jon Diamond, si è fatta un nome come una delle più incredibili performer in circolazione tanto da attirare l’attenzione dei responsabili del musical Love, Janis, che seduta stante l’hanno voluta nella parte della leggendaria cantante texana e come conseguenza anche nella pellicola della Taymor.

Il punto dolente è sempre rimasto quello della distribuzione dei suoi dischi e anche se il recente contratto europeo con la Ruf Records farebbe presupporre una maggiore reperibiltà vi assicuro che per trovare il disco che è già uscito da un mesetto ho dovuto sudare le proverbiali sette camicie (per non parlare degli States dove uscirà solo ad aprile).

Comunque bando alle ciance e parliamo del disco. Assodato che dal vivo è meglio, anche questo Love To Beg non è niente male. In fondo deve ampliare il suo repertorio anche per i concerti dal vivo, non dimenticando che molti dei brani del nuovo disco venivano già eseguiti Live.

La voce e le movenze sono una via di mezzo tra Janis Joplin e Robert Plant (come la collega Beth Hart che le è comunque inferiore) con tocchi di R&B, una spruzzata della Lucinda Williams più rock, un amore sconfinato per Bob Dylan e il soul della Stax, per Ray Charles e il rock dei Led Zeppelin, per il country e il blues più veemente. Quello che si ottiene shakerando il tutto è una cantante che si inserisce nella grande tradizione delle rockers in gonnella (poche per la verità) aiutata anche da una forza di volontà indomita: l’ultima di sei fratelli che l’hanno sempre spronata a perseguire il suo talento, ha subito la perdita della sorella Donna, una delle sue fans più sfegatate, morta suicida e, recentemente ha saputo che il fratello Don è affetto da un tumore al cervello, terminale. Quindi gioie (il disco) e dolori nel passato recente. Se volete approndire la sua conoscenza il suo sito è molto ben tenuto e ricco di contenuti http://danafuchs.com/

Il disco nuovo comprende dodici brani nuovi firmati con Jon Diamond e una super cover di I’ve Been Loving You Too Long di mastro Otis Redding che già da sola vale il prezzo di ammissione. Partiamo propria da questa: chiudete gli occhi e pensate che una macchina del tempo vi ha depositato negli studi dove Janis Joplin sta registrando una versione di questo brano, stessa grinta, stessa voce potente e rauca (forse un po’ meno vissuta), ma una grande capacità interpretativa, calore che sprizza da tutti i pori e un trattamento del brano che dal sound della Stax eredita la sezione di fiati e un organo avvolgente, dal suono della Joplin il vigore del rock e le chitarre spiegate di Diamond, e qui direi che ci siamo.

Fast forward all’inizio: una chitarra slide insinuante, una ritmica soul-rock e la voce stupenda della Fuchs ci introducono alla title-track Love To beg. L’attacco è misurato ma già caldo dall’inizio, si percepisce subito il talento interpretativo e, se mi posso permettere un consiglio, Play Loud, lasciate perdere i vicini. Una armonica aggiunge pepe all’arrangiamento e anche le voci femminili di supporto sono calde e avvolgenti. Il Boogie Blues travolgente di Nothing’s What I Cry For con le chitarre di Jon Diamond e la voce urgente della Fuchs a incanalare il meglio del rock-blues vigoroso e raffinato al tempo stesso. Lo stesso Diamond ha un timbro e delle sonorità delle sue chitarre sempre diverse in ogni brano, per Golden Eyes, tirata e coinvolgente, estrae dal manico un effetto molto zeppeliniano con strati di chitarre ad attizzare il ruggito della brava Dana. Keepsake è la prima oasi di quiete; chitarre acustiche e una doppietta piano-organo per una ballata classica che ancora mette in risalto la bellissima voce della Fuchs. Set It On Fire è un brano rock classico, alla Stones se volete, molto anni ’70 ma non per questo derivativo, solo del sano rock and roll che è la ricetta con cui è stato costruito questo CD, ricetta semplice se disponete di una delle migliori voci in circolazione e di un chitarrista con le palle ( a differenza della bella Dana non ha il Physique du Role ma compensa con il talento), è un vero piacere sentire una cantante a voce spiegata e senza bisogno di trucchi di registrazione, tutta roba naturale.

Faster Than Than We Can accelera i tempi e aggiunge un pizzico di country ma molto energico mentre Keep On Rollin’ è un’altra bella ballata questa volta di chiara derivazione soul con le solite voci femminili di supporto (tra cui la stessa Dana che spesso si raddoppia anche alle armonie). Vai col funky-rock assai mosso della ritmatissima Drive già nel suo repertorio live da tempo e qui potete apprezzare appunto l’ottimo “drive” della band.

Summersong è ancora una ballata, ma questa volta siamo nel “deep soul” con fiati e voci in libertà che spalleggiano il cantato sensuale di Dana Fuchs, proprio bella musica che scalda il cuore e le gambe. Pretty Girl è un altro pezzo rock di quelli con chitarre fiammeggianti e voci senza timore che vengono dal profondo. Della cover di Redding abbiamo detto, rimane il delirio rock, tra Zeppelin e Black Sabbath, della tiratissima What You See che sicuramente consentirà a Dana incursioni in territori vocali alla Robert Plant: la Dana Fuchs band mette in piedi una versione da concerto di Whole Lotta Love in medley con Helter Skelter e Goin’ Down che è da sentire per credere, devastante e di una potenza incredibile e che voce!

Superman è un blues con uso di armonica, classico che di più non si potrebbe e permette di apprezzare anche le affinità con le classiche dodici battute di questa cantante tra le più complete ed eclettiche in circolazione.Se ce ne fosse stato bisogno, mi sono convinto da solo intanto che scrivevo questo Post, sentire per credere, adesso è in tour nel Nord Europa ma ogni tanto capita anche sui nostri palcoscenici, da non mancare.

Bruno Conti