Ma Non Si Era Ritirato? Parte Tre: Parrebbe Proprio Di No! Eric Clapton’s Crossroads Guitar Festival 2019

eric clapton crossroads 2019

Eric Clapton’s Crossroads Guitar Festival 2019 – 3CD, 2DVD, 2BD

Il titolo del Post è ricorrente, visto che da quando il nostro amico Slowhand ha annunciato il suo ritiro dalle scene nel 2015 (almeno per le tournéè) poi pare che ci abbia rinunciato o quasi: una serie di concerti in Giappone, poi alla Royal Albert, un tour europeo nel 2019 e quello del 2020, rinviato per il Covid e posticipato al 2021, non che ci si lamenti, anzi, ne siamo ben felici. Nel frattempo sono usciti pure due dischi nuovi in studio, uno di brani natalizi https://discoclub.myblog.it/2018/10/21/ma-e-gia-natale-il-manolenta-natalizio-pero-non-convince-del-tutto-eric-clapton-happy-xmas/ , quindi pare che Eric Clapton abbia deciso che non sia ancora arrivato il momento di appendere la chitarra al chiodo: e naturalmente, con la ritrovata voglia di concerti, lo scorso anno ha organizzato la nuova edizione della manifestazione benefica Crossroads Guitar Festival, da anni dedita alla raccolta fondi per finanziare la sua fondazione che si occupa del centro per la riabilitazione dalle droghe, che si trova ad Antigua. Questa di cui stiamo per parlare è la sesta edizione (ma solo la quinta ad avere un resoconto discografico), in effetti quella del 1999 al Madison Square Garden non fu pubblicata su disco, mentre nel 2016 è uscito una sorta di riassunto delle precedenti edizioni https://discoclub.myblog.it/2016/08/27/eric-clapton-guests-crossroads-revisited-i-dvd-ecco-il-cofanetto-triplo-i-cd/).

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La location questa volta è il Texas (dove si tenne anche la edizione del 2004) all’American Airlines Center di Dallas, il 20 e 21 settembre del 2019: come al solito ci sono vari formati: 3 CD, 2 DVD oppure 2 Blu-Ray, sempre con gli stessi 42/43 pezzi, per comodità la recensione si occupa del triplo CD e vista la cospicua quantità di brani e ospiti cercherò di raccontare in breve le due giornate, di cui qui di seguito trovate comunque la tracklist completa.

Tracklist
1. Introduction
2. Native Stepson – Sonny Landreth
3. Wonderful Tonight – Eric Clapton & Andy Fairweather Low
4. Lay Down Sally – Eric Clapton & Andy Fairweather Low
5. Million Miles – Bonnie Raitt, Keb’ Mo’ & Alan Darby
6. Son’s Gonna Rise – Citizen Cope with Gary Clark Jr.
7. Lait / De Ushuaia A La Quiaca – Gustavo Santaolalla
8. I Wanna Be Your Dog – Doyle Bramhall II with Tedeschi Trucks, Band
9. That’s How Strong My Love Is – Doyle Bramhall II with Tedeschi Trucks Band
10. Lift Off – Tom Misch
11. Cognac – Buddy Guy & Jonny Lang
12. Everything Is Broken – Sheryl Crow & Bonnie Raitt
13. Every Day Is A Winding Road – Sheryl Crow with James Bay
14. Retrato – Daniel Santiago & Pedro Martins
15. B-Side – Kurt Rosenwinkel with Pedro Martins
16. Baby, Please Come Home – Jimmie Vaughan with Bonnie Raitt
17. How Long – The Marcus King Band
18. Goodbye Carolina – The Marcus King Band
19. While My Guitar Gently Weeps – Peter Frampton with Eric Clapton
20. Space For The Papa – Jeff Beck
21. Big Block – Jeff Beck
22. Caroline, No – Jeff Beck
23. Cut Em Loose – Robert Randolph
24. Hold Back The River – James Bay
25. When We Were On Fire – James Bay
26. Mas y Mas – Los Lobos
27. Am I Wrong? – Keb’ Mo’
28. Slow Dancing In A Burning Room – John Mayer
29. How Blue Can You Get? – Tedeschi Trucks Band
30. Shame – Tedeschi Trucks Band
31. Is Your Love Big Enough – Lianne La Havas
32. I Say A Little Prayer – Lianne La Havas
33. Feed The Babies – Gary Clark Jr.
34. I Got My Eyes On You (Locked & Loaded) – Gary Clark Jr.
35. Pearl Cadillac – Gary Clark Jr.
36. Tonight The Bottle Let Me Down – Vince Gill with Albert Lee & Jerry Douglas
37. Tulsa Time – Vince Gill with Albert Lee, Bradley Walker, Albert Lee & Jerry Douglas
38. Drifting Too Far From The Shore – Bradley Walker with Vince Gill, Albert Lee & Jerry Douglas
39. Badge – Eric Clapton
40. Layla – Eric Clapton with John Mayer & Doyle Bramhall II
Encore Finale:
41. Purple Rain – Eric Clapton & Ensemble
42. High Time We Went – Eric Clapton & Ensemble
End Credits:
43. Going Going Gone – Doyle Bramhall II with Tedeschi Trucks Band

CD1

Sonny Landreth è uno dei chitarristi ricorrenti in tutte le edizioni dal 2004 e spesso è stato quello che ha aperto i concerti: anche nel 2019 tocca a lui, almeno nella versione discografica, con Native Stepson da South of I-1 disco del 1995, dove il maestro della slide ci delizia subito con uno dei suoi vorticosi brani strumentali. A seguire tocca a Clapton fare la sua prima apparizione, accompagnato dal fido Andy Fairweather Low, alle prese con due classici come Wonderful Tonight, in una versione acustica ed intimista, e sempre in formato elettroacustico la deliziosa e mossa Lay Down Sally. La prima jam è quella tra Bonnie Raitt Keb’ Mo’ alle prese con Million Miles, un pezzo blues di Bonnie, dove i due, sempre in modalità elettroacustica, sono accompagnati da Alan Darby, un chitarrista inglese, spesso nella touring band di Eric. Seguono i Citizen Cope con Gary Clark Jr. che non mi fanno impazzire, a parte lui alla chitarra, e forse pure di Gustavo Santaolalla, un po’ fuori contesto, si poteva fare a meno. Il concerto si anima con il breve segmento dedicato a Doyle Bramhall II, che su disco non sempre mi convince, mentre dal vivo è tutta un’altra cosa, specie se ad accompagnarlo c’è la Tedeschi Trucks Band, prima in una tirata cover di I Wanna Be Your Dog degli Stooges,
poi in una splendida versione di That’s How Strong My Love is di Otis Redding con Mike Mattison alla seconda voce e Derek Trucks alla slide.

La band dei due coniugi, con l’aiuto di Doyle che rimane, poi ci regala una sontuosa versione di Going Going Gone di Bob Dylan cantata a due voci con Susan Tedeschi, brano che scorre sui titoli di coda della parte video. Di Tom Misch francamente ignoravo l’esistenza, ma la strumentale e ricercata Lift Off non mi è dispiaciuta, il ragazzo suona. E anche i due “ragazzi” che seguono se la cavano, Buddy Guy e Jonny Lang alle prese con una superba Cognac; poi tocca a Sheryl Crow che prima si accompagna a Bonnie Raitt per una gagliarda Everything Is Broken di Bob Dylan, e poi con il giovane James Bay che se la cava egregiamente in Every Day Is A Winding Road, un brano del suo disco omonimo del 1996. Pedro Martins, prima da solo e poi con Kurt Rosenwinkel, diciamo che non mi entusiasma, mentre l’accoppiata tra Jimmie Vaughan Bonnie Raitt, che cantano Baby, Please Come Home, con fiati pronti alla bisogna e le relative chitarre, direi che merita, e chiude il primo CD.

CD 2

Robert Cray è un altro degli habitué, e la sua I Shiver coniuga classe e fervore blues nel suo inconfondibile stile; poi tocca ad uno degli artisti emergenti del southern rock, Marcus King con la sua Band, ottimo vocalist di stampo soul, ma soprattutto chitarrista, visto che la manifestazione di Clapton è incentrata proprio su questo strumento, due brani How Long e la ballad Goodbye Carolina, entrambe con ottimi assoli di King. Eric fa una delle sue incursioni per dare una mano a Peter Frampton uno dei grandi del passato, nel classico While My Guitar Gently Weeps, dove nell’originale dei Beatles il celebre solo era proprio di Manolenta, che qui lo replica; a questo punto sale sul palco un altro dei fedelissimi del Festival, un sempre grande Jeff Beck che suona tre pezzi, al limite dell’impossibile, Space For The Papa, Big Block e Caroline No. Un altro dei cultori delle sonorità incredibili è il virtuoso della Pedal Steel Robert Randolph che in Cut Em Loose si lancia anche lui in un assolo formidabile; James Bay è un altro dei talenti emergenti invitati da Eric, lo conoscevo più come cantante mellifluo e leggermente alternativo, ma si rivela anche ottimo solista in Hold Back The River e When We Were On Fire, poi tocca ai Los Lobos proporre uno dei loro cavalli di battaglia, una trascinante Mas Y Mas.

Keb ‘ Mo’ solo voce e chitarra acustica in modalità bottleneck si conferma raffinato bluesman in Am I Wrong?, mentre John Mayer fa il romanticone in una Slow Dancing In A Burning Room, solo voce e chitarra elettrica, che non convince il sottoscritto, mentre il set della Tedeschi Trucks Band è uno dei momenti migliori del Festival (come in tutte le edizioni precedenti), prima una scintillante versione di How Blue Can You Get di B.B. King, dove Susan Tedeschi, oltre che cantante dalla voce superba, dimostra che anche lei (se mi perdonate il francesismo) come chitarrista non scherza un cazzo, poi arriva anche il consorte Derek Trucks che completa l’opera con un assolo da manuale, poi ribadito nella successiva travolgente Shame, uno dei brani migliori dell’ultimo disco Signs, qui in versione corale sontuosa, ca…spiterina se suonano, fine del secondo CD.

CD 3

Lianne La Havas la chitarra la usa solo, comunque con classe, per accompagnarsi nelle sue esibizioni in solitaria, prima in Is Your Love Big Enough e poi in una deliziosa cover di I Say A Little Prayer, dove si apprezza la voce sinuosa della musicista londinese; l’ultimo disco del 2019, anche se ha vinto quattro Grammy, di Gary Clark Jr,, ovvero This Land, al sottoscritto, con qualche eccezione, complessivamente come tipo di suono non era piaciuto molto, ma non posso negare che dal vivo sia un performer formidabile e Feed The Babies, I Got My Eyes on YouPearl Cadillac in dimensione live mi piacciono molto di più, anche se il suo falsetto alla lunga non è quello di Curtis Mayfield o Marvin Gaye, troppo Prince,  però con la chitarra compensa alla grande. A questo punto del concerto c’è l’intermezzo country con Vince Gill prima e Bradley Walker poi, accompagnati dal vecchio pard di Clapton Albert Lee, e da Jerry Douglas, tre brani eccellenti come Tonight The Bottle Let Me Down, l’omaggio al “Capo” di Tulsa Time e Drifting Too Far From The Shore.

Poi arriva il gran finale con Eric Clapton sul palco con due classici immancabili, prima una solida Badge con assoli attesissimi e ripetuti, poi con Doyle BramhallJohn Mayer nell’immancabile e sempre grandissima Layla, a seguire un non più inatteso (lo fa dal 2016) e corale omaggio a Prince con tutto il cocuzzaro sul palco per una intensa versione di Purple Rain, e a chiudere il tutto la solita versione superba e lunghissima di High Time We Went, un brano di Joe Cocker da sempre molto amato da Clapton che lascia libero sfogo a tutto il cast di estrarre il meglio da questa canzone, incluso il co-autore del pezzo Chris Stainton al piano, uno dei brani più coinvolgenti della storia del rock, che suggella per l’ennesima volta questa festa della chitarra.

Tanta roba, ma ne vale la pena.

Bruno Conti