Produce Joe Bonamassa E Lei Ci Dà Dentro Di Brutto, Forse, Ma Forse, Anche Troppo! Joanna Connor – 4801 South Indiana Avenue

joanna connor 4801 south indiana avenue

Joanna Connor – 4801 South Indiana Avenue  – Keeping The Blues Alive

Ormai sembra che Joe Bonamassa stia perdendo lo scettro di artista più prolifico a favore di Neil Young che ultimamente cento ne pensa e cento ne fa: quindi il buon Joe ha pensato di incrementare il “suo secondo lavoro”, come produttore discografico per la propria etichetta Keeping The Blues Alive che,  dopo la pubblicazione dell’album di Dion Blues With Friends (e l’uscita del CD degli Sleep Eazys) ora si occupa del rilancio di Joanna Connor, una delle musiciste più valide e interessanti in ambito blues, nativa di New York, ma basata a Chicago, con una carriera discografica iniziata nel lontano 1989 con Believe It!, e proseguita, tra alti e bassi, con altri quattordici album, inclusi diversi dischi dal vivo, ed escluso questo nuovo 4801 South Indiana Avenue, dall’indirizzo del famoso locale della Windy City Theresa’s Lounge. La Connors (scusate ma mi scappa di dirlo, non è più una giovanissima, l’anno prossimo compirà 60 anni) fa parte della pattuglia delle musiciste bianche che praticano un blues piuttosto energico anziché no, quindi chitarriste cantanti molto influenzate anche dalla musica rock, con uno stile aggressivo e a tratti roboante, in grado di “maltrattare” spesso la sua Gibson (o una Delaney) per ridurla a più miti consigli https://www.youtube.com/watch?v=suwb2pdE2_g : era parecchi anni che non mi capitava di recensire un suo album per il Buscadero, ma il nuovo CD, grazie anche al lavoro di Bonamassa, mi sembra che la riporti ai fasti passati.

Joanna Connor by Maryam Wilcher

Joanna Connor by Maryam Wilcher

Joe e Joanna.una bella accoppiata. Non guasta il fatto che Joe le abbia affiancato un manipolo eccellente di musicisti, da Reese Wynans alle tastiere, a Calvin Turner al basso e Lemar Carter alla batteria, una piccola sezione fiati che ogni tanto interviene e i due co-produttori, Bonamassa e Josh Smith che spesso e volentieri fanno sentire anche le loro chitarre. La nostra amica è conosciuta soprattutto come una virtuosa della slide, e nel disco ce n’è a iosa: in effetti nel brano di apertura Destination, dal repertorio degli Assassins di Jimmy Thackery, la Connors inizia a mulinare il suo bottleneck a velocità vorticose, ben sostenuta dal piano di Wynans, con la sua voce potente supportata anche da quella del grande Jimmy Hall dei Wet Willie, con tutta la band che tira di brutto https://www.youtube.com/watch?v=89wb2tqg0io , mentre Come Back Home di nuovo con uno scatenato Wynans al piano, è una sorta di boogie rallentato, intenso e scandito, con Joanna che piazza un altro solo vigoroso di slide che ricorda quelli del miglior Thorogood https://www.youtube.com/watch?v=JUj5-MAcoiY . Bad News è uno dei pezzi più conosciuti di Luther Allison, per il quale la Connors in passato apriva i concerti, un lentone di quelli appassionati ed intensi, dove Joanna si cimenta in un lavoro di chitarra ricco di finezza e forza, mentre la sua voce è in grado di evocarne le atmosfere quasi stregate e sofferte, e Wynans alle tastiere è ancora una volta all’altezza della situazione, con i fiati a colorare l’atmosfera sullo sfondo https://www.youtube.com/watch?v=FvYKatLNbc0 .

joanna connor 4801 south indiana avenue 1

I Feel So Good è uno dei grandi cavalli di battaglia di Magic Sam, un boogie frenetico e selvaggio, con il bottleneck sempre in grande evidenza, a duettare con la batteria di Carter, prima sfuma e poi riprende forza con finale a sorpresa https://www.youtube.com/watch?v=JUj5-MAcoiY . For The Love Of A Man è un classico blues rovente con fiati, scritto da Don Nix, proveniente dal repertorio di Albert King, seguito da un altro piccolo classico delle 12 battute come Trouble Trouble, a firma Lowell Fulsom, reso noto da Otis Rush, altro slow blues lancinante, con Josh Smith alla seconda chitarra e Wynans che raddoppia a piano e organo, per un pezzo che sta tra Bloomfield, sentire i fiati, please e Stevie Ray Vaughan e la Connors che si infervora alla solista https://www.youtube.com/watch?v=0CgFMl5tGKc . Please Help era di JB Hutto ma è un tributo al grande Hound Dog Taylor, slide music alla ennesima potenza, Cut You Loose la faceva anche il vecchio Muddy, Chicago Blues attualizzato da un arrangiamento moderno, dove la quota rock si fa prevalente e il bottleneck fa sempre furore https://www.youtube.com/watch?v=6-TF4bsd2Fk . Per gli ultimi due pezzi Joe Bonamassa fa un passo avanti e duetta con Joanna, prima nelle volute soul blues di Part Time Love dove organo, sax e fiati tutti prendono la direzione del Sud https://www.youtube.com/watch?v=hTApLuD5Jow  e nella gagliarda It’s My Time, scritta da Josh Smith e che è l’occasione per un duello di slide tra Joe e Joanna, pezzo che rievoca le atmosfere del Cooder più trascinante, con la musica che scivola, scivola, scivola… https://www.youtube.com/watch?v=vDjQMaSL4Nc 

Bruno Conti

Un “Virtuoso” Elettrico Ed Eclettico, Questa Volta Senza Esagerazioni. Gary Hoey – Neon Highway Blues

gary hoey neon highway blues

Gary Hoey – Neon Highway Blues – Mascot/Provogue

Dopo una carriera trentennale e una ventina di album nel suo carnet, nel 2016 anche Gary Hoey era approdato alla Mascot/Provogue, che negli ultimi anni sta diventando la casa di gran parte dei migliori chitarristi (e non solo) in ambito blues-rock. Dopo meno di tre anni arriva ora questo Neon Highway Blues che fin dal titolo vuole essere un omaggio alle 12 battute, come ricorda lo stesso Hoey, che cita tra le sue influenze tutti i grandi King del blues, Albert, B.B. e Freddie, e poi aggiunge scherzando anche Burger King, ah ah (battuta che neppure io mi sarei permesso di sottoporre ai lettori). Il chitarrista di Lowell, Massachusetts, anche se il suo stile è sempre stato decisamente più hard’n’heavy, evidentemente nel proprio cuore ha sempre riservato uno spazio pure per il blues, accanto alle derive più “esagerate” e virtuosistiche della sua musica. Diciamo che per l’occasione, autoproducendosi nel suo studio casalingo nel New Hampshire, ha cercato di temperare gli eccessi, riuscendoci in gran parte.

La politica della sua etichetta, la Mascot/Provogue, prevede spesso la partecipazione di alcuni ospiti interscambiabili tra loro nei vari album di ciascuno; per l’occasione nell’iniziale super funky  Under The Rug, a fianco di Gary troviamo Eric Gales, per un brano molto scandito e tirato che ha vaghe parentele con il Jeff Beck meno canonico, con i due che si scambiano sciabolate chitarristiche a volume sostenuto, ma con buoni risultati, anche se Hoey come cantante non è certo memorabile. Josh Smith, ex bambino prodigio della chitarra e protetto di Jimmy Thackery, dà una mano in Mercy Of Love, un blues lento intenso e carico di feeling , di quelli lancinanti, duri e puri, con le soliste che si sfidano in grande stile, e anche in Don’t Come Crying, altro slow di quelli giusti, Hoey si fa aiutare, questa volta dal figlio Ian, ancora una volta con eccellenti risultati https://www.youtube.com/watch?v=HZAAgedTJ0s . L’ultimo ospite è Vance Lopez, che duetta con Gary in un pimpante shuffle come Damned If I Do; per il resto il nostro amico fa tutto da solo, come nella vivace Your Kind Of Love, dove va di slide alla grande, o anche nella swingante I Still Believe In Love, dove il Texas blues di Stevie Ray Vaughan viene omaggiato con la giusta intensità e classe.

Non mancano i brani strumentali, una caratteristica costante nei suoi album: Almost Heaven, in bilico tra acustico ed elettrico ricorda certi pezzi del collega Eric Johnson, e anche, come tipo di sound, il lato più romantico e ricercato delle ballate di Gary Moore, con tutto il virtuosismo del musicista di Boston in bella evidenza. I Felt Alive è un’altra ballata, però dal suono decisamente più duro, con qualche aggancio agli Zeppelin e al loro seguace Joe Bonamassa, però non entusiasma più di tanto, meglio l’altro strumentale, la sognante, maestosa e raffinata Waiting On The Sun https://www.youtube.com/watch?v=IxXA8osxk-A . Viceversa Living The Highlife, più dura e molto riffata, è classico hard-rock seventies style di buona fattura. Il blues torna nell’ultimo brano dell’abum, la title track Neon Highway Blues, un’altra raffinata blues ballad dove si apprezza la sempre notevole tecnica di questo signore. Per chi ama i chitarristi elettrici ed eclettici, questa volta mi pare Gary Hoey abbia centrato il bersaglio.

Bruno Conti