Anche Senza I Nocturnals Proprio Non Ci Siamo. Grace Potter – Midnight

grace potter midnight

Grace Potter – Midnight – Hollywood Records

Avevo proposto al Tino Montanari di recensire l’esordio solista di Grace Potter Midnight, anzi gli avevo anche mandato i files in anteprima sull’uscita prevista per il 14 agosto, ma alla fine ha preferito declinare. Voi direte, perché? Perché il disco è veramente brutto, anche il sottoscritto che ha sempre avuto una particolare predisposizione per questa bionda rocker, amata da tutto il giro roots e jam che l’ha sempre chiamata a duettare con loro, autrice di vari album con il suo gruppo dei Nocturnals, che comunque raramente avevano raggiunto le vette delle sue esibizioni Live, anzi, già nel caso del disco omonimo del 2010 Grace Potter And The Nocturnals, prodotto da Mark Batson, “famoso” per i suoi lavori con Jay-z, Snoop Dog, Beyoncé, 50 Cent, Eminem (insomma, non proprio tra i miei favoriti) ci si era avvicinati molto al livello di guardia. Però alcuni episodi, grazie anche alla presenza della nuova bassista Catherine Popper, mostravano i vecchi splendori rock, estrinsecati nel Live In Skowhegan, in This Is Somewhere e in Nothing But The Water; e pure il successivo The Lion The Beast The Beat, recensito da chi vi scrive http://discoclub.myblog.it/2012/06/22/vecchio-rock-per-nuovi-talenti-grace-potter-the-nocturnals/ , non era malaccio, prodotto da Jim Scott, uno abituato a lavorare con Tom Petty, Wilco, Tedeschi Trucks Band, il disco roccava e rollava con richiami allo stile dei Fleetwood Mac, periodo Buckingham-Nicks.

grace-potter_wide-0ad5532b58c609b57b86e2382174fd2c3e07a9a1-s900-c85

Ma questo nuovo, obiettivamente, anche se è difficile parlare male di quella bionda che vedete qui sopra, è veramente indifendibile: prodotto da Eric Valentine, di cui vengono citati i lavori con i Queens Of The Stone Age (uscito peraltro 13 anni fa) e per l’ultimo della reunion dei Nickel Creek (che mi aveva fatto sperare, prima di ascoltare il disco), però è noto soprattutto per i dischi di 5 Seconds Of Summer, Smash Mouth, Dwarves, Keith Urban, Slash, Wombats e per molti dischi di remix che non cito per pudore, non proprio un paladino del roots rock. Ma questo è proprio pop-rock anni ’80, synth e batterie ovunque (perché il batterista dei Nocturnals, Matt Burr, essendo il marito di Grace è sempre presente anche in questo nuovo Midnight), e se in rarissimi momenti ricorda ancora Fleetwood Mac Heart, ma quelli più tamarri targati 80’s, addirittura scivolando verso il sound dei primi dischi di Madonna. Niente di male, questo genere ha i suoi estimatori, ma chi ne parla paragonandolo, come fa il sito di AllMusic, a gente come Patty Griffin, Sheryl Crow, Allison Moorer, Norah Jones, Tift Merritt, Serena Ryder, dovrebbe aggiungere un bel “una volta”, per evitare il linciaggio degli acquirenti inferociti.

Sinceramente ho provato ad ascoltarlo alcune volte ma non mi ricordo un brano che mi piace o mi è rimasto impresso. O meglio, me ne sono rimasti impressi molti, ma in senso negativo, Delirious sembra un pezzo di Madonna con delle chitarrone hard, altri brani ricordano perfino i Blondie più disco o band come i Quarterflash, Pat Benatar, ma quella danzereccia e comunque il sound che impera al momento nelle classifiche americane, con i brani che sono indistinguibili uno dall’altro https://www.youtube.com/watch?v=6cEKi_W4Vvg . Si è vero c’è la verve della rocker in gonnella, ma sepolta sotto una montagna di strumenti ed effetti, se poi vogliamo dire, come è stato scritto, che il disco è interessante perché varia il percorso musicale della Potter, diciamolo pure, però decisamente in peggio. Per essere generosi gli darei una stelletta. Se non mi credete ascoltatevi i video di alcuni brani che ho inserito nel Post, magari a qualcuno potrebbero anche piacere!

Non si può parlare bene sempre di tutti, peccato perché dal vivo è sempre bravissima, sentite la differenza tra il brano lIve https://www.youtube.com/watch?v=6cEKi_W4Vvg e quello in studio che trovate appena sopra! O quando canta (e suona l’organo) in I Shall Be Released, nel tributo a Levon Helm e anche in Gimme Shelter, lo scorso giugno a Minneapolis insieme agli Stones, con un abitino che vi raccomando!

Come diceva Fiorello/La Russa “veramente brutto”!

Bruno Conti

Cantautore O Produttore? Joe Henry – Invisible Hour

joe henry invisble hour

Joe Henry – Invisible Hour – Work Song/ Ear Music/Edel Records

Lo ammetto, sono un “fan” di lunga data di Joe Henry (cognato di Madonna, ha sposato la sorella Michelle, ma non è una colpa), dai tempi dell’esordio con Talk Of Heaven (86), e l’ho seguito negli anni, mentre uscivano Murder Of Crows (con Mick Taylor e Chuck Leavell) (89), lo splendido ma poco considerato Shuffletown (90) (andatevi a risentire la traccia iniziale Helena By The Avenue https://www.youtube.com/watch?v=l2nDnE4LQS8 ),  e poi ancora Short Man’s Room (92) accompagnato dai Jayhwaks, e Kindness Of The World (93), i due lavori più influenzati dal suono americana, la trilogia Trampoline (96), Fuse (99) e Scar (01); poi Joe ha firmato per la Anti Records e le cose sono cambiate, con un disco dal suono molto personale come il geniale Tiny Voices (03), e le raffinate incisioni dell’ultimo periodo con Civilians (07) con Bill Frisell e  Van Dyke Parks, Blood From The Stars (09), e infine le sfumature blues di Reverie (11). Nel contempo Joseph Lee Henry (il suo vero nome) ha imparato a fare il produttore iniziando con Bruce Cockburn (insieme a T-Bone Burnett), Teddy Thompson (figlio di Richard & Linda) , proseguendo con Solomon Burke (con cui ha vinto un grammy nel 2003), Ani DiFranco, Bonnie Raitt, Bettye Lavette, il suo amico Loudon Wainwright III e ultimamente, con uno dei miei gruppi preferiti, gli Over The Rhine, e  mille altri (anche Lisa Hannigan, che troviamo sotto, tra i collaboratori di questo album)…

joe henry 1

Mi viene da pensare che l’occasione di stare a contatto con musicisti di diverso genere ed estrazione musicale gli ha fatto certamente bene, lo ha stimolato ad apprendere tutte le mille sfumature che la musica offre, e ora tutto quello che ha appreso si certifica in questo nuovo Invisible Hour (che esce in questi giorni) uno dei suoi dischi migliori in assoluto, un lavoro intenso e maturo, musicalmente ineccepibile, curato sia negli arrangiamenti che nella stesura delle canzoni.  Registrato in una settimana nel suo studio di Pasadena, Joe come sempre si avvale di musicisti di grande qualità, tra i quali ricordiamo Greg Leisz e John Smith alle chitarre, David Piltch o Jennifer Condos al basso, Jay Bellerose alla batteria, il figlio Levon ai fiati, e tra gli ospiti la brava Lisa Hannigan (cantante e musicista irlandese, a sua volta, già collaboratrice di Damien Rice) e i Milk Carton Kids alle armonie vocali, e direi anche non trascurabile l’apporto del noto romanziere Colum McCann per la stesura dei testi.

joe henry 2

Pur non essendo un “concept album”, le canzoni di Invisible Hour girano attorno al concetto del matrimonio, come ha ricordato in alcune interviste lo stesso Henry, a partire dal trittico iniziale, con la magnifica Sparrow https://www.youtube.com/watch?v=f5nAIX1aM6w , Grave Angels https://www.youtube.com/watch?v=XSneRuPlN3I  e i nove minuti di una Sign dove è la voce di Joe a farla da padrona (tra Van Morrison e il miglior Dirk Hamilton), dialogando con il suono minimale degli strumenti https://www.youtube.com/watch?v=cRp1w8Zqr4g . Un tocco dolce di chitarra introduce la title track, Invisible Hour, composizione intensa e struggente https://www.youtube.com/watch?v=MTl25EQ9Zls , per poi passare alle trame più ricche e complesse di Swayed  e ai suoni quasi gospel di Plainspeak, con largo uso del sax da parte del figlio Levon, mentre nell’ottima Lead Me On troviamo Lisa Hannigan al controcanto.

joe henry 3

Lo spirito di Tom Waits aleggia nell’acustica Alice, mentre il ritmo si innalza con Every Sorrow, la canzone più “roots” dell’album, andando poi a chiudere con Water Between Us, una solida ballata melodica, introdotta dalle note del piano e accompagnata nello sviluppo da sax e clarinetto (ha tutte le qualità per entrare nel novero delle sue canzoni più belle), e nella conclusiva, lunga e intensa Slide, una di quelle composizioni che rimangono impresse nella memoria per lungo tempo.

joe henry 4

Anche se il suo “status” attuale di produttore supera quello dell’autore e cantante (ma non per chi scrive), Henry non rinuncia a pubblicare dischi, e dopo una lunga e importante carriera quasi trentennale https://www.youtube.com/watch?v=567GTsSgNtw , esce con questo lavoro raffinato e delicato, percorso da avvolgenti trame, acustiche e non, supportate dalla sua abituale voce calda e sinuosa, rendendo l’ascolto un esercizio di gusto e delicatezza. Per i pochi che ancora non lo conoscono, Joe Henry è un amante della musica, di quella vera, e Invisible Hour conferma la sua bravura di musicista e produttore, e quindi di essere ampiamente in grado di portare avanti entrambe le professioni. Tra i dischi dell’anno!

Tino Montanari

Dalla Georgia Con Amore. Katie Melua – The House

katie melua the house.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Katie Melua – The House – Dramatico/Edel 25-05-10

Prodotto da Wiiliam Orbit (Ray Of Light Madonna), scritto in collaborazione con Guy Chambers (Robbie Williams). Praticamente una libidine! Speriamo bene.

Bruno Conti

Ipse Dixit. Joni Mitchell su Dylan, Madonna e Hendrix

john kelly.gifjoni mitchell.jpg

 

 

 

 

 

 

Ormai è raro che Joni Mitchell pubblichi un nuovo album (ma succede) oppure conceda una intervista (è successo). Qualche giorno fa ne ha concessa una in coppia con John Kelly, un artista che ha reso l’arte del travestimento una disciplina assai sofisticata, non solo parrucche e moine, ma anche studio dei caratteri dei personaggi che impersona, drag queen con cervello.

Ma non è di questo che vogliamo parlare. Joni Mitchell si fa vedere raramente (o mai) in quanto affetta da una rara malattia la sindrome di Morgellons ma questo volta ha accettato di parlare in quanto intrigata dall’opera di John Kelly e già che c’era ha detto due o tre cosette tanto per gradire.

Un pensiero delicato per Bob Dylan: “Bob non è autentico. Per niente, è un copione, un ladro, il suo nome è finto e la sua voce è finta. Non dovete mai fidarvi di Bob Dylan. Io sono il giorno e lui la notte.” Ma cosa le avrà fatto? Le ha alitato contro durante la Rolling Thunder Revue?

Uno anche per Madonna. “Gli americani hanno deciso di essere degli idioti più o meno dal 1980. Direi che Madonna è un po’ come Nerone, il punto di svolta, il punto di non ritorno, l’inizio della parabola discendente.”

Salva solo Jimi Hendrix: “Poco prima che morisse, Jimi Hendrix, il suo batterista (Mitch Mitchell) ed io passavamo intere nottate ad ascoltare i nastri dei nostri spettacoli. Jimi era veramente dolcissimo…”

Parla anche di Grace Slick, Janis Joplin, Prince e, ovviamente, di questo John Kelly.

Il giornalista, prudentemente, ha preferito non approfondire, l’argomento Dylan.

L’intervista completa la-et-jonimitchell

Bruno Conti