Un Inatteso E Gradito Ritorno. Tom Kell – This Desert City

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Tom Kell – This Desert City – 17° Degrees Recording 2011

Correva il lontano anno 1993, quando il mio amico Bruno mi consigliava (come sempre bene) l’acquisto di Angeltown, di tale Tom Kelly, uno sconosciuto musicista che ha suonato per una decina d’anni con una Band di Seattle The Skyboys, poi ha deciso di fare il solista. Tom, di padre americano e madre austriaca, non è certamente di primo pelo, ed è un cantautore nel puro senso del termine. Ha esordito con Lonely Town (1987), seguito da One Sad Night (1990) un disco di “soft country”, mentre il già menzionato Angeltown (1993) mostra una caratura superiore e una raggiunta maturità. Dopo una lunga pausa e il ritorno con The Ultimate Distraction (2002) e una raccolta di brani natalizi Christmas Comin’ Down (2002), il nostro si ritira dalle scene e si ricicla come autore.

Ora, dopo molti anni di distanza dagli studi di registrazione e dai palchi, ritorna inaspettatamente con This Desert City, un lavoro prodotto da Jeffrey Cox , che si avvale di illustri ospiti pescati dal giro di Los Angeles, come Kenny Edwards (Karla Bonoff e Linda Ronstadt), Bob Glaub (Jackson Browne e John Fogerty), Greg Leisz (Robert Plant, Alison Krauss, KD Lang), Don Heffington (Bob Dylan, Emmylou Harris, Dave Alvin), il grande David Lindley, e Valerie Carter ai cori. 

L’iniziale Which Road è molto “eaglesiana”, mentre Sometimes è una ballata interiore e dolcissima. Texas On The 4th Of July inevitabilmente mi ricorda Dave Alvin, segue una intrigante versione di un classico come Dont’t Let Me Be Misunderstood , con chitarra spagnoleggiante e la fisarmonica in evidenza, e la voce della Carter al controcanto. Si ritorna dalle parti delle “aquile” con The Way Of The World, mentre Dove è un brano intimista cantato in duetto con Valerie. Un cenno a parte se lo meritano Sands Of Time e Hold On, composizioni dalla vena più country, mentre Baby’s In Black è la seconda “cover” del CD, un pezzo di Lennon/McCartney  che Tom eseguiva fin dai tempi antichi degli Skyboys, qui rivisitata in versione “campestre”. Chiude una splendida  I Wouldn’t Trust The Moon, ballata dalla vena romantica che ricorda il miglior John Hiatt.

This Desert City è un disco piacevole , ben strutturato, con arrangiamenti semplici ma molto curati, è fatto ad “hoc” per evidenziare la forte linea melodica delle canzoni, dove Tom descrive  amori e cuori spezzati, parla di gente comune, ma l’amore è sempre al centro della sua scrittura, tipicamente “californiana” (vedi Eagles e Jackson Browne), il suo universo musicale.

Grande ritorno per Tom Kell, un cantautore raffinato che non ha mai avuto il successo che avrebbe meritato, un bel disco per chi ama la musica cantautorale, e il sottile desiderio di conoscere artisti minori, non certamente inferiori a strombazzate presunte “stars” attuali.

Tino Montanari