E Con Questo Bellissimo Live Siamo Davvero Giunti (Forse) Al Gran Finale! Runrig – The Last Dance: Farewell Concert

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Runrig – The Last Dance: Farewell Concert – RCA/Sony 3CD – DVD – BluRay – Deluxe 3CD/2DVD Box Set

Il Lungo Addio è il titolo di uno dei più famosi romanzi noir di Raymond Chandler, con protagonista il detective Philip Marlowe, ma è un titolo che si potrebbe applicare anche in un ideale riassunto degli ultimi anni di carriera dei Runrig, famosissimo (in patria, ma anche in Germania e Danimarca) gruppo folk-rock scozzese che nel 2016 con la pubblicazione dello splendido The Story aveva annunciato il suo addio alle scene. Da allora ci sono state due collezioni di rarità, Best Of Rarities per il mercato tedesco (versione doppia di un cofanetto di sei CD e tre DVD ormai introvabile) ed il bellissimo The Ones That Got Away, che sembrava un disco nuovo fatto e finito https://discoclub.myblog.it/2018/07/10/antologie-che-sembrano-dischi-nuovi-parte-1-runrig-the-ones-that-got-away/ , oltre ad un lungo tour dal quale ora viene tratto questo The Last Dance: The Farewell Concert, che dovrebbe mettere la parola fine all’avventura durata quarant’anni del gruppo originario delle Ebridi.

The Last Dance è un live album magnifico, che in tre CD registrati al castello di Stirling (c’è anche la versione video ed il solito cofanetto che comprende tutto) ci fa assaporare il meglio della carriera di un gruppo che in Scozia è una vera e propria leggenda, una band che ha saputo raggiungere il successo mescolando in maniera decisamente creativa la musica folk tradizionale con sonorità rock ed anche pop, riuscendo a far digerire anche brani cantati in gaelico (ma la maggior parte del loro repertorio è in inglese) ad un pubblico vastissimo. Dal vivo poi sono sempre stati formidabili, come testimoniano i live pubblicati in passato (ed almeno Year Of The Flood e Party On The Moor sarebbero da avere), e The Last Dance è la giusta ciliegina, un concerto davvero bellissimo in cui il sestetto (Bruce Guthro, voce solista e chitarra, Malcolm Jones, chitarra solista e fisarmonica, Brian Hurren, tastiere, Rory MacDonald, basso, Calum MacDonald, percussioni, Iain Bayne, batteria) ci regala quasi tre ore di musica epica ed avvincente, con melodie perfette per il singalong e ritornelli costruiti per il canto collettivo “da stadio” nei brani più mossi, ma con la capacità di essere profondi e toccanti nelle ballate. Dulcis in fundo, la serata vede salire sul palco anche Donnie Munro, storico primo cantante del gruppo che lasciò i compagni nel 1997 per intraprendere la carriera politica, ma è ancora molto amato dai fans.

I Runrig sanno, o dovrei dire sapevano, coniugare rock e folk in maniera mirabile, con canzoni potenti e trascinanti perfette da suonare di fronte ad una marea di persone, come Protect And Survive, Rocket To The Moon, la suggestiva Proterra, la folkeggiante The Ship, la nota The Stamping Ground. E poi ancora Maymorning, Clash Of The Ash, Skye (formidabile) o l’entusiasmante Pride Of The Summer. Ma la band è famosa anche per le sue ballate ad ampio respiro, come l’ariosa Canada, la toccante Year Of The Flood, per sola voce, chitarra ed armonica, Going Home, struggente e bellissima e l’appassionata Every River, con tutto il pubblico che canta per uno dei momenti più commoventi dello show. The Story è rappresentato da ben cinque pezzi (ed è giusto in quanto è uno degli album migliori di Guthro e soci): la maestosa title track, la squisita Somewhere, tra le ballate più belle del gruppo, la splendida ed evocativa Onar, con il bellissimo refrain in lingua celtica, l’irresistibile giga rock The Place Where The Rivers Run e l’emozionante The Years We Shared, una rock song elettrica e coinvolgente, perfetta per aprire la serata. Finale con la strepitosa Loch Lomond, un vero e proprio inno che dal vivo dà il suo meglio, e con una Hearts Of Olden Glory cantata a cappella da tutta la band, altro momento emotivamente notevole.

Staremo a vedere se The Last Dance sarà davvero il capitolo finale della storia dei Runrig, o se sarà la solita promessa da marinaio delle rockstar: sinceramente preferirei la seconda ipotesi, dato che stiamo comunque parlando di una grande band.

Marco Verdi