Onesto E Senza Sbavature, Ma I Capolavori Sono Un’Altra Cosa. Josh Ward – More Than I Deserve

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Josh Ward – More Than I Deserve – Smith Entertainment CD

Quarto album di studio per Josh Ward, musicista texano di Houston, a quasi tre anni di distanza dal buon Holding Me Together https://discoclub.myblog.it/2016/04/22/sempre-buona-musica-dal-texas-josh-ward-holding-me-together/ . Trentotto anni, faccione da bravo ragazzo che contrasta un po’ con la classica immagine del cowboy arso dal sole del Texas, Ward è comunque un countryman dal pelo duro, che disco dopo disco si è costruito un bel seguito all’interno del Lone Star State, e non solo. More Than I Deserve prosegue il suo discorso, un country-rock dalla temperatura elettrica piuttosto alta, con le chitarre sempre in primo piano, ritmo a mille e grinta che non manca mai. Josh non è uno di quegli artisti dai quali ci si può attendere il capolavoro, e neppure il disco country dell’anno, ma è onesto e diretto e, anche se non scrive moltissime canzoni di suo pugno, è uno che sa quello che vuole.

Che sia uno che va dritto al punto lo si capisce anche leggendo i nomi dei sessionmen: non la solita lunghissima lista di turnisti di Nashville che si limitano a timbrare il cartellino, ma un gruppo decisamente ristretto (due chitarre, basso, batteria e tastiere) che però bada al sodo, il tutto con la produzione essenziale di Greg Hunt e Drew Hall. L’album inizia subito in maniera seria con All About Lovin’ (tra i suoi autori c’è Chris Stapleton), un rockin’ country robusto e vibrante, con le chitarre che assumono da subito il ruolo di protagoniste, e la voce del nostro, perfetta per la parte, che intona un motivo orecchiabile. Ain’t It Baby è un’ariosa ballata, sempre contraddistinta da una strumentazione vigorosa e con un’altra melodia accattivante, il giusto compromesso tra musica buona sia per gli amanti del vero country che per le radio; Say Hello To Goodbye è un lento forse già sentito, ma suonato in maniera pulita ed asciutta, con piano e chitarre in evidenza.

Home Away From Home è puro e trascinante country’n’roll, perfetto da suonare nei bar di Austin, chitarre twang e gran ritmo. The Devil Don’t Scare Me è un altro slow, sempre eseguito in maniera elettrica, discreto anche se la sensazione è che Josh il meglio lo dia nei pezzi più mossi; la tersa A Cowboy Can è puro country, con una bella steel ed un refrain immediato, mentre con Another Heartache siamo in pieno territorio honky-tonk, un suono molto classico, elettrico, saltellante e texano al 100%. God Made A Woman è una solida ballad quasi più rock che country, Loving Right ha un ritornello corale che piace al primo ascolto, ed è una delle più riuscite; il CD termina con l’attendista One More Shot Of Whiskey, sempre tenace nel sound, e con la tenue More Than I Deserved, probabilmente il miglior lento del disco. Forse Josh Ward non sarà il futuro del country, ma è comunque espressione di un presente più che dignitoso.

Marco Verdi

Sempre Buona Musica Dal Texas! Josh Ward – Holding Me Together

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Josh Ward – Holding Me Together – Buckshot Records CD

Escluse certe aberrazioni dovute più che altro all’esplosione dei cosiddetti social networks (il cui abuso, più dell’uso, è una delle pratiche più fastidiose legate al modo tecnologico assieme al proliferare dei selfies), l’avvento di internet ha indubbiamente cambiato in meglio le nostre vite, anche se ha creato una dipendenza tale da mandarci nel panico qualora ci troviamo alle prese con connessioni problematiche. Uno dei punti di forza del web è senz’altro YouTube, ormai diventato indispensabile per la promozione di giovani talenti in campo musicale e non: nello specifico, il sito basato sulla pubblicazione di video può essere indiscutibilmente utile per gli appassionati di vera musica country, che ogni mese si trovano a doversi districare tra decine di nuove pubblicazioni e schiere di nomi ben poco noti (dato che non ci si può di certo basare sulle copertine dei dischi, da tempo ormai tutte uguali tra loro).

Se qualcuno navigando si fosse imbattuto nel nome di Josh Ward avrà certamente drizzato le orecchie: a dispetto dell’aspetto fisico piuttosto convenzionale, ci troviamo infatti di fronte ad un talento di spessore di gran lunga maggiore della media del settore; texano di Houston, Josh è infatti un country-rocker vero, dal pelo duro, in possesso di una gran bella voce, forte e maschia, un senso del ritmo non comune ed una capacità innata di coniugare belle melodie ad arrangiamenti giusti, rendendo tutti i pezzi del suo nuovo lavoro Holding Me Together (il suo terzo, anche se i precedenti due erano più che altro un affare locale) fruibili sin dal primo ascolto. Il disco (uscito a fine ottobre 2015) è prodotto molto bene da Greg Hunt (uno che ha lavorato con LeAnn Rimes, Pat Green e Jon Wolfe), che ha dato ai brani un suono forte e preciso, mettendo in risalto le chitarre e il piano e dando chiaramente spazio alla voce potente del nostro: il risultato è un lavoro gradevolissimo di puro country-rock texano, da gustare dall’inizio alla fine magari con l’accompagnamento di birra e tacos.

Il CD si apre con Last Night’s Makeup, un vibrante rockin’ country dai bei riff chitarristici ed una melodia immediata che sfocia in un ottimo refrain, un avvio incoraggiante. Broken Heart, cadenzata, non abbassa la guardia: Josh ha una gran voce ed un notevole senso del ritmo e della melodia e questo brano, giusto a metà tra tradizione e Texas, lo certifica appieno; Highway è un irresistibile rock’n’roll, una perfetta truckin’ song, tutto ritmo e chitarre, forse non originalissima (ma cosa lo è oggi?), ma godibile fino in fondo. Whiskey & Whitley rallenta il mood, ma fa vedere che il nostro sa dire la sua anche nelle ballate: motivo fluido, un bel piano sullo sfondo (Gary Leach, bravo come tutti i musicisti coinvolti, sebbene praticamente degli sconosciuti) e niente zucchero in eccesso; Somewhere Between Right And Wrong ricomincia a roccare, tempo veloce, grande feeling e tracce di Sud: ricorda, anche nella voce, il miglior Travis Tritt.  Molto bella pure What I’m Doin’, introdotta da un riff evocativo e servita da uno dei migliori ritornelli del disco: la bravura di Ward sta proprio qua, nell’unire motivi immediati ad arrangiamenti di sostanza, pur senza scoprire l’acqua calda; Between An Old Memory And Me è lenta, intensa e di base acustica, mentre la limpida e solare Change My Mind è una country ballad perfetta per gli spazi aperti. L’album termina con la potente You Don’t Have To Be Lonely, ancora ritmo e melodia coniugati alla grande (la specialità della casa), e con la languida Together.

Josh Ward è uno giusto, e merita di essere notato.

Marco Verdi