Un “Bellissimo” Esempio Di Folk-Rock Dall’Australia! The Waifs – Beautiful You

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The Waifs – Beautiful You – Compass/IRD

Sono in tre, sono australiani (ma vivono prevalentemente neglli Stati Uniti), eppure tornano regolarmente down under per registrare i loro album, una decina, compresi due live, fino a questo punto: anche questo nuovo Beautiful You è stato registrato negli studi tra Byron Bay e Sydney, da Nick DiDia, che curiosamente è un americano che ora vive e opera proprio in Australia, famoso per il suo lavoro di produzione con i Powderfinger, ma soprattutto per essere stato l’ingegnere del suono per Springsteen in The Rising, Neil Young, Pearl Jam, Aimee Mann, Paul Westerberg, Matthew Sweet, ma anche band decisamente più dure come Danzig, Rage Against The Machine, King’s X, Korn e via così, quindi uno abituato a trattare suoni “duri”, ma anche musicisti più raffinati e meno violenti. Cosa ci fa uno così con i Waifs, gruppo noto per la sua tipica propensione ad un folk-rock abbastanza morbido, sia pure innervato da roots-rock, ma anche da elementi country, blues, persino indie rock? Non lo so, però ha fatto un ottimo lavoro, perché il disco suona maledettamente bene. I tre membri principali della formazione, Donna Simpson Vikki Thorn, che sono sorelle nonostante i cognomi differenti che utilizzano in questo album, più l’ottimo Josh Cunningham, il lato maschile delle band, eccellente polistrumentista impegnato ai vari strumenti a corda, da mandolino e ukulele, fino alle chitarre acustiche ed elettriche, si integrano perfettamente con la sezione ritmica di David Ross MacDonald, alla batteria e Ben Franz, basso acustico ed elettrico, ma anche alla pedal steel, nei brani di impronta più country, nonchè un paio di tastieristi aggiunti, tra cui lo stesso DiDia, soprattutto all’organo Hammond, che donano un sapore più rock alle procedure, rispetto agli album precedenti, comunque quasi sempre di fattura superba anche in passato.

Lo stesso disco del 2011, Temptation, era assai riuscito, pur essendo incentrato su testi relativi alla nuova Cristianità scoperta da Cunningham in quel periodo e dalla battaglia con i demoni dell’alcolismo, in cui era piombata Donna Simpson, con relativi periodi di riabilitazione che, a giudicare dal nuovo disco, sembrano avere raggiunto il loro scopo. Gli elementi ci sono ancora, ma sono stati ridimensionati, Cunningham è meno “fervente” e la Simpson, racconta storie sui problemi dell’alcol viste dall’esterno, quando succedono ad altri, ma non per questo sono meno terribili, come nella bellissima title-track Beautiful You https://www.youtube.com/watch?v=JF2nb-9CrFo , dove la Simpson, sostenuta al solito dalle perfette armonie vocali dei compagni (una delle caratteristiche vincenti di questa formidabile band, soprattutto l’interplay tra sorelle), racconta le peripezie di vita della protagonista, mentre sullo sfondo si agitano la lirica solista di Josh e l’intreccio elettroacustico di piano e chitarre, con una sezione ritmica misurata, ma in possesso della giusta grinta, il resto lo fanno le melodie che entrano immediatamente in circolo, magari non particolarmente uniche ed innovative, ma assai solide, altra caratteristica di sempre di questa band.

Ma tutti i dodici brani del CD brillano per la loro bellezza, partendo dal lento ma sicuro crescendo di Black Dirt Track, che porta la firma e la voce di Vikki Thorn, che ci ricorda il quieto vivere della sua infanzia e gioventù in una Australia rurale, con la giusta dose di malinconia e rimpianto, ma anche con un brio e una vivacità che viaggiano insieme all’incalzare della musica, e il buon Josh Cunningham, con la sua voce da perfetto songwriter anni ’70, una sorta di alter ego o gemello virtuale di James Taylor, ci delizia e ci “ammonisce”, con la sua partecipe interpretazione nella deliziosa Dark Highway https://www.youtube.com/watch?v=DSnmPJjAOnc , mentre le armonie delle sorelle, e in questo caso anche l’armonica a bocca di Vikki Thorn hanno anche quasi il sapore delle ballate più dolci di Neil Young. Quando inizia la quarta canzone 6000 Miles mi sono subito chiesto “che ci fa Brandi Carlile nel disco?”, tanto la voce, peraltro bellissima di Vikki Thorn, è simile a quella della cantante della zona di Seattle, quasi due gemelle separate alla nascita, con intrecci di mandolino e pedal steel che donano un flavor simil country alla atmosfera del brano, uno dei più belli del disco. Somebody’s Gonna Get Hurt sembra una di quelle perle di acustic rock che le Indigo Girls erano in grado di regalarci ad inizio carriera, con elettriche ed organo a sostenere la voce solista di Donna Simpson e quella armonizzante della sorella Vikki, una vera delizia sonora https://www.youtube.com/watch?v=Px_4u7GOk40 . Vikki Thorn che è l’autrice della dolce e delicata folk ballad Come Away, un’altra deliziosa confezione sonora, con la pedal steel che si “lamenta” sullo sfondo insieme all’armonica, mentre la voce, sempre incredibilmente simile a quella della Carlile (ma il plagio non è previsto considerato che i Waifs erano già in pista da inizio anni ’90, quando la brava Brandi andava ancora alle elementari) https://www.youtube.com/watch?v=qk2VHNyS4xU . Nell’alternarsi delle varie voci soliste, uno dei punti di forza del disco, bellissima anche l’avvolgente When A Man Gets Down, opera della Simpson, ma con la sorella che la punteggia con la sua voce e la sua armonica.

Cracks Of Dawn è il secondo contributo di Josh Cunnigham (autore anche di un album solista nel 2011 di cui ignoravo l’esistenza) , un bel pezzo dal tessuto più rock con ampi spazzi di chitarra elettrica a nobilitarne lo spirito avventuroso negli arrangiamenti, insomma altra gran bella canzone. Come pure, in questa fase finale del disco che alza la quota rock, molto bella è Blindly Believing, un brano che ci riporta alla mente gli intrecci vocali di Nicks e McVie nei migliori Fleetwood Mac targati ’70 (molto amati anche dalla Carlile, ricordata poc’anzi), con Cunningham che fa il Buckingham (anche per assonanze nel cognome) della situazione https://www.youtube.com/watch?v=jzTDD1O8-7o  e Rowena & Wallace, una canzone bluesata dalla penna di Donna Simpson, ha un andamento sonoro che ricorda i brani più tirati di Lucinda Williams, sia vocalmente che a livello sonoro, con una parte strumentale devastante dove la solista di Cunningham e l’armonica della Thorn affilano le armi per un duetto/duello a tutto vantaggio dell’ascoltatore, bellissima, per quanto mi riguarda poteva andare avanti ancora per un quarto d’ora. Born To Love, terzo ed ultimo pezzo firmato da Josh Cunningham, mantiene questo spirito aggressivo e blues, con ottimi passaggi di chitarra ed armonica ancora una volta https://www.youtube.com/watch?v=l6Nndo0Thyk . A concludere il tutto troviamo February, un altro notevole mid tempo tirato della Thorn, con la band di nuovo in vena di roccare alla loro maniera, cioè benissimo, in un tripudio di chitarre ingrifate, insomma se deve essere folk che sia anche rock, se il risultato ci dà un folk-rock di questo spessore. Nel genere, tra i migliori dischi dell’anno, The Waifs, prendete nota!

Bruno Conti