Dispacci Dalla Scandinavia! Sivert Hoyem – Lioness & Ane Brun – When I’m Free

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Sivert Hoyem – Lioness – Hektor Grammofon Records

Ane Brun – When I’m Free – Genepool Records – Deluxe Edition

Domanda delle “cento pistole”: chi fra i numerosi lettori di questo blog conosce Sivert Hoyem e Ane Brun? Pochini presumo, anche se questi due personaggi si portano dietro un “background” di tutto rispetto. Sivert Hoyem con gli amici Frode Jacobsoen e Robert Buras è stato il frontman e leader indiscusso dei Madrugada, un gruppo che si è formato nel ’95 in Norvegia e con i primi tre album ha venduto 400.000 copie, facendo da apripista ad altri gruppi conterranei che sarebbero venuti dopo, come i Midnight Choir (di Paal Flata e Al DeLoner) e i  Kings Of Convenience. *NDB Comunque di artisti norvegesi si è già parlato nel Blog, oltre a un paio di quelli appena citati, http://discoclub.myblog.it/tag/paal-flaata/ anche Ingrid Olava http://discoclub.myblog.it/2010/05/07/la-ricerca-prosegue-dalla-norvegia-ingrid-olava-the-guest/) Nella prima parte di carriera pubblicano i notevoli Industrial Silence (99), The Nightly Disease (01), Grit (02), e proseguono con The Deep End (05), l’immancabile disco dal vivo Live At Tralfamadore (06) per chiudere una più che dignitosa carriera con l’omonimo Madrugada (07).

 

Prima dello scioglimento del gruppo,  il buon Sivert aveva dato alle stampe un lavoro solista passato pressoché inosservato, Ladies And Gentlemen Of The Opposition (04), mentre di tutt’altro spessore gli album seguenti, a partire dall’ottimo Moon Landing (09) (che nella versione Deluxe conteneva una intrigante cover in cui si cimentava con The House Of The Rising Sun,in una meravigliosa versione countrynorvegese), e ancora Long Slow Distance (11), Endless Love (14), fino ad arrivare a questo nuovo Lioness, dove nelle dieci tracce contenute nell’album si sposano il pop con l’alt-rock, il tutto con un approccio vocale nuovo.

Lioness è stato registrato a Oslo negli studi Klang, dove Hoyem ha utilizzato musicisti di area locale, tra i quali Inga Byrkjerland e Margrethe Falkenberg al cello, Oysten Frantzvag alle chitarre e basso, Morten Engebretsen al clarinetto, Borge Fjordmen alla batteria e percussioni, Andre Orvik e Bjarne Magnus Jensen al violino, e come ospite la brava (e bella) Marie Munroe, il tutto con la produzione di Christer Knutsen (chitarrista di lunga pezza e membro dei Tumbleweed).

Chi ha ascoltato almeno una volta la musica dei Madrugada, difficilmente avrà dimenticato la voce calda e maestosa di Hoyem, e la partenza di Lioness è in perfetto stile Leonard Cohen, con l’ariosa e pianistica Sleepwalking, a cui fanno seguito la solare Fool To Your Crown, la potente title-track dal timbro scuro Lioness, la minimalista e triste It Belongs To Me, e poi chiudere la prima parte con la poetica My Thieving Heart cantata in duetto con la citata Marie Munroe. Si riparte con i brani più estremi del lavoro una indie-song come V-O-I-D e una intrigante The Boss Bossa Nova (forse un omaggio postumo a David Bowie) dal ritmo nervoso, seguita da una Oh, Spider cantata in falsetto, le chitarre acustiche di una delicata e recitativa The Riviera Of Hades, e chiudere al meglio con una tenera canzone di un amore straziante, la meravigliosa Silences.

Come sempre Sivert Hoyem nelle sue canzoni fa riferimento, oltre al citato Leonard Cohen alle influenze di artisti quali Dylan, il compianto Lou Reed e il lato più oscuro di Nick Cave, e questo Lioness lo certifica ancora di più (come fu, prima con i Madrugada e poi con una solida carriera solista), come una sorta di “istituzione” del rock alternativo locale e norvegese!

ane brun when i'm free

Lo stesso dicasi per Ane Brun, che è una stella nella sua patria d’adozione (nata in Norvegia, vive a Stoccolma in Svezia) e che arriva al settimo disco in studio con questo When I’m Free (senza dimenticare due album live e due raccolte), in un arco temporale di una quindicina d’anni. Questa signora (il suo vero nome è Ane Brunvoll, è figlia del cantante di jazz e pianista Inger Johanne Brunvoll), esordisce con Spending Time With Morgan (03), a cui fa seguire A Temporary Dive (05), Duets (06) una raccolta di duetti con artisti locali e non (tra cui i Madrugada e Ron Sexsmith), e dopo due anni in tour pubblica il primo e splendido Live In Scandinavia (07).

Il terzo disco in studio arriva con Changing Of The Season (08) che arriva ai primi posti delle classifiche in Svezia e Norvegia, fatto che attira l’attenzione di Peter Gabriel e Ani DiFranco (che se la portano in tour), dandole quella visibilità che merita e che la porta ad incidere altro buoni lavori come Sketches (08), It All Starts With One (11), e una raccolta di cover e outtakes dal titolo Rarities (13).

Questo ultimo lavoro When I’m Free (con una copertina inguardabile) non ha avuto molte recnsioni fuori dalla Scandinavia (dove era uscito già a Settembre dello scorso anno), ma Mojo e Uncut gli avevano dato entrambi 4 stellette o 8 se preferite, e devo riconoscere che ad un primo e pure  ad un secondo ascolto non mi aveva particolarmente entusiasmato, ma poi sentendolo più attentamente mi sembra che pur non essendo il più bello, forse è il più completo della sua discografia. Ad aiutare la Brun in sala di registrazione si sono presentati musicisti altri di area locale, tra cui il bassista Dan Berglund, il batterista Andreas Werliin, Lars Skoglund e John Erikson, tenendo comunque ben presente che il perno dell’album, dall’inizio alla fine, rimane la voce cristallina di Ane, che spazia dal pop al soul con qualche sfumatura jazz.

L’iniziale Hanging attrae con sofisticati accordi melodici, per poi passare alle sonorità alla Moby con Black Notebook e Directions, all’inno femminista “soulful” You Lit My Fire interpretato come una novella Kate Bush, le sorprendenti percussioni mediorientali di Shape Of A Heart, per poi ritornare alla ballate Miss You More e All We Want Is Love (dove è sufficiente una chitarra arpeggiata), e ancora una meravigliosa Still Waters, che ricorda la bravissima Liz Frazer dei Cocteau Twins https://www.youtube.com/watch?v=7UT-uQuAVmA , andando poi a chiudere con il mid-tempo di Better Than This e il canto distintivo di Ane nella dolce Singing Off. Le bonus tracks della versione Deluxe  sono la sussurrata e pianistica Let In Your Love, e la tenera bellezza nordica di Hunting Hight And Low, che chiudono il cerchio di un piacevole album di “pop orchestrale”.

Tirando le somme, se volete approfondire: per Sivert Hoyem dove si pesca si pesca bene, per la signora Brun vi consiglio lo splendido Live At Stockholm Concert Hall (09), e la raccolta Songs 2003-2013.!

Tino Montanari  

La Ricerca Continua. Dalla Norvegia Ingrid Olava – The Guest

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Si chiama Ingrid Olava, è norvegese, è nata nel marzo del 1981, questo The Guest è il suo secondo disco, pubblicato in Norvegia dall’etichetta Daring Viola distr. Universal ma di lassù. Perché ve ne parlo? Perché è brava!

In giro per il mondo, dal Canada all’Inghilterra, cominciano a parlarne in modo più che lusinghiero, in YouTube i suoi video, sola o in duetto con altri artisti sono numerosi e godibilissimi, quindi mi sembra proprio il caso di spendere due parole per questo disco.

Modelli di riferimento? Mmmhh, direi la prima Tori Amos, ma anche Kate Bush, quindi voce forte e sicura, con retrogusti vagamente dark e new Wave à la Siouxsie, ottima fluidità al piano e alle tastiere in generale, arrangiamenti anche complessi con archi e fiati di tanto in tanto e tante belle canzoni.

Dall’iniziale The Queen dove la voce della Olava si eleva su una ritmica vagamente dark con passaggi sontuosi e drammatici – un inciso,il produttore Frode Jakobsen è lo stesso dei Madrugada, una delle migliori band norvegesi- fino a sfociare in un inconsueto assolo di sax. Si passa poi alla delicata Passenger, una bellissima ballata pianistica cantata a voce spiegata dalla brava Ingrid che colora anche il background del brano con degli ipnotici vocalizzi, ottima anche Won’t Be Silenced dove la Olava alterna passaggi vocali su tonalità basse ad improvvise aperture vocali mentre la musica assume tonalità quasi jazzate e inquietanti. Warrior’s Song watch?v=FVOivKw7FqQ è il singolo per il mercato norvegese e l’intro pianistica ricorda addirittura il Billy Joel degli anni ’70 (uno dei musicisti preferiti dalla cantante), poi entra anche un organo insinuante su una ritmica vivace e molto varia, poi gli archi e i fiati che regalano una grande serenità al brano, cantato sempre con grande partecipazione emotiva dalla Olava. Anche se la voce non è simile (quella della Olava è più “bassa e scura”), You Will Moved Though The World Stays The Same ricorda la migliore Kate Bush, intro solo voce e piano, poi entrano gli archi, atmosfere suggestive e quasi classicheggianti, molto bello.

Treasure and pain, molto frammentata nella ritmica è un altro brano basato principalmente sulle atmosfere più che sulla melodia anche se il piano della brava Ingrid, lavora di fino. The sun ricorda vagamente certe cose più solari (come da titolo) della prima Tori Amos, quella che non si vergognava di regalare momenti più godibili ai suoi ascoltatori oltre a tante angosce e sofferenze. Love Oh Love con una bella sezione di archi sembra quasi un brano tratto da un musical, maestosa e serena mentre The Guest, il secondo singolo tratto dall’album è quasi (ho detto quasi!) orecchiabile e radiofonica, comunque molto ritmata. Con I Was Wrong le cose tornano serie, i ritmi sono nuovamente spezzati, anche se gli archi donano una momentanea serenità che spezza quella sensazione di claustrofobia del brano che ha le sue aperture melodiche. Conclude Poster Child il brano più intenso di questo ottimo album, dove Ingrid Olava regala, forse, la sua migliore interpretazione vocale, molto mitteleuropea e contenuta ma vocalmente difficoltosa, nuda e cruda solo voce e piano.

Un talento da scoprire e quindi, per conoscere, un paio di video dalla televisione norvegese.

In rete ce ne sono moltissimi e lei è veramente brava, quello con Damien Rice dove impara all’impronta un brano è delizioso.

Bruno Conti