Non So…Neil Young – Le Noise

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Neil Young – Le Noise – Reprise/Warner Music

Mumble…mumble si legge nei fumetti quando il personaggio della situazione medita, rumina, borbotta o brontola, di solito all’interno del fumetto (Zio Paperone è uno specialista). E’ un po’ quello che sta facendo chi vi scrive in relazione a questo nuovo Le noise, la collaborazione tra Neil Young e Daniel Lanois, non vorrei espormi per paura poi di pentirmi di quello che dico o per paura poi di cambiare idea (potrebbe succedere con successivi ascolti).

Diciamo che sono otto brani per circa 38 minuti di musica, tutti nuovi, due sono acustici e sono molto belli: Love and War addirittura mi sembra tra le cose migliori mai scritte da Young sull’argomento amore e guerra che ciclicamente torna nella sua produzione, prima il Vietnam, poi l’Iraq due volte e infine l’Afghanistan sono stati spesso nelle sue canzoni e questa volta questi argomenti ritornano per parlare “dei giovani che vanno in guerra e lasciano a casa delle giovani mogli. Le vedo cercare di spiegare ai loro bambini e vedo tante di loro fallire…”. Il tutto accompagnato da una chitarra acustica spagnoleggiante che crea atmosfere tipicamente younghiane, sentite mille volte eppure quando sono belle come in questo brano, sempre nuove.

Non volevo parlare della parte elettrico-elettronica subito ma visto che siamo in ballo. Il brano successivo, che si chiama Angry World, è un’altra delle tante facce della stessa storia e mi pare bene venga esemplificata nella parte finale del brano quando la voce (e le chitarre) di Neil Young filtrate nelle diavolerie elettroniche di Lanois creano (mi è sembrato di capire, ma potrei sbagliare) una sorta di doppio loop che dai due canali dello stereo ripete all’infinito a mo’ di eco, We hate e Love in una perenne lotta mentre la chitarra innesca un feedback micidiale. E questa non è una novità nel canone del canadese, ma un conto è costruire un disco dal vivo come Arc/Weld dove il primo disco è costituito da tutti i finali in feedback dei brani più feroci in un collage sonoro che mette a dura prova le capacità dell’ascoltatore (come aveva fatto anche Lou Reed con il suo Metal machine music), un altro conto è appropriarsi della tecnologia, quel terribile vocoder utillizzato in Trans, per creare un disco che mutuando un termine fantozziano era, e diciamocelo, “una cagata pazzesca”, e, infine, ben altro è quello che hanno fatto Young e Lanois in questo disco, con brani che hanno comunque una loro melodia e il timbro inequivocabile della buona musica.

In pratica Neil Young ha preso le sue chitarre elettriche, ha alzato il volume a manetta (ad esempio nell’iniziale Walk With Me), Lanois ha applicato una quantità spropositata di eco, il suo basso dove serviva, filtri alla voce di Young e poi i due canadesi hanno “giocato” sulle canzoni nuove scritte da Neil. Risultato finale?

Ma parliamo dell’altro brano acustico del disco, si chiama Peaceful Valley Boulevard, una bellissima ballata acustica di oltre sette minuti anche questa tra le migliori canzoni prodotte dal Neil Young in solitaria, negli ultimi album in particolare ma anche in generale, un sound spaziale, altamente evocativo e con il suo meraviglioso falsetto trattato con appena un filo di eco.

Sul resto non mi pronuncio, posso solo dire che nessuno dei brani è brutto o inutile, cosa che non si poteva dire per tutti i contenuti di Fork in the road e Living with War, però mi ritrovo ad attendere alla fine di ogni riff l’entrata pantagruelica dei Crazy Horse con una rullata e un giro di basso, se non ci sono Talbot e Molina vanno bene anche Rosas e Cromwell.

Attendo alla finestra di leggere altri commenti e riascolto pazientemente il CD, poi, forse, vi faccio sapere! Nei negozi dal 28 settembre se volete farvi la vostra opinione perché vale comunque l’acquisto.

Bruno Conti