Interessante, Ma Fondamentalmente “Inutile”! The Band – Capitol Rarities 1968-1977

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The Band – Capitol Rarities 1968-1977 – Capitol Records – Solo Download

In questi giorni la Capitol Records americana, quindi gruppo Universal, ha reso disponibile questo “album”, solo in formato download: si parlava anche di un eventuale doppio CD con i 33 brani di questa compilation ma pare non verrà pubblicato. Vi chiederete perché “inutile”, i brani rari o inediti della Band non sono mai inutili, ma visti i contenuti purtroppo, questo parrebbe il caso. Praticamente si tratta di tutte le tracce rare inserite come bonus nelle ristampe degli album di catalogo del gruppo, quindi nessun inedito, e oltre a tutto i CD sono ala momento regolarmente in produzione. Posso ipotizzare che si tratti di una astuta mossa della etichetta, considerando che per la fine di luglio è prevista la pubblicazione di un cofanetto di 9 vinili (ma anche  alcuni titoli disponibili sciolti) intitolato The Capitol Albums 1968-1977, che però non conterrà le bonus dei CD.

band capitol albums

Comunque questo è il contenuto del dischetto digitale, che pare sia anche abbastanza costoso: i singoli brani 1.29 dollari (o euro) ciascuno e completo 16.49 dollari (oppure 14.99 euro).

01 – Tears Of Rage (Alternate Take)
02 – Yazoo Street Scandal (Remastered)
03 – If I Lose (Remastered)
04 – Long Distance Operator (Remastered)
05 – Lonesome Suzie (Alternate Take/Remastered)
06 – Orange Juice Blues (Blues For Breakfast) (Demo/Remastered)
07 – Key To The Highway (Remastered)
08 – Get Up Jake (Outtake/Stereo Remix/Remastered 2000)
09 – Rag Mama Rag (Alternate Take/Remastered)
10 – The Night They Drove Old Dixie Down (Alternate Mix/Remastered)
11 – Up On Cripple Creek (Alternate Take/Remastered)
12 – Whispering Pines (Alternate Take/Remastered)
13 – Jemima Surrender (Early Version/Remastered)
14 – King Harvest (Has Surely Come) (Alternate Take/Remastered)
15 – Daniel And The Sacred Harp (Alternate Take/Remastered)
16 – Time To Kill (Alternate Version/Remastered)
17 – The W.S. Walcott Medicine Show (Alternate Mix/Remastered)
18 – Stage Fright Radio Commercial
19 – Endless Highway (Demo/Remastered)
20 – When I Paint My Masterpiece (Alternate Version/Remastered)
21 – Bessie Smith (Remastered)
22 – Don’t Do It (Studio Version/Remastered)
23 – Cahoots Radio Commercial (Remastered)
24 – Didn’t It Rain (Remastered)
25 – Crying Heart Blues (Remastered)
26 – Shakin’ (Remastered)
27 – What Am I Living For (Remastered)
28 – Going Back To Memphis (Remastered)
29 – Endless Highway (Studio Version/Remastered)
30 – Twilight (Early Alternate Version/Remastered)
31 – Christmas Must Be Tonight (Alternate Version/Remastered)
32 – Twilight (Single Version/Remastered)
33 – Georgia On My Mind (Alternate Take/Remastered)

Per la serie, se facciamo le cose, almeno facciamole bene, mancano comunque due bonus da Music From Big Pink, e tutti i dieci brani aggiunti a Rock Of Ages, inseriti nel cofanetto Live At The Academy Of Music 1971. Come al solito, uomo avvisato…magari pubblicassero il CD o il DVD del concerto di Newport qui sotto, veramente bellissimo.

Il 26 maggio Levon Helm avrebbe compiuto 75 anni, mancano quattro giorni.

Bruno Conti

Un’Altra Ricca “Ristampa” Di Bob: Il Santo Graal Del Rock! Bob Dylan & The Band – The Bootleg Series Vol. 11: The Basement Tapes Complete, Take 2

bob dylan basement tapes complete

Bob Dylan & The Band – The Bootleg Series Vol. 11: The Basement Tapes Complete Columbia/Sony Box 6CD

…Inizio parte 2

CD1: apre le danze la fluida Edge Of The Ocean, ottima melodia e bel arpeggio chitarristico; la bluesata Roll On Train mostra ancora tracce del Dylan anfetaminico del ’66; ecco poi una travolgente versione full band del classico di Johnny Cash Belshazzar, subito seguita da una splendida e toccante I Forgot To Remember To Forget (un classico country inciso da mille, da Elvis a Jerry Lee Lewis), con un grande Robbie Robertson, ed un’asciutta You Win Again (Hank Williams). Ancora Cash con due takes di Big River ed una di Folsom Prison Blues (proposte in maniera decisamente dylaniana) https://www.youtube.com/watch?v=_ePR3489bbU , un oscuro folk del secolo precedente intitolato Ol’ Roison The Beau, eseguito alla grande, la country oriented Cool Water (resa nota dai Sons Of The Pioneers), il traditional The Auld Triangle (conosciuto anche come The Banks Of The Royal Canal), splendido, per finire con la bella I’m A Fool For You (due takes), che ha la stessa progressione di accordi di Like A Rolling Stone.

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CD2: a parte il saltellante traditional che apre il disco, Johnny Todd (proposto in chiave folk-rock), qui troviamo diversi classici contemporanei, da John Lee Hooker (Tupelo, in cui Bob si diverte a fare il verso al vecchio Hook, e I’m In The Mood) a ben tre pezzi di Ian Tyson (Four Strong Winds, molto intensa, The French Girl e Song For Canada), all’eccellente versione di Joshua Gone Barbados di Eric Von Schmidt, fino alla famosa People Get Ready di Curtis Mayfield. Poi ci sono gli originali di Dylan, tra i quali spiccano la quasi honky-tonk I’m Your Teenage Prayer, il trascinante rock-blues Baby, Won’t You Be My Baby, la potente I Can’t Make It Alone.

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CD3: si inizia ad entrare nel vivo, ed anche Dylan e compagni assumono toni più seri e professionali (nei primi due CD c’era parecchio cazzeggio, risate, brani interrotti, ecc.): questo terzo dischetto, insieme col prossimo, contiene il 98% dei brani che sono poi finiti sull’album del ’75. Ci sono le versioni note, ma anche diverse alternate takes, tra cui una sempre trascinante Million Dollar Bash, forse anche meglio di quella pubblicata (discorso che vale anche per Too Much of Nothing). Ma ci sono anche splendide versioni di traditionals come Young But Daily Growing (eseguita da Bob in perfetta solitudine) e Bonny Ship The Diamond, una folk tune da pelle d’oca, oltre ad originali come One For The Road, ninna nanna a tempo di valzer, e I’m Alright, nel quale la voce di Dylan assomiglia in modo impressionante a quella che avrà nei primi anni ottanta (il suo cosiddetto periodo born again). E risentiamo con grande piacere anche la nota I’m Not There, una delle canzoni più misteriose e musicalmente complesse del nostro.

CD4: in apertura troviamo tre takes della stupenda Tears Of Rage, in assoluto uno dei testi più toccanti di Bob, seguita da due versioni dell’altrettanto bella Quinn The Eskimo, ma l’highlight del CD, e forse del box in assoluto, è la meravigliosa Sign On The Cross (uno degli inediti la cui mancata pubblicazione aveva causato maggior sconforto tra i fans), uno splendido ed intensissimo slow d’atmosfera, con un Dylan superlativo al canto (prende delle note alte da paura) ed un Hudson gigantesco all’organo: davvero non mi capacito come Bob (e la Sony) abbiano potuto tenerla nascosta fino ad oggi, qui siamo ai livelli di Blind Willie McTell! Un capolavoro così rischia di far passare in secondo piano il resto del dischetto, ma meritano una menzione di sicuro Get Your Rocks Off, un sontuoso blues elettrico dove Bob e i suoi sembrano suonare in un malandato juke joint di Chicago, una Don’t Ya Tell Henry con Dylan voce solista (nell’LP originale la cantava Helm) ed un delizioso arrangiamento simil-dixieland, tre versioni molto diverse tra loro di Nothing Was Delivered ed una Odds And Ends alternata, ancora più trascinante di quella nota.

CD5: probabilmente il dischetto più interessante, che mette in apertura tre rielaborazioni a sorpresa di classici dylaniani: Blowin’ In The Wind, in una veste blues che non le si addice molto, One Too Many Mornings, con lo stesso arrangiamento del tour del 1966 (e Richard Manuel che canta la prima strofa) ed una sempre godibile It Ain’t Me, Babe. Tra gli inediti originali spiccano la roccata My Woman She’s A-Leavin’, sulla falsariga dei brani della svolta elettrica del 1965, la romantica Mary Lou, I Love You Too, che ricorda parecchio To Ramona, la guizzante Silent Weekend (anch’essa molto quotata tra i collezionisti) e la complessa e cupa Wild Wolf. Ci sono anche delle cover inaspettate, come il classico della Carter Family Wildwood Flower, con grande uso di autoharp, la nota If I Were A Carpenter di Tim Hardin, oltre allo splendido traditional 900 Miles From My Home e due takes della vecchia folk song Ain’t No More Cane, anche questa cantata da Bob a differenza di quella pubblicata nel 1975.

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CD6: presentato come “bonus disc”, quest’ultimo dischetto non rispetta l’ordine cronologico, ma include brani inseriti più che altro per il loro valore storico, dato che la qualità sonora complessiva va dall’appena discreto al pessimo: ci sono comunque vere e proprie chicche, come la bizzarra Jelly Bean, il gioioso traditional Hallelujah, I’ve Just Been Moved, in cui Bob sembra vocalmente tornato ai tempi delle coffee houses di New York, l’intensa That’s The Breaks, puro Dylan, e l’ottima King Of France, una grande canzone purtroppo rovinata dall’infima qualità del suono. Ci sono poi due covers di classici americani che Bob non ricanterà più in seguito: Will The Circle Be Unbroken, curiosa ma non particolarmente convinta, ed un’ottima Going Down The Road Feeling Bad, ripresa negli anni a seguire varie volte dai Grateful Dead.

Alla fine mi sono dilungato un attimino, ma non capita tutti i giorni di avere la possibilità di recensire uno dei dischi (o forse IL disco) più desiderati della storia.

Chiaramente imperdibile.

Marco Verdi

*NDB

Se ve la eravate persa nel precedente Post di qualche mese fa, questa è la lista completa dei brani:

Disc: 1
1. Edge of the Ocean
2. My Bucket’s Got a Hole in It
3. Roll on Train
4. Mr. Blue
5. Belshazzar
6. I Forgot to Remember to Forget
7. You Win Again
8. Still in Town
9. Waltzing with Sin
10. Big River (Take 1)
11. Big River (Take 2)
12. Folsom Prison Blues
13. Bells of Rhymney
14. Spanish is the Loving Tongue
15. Under Control
16. Ol’ Roison the Beau
17. I’m Guilty of Loving You
18. Cool Water
19. The Auld Triangle
20. Po’ Lazarus
21. I’m a Fool for You (Take 1)
22. I’m a Fool for You (Take 2)

Disc: 2
1. Johnny Todd
2. Tupelo
3. Kickin’ My Dog Around
4. See You Later Allen Ginsberg (Take 1)
5. See You Later Allen Ginsberg (Take 2)
6. Tiny Montgomery
7. Big Dog
8. I’m Your Teenage Prayer
9. Four Strong Winds
10. The French Girl (Take 1)
11. The French Girl (Take 2)
12. Joshua Gone Barbados
13. I’m in the Mood
14. Baby Ain’t That Fine
15. Rock, Salt and Nails
16. A Fool Such As I
17. Song for Canada
18. People Get Ready
19. I Don’t Hurt Anymore
20. Be Careful of Stones That You Throw
21. One Man’s Loss
22. Lock Your Door
23. Baby, Won’t You be My Baby
24. Try Me Little Girl
25. I Can’t Make it Alone
26. Don’t You Try Me Now

Disc: 3
1. Young but Daily Growing
2. Bonnie Ship the Diamond
3. The Hills of Mexico
4. Down on Me
5. One for the Road
6. I’m Alright
7. Million Dollar Bash (Take 1)
8. Million Dollar Bash (Take 2)
9. Yea! Heavy and a Bottle of Bread (Take 1)
10. Yea! Heavy and a Bottle of Bread (Take 2)
11. I’m Not There
12. Please Mrs. Henry
13. Crash on the Levee (Take 1)
14. Crash on the Levee (Take 2)
15. Lo and Behold! (Take 1)
16. Lo and Behold! (Take 2)
17. You Ain’t Goin’ Nowhere (Take 1)
18. You Ain’t Goin’ Nowhere (Take 2)
19. I Shall be Released (Take 1)
20. I Shall be Released (Take 2)
21. This Wheel’s on Fire
22. Too Much of Nothing (Take 1)
23. Too Much of Nothing (Take 2)

Disc: 4
1. Tears of Rage (Take 1)
2. Tears of Rage (Take 2)
3. Tears of Rage (Take 3)
4. Quinn the Eskimo (Take 1)
5. Quinn the Eskimo (Take 2)
6. Open the Door Homer (Take 1)
7. Open the Door Homer (Take 2)
8. Open the Door Homer (Take 3)
9. Nothing Was Delivered (Take 1)
10. Nothing Was Delivered (Take 2)
11. Nothing Was Delivered (Take 3)
12. All American Boy
13. Sign on the Cross
14. Odds and Ends (Take 1)
15. Odds and Ends (Take 2)
16. Get Your Rocks Off
17. Clothes Line Saga
18. Apple Suckling Tree (Take 1)
19. Apple Suckling Tree (Take 2)
20. Don’t Ya Tell Henry
21. Bourbon Street

Disc: 5
1. Blowin’ in the Wind
2. One Too Many Mornings
3. A Satisfied Mind
4. It Ain’t Me, Babe
5. Ain’t No More Cane (Take 1)
6. Ain’t No More Cane (Take 2)
7. My Woman She’s A-Leavin’
8. Santa-Fe
9. Mary Lou, I Love You Too
10. Dress it up, Better Have it All
11. Minstrel Boy
12. Silent Weekend
13. What’s it Gonna be When it Comes Up
14. 900 Miles from My Home
15. Wildwood Flower
16. One Kind Favor
17. She’ll be Coming Round the Mountain
18. It’s the Flight of the Bumblebee
19. Wild Wolf
20. Goin’ to Acapulco
21. Gonna Get You Now
22. If I Were A Carpenter
23. Confidential
24. All You Have to do is Dream (Take 1)
25. All You Have to do is Dream (Take 2)

Disc: 6
1. 2 Dollars and 99 Cents
2. Jelly Bean
3. Any Time
4. Down by the Station
5. Hallelujah, I’ve Just Been Moved
6. That’s the Breaks
7. Pretty Mary
8. Will the Circle be Unbroken
9. King of France
10. She’s on My Mind Again
11. Goin’ Down the Road Feeling Bad
12. On a Rainy Afternoon
13. I Can’t Come in with a Broken Heart
14. Next Time on the Highway
15. Northern Claim
16. Love is Only Mine
17. Silhouettes
18. Bring it on Home
19. Come All Ye Fair and Tender Ladies
20. The Spanish Song (Take 1)
21. The Spanish Song (Take 2)

Un’Altra Ricca “Ristampa” Di Bob: Il Santo Graal Del Rock! Bob Dylan & The Band – The Bootleg Series Vol. 11: The Basement Tapes Complete, Take 1

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Bob Dylan & The Band – The Bootleg Series Vol. 11: The Basement Tapes CompleteColumbia/Sony Box 6CD

In un anno in cui è stato riedito nella versione (si spera) definitiva il più grande disco dal vivo di tutti i tempi (il Fillmore East degli Allman Brothers) e sono iniziate le ristampe con inediti della più grande band di sempre (i Led Zeppelin, anche se si sperava in qualcosa di meglio, vero, Mr. Page?), volevate forse che il più grande in assoluto, cioè Bob Dylan, se ne stesse con le mani in mano? Certo che no, è così il nostro (o la Columbia, ma fa lo stesso) ha rinviato al prossimo anno il suo nuovo album, già pronto (Shadows In The Night, pare un disco di covers di Frank Sinatra) e ha calato la sua scala reale: la pubblicazione integrale (138 canzoni) dei mitici Basement Tapes, ciò che i fans del buon Bob avevano favoleggiato e desiderato per anni; per fare questo, è stato cambiato addirittura l’argomento dell’undicesimo capitolo delle Bootleg Series (che sembrava dovesse essere dedicato alle sessions di Blood On The Tracks), già deciso da tempo.

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La storia dei “nastri della cantina” è nota anche ai non dylaniati: nel 1967, dopo anni vissuti nella corsia di sorpasso (soprattutto il 1965 ed il 1966), a base di dischi (tre), concerti (abbastanza) ed anfetamine (tante), Bob Dylan decide che non è il caso di finire nella tomba e stacca la spina, usando come scusa ufficiale il famoso incidente motociclistico (che forse non era poi così grave),  andando a vivere con la moglie Sara (Noznisky Lownds) ed i figli nella sua nuova casa di campagna, a Woodstock.Qui, dopo qualche mese di ozio assoluto, ricomincia ad incidere, insieme a The Band (allora ancora chiamati The Hawks), una serie di canzoni allo scopo di mettere a disposizione dei brani nuovi a chiunque volesse incidere un pezzo di Dylan: tra le versioni più note di queste canzoni ricordiamo Too Much Of Nothing ad opera di Peter, Paul & Mary, The Mighty Quinn per i Manfred Mann, You Ain’t Goin’ Nowhere e Nothing Was Delivered, entrambi nel seminale Sweethearts Of The Rodeo dei Byrds.

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Dylan e compari (inizialmente senza Levon Helm, che si unirà nelle ultime sessions a cavallo tra ’67 e’68) iniziano a prenderci gusto e, spostatisi in una casa vicina presa in affitto da Robbie Robertson e soci, la mitica Big Pink (pare per lasciar tranquilla Sara, che era incinta), proseguono le incisioni includendo anche vecchi traditionals e covers di brani country, il tutto in un’atmosfera gioviale e rilassata, senza alcuna pressione, finendo per mettere a punto una serie impressionante di canzoni, alcune appena abbozzate ma la quasi totalità finite in ogni dettaglio.Poi il silenzio, fino a quando, nel 1969, fa la sua comparsa in alcuni negozi un disco misterioso con la copertina bianca: si tratta di Great White Wonder, ovvero il primo bootleg della storia ed anche il più famoso, nel quale trovano posto canzoni inedite di diversi momenti della carriera di Dylan, tra cui alcune di quelle fantomatiche registrazioni di due anni prima https://www.youtube.com/watch?v=WAPzhVD4vmo .

bob dylan basement tapes

Il disco vende parecchio, ed il mito dei nastri della cantina inizia a prendere forma, scatenando un vero e proprio passaparola tra i fans (internet era di là da venire…) che iniziano a chiedere a gran voce la pubblicazione ufficiale di quei recordings.Ancora nulla fino al 1975, quando finalmente la Columbia si decide a far uscire The Basement Tapes, un doppio LP con appena 16 brani tratti dalle sessions di otto anni prima, tra l’altro pieni di manipolazioni e sovrincisioni, e con l’aggiunta di otto pezzi della sola Band registrati ex novo, quindi fuori dallo spirito originale. Una mezza delusione insomma. Da allora sono usciti la miseria di cinque brani, sparsi nei vari cofanetti e nella colonna sonora del film I’m Not There (la title track, appunto), oltre ad un libro, La Repubblica Invisibile, scritto sull’argomento dal noto musicologo Greil Marcus (per molti imperdibile, per me un mattone), ma oggi possiamo dire che finalmente l’attesa è finita, ed abbiamo tra le mani in un sol colpo quelle che dovrebbero essere (il condizionale con Dylan è d’obbligo) tutte le registrazioni di quel 1967, che rendono inutili tutti i bootleg usciti in questi anni sull’argomento (The Genuine Basement Tapes e A Tree With Roots i più popolari): tra l’altro, ci sono circa una trentina di pezzi che non sono mai apparsi da nessuna parte, quindi una chicca anche per i dylaniani più incalliti.

bob dylan basement tapes raw

Il box di 6CD (esiste anche una versione doppia, sottotitolata Raw, e questa volta forse la cosa ha un senso, in quanto non sono tutti così appassionati da comprarsi l’opera completa) rispetta l’ordine cronologico delle registrazioni, secondo la scaletta in possesso di Garth Hudson (il direttore musicale e genio tecnologico della Band), con una qualità sonora finalmente adeguata, che spazza via quanto seppur di buono era stato fatto con i bootleg (io ho un paio di volumi di A Tree With Roots, e posso confermare che qui siamo su un altro pianeta), anche se chiaramente non si arriva alla perfezione richiesta per le incisioni professionali.

bob dylan basement tapes complete box

Poi c’è la confezione, extralusso, che prosegue quanto instaurato con i volumi n. 8 e 10 della serie: un box slipcase con due bellissimi libri, uno con un lungo saggio del biografo dylaniano Clinton Heylin ed i crediti delle canzoni, e l’altro con varie foto del periodo 1967/69 (molte delle quali mai viste) ed altre tratte dalle sessioni fotografiche del 1975 per la famosa copertina “nani e ballerine” del disco originale. Ed infine, lo strepitoso contenuto musicale, una vera e propria full immersion nella musica americana tradizionale e non, che vede Bob e la Band come ideali precursori del movimento roots che oggi va per la maggiore: insieme ai molti brani autografi di Dylan (alcuni, se pubblicati all’epoca in altra veste, avrebbero potuto diventare dei classici assoluti), forma un body of work impressionante per qualità e quantità, visto che la veste sonora restaurata ce li fa apprezzare come se i numerosi bootleg non fossero mai esistiti.
Ed ecco una (spero) rapida disamina disco per disco, con molte dolorose esclusioni, per evitare di dover creare una recensione a puntate (*NDB. Due puntatine ci scappano): laddove non cito l’autore il brano si intende di Dylan.

Fine parte 1, segue…

Marco Verdi

Cinque Simpatici Canadesi, Ma Quello “Abbronzato” Viene Dalla Georgia! Fathead – Fatter Than Ever

fathead fatter than ever

Fathead – Fatter Than Ever – Eletro-Fi

Una delle band storiche della scena musicale blues canadese i Fathead, in attività dal 1992 (quindi comunque non tra le più longeve), vincitrice di un paio di Juno Awards, tra i discendenti di quella scuola che parte dalla fine degli anni 50, quando Ronnie Hawkins chiamò accanto a sé gli Hawks (e Levon Helm disse di di loro “una delle migliori band che abbia ascoltato da lungo tempo”), quelli che in futuro sarebbero diventati la Band, passando per un altro gruppo, questo sì longevo, come la Downchild Blues Band, che i 40 anni di attività li ha già festeggiati. Chi vogliamo ricordare ancora tra i canadesi che si sono distinti in questo tipo di musica: potremmo ricordare i Powder Blues, il compianto Jeff Healey, Rita Chiarelli, Colin James, allargando leggermente lo spettro sonoro anche Colin Linden, risalendo nel passato David Clayton-Thomas, post B S &T,  Amos Garrett, persino Long John Baldry, inglese di nascita, ma  si è trasferito in Canada dai primi anni ’70.

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Proprio dalla band di Baldry proviene Papa John King, l’attuale chitarrista dei Fathead, il più”giovane” del gruppo, anche se come si può arguire dalla foto di copertina non è che i giovani virgulti si spechino https://www.youtube.com/watch?v=Lj6Pa7-nZs4 . Costruiti intorno al nucleo dell’armonicista, sassofonista, chitarrista e cantante Al Lerman e del bassista Bob “Omar” Tunnoch, che sono i due principali autori, i Fathead si avvalgono di una eccellente voce solista nella persona di John Mays, cantante di colore, dalle voce duttile e potente, che è il principale veicolo delle composizioni del gruppo,con Omar Tunnoch  prodigioso bassista, dal suono “grasso” e poderoso, tra i tanti mi ricorda il vorticoso sound che fuoriusciva dallo strumento del leggendario Larry Taylor ai tempi dei Canned Heat (sentitevi un brano come Evil Eye, dove le note che escono dallo strumento sembrano voler sfondare le casse dell’impianto). In effetti il boogie, una certa quota di swing, qualche accenno di soul e R&B (più di uno), il R&R, si amalgamano con il blues più classico, per creare questo ibrido divertente e trascinante che è la musica della band, una sorta di Blues Brothers più professionali e meno volatili https://www.youtube.com/watch?v=6P3-QBW72T4 .

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Hanno pubblicato fino ad oggi una decina di dischi, compreso una antologia, Twenty Years Deep e un live, Livelier Than Eve; tra i dischi del passato ricordo con piacere Where’s Your Head At, quello con lo struzzo con la testa nella sabbia, uno dei loro migliori. Riprendiamo i contatti con questo Fatter Than Ever, dove li ritrovo validi e pimpanti come non mai, una delle band più ruspanti in questo ambito musicale, tutto meno che noiosi e paludati. Dalla scatenata Don’t Leave The Party, un boogie-shuffle dove si gusta anche il pianino dell’ospite Lance Anderson, ma è l’armonica che guida le danze, prima di lasciare spazio all’ancora più incalzante Johnny Says, dove l’autore Omar Tunnoch comincia a pompare il suo basso, ben coadiuvato dalla batteria di Bucky Berger, il tutto sempre a ritmi forsennati di R&R con Papa John King che comincia a fare sentire la sua presenza https://www.youtube.com/watch?v=ZLYKw0xXo2c . Take A Little Time For Yourself si salda anche con le musica delle radici, qualche tocco di New Orleans bayou lì, un pizzico di country blues qua, e il divertimento è assicurato. Evil Eye ricorda nel riff di chitarra addirittura qualcosa dei primi Stones,  quelli più intrippati con il blues, mentre nella deliziosa soul ballad Twenty Second Chances, John Mays si ricorda della sua giovinezza trascorsa in Georgia e dei passaggi nella band di James Brown, Al Lerman estrae il suo sax, Lance Anderson passa all’organo e siamo dalle parti di Memphis, musicalmente parlando.

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When Did You Ever, è un rock a rotta di collo, ancora con un prodigioso Tunnoch al basso, ogni nota un colpo di cannone, e tutta la band che azzecca un groove che profuma di Creedence o dei migliori Blasters, una vera goduria, a tutto riff https://www.youtube.com/watch?v=ispRcLkM_7g . Slippery Slope è un altro R&R/blues di quelli da godere a tutto volume, prima di lanciarsi in un brano che ricorda i migliori Amazing Rhythm Aces, Life Goes on, country-soul di sopraffina fattura. My Brother è un altro poderoso blues-rock di quelli travolgenti, alla Los Lobos, con chitarra e armonica che si rispondono dai canali dello stereo, Better Off Taking Chances sembra un brano del Dr. John più osservante delle regole della musica di New Orleans e Shoot That Rooster e di nuovo un veloce e ritmato jump-blues. Pinching Pennies si situa a cavallo tra funky e R&B, molto coinvolgente, Preacher Man è un gospel di quelli inconsueti, a tempo di rock e blues. Throw Me A Bone, ricorda i trascorsi di Mays con il Godfather of soul, un funky di quelli cattivi, come pure la successiva Cost To Boogie, divertente e godibile, come tutto questo disco. Ottimo gruppo!

Bruno Conti

E’ Tempo Di Classifiche: Il Meglio Del 2013 Secondo Disco Club. Blogger E Collaboratori Pensano!

pensatore perplesso

Questi sono i risultati della pensata. Si è fatto quel periodo dell’anno in cui, avvicinandosi il Natale, puoi indulgere in quelle liste che era tanto bello fare nell’infanzia, un vorrei ma non posso, ovviamente gli oggetti del desiderio sono molti di più ma bisogna restringere e scegliere. Vediamo se queste liste possono risultare utili anche per indicarvi un regalo dell’ultimo minuto, magari anche a voi stessi, e per confrontarle con ciò che avete pensato voi e qui si entra nell’effetto figurine Panini, “Ce l’ho, manca”! Ma bando alle ciance, parte il sottoscritto, ovvero il Blogger. Questa è la lista “ufficiale”, quella stilata al volo per Il Buscadero, ed era quello che pensavo nel millisecondo im cui l’ho scritta, essendo “solo” dieci titoli mi riservo, come tutti gli anni, di integrarla con altri Post dedicati all’argomento nei prossimi giorni. Come di consueto ci sarà spazio anche per le classifiche di fine anno dedicate alla stampa estera ed italiana, a siti e Blog vari e a tutto quello che ci gira intorno, di volta in volta che appariranno. Ma partiamo…

Van-Morrison-Moondance-Deluxe-product-shot

Dischi, in ordine sparso e d’acchito, come mi vengono, i dieci migliori dell’anno, in questo preciso momento:

Van Morrison – Moondance (remastered), questo, non ordine sparso, era già uno dei dieci migliori dischi del 1970, l’anno in cui uscì, è rimasto uno dei 10 album più belli di tutti i tempi (secondo il mio modesto parere), volete che non rientri anche nella Top 10 del 2013 nella sua nuova formula quintupla (anche troppo) o doppia? Certo che sì! Ma direte voi, perché non hai parlato diffusamente? In effetti è vero e mi riprometto di rimediare entro la fine dell’anno. Per il momento mi limito a dirvi che secondo la critica musicale all-time, nella vecchia versione vinile conteneva quella che era stata definita la più bella “facciata” di tutti i tempi, una sezione di cinque brani pressoché perfetta. E anche la seconda non scherzava! Muto http://www.youtube.com/watch?v=rniO-mv8U8M e cantato http://www.youtube.com/watch?v=g5G6ySLPeXI

richard thompson electric

Richard Thompson – Electric. Negli anni ’80 Luca Carboni aveva chiamato un suo disco E Intanto Dustin Hoffmann Non Sbaglia Un Film, allora era vero, poi, purtroppo, non lo è stato più, per Richard Thompson, invece, il motto rimane valido: rock, musica cantautorale, “funky folk” come lo ha chiamato, persino country nella versione doppia limitata, ogni disco è più bello di quello precedente http://discoclub.myblog.it/2013/02/22/semplicemente-richard-thompson-electric/, un fenomeno, e come suona la chitarra! http://www.youtube.com/watch?v=SRtpzjzkYbc

waterboys fisherman's box

Waterboys – Fisherman’s Box Anche questo non è malaccio, 121 canzoni, una più bella dell’altra http://discoclub.myblog.it/2013/11/24/replay-ecco-la-ristampa-dellanno-the-waterboys-fishermans-box/

buddy guy rhythm & blues

Buddy Guy – The Rhythm And The Blues Questo non è solo un gran disco di Rhythm e di Blues è anche uno dei migliori in assoluto del 2013. Non male per un signore di 77 anni http://discoclub.myblog.it/2013/07/25/buddy-guy-non-lascia-anzi-raddoppia-il-30-luglio-compie-77-a/

avett brothers magpie deluxe

Avett Brothers – Magpie And The Dandelion Settore giovani ma bravi: http://discoclub.myblog.it/2013/11/01/sono-sempr-5747492/

linda thompson won't be long now

Linda Thompson – Won’t Be Long Now Nelle mie classifiche di fine anno non può mai mancare una voce femminile, era già grande negli anni ’70 e tale è rimasta anche oggi http://discoclub.myblog.it/2013/10/30/sprazzi-di-gran-classe-linda-thompson-won-t-be-long-now-5745/

jonathan wilson fanfare

Jonathan Wilson – Fanfare A proposito di anni ’70, uno che non ha nulla da invidiare ai grandi di quel glorioso periodo, visto dal vivo questa estate, è fantastico http://www.youtube.com/watch?v=1Ghow9gOYec, ma questo Fanfare si avvicina molto alle atmosfere dei suoi concerti. A proposito perché non lo abbiamo recensito? Mah! Mi sa che dobbiamo rimediare http://www.youtube.com/watch?v=tawWSAgLd_M. E’ il tempo che manca sempre. E anche quello di Roy Harper, Man And Myth, prodotto per metà da Jonathan Wilson è un altro dei dischi dell’anno!

ry cooder live in san francisco

Ry Cooder And Corridos Famosos – Live In San Francisco Il disco dal vivo dell’anno e anche, tout court, uno dei migliori in assoluto dell’annata. Ry è sempre un grandissimo, per parafrasare Antonio Albanese/Cetto Laqualunque “Più Cooder per tutti!” http://discoclub.myblog.it/2013/09/21/ma-allora-e-vero-ry-cooder-and-corridos-famosos-live-in-san/

over the rhine meet me

Over The Rhine – Meet Me At The Edge Of The World Sempre a proposito di voci femminili. Ho notato che questo CD, insieme al tributo a Levon Helm, Richard Thompson e box dei Waterboys,’è presente nelle liste di tutti e tre. Il titolo del mio post rimane perfetto (non per vantarmi): http://discoclub.myblog.it/2013/08/29/a-prescindere-dal-genere-gran-disco-over-the-rhine-meet-me-a/

allman brothers brothers and sisters

Allman Brothers – Brothers And Sisters Deluxe Più ancora del box di Duane Allman, Skydog, questo cofanetto dedicato ad uno dei loro album migliori, rimane tra  le ristampe dell’anno (con quella dei Waterboys) per il rapporto prezzo-contenuti e la qualità degli stessi.

springsteen and I

love for levon

Per finire i due DVD dell’anno a pari merito, sono gli stessi, scelti qui sotto, anche da Marco Verdi, Springsteen and I e Love For Levon (questo anche al top nella lista di Tino, non sarà un caso se scriviamo tutti nello stesso Blog?).

Bruno Conti

 

BEST OF 2013 Marco Verdi

 Disco dell’anno:    JONATHAN WILSON: Fanfare (uno dei dischi più musicali, nel senso più puro del termine, da me ascoltati negli ultimi anni. Se fosse uscito nei primi anni settanta l’avrebbero messo alla pari del primo solo di David Crosby)

Segue, ad una attaccatura:  RICHARD THOMPSON – Electric (d’accordo, Richard non farebbe un disco brutto nemmeno se pubblicasse un cover album di brani degli One Direction, ma qui siamo di fronte forse al suo miglior lavoro da Shoot Out The Lights: chapeau!)

Gli altri

the rides stills kenny wayne sheperd goldberg


THE RIDES – Can’t Get Enough

                 

VV.AA: Love For Levon – A Tribute To Levon Helm

john fogerty wrote a song

                 

JOHN FOGERTY: Wrote A Song For Everyone

chip taylor block out

                 

CHIP TAYLOR: Block Out The Sirens Of This Lonely World

joe bonamassa an evening dvd

                  

JOE BONAMASSA – An Acoustic Evening At The Vienna Opera House                     

                 

 OVER THE RHINE – Meet Me At The Edge Of The World

elton john the diving board deluxe

                  

ELTON JOHN – The Diving Board

david bromberg only slightly mad

                  

DAVID BROMBERG BAND – Only Slightly Mad

shooter jennings the other life

                  

SHOOTER JENNINGS – The Other Life

greg trooper incident

                  

GREG TROOPER – Incident On Willow Street

eric clapton old sock

                  

ERIC CLAPTON – Old Sock

edward sharpe & the magnetic zeros

                  

EDWARD SHARPE & THE MAGNETIC ZEROS – Omonimo

 

DVD dell’anno (a pari merito):   Love For Levon

                                                     Springsteen & I

                                                     History Of The Eagles

 

Canzone dell’anno:  RICHARD THOMPSON: Another Small Thing In Her Favour (in ogni grande disco di Richard non può mancare una grande ballad http://www.youtube.com/watch?v=fymZk3dpvrU: questa è straordinaria. Quasi un’altra Dimming Of The Day)

 neil young lucca 2013

Concerto dell’anno:  NEIL YOUNG & CRAZY HORSE – Lucca http://www.youtube.com/watch?v=JNTi3o7R2WQ

 

Ristampa dell’anno: THE WATERBOYS – Fisherman’s Box (i motivi li ho già indicati nel post dedicato a loro)

clash_soundsystem

Miglior packaging: THE CLASHSound System (uno spettacolo! Però sul contenuto musicale si poteva fare di più)                     

Duetto dell’anno: JOHN FOGERTY/BOB SEGER – Who’ll Stop The Rain (ovvero, come prendere un capolavoro dei Creedence e farlo suonare come una outtake di Against The Windhttp://www.youtube.com/watch?v=u7B26twQCzE

Delusione dell’anno*: LAURA MARLINGOnce I Was An Eagle (considerate le recensioni entusiastiche, una grande delusione appunto, un disco di una noia mortale. Al primo ascolto mi sono addormentato a metà, al secondo dopo tre canzoni. Meno male che non me lo sono portato in macchina, mi sarei probabilmente schiantato e c’erano gli estremi dell’omicidio colposo…La nuova Joni Mitchell un par di ciufoli!!!) *NDB Non sono d’accordo, quasi quasi censuro! (scherzo)

*: non ho ascoltato gli Arcade Fire, potevano essere ottimi candidati per la categoria.

Sòla (nel senso di fregatura in romanesco) dell’anno: a pari merito DEEP PURPLE – Now What?!, DAVID BOWIE – The Next Day e ROD STEWART – Time, con i ringraziamenti di chi se li è comprati al momento dell’uscita e se li vede ristampati dopo pochi mesi con un disco dal vivo in più (Purple e Rod) ed un disco di bonus + un DVD (Bowie).

Occasione perduta dell’anno:  BOB DYLAN – Side Tracks (la compilation doppia contenuta nel megabox di 47 CD poteva/doveva essere fatta meglio, dato che ognuno dei due CD non dura neppure un’ora. Con qualche chicca in più avrebbero sicuramente venduto un maggior numero di copie del box)

thom chacon

Rivelazione dell’anno:  THOM CHACON (uno mooooolto bravo!) http://discoclub.myblog.it/2013/04/04/a-proposito-di-nuovi-dylan-tom-chacon/

strypes snapshor deluxe

Sorpresa dell’anno:  THE STRYPES – Snapshot (speriamo che non siano un fuoco di paglia, o che non vengano rovinati da qualche discografico con i dollari al posto degli occhi, Johnny Lang insegna)

black sabbath 13

Disco “Piacere Proibito” dell’anno: BLACK SABBATH – 13 (un Ozzy così in palla non lo sentivo da anni. E Iommi…un marziano)

valerie june pushin'

Disco sottovalutato: VALERIE JUNEPushin’ Against A Stone (un signor disco, e che voce: a mio parere meritava lo stesso successo iniziale delle varie Norah Jones, Adele e Joss Stone)

lou reed morto

Evento musicale dell’anno: purtroppo, la morte di LOU REED (e’ chiaro che se maltratti la tua vita come ha fatto il buon Lou durante gli anni 60/70, prima o poi la vita ti presenta il conto, ma 71 anni sono pochi, soprattutto per uno come lui che aveva ancora voglia di sperimentare e mettersi in discussione, ed il disco coi Metallica è lì a certificarlo…RIP, Mr. Rain)

Marco Verdi

E, Last But Not Least (comunicazione interna,grazie per avere scritto tutti con “stili” grafici a capocchia!)

love for levon

BEST OF 2013 – TINO MONTANARI

DISCO DELL’ANNO – VARIOUS ARTISTS – LOVE FOR LEVON

carolyne mas across the river

CANZONE DELL’ANNO – CAROLYNE MAS – ACROSS THE RIVER
http://www.youtube.com/watch?v=1xlDTOfJ8Ug

DISCO ROCK – RICHARD THOMPSON – ELECTRIC

solas shamrock

DISCO FOLK – SOLAS – SHAMROCK CITY

casey donahew standoff

DISCO COUNTRY – CASEY DONAHEW BAND – STANDOFF

charles bradley victim of love

DISCO SOUL – CHARLES BRADLEY – VICTIM OF LOVE

trampled under foor badlands

DISCO BLUES – TRAMPLED UNDER FOOT – BADLANDS

DISCO JAZZ – BRYAN FERRY ORCHESTRA – THE JAZZ AGE

the horrible crowes live

DISCO LIVE – THE HORRIBLE CROWES – LIVE AT THE TROUBADOUR

massimo priviero ali

DISCO ITALIANO – MASSIMO PRIVIERO – ALI DI LIBERTA’

GRUPPO ITALIANO – L’ORAGE – ETA’ DELL’ORO

COFANETTO DELL’ANNO – THE WATERBOYS – FISHERMAN’S BOX

band academy of music

RISTAMPA DELL’ANNO – THE BAND – LIVE AT THE ACADEMY OF MUSIC

searching for sugar man

COLONNA SONORA – RODRIGUEZ – SEARCHIN FOR SUGAR MAN

jackson browne i'll do anything

DVD MUSICALE – JACKSON BROWNE – LIVE IN CONCERT – I’LL DO ANYTHING

 

ALTRI

jeff black b-sides and confessions 2

 JEFF BLACK – B-SIDES AND CONFESSIONS TWO

hayward williams haymaker

HAYWARD WILLIAMS – HAYMAKER
http://discoclub.myblog.it/2013/01/28/non-si-finisce-mai-di-imparare-da-milwaukee-wisconsin-haywar/

PAAL FLAATA – WAIT BY THE FIRE: SONGS OF CHIP TAYLOR

ARCHIE ROACH – INTO THE BLOODSTREAM

israel nash gripka rain plains

ISRAEL NASH GRIPKA – NASH’S  RAIN PLANS
Anche di questo non abbiamo parlato, perché? Bisogna rimediare, gran bel disco.

GREGORY ALAN ISAKOV – THE WEATHERMAN

sam baker say grace

SAM BAKER – SAY GRACE

STEVE EARLE – THE LOW HIGHWAY

ELLIOTT MURPHY – IT TAKES A WORRIED MAN

owen temple stories

OWEN TEMPLE – STORIES THEY TELL

DIRTMUSIC – TROUBLES

WILD FEATHERS – THE WILD FEATHERS

THE WHITE BUFFALO – SHADOWS, GREYS & EVIL WAYS

OKKERVIL RIVER – THE SILVER GYMNASIUM

OVER THE RHINE – MEET ME AT THE EDGE OF THE WORLD

TRAMPLED BY TURTLES – LIVE AT FIRST AVENUE

jj grey this river

JJ GREY & MOFRO – THIS RIVER

WILLARD GRANT CONSPIRACY – GHOST REPUBLIC

blue rodeo in our nature

BLUE RODEO – IN OUR NATURE
Questo era all’11° posto delle mie classifiche, ma nelle “liste aggiuntive” non mancherà. BC:

THE NATIONAL – TROUBLE WILL FIND ME

JUDE JOHNSTONE – SHATTER

DAYNA KURTZ – SECRET CANON VOL. 2

diana jones museum

DIANA JONES – MUSEUM OF APPALACHIA RECORDINGS

SHANNON MCNALLY – SMALL TOWN TALK

CAROLYNE MAS – ACROSS THE RIVER

THALIA ZEDEK – VIA

dana fuchs bliss avenue

DANA FUCHS – BLISS AVENUE

*NDB nelle mie liste, tra le donne, oltre a Dana Fuchs, mancava anche Beth Hart con Bonamassa, ma rimedierò nelle prossime.

holly williams highway

HOLLY WILLIAMS – THE HIGHWAY

LINDA THOMPSON – WON’T BE LONG NOW

KATEY SAGAL –  COVERED

Tino Montanari

NDB Per oggi è tutto, le altre liste a seguire nei prossimi giorni, senza tralasciare ovviamente le “solite” recensioni!

Sempre Gli Stessi. Più Belli, Completi (E Costosi), Ma Sempre Quelli Sono! Rock Of Ages Della Band Diventa Live At The Academy Of Music 1971.

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The Band – Live At The Academy Of Music 1971 – 4 CD+1DVDA – 2 CD Deluxe – Capitol/Universal 17-09-2013 USA – 30-09-2013 UK – 01-10-2013 Europe (Italia inclusa)

Al momento in cui scrivo le date di uscita sono queste e i prezzi, per la versione quintupla, oscillano intorno ai 100 euro e più. Forse troppo per un CD, che come Rock Of Ages ho già comprato due volte, l’ultima volta nel 2001 la versione doppia rimasterizzata a 24 bit e potenziata che vedete qui sopra. Si tratta di uno dei più bei concerti della storia del rock, registrato sempre nel “mitico” 1971, sia pure gli ultimi 4 giorni dell’anno, compreso il concerto di Capodanno che uscirà, da solo, anche in una “nuova” versione 2 CD. Alcuni brani erano apparsi nel cofanetto A Musical History ma qui si è esagerato, si dovrebbe trattare di tutti i brani eseguiti nelle quattro serate meno un paio di brani i cui nastri si erano danneggiati nel corso degli anni (e non so se sono riusciti a restaurarli).

I concerti erano strutturati con una prima parte solo con i cinque membri della Band sul palco e la seconda con una sezione fiati aggiunta, arrangiata e diretta da Allen Toussaint. I quattro brani con Bob Dylan, che appare non annunciato vengono dalla serata che ci porta dal 31 dicembre 1971 al 1° Gennaio 1972. Dylan, tra il 1966 e il 1974 aveva suonato dal vivo solo altre 4 volte: al Tributo a Woody Guthrie del 1968, in uno dei primi concerti in cui Robbie Robertson, Levon Helm, Richard Manuel, Rick Danko & Garth Hudson erano apparsi come The Band, a Edwardsville, Illinois nel luglio del 1969, come Elmer Johnson. Al Festival della Isola di Wight, diciamo l’unica occasione ufficiale, 31 agosto 1969, di prossima uscita nelle Bootleg Series Vol. 10 e al Concerto per il Bangla Desh, 1 agosto 1971, l’unica occasione senza la Band. Ma queste sono altre storie. Il cofanetto avrà il seguente contenuto:

Disc: 1
1. The W.S. Walcott Medicine Show (Friday, December 31)
2. The Shape I’m In (Friday, December 31)
3. Caledonia Mission (Thursday, December 30)
4. Don’t Do It (Wednesday, December 29)
5. Stage Fright (Friday, December 31)
6. I Shall Be Released (Thursday, December 30)
7. Up On Cripple Creek (Thursday, December 30)
8. This Wheel’s On Fire (Wednesday, December 29)
9. Strawberry Wine (Tuesday, December 28) (Previously Unissued Performance)
10. King Harvest (Has Surely Come) (Friday, December 31)
11. Time To Kill (Tuesday, December 28)
12. The Night They Drove Old Dixie Down (Wednesday, December 29)
13. Across The Great Divide (Thursday, December 30)

Disc: 2
1. Life Is A Carnival (Thursday, December 30)
2. Get Up Jake (Thursday, December 30)
3. Rag Mama Rag (Friday, December 31)
4. Unfaithful Servant (Friday, December 31)
5. The Weight (Thursday, December 30)
6. Rockin’ Chair (Wednesday, December 29)
7. Smoke Signal (Tuesday, December 28)
8. The Rumor (Thursday, December 30)
9. The Genetic Method (Friday, December 31)
10. Chest Fever (Tuesday, December 28)
11. (I Don’t Want To) Hang Up My Rock And Roll Shoes (Wednesday, December 29)
12. Loving You Is Sweeter Than Ever (Wednesday, December 29)
13. Down In The Flood (The Band with Bob Dylan) (Friday, December 31)
14. When I Paint My Masterpiece (The Band with Bob Dylan) (Friday, December 31)
15. Don’t Ya Tell Henry (The Band with Bob Dylan) (Friday, December 31)
16. Like A Rolling Stone (The Band with Bob Dylan) (Friday, December 31)

Disc: 3
1. Up On Cripple Creek (Previously Unissued Performance)
2. The Shape I’m In
3. The Rumor (Previously Unissued Performance)
4. Time To Kill (Previously Unissued Performance)
5. Rockin’ Chair (Previously Unissued Performance)
6. This Wheel’s On Fire (Previously Unissued Performance)
7. Get Up Jake (Previously Unissued Performance)
8. Smoke Signal (Previously Unissued Performance)
9. I Shall Be Released (Previously Unissued Performance)
10. The Weight (Previously Unissued Performance)
11. Stage Fright

Disc: 4
1. Life Is A Carnival (Previously Unissued Performance)
2. King Harvest (Has Surely Come)
3. Caledonia Mission (Previously Unissued Performance)
4. The W.S. Walcott Medicine Show
5. The Night They Drove Old Dixie Down (Previously Unissued Performance)
6. Across The Great Divide (Previously Unissued Performance)
7. Unfaithful Servant
8. Don’t Do It (Previously Unissued Performance)
9. The Genetic Method
10. Chest Fever (Previously Unissued Performance)
11. Rag Mama Rag
12. (I Don’t Want To) Hang Up My Rock And Roll Shoes (Previously Unissued Performance)
13. Down In The Flood (with Bob Dylan)
14. When I Paint My Masterpiece (with Bob Dylan)
15. Don’t Ya Tell Henry (with Bob Dylan)
16. Like A Rolling Stone (with Bob Dylan)

Disc: 5
1. The W.S. Walcott Medicine Show (DVD)
2. The Shape I’m In (DVD)
3. Caledonia Mission (DVD)
4. Don’t Do It (DVD)
5. Stage Fright (DVD)
6. I Shall Be Released (DVD)
7. Up On Cripple Creek (DVD)
8. The Wheel’s On Fire (DVD)
9. Strawberry Wine (Previously Unissued Performance)(DVD)
10. King Harvest (Has Surely Come)(DVD)
11. Time To Kill (DVD)
12. The Night They Drove Old Dixie Down (DVD)
13. Across The Great Divide (DVD)
14. Life Is A Carnival (DVD)
15. Get Up Jake (DVD)
16. Rag Mama Rag (DVD)
17. Unfaithful Servant (DVD)
18. The Weight (DVD)
19. Rockin’ Chair (DVD)
20. Smoke Signal (DVD)
21. The Rumor (DVD)
22. The Genetic Method (DVD)
23. Chest Fever (DVD)
24. (I Don’t Want To) Hang Up My Rock And Roll Shoes (DVD)
25. Loving You Is Sweeter Than Ever (DVD)
26. King Harvest (Has Surely Come) (Previously Unissued Performance) (Archival Film Clips-December 30, 1971)(DVD)
27. The W.S. Walcott Medicine Show (Previously Unissued Performance) (Archival Film Clips-December 30, 1971)(DVD)

Quindi non concerto per concerto, ma a casaccio e, come vedete, purtroppo, il quinto dischetto è un DVD Audio non Video, con le versioni 5.1 Dolby Surround di 25 brani tratti dai primi due CD del cofanetto e “ben 2 filmati” della serata. Scusate l’ironia amara, ma evidentemente non esiste altro in versione filmata di quelle serate. O forse sì (almeno a giudicare da questo filmato di YouTube, sempre tratto da quel A Musical History citato prima)?

Visto che si comincia a vociferare che il concerto dell’Isola di Wight, che è il principale motivo di interesse della versione Super Deluxe di Another Sell Portrait di Bob Dylan, al di là dei primi due dischetti di inediti, disponibili anche a parte, potrebbe essere pubblicato anche in versione video in un non lontano futuro. E questo della Band? Mai Dire Mai. Per il momento godiamoci (forse) questo cofanetto eccezionale!

Forse ho dimenticato di dire che il tutto si svolge in quel di New York City.

Bruno Conti

Italiani D’America E Di Quelli Bravi! Jimmy Vivino & The Black Italians – 13 Live

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Jimmy Vivino & The Black Italians – 13 Live – Blind Pig Records

Questo disco di Jimmy Vivino si potrebbe definire un album del filone rock & soul revue, se esistesse, nel caso lo inventiamo: sapete, quei gruppi misti, di neri e bianchi, che girano per l’America portando il loro carico di canzoni più o meno celebri, originali e cover, eseguite da ensemble di musicisti piuttosto numerosi, nove complessivamente nel caso dei Black Italians, ma ce ne sono o ce ne sono stati di più numerosi, per esempio la Rock and Soul Revue di Donald Fagen (e Vivino c’era) che aveva un gruppo di musicisti fissi e guests che ruotavano a seconda delle occasioni (Libby Titus, Phoebe Snow, Eddie Brigati, Charles Brown, Michael McDonald e Boz Scaggs), questi due ultimi presenti anche nella nuova avventura  dei Dukes Of September.

Ma la formula si può applicare anche ai classici Blues Brothers o ad Al Kooper con i Rekooperators (sempre con Vivino che ha anche “ereditato” il gruppo), in Europa mi vengono in mente i Commitments, ma ce ne sono a iosa, persino le compagnie che portano in giro certi tipi di musical potrebbero rientrare nel genere, Sister Act in un ambito gospel per esempio, indovinate chi era il direttore musicale per i due film? Esatto! Sempre Vivino. Al Kooper (tra gli “inventori” della formula, rock, jazz e soul in un tutt’uno, con i suoi Blood, Sweat & Tears) è stato il suo mentore, ma Jimmy era presente anche nel live dell’89 di Laura Nyro At The Bottom Line o nel disco come Killer Joe di Max Weinberg, in cui era chitarrista e produttore.

Il sodalizio tra i due poi è proseguito negli anni, perché la vera mente musicale nella house band del Late Night With Conan O’Brien è sempre stata il buon Jimmy, che anche in questo caso ha poi ereditato il posto. Il musicista del New Jersey ha suonato tutti i generi, blues con Odetta, Louisiana Red, Shemekia Copeland,  rock con Willie Nile (in Live From The Streets Of New York) ma anche con i Gov’t Mule, con grandi cantanti come Phoebe Snow, Bette Midler, Cissy Houston, John Sebastian (non sapevo fosse italiano pure lui, John Sebastian penso Pugliese, anche se Vivino nelle note, lo storpia senza la i, ma quando racconta con orgoglio del figlio che ordina, e qui scrivo come è riportato nel libretto “ oreganatta, strachetella e veal scalloppini” ?!?, non si può dai!).

Tuttavia quando si arriva alla musica questo signore ci sa fare come pochi: la sua discografia riporta solo un altro album a suo nome, Do What Now? del 1997, proprio con i citati Rekooperators, ma questo 13 Live, registrato dal vivo nei famosi Levon Helm Studios di Woodstock, davanti ad un pubblico ad inviti, è un gioiellino! Si parte con la travolgente Fat Man, un brano di Derrick Morgan (un giamaicano che era l’anello mancante tra il soul e il reggae) che qui sembra una canzone dei Little Feat registrata in quel di New Orleans, con la slide di Vivino, l’armonica di Felix Cabrera e le tastiere di Danny Louis subito a dettare i tempi, mentre tutta la band, con il batterista James Wormworth e un terzetto di percussionisti fantastici che dà una scansione ritmica latina formidabile al sound. Poi il blues eccellente di Soulful Dress con la voce nerissima di Catherine Russell a guidare le danze e la chitarra del leader sempre tagliente (ricorda in tutto il disco il “sound” di Robbie Robertson)  a farsi largo nel denso magma sonoro dei Black Italians, con Cabrera che alterna il suo lavoro all’armonica a quello come voce solista, che divide con la Russel e Vivino.

La prima cover di Dylan è una tiratissima From A Buick 6, che in quegli studi in passato deve essere risuonata spesso! Fast Life Rider è un brano di Johnny Winter che sembra una outtake da Live At Fillmore East degli Allman, con tutti i percussionisti in overdrive e la slide che viaggia che è un piacere. Fool’s Gold porta la firma di Vivino ma potrebbe essere uno slow blues di quelli che Al Kooper scriveva ai tempi della Super Session o prima e Catherine Russell la canta con una voce che è una via di mezzo tra Etta James e Randy Crawford e anche Heaven In A Pontiac se non riportasse come autore James Vivino potrebbe essere un pezzo R&R di Chuck Berry mentre Animalism di Cabrera potrebbe essere un omaggio ai War di Eric Burdon, Light Up Or Leave Me Alone era un brano di Jim Capaldi per i Traffic e questa formazione a forte trazione ritmica gli rende piena giustizia. Ottimo anche lo scatenato funky What I Have To Do di James Brown per Marva Whitney, con la Russell e il trombone di Danny Louis sugli scudi. Il ritmo indolente di Miss Mona, di nuovo i Feat nella Crescent City e poi il trittico finale di Maggie’s Farm, ancora un Dylan assai ritmato, una Song For Levon molto sentita e la cover di Shape I’m In della Band. Un disco inaspettato ma che regala buone vibrazioni!                 

Bruno Conti   

Che Spettacolo! E Tanto Peggio Per Chi Non C’era! Love For Levon

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VV.AA. – Love For Levon – Time Life 2CD+2DVD/2CD+2BlueRay/2DVD/2BlueRay/2CD

Il titolo del post non si riferisce di certo alla moltitudine di persone che non ha potuto recarsi il 3 Ottobre dello scorso anno all’Izod Center di East Rutherford, New Jersey per assistere a questa magica serata in onore dello scomparso Levon Helm, ma ai musicisti che “avrebbero dovuto esserci” e per ragioni a me sconosciute non c’erano. Principalmente due: Robbie Robertson, per anni compagno di avventure con Levon all’interno di The Band, ed autore dell’80% del materiale proposto durante questo concerto (ma tra i due da anni correva sangue pessimo, peccato che neppure la morte di Helm abbia potuto medicare le ferite) e Bob Dylan, che iniziò a collaborare con la Band quando ancora si chiamavano The Hawks, e che fu sul palco con loro fino all’ultima scena di The Last Waltz (ma Bob è un maestro a “schivare” gli appuntamenti importanti, penso al concerto per George Harrison di qualche anno fa o, tornando un po’ più indietro nel tempo, a Woodstock, per la serie “Mi si nota di più se ci vado o se non ci vado?”). Ma poi penso anche ad Eric Clapton, che ha sempre sostenuto che Music From Big Pink fosse il disco che gli aveva cambiato la vita ampliando i suoi orizzonti, o a Van Morrison, che partecipò ad un album di The Band anche in qualità di autore (Cahoots l’album, 4% Pantomime la canzone), ed il cui suono nei primi anni settanta era molto simile a quello del gruppo di Robertson.

Ma parliamo di che invece in quella serata c’era…cioè tutti gli altri!!! Scherzi a parte, la lista di artisti che non ha voluto mancare l’ultimo omaggio a Levon (batterista, mandolinista, cantante di The Band, cioè uno dei gruppi più influenti della storia della musica, nonché apprezzato solista) è impressionante, si fa davvero quasi prima a nominare chi non c’era. Innanzitutto ben due house bands: la Levon Helm Band, capitanata dall’eccellente Larry Campbell, vero è proprio maestro di cerimonie della serata, con la figlia di Levon, Amy Helm (leader degli Ollabelle) e Teresa Williams (moglie di Campbell) alle voci, ed una All Stars Band comprendente gente come Don Was, Kenny Aronoff, Greg Leisz, Jim Weider e Rami Jaffee, con interventi qua e là di Steve Jordan, Jaimoe e G.E. Smith, oltre alla partecipazione in una manciata di brani sparsi di Garth Hudson, unico superstite di The Band oltre a Robertson e vero e proprio leader silenzioso del combo canadese.

Basterebbero solo i nomi citati fin qua, ma ancora più impressionante è la lista di special guests che si sono alternati brano dopo brano, tutti a tributare nel modo migliore il loro amore per Levon (il titolo del CD/DVD/BlueRay non è casuale, l’amore qui si percepisce eccome), in un concerto splendido, suonato e cantato in maniera fantastica, una serata di grazia che è anche uno dei migliori tributi di sempre. Un omaggio all’arte di Helm, certo (presenti anche alcuni brani tratti dai suoi ultimi due lavori solisti, Dirt Farmer ed Electric Dirt), ma anche all’epopea di The Band, un gruppo che ha davvero influenzato decine di musicisti (e quindi un tributo anche agli scomparsi Richard Manuel e Rick Danko, che una serata così dedicata a loro non l’hanno mai avuta).

Si parte subito forte con una versione calda e soulful di The Shape I’m In, con Warren Haynes primo ospite della serata, che suona alla grande e tira fuori il meglio dalla sua voce (si parla sempre della sua abilità chitarristica, ma è un cantante della Madonna), ottimo inizio; Warren rimane sul palco ed introduce l’amico Gregg Allman, ed i due, con il resto della band, ci regalano una versione elettroacustica da applausi di Long Black Veil, noto traditional inciso anche dalla Band: Allman sprizza carisma da tutti i pori, ed al secondo brano abbiamo già uno dei momenti magici del concerto, da pelle d’oca. Jorma Kaukonen propone una versione country-blues di Trouble In Mind di Big Bill Broonzy (e non di Dylan come indicato nel libretto…Dylan ha scritto un brano con questo titolo, relegato poi in un lato B del 1979, ma è completamente diverso), tratta da un suo album, River Of Time, inciso nella fattoria di Levon; poi è la volta di due brani per la house band, con Campbell come leader, una bella ed elettrica This Wheel’s On Fire ed una più raccolta Little Birds, con la Helm Jr. e la Williams protagoniste. Il secondo momento saliente arriva con Marc Cohn (in ottima forma fisica e vocale) , che propone la splendida Listening To Levon, da lui scritta proprio per Helm: una canzone fantastica, tra le migliori di Cohn, resa in modo impeccabile e con un filo di commozione. (E allora, tanto per parlare ancora degli assenti, perché non coinvolgere anche Elton John? Levon è senz’altro uno dei brani più belli dell’occhialuto cantante inglese).

Mavis Staples non la scopro certo io: tra le più grandi cantanti ancora in vita, ci delizia con una grintosa Move Along Train, scritta dal padre Roebuck “Pops” ed incisa da Levon su Electric Dirt: a quasi 74 anni Mavis è ancora una forza della natura. Life Is A Carnival, gioiosa e piena di suoni, è perfetta per Allen Toussaint, grandissimo arrangiatore, ottimo pianista ma non eccelso come cantante: comunque se la cava più che bene; When I Paint My Masterpiece è affidata al grande John Prine, che appare invecchiato piuttosto male (e nelle interviste presenti sul secondo DVD ha proprio l’aria del vecchio pugile suonato): io amo Prine, ma stasera, pur impegnandosi al massimo, fornisce un’interpretazione un po’ monocorde, anche se parzialmente riscattata dall’house band che lo supporta. Anna Lee avrebbe meritato di meglio che Bruce Horsby, emozionato e un po’ stonato, ma l’accompagnamento per dulcimer e violino (Campbell) è toccante; ecco Jakob Dylan (almeno un Dylan c’è), look alla Uomo Vogue e buona voce per una versione tutta ritmo e swing di Ain’t Got No Home di Clarence “Frogman” Henry (era sull’album di covers di The Band, Moondog Matinee), ottima versione, ma secondo me Jakob ha perso un’occasione: avrebbe potuto infatti interpretare un brano del padre (sarebbe stata la prima volta) e creare un momento di grande valore emotivo, vista anche la somiglianza fisica impressionante con il genitore (Forever Young, nella cui versione originale tra l’altro Levon suonava, sarebbe stata una scelta perfetta).

L’unico momento negativo, purtroppo, riguarda la splendida Whispering Pines, che è una delle più belle canzoni scritte da Robertson, ma che viene affidata a Lucinda Williams, fisico da menopausa e voce da ubriaca, che tenta di rovinare il brano appiattendolo con il suo solito stile soporifero (so di attirare su di me le ire funeste del 90% dei lettori del Blog, ma io la penso così). Per fortuna che arriva il grande John Hiatt: Rag Mama Rag sembra scritta apposta per lui, ma John avrebbe il carisma e la voce anche per rendere appetibile un brano dei Backstreet Boys (da notare la presenza di Mike Gordon dei Phish al basso). David Bromberg è un altro personaggio quasi leggendario (e mi sta simpatico perché mi ricorda tantissimo mio zio da poco scomparso, scusate la divagazione personale), e la sua Don’t Do It, in coppia con Joan Osborne, delizia sia il pubblico che il sottoscritto, mentre la bella Grace Potter ci offre un altro momento top della serata, una versione da brividi di I Shall Be Released, grande presenza scenica e grandissima voce, pubblico in sala letteralmente ammutolito, e la stessa Grace che alla fine non riesce a trattenere le lacrime per la commozione. Altro che Lucinda Williams… Un’altra grande voce, molto simile peraltro a quella di Richard Manuel, se la ritrova Ray LaMontagne, e Tears Of Rage (con John Mayer alla chitarra) è una scelta perfetta per lui, un’altra interpretazione da pelle d’oca; sia Dierks Bentley che Eric Church sono due tra i più interessanti esponenti del new breed del country americano, ma obiettivamente penso che due canzoni a testa siano troppe: bastavano Chest Fever (con immancabile assolo di organo iniziale di Hudson) per Bentley e Get Up Jake per Church.

Non sono mai impazzito per John Mayer, ma almeno stasera si ricorda che quando vuole ci sa fare, e la sua versione di Tennessee Jed (sì, è proprio il brano dei Grateful Dead, ma lo ha inciso anche Levon) è decisamente azzeccata; bravo anche Joe Walsh (con Robert Randolph), che nelle interviste (sempre secondo DVD) sembra perennemente strafatto, ma sul palco si trasforma: Up On Cripple Creek è un brano che farebbe tremare i polsi a chiunque, ma Joe è prima di tutto un professionista esperto e se la cava alla grande. Ci avviamo al gran finale: i My Morning Jacket sono una grande band, e Jim James un leader sufficientemente carismatico, e quindi le loro versioni di Ophelia, una gioiosa esplosione di suoni, e It Makes No Difference, grandiosa, sono tra i momenti migliori del concerto. Per l’ultraclassico The Night They Drove Old Dixie Down Jim James e compagni sono raggiunti sul palco nientemeno che da Roger Waters, che esibisce anche orgoglioso (ed un po’ emozionato) un baseball hat donatogli da Helm al termine del concerto The Wall Live In Berlin del 1990, al quale tra l’altro lo stesso Helm, con Danko, Hudson e Sinead O’Connor contribuirono con il momento più toccante, una superba versione di Mother. Rimasto solo con la house band, l’ex Pink Floyd intona poi con Amy una commovente versione di Wide River To Cross, splendido brano di Buddy e Julie Miller ed una delle ultime incisioni di Levon, una rilettura appassionata che toccherà il cuore anche di chi i Floyd non li può vedere neanche in fotografia. Waters poi chiama tutti sul palco per il prevedibile gran finale di The Weight: ok, stiamo parlando di uno dei più grandi brani rock della storia, ma questa sera il gruppo di artisti sul palco aggiunge forse qualcosa in più, e l’emozione si può quasi toccare con mano. Alla fine tutti sorridenti e commossi, sia tra il pubblico che on stage.

Grandissima serata per un grandissimo della “nostra” musica (anche dal punto di vista umano), un vero e proprio atto d’amore.

Imperdibile.

Marco Verdi

Novità Di Marzo Parte III. Billy Bragg, Black Rebel Motorcycle, Low, Jackie Oates, Suede, Phosphorescent, Thalia Zedek Band, Tift Merritt, Alan Wilson

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Eccoci al terzo appuntamento mensile con le uscite di marzo, siamo arrivati a quelle del 19 marzo. Confermo per oggi le uscite del magnifico box limitato in 7 CD di Duane Allman Skydog e quella di Love For Levon, il concerto tributo al grande Levon Helm, in varie versioni, di cui leggerete la recensione a cura di Marco, penso entro giovedì, entrambe le uscite solo per il mercato americano. Del vinile Black Crowes avete già letto, altre uscite non in lista verranno recensite a parte, per cui partiamo.

Billy Bragg, a parte la ripubblicazione lo scorso anno del box dedicato a Woody Guthrie, registrato con i Wilco, e ad una antologia Fight Songs, nel 2011, era dal 2008 del discreto Mr. Love And Justice che non pubblicava nulla di nuovo. Sempre per la solita Cooking Vinyl rompe il silenzio con questo Tooth And Nail, che è un signor disco, registrato in quel di Pasadena, California con la produzione di Joe Henry. Sono dodici brani, due scritti con Henry, una cover di Guthrie, naturalmente il tutto è registrato con i soliti musicisti del produttore californiano: Jay Bellerose, Greg Leisz, David Piltch e Patric Warren, sinonimo di qualità. E, altrettanto naturalmente, un classico ormai, c’è una versione Deluxe CD+DVD (di non facile reperibilità, in uscita qualche giorno dopo). Nel DVD ci sono 10 video tratti dal vecchio repertorio di Bragg, questi per la precisione:

1. Levi Stubbs Tears 1986 (Video)
2. Greetings To The New Brunette 1986 (Video)
3. She’s Leaving Home 1988 (Video)
4. Waiting For The Great Leap Forwards 1988 (Video)
5. Sexuality 1991 (Video)
6. You Woke Up My Neighbourhood 1991 (Video)
7. Accident Waiting To Happen 1992 (Video)
8. Upfield 1996 (Video)
9. Boy Done Good 1997 (Video)
10. Take Down The Union Jack 2002 (Video)

Anche il nuovo album dei Black Rebel Motorcycle Club, Specter At The Club, avrà una versione limitata, ma si parla semplicemente di una confezione leggermente differente. Si tratta del settimo album per i BMRC, il primo per la band californiana a non venire prodotto da Michael Been, scomparso per un infarto nel 2010, che oltre ad avere questo incarico era anche il padre del bassista Robert Levon, e, per chi li ricorda, il cantante di un ottimo gruppo rock anni ’80 e ’90, The Call.

Altro trio indie americano, i Low, pubblicano il nuovo CD, il decimo della serie, The Invisible Way, prodotto da Jeff Tweedy e registrato negli studi di Chicago dei Wilco, sull’etichetta indie per eccellenza, la Sub Pop. Se ne parla molto bene e, come al solito, le parti vocali sono divise tra il cantante e chitarrista Alan Sparhawk e la batterista e cantante Mimi Parker (più in evidenza in questo album), che come molti sanno, sono anche una coppia nella vita, con prole. Molti li hanno definiti i Gram Parsons ed Emmylou Harris dell’alternative rock morbido e un fondo di verità (anche qualcosa di più) c’è. Se non li conoscete, assolutamente da scoprire, molto bravi.

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Un terzetto di gentili donzelle, anzi quattro, perché un disco è attribuito ad una coppia.

La copertina del disco di Thalia Zedek deve essere stata realizzata sul bagnasciuga di qualche stabilimento balneare italiano, dall’inequivocabile scritta “Bagno N.13” e anche il titolo Via, non è propriamente inglese, anche se esiste pure in quella lingua. Ma lo nostra amica è originaria di Washington, DC ed è nota, oltre che per un passato punk influenzato da Patti Smith, per essere stata, con Chris Brokaw, la fondatrice dei Come, una buona band rock alternativa di Boston, in attività soprattutto tra il 1990 e il 2001, ma ancora oggi soggetta a sporadiche reunion, la prossima proprio a maggio 2013 per festeggiare il 20° anniversario dell’uscita di Eleven Eleven o 11:11 se preferite, il loro disco migliore, anche se il disco sarebbe uscito nel luglio 1992, ma sapete ormai che le date sono degli optionals per le case discografiche. Nel frattempo come Thalia Zedek Band, per la Thrill Jockey esce questo nuovo Via, di cui, a parte, leggerete la recensione di Tino (perché nel Blog si lavora e si produce indefessamente)!

La coppia è abbastanza “strana”: Tift Merritt è una ottima cantautrice americana molto apprezzata da chi scrive sul Blog, mentre Simone Dinnerstein è una pianista classica emergente, newyorkese, paragonata dalla critica addirittura a Wanda Landowska (che però il vostro fedele scrivente sapeva essere, grazie alle frequentazioni del negozio che dà il nome al Blog e quindi avendo una discreta conoscenza anche del repertorio classico, una delle massime interpreti della musica di Bach, è vero, ma come clavicembalista). Comunque al di là di presunte errate notizie, la coppia funziona: la voce chiara e cristallina della Merritt unita al fluente stile pianistico della Dinnerstein si cimenta con una serie di brani inconsueti, Bach e Chopin, ma anche un Brad Mehldau inedito e un tributo a Leonard Cohen da parte di Simone, brani di Patty Griffin e della stessa Merritt scritti per l’occasione, oltre a una bella versione del traditional Wayfaring Stranger per Tift, che canta con grande classe tanto da sembrare quasi una novella Judy Collins, nel suo periodo folk anni ’60. Etichetta Sony Masterworks Classical. Strano, ma molto piacevole, non nell’accezione negativa del termine.

Jackie Oates è una delle tante voci femminili che stanno popolando questa sorta di rinascimento della musica folk inglese. Lullabies è il suo quinto album da solista, pubblicato dalla ECC (salute! scusate ma non ho resistito), registrato in parte anche in Islanda con musicisti locali, alterna materiale tradizionale, pezzi strumentali (la Oates è anche una ottima violinista come testimonia il suo lavoro con gli Imagined Village, il gruppo di Simon Emmerson, ex leader degli Afro Celt Sound System, citati nel Blog, in passato, per la loro partecipazione al Cambridge Folk Festival e perché sono considerati tra gli eredi di gruppi come Incredible String Band e Pentangle) e anche qualche cover inconsueta come Junk di Paul McCartney o Sleeper’s Awake di Mike Heron degli appena ricordati Incredible String Band. A ulteriore merito di Jackie Oates possiamo ricordare che faceva parte della prima versione delle Unthanks una delle migliori formazioni di questa new Wave del British Folk, Kate Rusby, Eliza Carthy, Heidi Talbot, Alasdair Roberts, Seth Lakeman, Mary & Cara Dillon, Emily Portman e tanti altri che spesso ricordo su questo Blog, aggiungere anche la Oates alla lista, molto brava! Non c’entra niente (o forse sì, sentendo questa musica), ma mi è arrivata una mail che annuncia l’uscita, per il 27 maggio, del nuovo album di Laura Marling, Once I Was An Eagle. Ma ci sarà tempo per parlarne.

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Uno strano terzetto.

Dopo il clamoroso flop, di critica e di pubblico, di A New Morning, uscito nel 2002 e costato qualcosa come un milione di sterline, senza entrare neppure nei Top 20 delle classifiche inglesi (in America neppure era uscito), gli Suede si erano sciolti. Ora, sempre con la guida di Brett Anderson (gran voce comunque, a prescindere dal genere) ma sempre senza Billy Butler che si è riciclato come autore e produttore, la sua cliente più nota è senza dubbio Duffy, tornano con questo Bloodsports, nuova casa discografica la Warner Bros. E se il ritorno di David Bowie è stato salutato con favore, anche gli Suede, eredi del glam bowiano, ora divenuto alternative, hanno avuto buone critiche, come non accadeva dai tempi di Coming Up del 1996.

Buone critiche hanno sempre ricevuto anche i Phosphorescent, che è poi il “nom de plume” di Matthew Houck, ottimo cantante ed autore, originario dell’Alabama e che ora opera a New York, ma il cui stile indie-rock, indie folk, indie country, si ispira molto anche a quello di Willie Nelson, tanto da registrare un intero album, To Willie, dedicato al grande musicista texano che, detto per inciso, alla fine di Aprile compirà 80 anni. Il nuovo album di Houck esce come al solito per la propria etichetta la Dead Oceans Records, ispirato da una trasferta messicana, si chiama Muchacho, ma è il solito piacevole ibrido di vari stili musicali, con country, rock, ballate springsteeniane, bella musica atmosferica, molto curata nei dettagli, in definitiva un nome da tenere d’occhio, tra i migliori di quelli “nuovi”.

Per finire la lista delle uscite oggi, è stato pubblicata la settimana scorsa per la Severn, ma vedrà la luce solo il 16 aprile negli Stati Uniti, questa doppia antologia dedicata a The Blind Owl, Alan Wilson, il non dimenticato leader dei Canned Heat, morto per overdose di barbiturici o droghe, o entrambi (ma per molti fu suicidio, anche perché ci aveva già provato altre due volte) il 3 settembre del 1970, quindici giorni prima di Jimi Hendrix, anche lui, per quanto meno noto, facente parte del cosidetto Club dei 27, per l’età a cui ci lasciò. Il soprannome “Gufo Cieco” era dovuto ad una fortissima miopia per cui non riconosceva nessuno, già da mezzo metro di distanza. Personaggio particolare, interessato alla ecologia e alla preservazione del verde e delle foreste, in tempi in cui nessuno se ne occupava, era anche un grande bluesman, autore e chitarrista slide di pregio, con quella voce particolare, sottile e quasi femminea che è rimasta legata a brani come On The Road Again e Going Up To The Country (che si ascoltava all’inizio di Woodstock il film) ed era in chiara contrapposizione con il vocione di Bob “The Bear” Hite, ma la somma dei due, più due chitarristi eccezionali, l’altro, a rotazione, Henry Vestine o Harvey Mandel, un bassista prodigioso come Larry Taylor (che sembrava come posseduto nei filmati sempre di Woodstock) e un batterista con un nome che lo rendeva il compagno ideale di Zagor, Adolfo Fito De La Parra, hanno reso i Canned Heat uno dei più grandi gruppi di boogie-blues-rock di tutti i tempi, compagni ideali per alcune avventure di John Lee Hooker e band formidabile dal vivo. Alan Wilson era anche un grandissimo armonicista e profondo conoscitore di Blues, come il suo collega Hite, di cui si diceva avesse una collezione di 78 giri blues tra le più ricche e complete mai esistite. Questo doppio della Severn raccoglie 20 brani, i suoi classici, molte rarità e versione inedite dal vivo e in studio, questo il contenuto:

Disc One

1. On the Road Again
2. Help Me
3. An Owl Song
4. Going Up the Country
5. My Mistake
6. Change My Ways
7. Get Off My Back
8. Time Was
9. Do Not Enter
10. Shake It and Break It
11. Nebulosity/Rollin’ & Tumblin’/Five Owls

Disc Two

1. Alan’s Intro
2. My Time Ain’t Long
3. Skat
4. London Blues
5. Poor Moon
6. Pulling Hair Blues
7. Mean Old World
8. Human Condition
9. Childhood’s End

Alla prossima!

Bruno Conti

Il Concerto Dell’Anno? Love For Levon 3-10-2012 Izod Center East Rutherford, NJ Esce In CD DVD e Blu-Ray il 19 Marzo

 

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Love For Levon A Benefit To Save The Barn Time Life 19-3-2013

Probabilmente per la dimensione dell’evento, la validità dei suoi scopi, il nome dei partecipanti, quello che si è definito comunemente 12-12-12 Sandy Relief Concert è stato il “concerto dell’anno”, ma ufficialmente ormai non lo vedremo pubblicato, se non in quel formato ridotto in 2 CD (salvo futuri ripensamenti) ma la serata del 3 ottobre all’Izod Center di East Rutherford nel New Jersey in onore di Levon Helm e della sua musica, ha tutta l’aria di essere stato il “più bel concerto dell’anno”, a livello musicale. Come sapete il grande batterista e cantante della Band e in mille altre avventure musicali ci ha lasciati il 19 aprile dello scorso ma come dice il motto nel suo sito “Keep It Goin”, sua figlia, i suoi amici musicisti e un po’ tutti vorrebbero preservare The Barn Studios e il Midnight Ramble, quindi l’uscita di Love For Levon il 19 marzo p.v., servirà a raccogliere ulteriori fondi per queste benemerite attività.

La Time Life pubblicherà il tutto in 2DVD+2CD, 2Blu-Ray + 2CD, 2 DVD o 2 Blu-Ray, per una durata totale di 180 minuti (ma si dice che oltre al concerto, diviso in due parti, e della durata di oltre due ore dovrebbero esserci altre 2 ore di materiale bonus).

Nel corso della serata sono stati eseguiti 27 brani e dal trailer si desume che dovrebbero esserci tutti, e questa è la lista dei brani e dei musicisti ospiti:

Set One: The Shape I’m In (Warren Haynes), Long Black Veil (Haynes and Gregg Allman), Trouble In Mind (Jorma Kaukonen and Barry Mitterhoff), This Wheel’s On Fire (Levon Helm Band w/ Shawn Pelton), Little Birds (Levon Helm Band), Listening To Levon (Marc Cohn), Move Along Train (Mavis Staples), Life Is A Carnival (Allen Toussaint and Jaimoe), When I Paint My Masterpiece (John Prine & Garth Hudson), Anna Lee (Bruce Hornsby), Ain’t Got No Home (Jakob Dylan and Rami Jaffee of Wallflowers, spero anche in rappresentanza del babbo)), Whispering Pines (Lucinda Williams), Rag Mama Rag (Mike Gordon and John Hiatt)

Set Two: Don’t Do It (David Bromberg and Joan Osborne), I Shall Be Released (Grace Potter, Don Was and Matt Burr), Tears Of Rage (Ray LaMontagne and John Mayer), Rockin’ Chair (Dierks Bentley), Genetic Method (Garth Hudson) > Chest Fever (Dierks Bentley), A Train Robbery (Eric Church), Get Up Jake (Eric Church), Tennessee Jed (John Mayer), Up On Cripple Creek (Joe Walsh and Robert Randolph), Ophelia (My Morning Jacket), It Makes No Difference (My Morning Jacket), The Night They Drove Old Dixie Down (My Morning Jacket and Roger Waters), Wide River To Cross (Amy Helm and Roger Waters), The Weight (Everyone). Al di là del fatto che tutti hanno suonato e cantato bene di un paio di nomi mi sfugge la funzionalità all’evento, comunque tutti i brani venivano dal repertorio di Levon Helm solista o con la Band, ad eccezione della bellissima canzone dedicatagli da Marc Cohn (mancava Elton John a cantare Levon)!

La Levon Helm Band per l’occasione era formata da:  Larry Campbell (guitar), Jim Weider (guitar), Don Was (bass), Teresa Williams (vocals), Amy Helm (vocals), Brian Mitchell (keyboards), Rami Jaffee (keyboards), Kenny Aronoff (drums), Justin Guip (drums), Sean Pelton (drums, percussion), Byron Isaacs (bass), Erik Lawrence (saxophone), Howard Johnson (tuba), Steven Bernstein (trombone/trumpet), Jay Collins (trumpet) and Clark Gayton (trombone); siccome di batteristi giustamente ce n’erano “solo” 3, in alcuni brani si è aggiunto anche Steve Jordan e c’era anche qualcun altro non citato.

I video sono presi da YouTube ma il concerto è stato ripreso in HD e quindi la qualità sarà ben altra!

Bruno Conti