“Neo-Acoustic-Folk” Dal Canada! Duhks – Beyond The Blue

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Duhks – Beyond The Blue – Compass Records

Tornano a bussare dalle nostre parti i magnifici Duhks, e confermano le buonissime impressioni ottenute in passato con i precedenti Your Daughters & Your Sons (03), l’omonimo The Duhks (sottotitolato anche The Duhks Are Coming) (05), Migrations (06), e Fast Paced World (08). I Duhks sono un combo bluegrass-folk rock proveniente per lo più da Winnipeg, Manitoba (Canada),anche se alcuni membri vengono da Victoria, nella British Columbia. La band è stata fondata nel 2002 dal suonatore di banjo Leonard Podolak (dopo aver sciolto il suo gruppo precedente Scruj MacDuhk, da qui il nuovo nome), dalla brava Jessee Havey, voce solista, da Tania Elizabeth al violino e seconda voce (ultimamente spesso in tour con Mary Gauthier), e dal chitarrista di area celtica Jordan McConnell, ottenendo subito un contratto con la mitica Sugar Hill Records https://www.youtube.com/watch?v=KOjr2LXjtZ0 .

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Pur attingendo principalmente dalla musica acustica di stampo tradizionale, il gruppo produce un esuberante “folk-country-bluegrass” dove i vari stili si fondono con disinvoltura, richiamando ad ogni uscita l’attenzione di appassionati ed addetti ai lavori. E’ quindi un piacere vederli tornare, dopo una pausa di sei anni e vari cambi di formazione, con una nuova line-up del gruppo: oltre allo storico fondatore Leonard Podolak, assistiamo al ritorno della cantante Jessee Havey, con l’aggiunta dei nuovi membri, la violinista Rosie Newton, il batterista e percussionista Kevin Garcia, il suonatore di bouzouki e chitarrista Colin Savoie-Levac, e, come ospiti, gli ex colleghi e amici di sempre Tania Elizabeth e Jordan McConnell, il tutto sotto la produzione di Mike Merenda e Ruth Unger dei Mammals.

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L’album si apre con la title track Beyond The Blue, una splendida cover di un brano di Beth Nielsen Chapman (già ospite su queste pagine http://discoclub.myblog.it/2010/04/04/beth-nielsen-chapman-back-to-love/ ) e Gary Nicholson (autore e produttore) con in evidenza il martellante banjo di Leonard (non per nulla in inglese, si chiama clawhammer banjo) https://www.youtube.com/watch?v=KrSBhU3Y53E , a cui fanno seguito un’aggressiva Banjo Roustabout , e il dolce valzer acustico Suffer No Fools, cantato in duetto da Jessee e Tania, mentre Burn mostra il lato più robusto ed elettrico del sound della band. I fiati aprono e accompagnano poi la voce di Tania nell’incedere di These Dreams, preludio ad una delle canzoni più dolci e romantiche sentite quest’anno, Black Mountain Lullaby firmata dalla sempre più brava Caroline Herring (una sottovalutata folksinger di Austin, Texas, spesso citata nel Blog) https://www.youtube.com/watch?v=W2MWqLkoTDo , passando per il brano strumentale Tonderhoning, con le chitarre e il banjo in spolvero, e per il suono “cajun” di Lazy John https://www.youtube.com/watch?v=Iyv5tnTEB0c .

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Con Je Pense à Toi, delicata ballata cantata in “francofono” si viaggia verso le atmosfere tipiche del Quèbec unite all’Africa di Amadou Et Miriam, gli autori della canzone https://www.youtube.com/watch?v=YSgPQzUij_A , mentre il secondo strumentale You Go East, I’ll Go West ribadisce questo abbraccio con la “world music”, dai paesi dell’Est https://www.youtube.com/watch?v=aaJDdGuJhVY , andando poi a chiudere in territorio “gospel” con Just One Step Away https://www.youtube.com/watch?v=qXg8JSEUnp8 , e, in coda, una ripresa  strumentale di Je Pense A’ Toi, sulle note ariose di fisarmonica e violino.

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Innovativi e spericolati nelle loro escursioni acustiche, i Duhks sono tra gli alfieri della nuova frontiera “neo-acoustic-folk” (uno sviluppo del suono acustico), e per quel che mi riguarda ci sono similitudini con i cugini australiani dei Waifs (anche se poi i percorsi si sono differenziati) e se in questo Beyond The Blue, rispetto ai capitoli precedenti, le cose non sembrano poi essere cambiate molto, si tratta pur sempre di un disco magnificamente suonato, dai suoni brillanti e con arrangiamenti ricchi di sfumature, dodici canzoni, circa cinquanta minuti, con i brani originali che si alternano alle cover e ai brani tradizionali, il tutto contrassegnato comunque da una geniale varietà di temi. Per il sottoscritto, se vorrete seguire il suggerimento, si tratta di soldi spesi bene.

Tino Montanari